Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: skeletonflower    21/11/2015    0 recensioni
Cosa faresti, se l'eternità ti separasse dall'unica cosa che riesce a farti stare bene?
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pallidi raggi di sole filtravano dal nebuloso cielo di dicembre fino alla camera di Peter, centrando in pieno il volto ancora dormiente. Alla fine, si era addormentato insieme agli inquinati e spaventati pensieri che avevano continuato a torturarlo per gran parte della nottata. In realtà, non lo avevano abbandonato nemmeno nel mondo dei sogni: con persistenza avevano accompagnato Peter in un lungo e tortuoso sentiero saturo di incubi, di idee ibride ancora più spaventose delle originali. Solo quando era arrivato alla fine di quell'infinito percorso - o almeno, secondo lui era la fine, non poteva esserne certo - un'accecante luce, calda e allo stesso tempo rassicurante, aveva riportato la pace e l'armonia nella sua mente. Da lì, non aveva sognato più nulla: era caduto nel limbo eterno e senza tempo dei sogni, iniziando finalmente a riposare serenamente.

Peter emise un basso mugolio, appena udibile sotto la pesante massa di coperte. Sentiva il sole riscadargli il viso e intimargli di svegliarsi; gli diceva che non lo avrebbe fatto riposare ancora, non c'era più tempo. Storse le labbra, contrario a tutta quella luce di prima mattina, e si voltò lentamente verso la parte ancora fredda del materasso. Strofinando i polpastrelli delle dita contro le palpebre cercò di darsi una svegliata, per poi gettare una veloce occhiata al quadrante dell'orologio che primeggiava sulla parete. Erano appena le nove del mattino - sempre troppo presto, secondo lui. Non si poteva definire un tipo mattutino, anzi: Peter amava dormire. Se fosse stato per lui avrebbe dormito tutto il giorno. 
Strisciò fuori dalle coperte. Per prima cosa, diede una sistemata al letto - completamente disfatto dopo quella nottata tanto turbolenta -, e subito dopo s'infilò i vestiti posti ancora ordinatamente nel grande armadio della sua camera. Cercò di sistemarsi i capelli, e solo dopo quest'ultimo accorgimento varcò la soglia della stanza ed uscì.

Suo padre non era in casa. Probabilmente era uscito da poco più di mezz'ora, o un'ora. Peter non lo trovava spesso in casa, soprattutto la mattina e la sera. A volte tornava anche in piena notte dopo una giornata di completa assenza; non sapeva cosa facesse tutto quel tempo, e probabilmente non voleva scoprirlo realmente. Quando Peter era più piccolo, comunque, suo padre non era così: si prendeva cura di lui, lo portava in giro con sé. Era stato proprio lui ad insegnare a Peter a leggere in tenera età e ad appassionarsi ai tomi che riposavano sulle mensole in biblioteca. Semplicemente, non aveva idea di cosa fosse cambiato.

Stirò la schiena e le braccia mentre scendeva le scale per raggiungere la biblioteca dell'abitazione, tirando il più possibile le gambe mentre camminava. Si sentiva ancora intorpidito e voleva levarsi quella sensazione di dosso. Sembrava, anzi, era certo del fatto che il suo corpo cercasse di dirgli di tornarsene a letto e stare sotto le coperte tutto il giorno, ed evitare così di dover andare al ballo. Non si era affatto dimenticato dell'evento di quella sera. Aveva solamente tentato di farlo diventare estremamente piccolo e di farlo nascondere in un angolino della sua testa, in modo da non disturbarlo per un paio d'ore. Purtroppo sapeva che dopo quel "paio d'ore" quella piccola pallina avrebbe aumentato sempre di più le sue dimensioni, tornando a tormentarlo completamente.
Chiuse la porta alle sue spalle - non prima di aver ricordato al valletto di preparargli un bagno per quella sera -, ed avvicinandosi alla sua scrivania riprese il libro che aveva smesso di leggere la sera prima. Ovviamente andò a sistemarsi sulla sua poltrona preferita, dopo aver buttato nel camino la legna per il fuoco e averlo lasciato scoppiettare allegro ed euforico.

---

Un gridolino spaventato e mezzo soffocato fuoriuscì dalle labbra di Peter nel momento in cui sentì bussare. Si era perso così tanto nella storia che stava leggendo da essersi isolato completamente, rimanendo sbigottito non appena qualcuno - qualcosa - lo aveva riportato violentemente alla realtà.
«Sì?» la sua voce risuonò flebile nella stanza. Si rese conto di quanto potesse risultare debole e ancora stordito per lo spavento di pochi istanti prima, quindi si schiarì rumorosamente la gola, prima di riprendere a parlare: «Avanti, prego, cosa c'è?»
Nel frattempo si era alzato, e stringeva il libro - appena richiuso - tra le braccia. L'espressione incuriosita e interrogativa impressa sul suo viso si modellò velocemente quando vide la porta aprirsi, e il capo del valletto infilarsi in quel lieve spazio appena creatosi. Gettò un'occhiata alle lancette dell'orologio, ricordandosi improvvisamente di ciò che aveva richiesto al ragazzo qualche ora prima, e di cosa dovesse fare tra un paio d'ore. Bagno. Abiti. Ballo. Le tre parole si ripeterono continuamente nella sua testa, senza lasciargli capire cosa avesse appena detto il giovane, ancora fermo, nella stessa posizione di prima. 
«...Come?» Si sentiva davvero stupido. Nel giro di dieci minuti non aveva capito nulla. Ti distrai troppo facilmente, idiota, si disse frettolosamente nella sua testa. Avvicinandosi alla scrivania, sistemò il libro - perfettamente, come faceva ogni sera.
«Vi... Vi dicevo.» il ragazzino - immobile, sulla porta - si schiarì la voce, riprendendo poco dopo: «Vi ho preparato la vasca. L'acqua è calda, come piace a voi, e gli abiti per il ballo sono sistemati nella vostra camera. Vuole che vi accompagni e vi aiuti, o preferite fare da solo come l'ultima volta?»
«O-Oh- No... grazie, faccio da solo. Se avrò bisogno, chiamerò dopo per indossare gli abiti per il ballo. Solo... Avvisatemi, quando torna mio padre. E spegnete il fuoco, per cortesia.» Detto questo, Peter superò velocemente il valletto. Probabilmente, quel ragazzo era anche più piccolo di lui, e si ritrovava a lavorare per lui e suo padre. Non era il primo ragazzo della servitù che si allontanava dalla famiglia per guadagnare qualcosa senza aver nemmeno compiuto la maggiore età. Peter sapeva che la domestica dei vicini aveva all'incirca tredici, o quattordici anni. Era appena arrivata.

---

Teneva la maschera stretta tra le dita, lo sguardo fisso sui particolari sfarzosi. Quella maschera era davvero magnifica, ma soprattutto serviva a nasconderlo. Indossandola avrebbe evitato molte spiacevoli situazioni. La dama - le dame - con cui avrebbe ballato non avrebbero saputo con chi stavano tenendo una danza, e, di conseguenza, con chi stavano intrattenendo una danza imbarazzante e probabilmente odiosa, per tutte e due le parti.
«...la maschera, Peter.» una voce bassa, forte, ruvida, gli arrivò alle orecchie. Scosse il capo prima di sollevare il capo e ritrovarsi suo padre che lo guardava con uno strano - spaventoso - cipiglio impresso sul viso, prima che fosse nascosto dalla maschera che precedentemente teneva tra le dita anche lui.
«Può ripetere, padre, cortesemente? Ero assorto nei miei pensieri e senza volerlo non ho badato alle vostre parole. Vi chiedo scusa».
«Devi indossare la maschera, Peter. Siamo quasi arrivati, mancano solo pochi minuti». 

---

Sentiva un costante brusio di sottofondo. Caotico, nel suo insieme. Il gusto sontuoso della sala in cui si trovava lo faceva sentire strano, come se in qualche modo fosse troppo per qualsiasi persona. Fece schioccare la lingua contro il palato, mentre tentava di seguire una conversazione del padre con una - probabilmente - zitella. Il primo aveva appena presentato Peter alla donna, e dopo aver risposto con un sorriso ed un saluto cortese, aveva ripreso a pensare e a guardarsi intorno.
Tuttò ciò che gli si presentava davanti erano dame, accompagnatrici, gentiluomini. Moltissime persone stavano ballando, in quel momento. L'aria era satura della musica che proveniva dal fondo dell'enorme salone. Grandi lampadari - i quali brillavano costantemente - illuminavano completamente la sala, senza lasciare spazio all'ombra. Colori su colori, trame differenti, si alternavano velocemente, senza lasciargli il tempo di studiare i pomposi abiti delle signore e ragazze che danzavano.

Venne cautamente spinto dal padre qualche minuto dopo. La donna con cui stava parlando era sparita, e vedeva il capo del proprio genitore fargli un cenno e indicare una giovane ragazza seduta poco lontano. Lesse il labiale di suo padre, il quale gli stava dicendo qualcosa tipo chiedile un ballo.
Spalancò gli occhi. Non voleva, ma non aveva altra scelta. Venne spintonato leggermente per una seconda volta, fino a quando non dovette per forza avvicinarsi a quella giovane ragazza. I capelli mossi erano raccolti in un'elegante acconciatura, e una maschera color crema copriva gran parte del suo viso.
«Oso sperare che accetterete la mia proposta, Miss. Mi concedete questo ballo, cortesemente?» la voce gli uscì leggermente spezzata. Sperò con tutto se stesse che lei non se ne fosse accorta, o che non dicesse nulla per gentilezza. Quando accettò, ne fu sorpreso.

Si sentiva come se stesse andando terribilmente male. Anzi - stava andando male. Diversi pensieri negativi e non proprio carini furono indirizzati al padre, ed altri pieni di scuse alla ragazza con cui stava ballando. Sembrava che quel pezzo non volesse mai finire. Avevano anche provato a parlare, ad intrattenere una conversazione: nulla da fare. Ogni cosa era peggiore della precedente. La sua unica vera fonte di distrazione era una strana sensazione che aveva iniziato a sentire costantemente da quando si era unito alle altre coppie intende a muoversi nella sala. Ad ogni passo sentiva la nuca pizzicare e prudere. Si sentiva osservato costantemente, studiato, seguito. Poteva giurare di aver visto svariate volte due occhi azzurri, freddi e gelidi fissarlo. E Peter non poteva fare a meno di fissarli di rimando, di perdersi in essi senza volerlo.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: skeletonflower