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Autore: callingonsatellites    22/11/2015    1 recensioni
L'aria fresca sulle braccia. Il sole che brucia negli occhi. Le gambe leggermente indolenzite, e una melodia sconosciuta che girava nella sua mente. Poi un forte dolore alla testa. E ora fissava quegli occhi color nocciola, e ogni domanda veniva annullata come se quei due pozzi scuri fossero l'unica cosa importante ed esistente, l'inizio e la fine di tutto.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: se il titolo non viene fuori x intero lo scrivo qui ... un pastrocchio sul muro e un intervento non desiderato. Buona lettura! ^^

Il giorno dopo era stanca. Abbastanza stanca da non avere voglia di pettinarsi e quindi di ritrovarsi nell’autobus a cercare di dare un bell’aspetto a quella massa di capelli aggrovigliati. All’entrata della scuola non mancò di salutare le ragazze dell’altra classe, e alcuni ragazzi con cui aveva fatto conoscenza. Si diresse verso la classe, e una volta seduta al suo posto, si abbandonò stancamente sopra il banco; e rimase lì per una bella decina di minuti finché Joey non la scosse (quando era arrivata?) per un braccio. Alzò la testa e si accorse che tutta la classe la stava fissando in attesa di qualcosa. Girò lo sguardo verso la prof, che la guardava con il registro in mano.

 

-Kim Wendell?- ripeté di nuovo.

 

-Ah, presente!- ecco, l’appello.

 

-Speriamo, signorina!





Ci fu una risata generale, e Kim fece di tutto per nascondere il rossore. Mai più libri fino alle undici, mai più!

Per fortuna non ci volle molto prima che l’attenzione non tornasse alla prof, che nel frattempo aveva iniziato a spiegare un qualche argomento di storia.

 

-Non hai dormito stanotte?- le sussurrò Joey non senza un sorrisino, da dietro il libro.

 

-Insomma. Potevo fare di meglio- rispose Kim aprendo alla pagina indicata dalla prof.

 

Le due ore successive trascorsero così, nella noia più letale, con le prof che parlavano della differenza fra la quinta ginnasio e la prima liceo, che blateravano di università e cose simili, delle ‘mille strade che vi offre questa scuola’, e tutte cose così. In pratica, il programma di quella giornata, ormai Kim l’aveva capito, sarebbe stato ‘storia-chiacchiere-chiacchiere’. Beh, meglio, no? Piuttosto che dover seguire inutili lezioni.

Al suono della campanella, tutti i ragazzi si alzarono di scatto, fiondandosi fuori dalla porta manco ne valesse della loro vita. E come al giorno prima, Kim venne trascinata dal fiume di gente verso il cortile esterno dove si passava la ricreazione. Fissava un punto impreciso del muro della scuola, quando si ricordò di quello che aveva detto Bill la sera prima. Il graffito sulla facciata nord.

Joey stava ridendo con alcune ragazze, non le andava di disturbarla, quindi si diresse da sola verso il muro incriminato. Riuscì a vedere qualcosa sporgendosi dal cancello … in effetti vedeva uno scarabocchio sospetto, ma non era sicura che fosse proprio quello.

 

“Appena usciamo faccio una bella foto e stasera la mando ai ragazzi …” stava pensando, quando un urlo la fece spaventare. Si girò di scatto, e vide alcuni ragazzi che si lanciavano un cordino nero, probabilmente una collana, con appesa una piccola croce d’argento. Al centro del gruppo stava … una ragazzina bassa, vestita di nero, che si agitava tentando di afferrare la collanina.

 

“Oh, la vedo bene”.

 

-Che devi fare con questa, ci uccidi i vampiri?- fu la intelligentissima battuta di uno di loro.

 

“Ok, non mi va di stare qua ad assistere agli atti di bullismo” pensò Kim prima di andarsene.

“E dire che queste cose si facevano alle elementari, incredibile che ci sia gente di 16 anni che si diverte ancora con queste sciocchezze”.

Aveva appena girato l’angolo, quando il senso di colpa si fece strada nella sua mente. Diede un’occhiata ai ragazzi, e a Christina nel mezzo. Forse era abbastanza alta da riuscire a strappare la collanina agli altri ragazzi. Si avvicinò abbastanza timorosa al gruppetto. Non aveva voglia di lanciarsi in mezzo alla mischia, quindi si limitò a urlare:

 

-Prof!

 

All’improvviso i ragazzi si voltarono a guardarla con lo sguardo degli animali braccati. Christina si abbassò e raccolse la collana che era caduta a terra. Uno di loro si mosse verso Kim. Kim spalancò gli occhi, avrebbe fatto meglio a lasciar perdere. Una mano la prese per il braccio e la trascinò via giusto prima che l’armadio di ragazzo che aveva davanti grugnisse qualche cosa.  

Arrivata al cortile, scosse il braccio e si guardò intorno. Vicino a lei c’era Christina che si spazzolava la gonna che portava sopra ai leggins neri.

 

-Tu hai fatto un favore a me, io lo faccio a te. Non dire niente che non serve. Non avvicinarti più. Quelli ti fanno il muso nero per una sciocchezza del genere- alzò lo sguardo, dura, su di lei. –Avresti potuto fregartene, tanto prima o poi si sarebbero stancati. Adesso ti hanno nel mirino. Odiano essere denunciati- Kim la interruppe.

 

-Avrei potuto fregarmene, ma non l’ho fatto. Le persone si aiutano fra di loro, sai?

 

Christina la guardò con rabbia. –Io. Non ho bisogno. Del tuo aiuto. – si sistemò i capelli candidi. –Né di quello degli altri. Lasciami stare.

 

Detto questo, si avviò verso la classe, sparendo fra gli studenti.

Kim rimase a fissare il punto dov’era sparita, finché non arrivò Joey a scuoterla (per la seconda volta in un giorno solo) per il braccio.

 

-Hey, sei proprio stanca oggi! Che c’è?

 

-Ehm, niente. Guardavo una ragazza, ecco, mi sembrava un viso familiare.

 

#

 

Quel pomeriggio, arrivata a casa, per prima cosa tirò fuori il cellulare. Aveva fatto una foto al graffito, in effetti si vedeva che non era proprio sobrio l’artista che l’aveva fatto. Aprì il portatile, che fece mostra di tutti i suoi anni con un bello scricchiolio.

 

“Ok, prossima missione, portatile nuovo”.

 

Andò nella casella di posta, e diede un’occhiata a ‘posta arrivata’. Erano perlopiù messaggi pubblicitari, e mail da persone il cui nome non le diceva niente. Forse i suoi vecchi amici, pensò. I suoi vecchi amici. E se fosse tornata in Gran Bretagna? Che figura ci avrebbe fatto a presentarsi a scuola, magari, e vedere tutti i propri amici come perfetti sconosciuti? Scosse la testa. Non sarebbe tornata, se l’era già detto. Scrisse l’indirizzo di Tom nella barra apposita, e allegò la foto che nel frattempo aveva trasferito dal cellulare con Bluetooth. Incredibile che quel vecchio catorcio del pc prendesse ancora Bluetooth, pensò. Inviò la mail, e chiuse il computer.

Soffocò una risatina. Il pensiero di Tom ubriaco che pasticciava un muro le avrebbe tormentato il sonno in eterno.

 

#

 

Aveva appena finito di mangiare, entrò in camera e accese la luce. Con l’arrivare dell’inverno i giorni si accorciavano, e ormai la luce naturale non bastava più a illuminare la stanza.

Si sedette alla scrivania, aprì il libro di storia e diede un’occhiata a ciò che avevano fatto in classe quella mattina, dato che durante la lezione era presente solo fisicamente.

Ad un certo punto partì un bip-bip dal computer aperto. Una chiamata Skype. A Kim si illuminarono gli occhi. Si sedette sul letto con il portatile sulle ginocchia, e aprì la chiamata.

 

-Buonasera! Come gira in Germania?- il suo amico capellone fece capolino da dietro lo schermo.

 

-Mah, in senso antiorario, come tutto il resto del mondo.

 

-Davvero la terra gira in senso antiorario?

 

-Così ci avevano detto a scuola, poi può darsi che si sbaglino. Ovvio che per te che non hai nemmeno finito le scuole questa è una novità.

 

-Mi stai dando dell’ignorantone?! Guarda che mi arrabbio!

 

-Sì, l’obbiettivo era quello. Dai, sei troppo carino quando ti arrabbi.

 

Bill fece una faccia come dire “ah ah ah, divertente”.

 

Kim scoppiò a ridere.

-Dai, che ti sto prendendo in giro! Come va a voi?

 

-Mah, domani ripartiamo. Altre tre ore di aereo per arrivare a … dov’è che andiamo domani?- chiese Bill sporgendosi a destra, probabilmente verso una porta.

-Ehi, caggatemi. Dov’è che si va domani? … come non detto. Sono invisibile in questa stanza d’hotel- chiuse gli occhi e si massaggiò la testa, col fare di qualcuno molto stressato. –Comunque dovrebbe essere dalle parti della Francia. O la Spagna. Boh. Beh, siamo appena stati in Austria, quindi o in Francia, o in Italia … boh, non ne ho idea. È stancante, sai? Quasi quasi ti invidio. E siamo solo al secondo giorno.

 

-La vedo dura allora! Poveri i tuoi capelli, chissà come saranno dopo tutto questo stress!- gli fece la battuta Kim.

 

Bill la guardò perplesso. –Ma com’è che stasera mi vuoi così male?! E comunque è vero, in fondo non hai detto una cosa poi così sbagliata.

 

-Avete preso qualche ricordo? Guarda che voglio una foto per ogni posto dove andate.

 

-Allora stai tranquilla, che con la sua smania per i luoghi d’arte Gustav fa più foto che altro.

 

-Davvero? Gusti? E chi l’avrebbe mai detto.

 

-Certo! Ti giuro.

 

-Ma aspetta … cosa intendi per “luoghi d’arte”?

 

-Mah, musei, ristoranti …

 

-Ah, ecco.

 

Il biondino in questione apparve dietro a Bill nello schermo.

 

-E certo! Che pensavi? Ho fatto una panoramica stupenda di Vienna, e poi ho segnato con il pennarello nero tutti i posti dove abbiamo mangiato, con un’accurata descrizione del menù e del personale. Sono un turista serio, io!

 

-Non lo metto in dubbio! Avete visto la foto, alla fine?

 

-Ah, sì, Tom l’ha guardata appena prima. Non saperi dirti se si tratta proprio del suo graffito (graffito per modo di dire), nessuno si ricorda niente di quella sera. Aspetta, forse forse se chiedo a Georg … ehi Listing! Ti ricordi per caso di questa roba?

 

Georg fece la sua comparsa nello schermo, fissando qualcosa nel cellulare di Bill.

-Sì, è quel coso che ha disegnato Tom nel muro della scuola. Perché, l’hanno denunciato ed è finito su tutti i giornali?

 

-Ti piacerebbe, stronzo!- fece una voce dietro di loro.

 

-No, dai, Tomi ci serve. A poco o niente, ma ci serve- disse Kim per “rassicurarlo”.

 

-Grazie, mi sento molto meglio!

 

-Ok ragazzi, adesso devo andare a ripassare storia, che per tutta la lezione non ho fatto altro che dormire. Statemi bene!

 

-Ciao, ci sentiamo- dissero in coro i ragazzi.

 

-Certo che siamo un coro pazzesco, dovremmo iscriverci al gospel, altro che Tokio Hotel- disse Georg, giusto prima che Kim chiudesse la chiamata.

 

“Certo che siete matti voi” pensò con un sorriso. “e meno male, i matti ci vogliono nel mondo, se no è troppo noioso”, si disse sospirando. E dire che quei ‘matti’ le mancavano anche.

 

 

Heiiii alienaggine! Eccomi, sono risorta. Lo so che non mi faccio viva da un po’ di tempo, e in effetti non ho nemmeno scuse, dato che è un sacco che passo i pomeriggi a disegnare e cazzeggiare piuttosto che fare cose utili al mondo come scrivere. Eheeemmm perdonate i miei accessi filosofici. Ringrazio subito tutti coloro che leggeranno, chi lascerà una recensione e anche chi preferirà rimanere in silenzio. Un grazie speciale a Marty che recensisce sempre. Baci, al prossimo capitolo!! ^^             Happy_Moon =)
   
 
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