11.
capitolo
‘Quando
vuoi davvero l’amore.
Lo troverai che ti aspetta.’
‘Mia
amata Leda,la musica è lo
strumento che fa suonare l’amore.’
Il
suono del pianoforte l’avvolse come
una coperta calda in una giornata invernale. Ancora vedeva le sue mani
bianche
e dalle dita lunghe e affusolate sfiorare i tasti del piano intagliato
in legno
che le aveva regalato il nonno quando era molto piccola.
Per
Leda era come vedere una magia,a
volte pensava che sua madre fosse una fata che faceva suonare il piano
con un
semplice tocco delle sua mani. Era così
bella,così eterea,sembrava una dea
della Misericordia.
‘Mamma
è per questo motivo che ami
tanto il pianoforte?’
La
sua immagine si faceva via via più
sfocata mentre vedeva la donna alzarasi dal piano e sorriderle. Vedeva
come una
luce farsi sempre più forte mentre un vento si scatenava
aprendo le finestre
della stanza. Vide sua madre aprire un piccolo sportellino che si
trovava sul
piano. Vide la sua gioia nel prendere un qualcosa che non riusciva a
vedere.
‘Vedi,mia
piccolo Leda…’
“Leda….”
‘Qui
dentro..’ “Leda,tornate da me”
‘Il
mio tesoro’ “Leda non mi
lasciate…”
Leda
iniziò ad avere le vertigini
mentre guardava la bocca di sua madre apostrofare qualcosa e nello
stesso
momento sentire una volce virile,profonda e preoccupata chiamarla.
Di
nuovo.
Di
nuovo qualcuno implorava il suo
nome.
‘Leda
questo piano racchiude il mio
amore’ “Amore mio,tornate da me.”
Voleva
urlare,voleva urlare,rispondere
a quel grido d’amore e nello stesso tempo vedere
l’amore di cui parlava sua
madre.
Sia
sua madre che la persona che la
chiamava le parlavano di amore.
‘Leda,voglio
che anche tu usi questo
piano per racchiudere il tuo amore.’
“Leda,vi
ordino di tornare da me.”
In
quel momento,in quell’istante in cui
sua madre alzò la mano per farle vedere il suo amore,lei
chiuse gli occhi per
la luce abbagliante che avvolgeva sua madre.
Li
chiuse.
Per
poi aprirli e trovarsi il viso di
Richard a pochi centimetri dal suo.
“Oh
grazie al cielo siete tornata da
me.” Richard la teneva stretta tra le sue braccia mentre il
fischio che sentiva
alle orecchie piano piano si affievoliva lasciando spazio alle voci
delle
persone intorno a loro.Leda si sentiva stordita,come se si fosse
svegliata da
un incubo e dovesse ancora capire se fosse nella realtà o
nel mondo dei sogni.
“Cosa
è successo?” riuscì a dire mentre
cercava di alzarsi, ma quando mise una mano sul morbido manto erboso a
malapena
trattenne un verso di dolore. Le mani le bruciavano da morire e fu
proprio quel
bruciore che le ricordò quello che era successo.
Sua
Cugina che dava fuoco al pianoforte
appartenuto a sua madre.
“Il
piano,cosa è successo al piano?”
Cercò di alzarsi ma Richard la teneva così
stretta da non riuscire quasi a
respirare. Si sentì come in trappola e per un attimo volle
urlare all’uomo di
lasciarla andare e di non trattarla sempre come se fosse una sua
proprietà.
Aveva voglia di urlargli tutto contro e nell’ennesimo
tentativo di sottrarsi
dalla sua possente stretta,si ritrovò a guardarlo quasi con
rabbia.
Rabbi
ache svanì nello stesso momento
in cui incontrò i suoi occhi che da glaciali erano come
diventanti cristallini.
Era come se una pozza d’acqua gli avesse attraversato gli
occhi e in quel momento
capì che Richard aveva pianto.
Aveva
pianto per quello che aveva
fatto. Aveva pianto per la paura di non averla più nella sua
vita. Aveva pianto
per la preoccupazione e lei,per tutta risposta,stava per gridargli
contro il
suo egoismo. Aveva pensato solo a se stessa. Aveva pensato solo al suo
dolore
senza pensare che accanto a se aveva una persona. Una persona che
l’amava e che
aveva messo lei come priorità principale della sua vita.
“Richard,avete
pianto per me?” era
ancora sopra le sue gambe e istintivamente provò a muovere
una mano per
accarezzarlo ma il dolore che provava la bloccò trasformando
il suo viso in una
smorfia di dolore.
“Leda,non
vi sforzate. Vi porto da un
medico.” La voce di Richard aveva perso tutta la sua
compatezza e risolutezza.
Il suo tono aveva solo sfumature di terrore e preoccupazione.
L’aveva fatta
grossa,cose le era passato nella mente di buttarsi nel fuoco senza
pensare alle
conseguenze di quel gesto?
Ma
la cosa che la sconvolse di più era
la reazione che il suo gesto aveva provocato nell’uomo.
Sembrava come un
cagnolino che aveva perso il suo padrone,mai nella sua vita poteva
credere di
poter azzittire un uomo come Richard. Un uomo che emanava coraggio solo
nel
guardarti.
“Perdonatemi,signore.”
Per
tutta risposta Richard la sollevò
da terra come se pesasse quanto una piuma,sentiva le mani come
intorpidite ma
quello era il male minore rispetto a quello che provava per aver
inflitto una
simile pena verso la persoa che adorava.
“Richard…”
Ma
il suo silenzio si fece quasi
mortale mentre la trasportava fino alla carrozza per portarla dal
medico. Quel
silenzio la turbava soprattutto quando si girò e vide ancora
il pianoforte
bruciare. Non sapeva perchè ma quel fuoco le dava la
sensazione che qualcosa di
spiacevole stava per capitare,e sapeva che quel qualcosa era pronto a
colpire
proprio lei e Richard.
***
Le
fiamme andavano via via spegnendosi
mentre del pianoforte non rimaneva più nulla. La gente
ancora parlava
dell’assurdo gesto che aveva fatto la fidanzata del cinico
uomo d’affari
Richard Armitage. Sicuramente sarebbe stato motivo di argomento per
molti
giorni ancora.
“Tu,sciocca
ragazzina,cosa ti è venuto
in mente di far bruciare il piano di tua cugina?”
Intanto,in
disparate da tutti, due
donne discutevanono animatamente per quello che era appena
accaduto.Aghata
guardava sua madre come se non capisse il perchè le stava
dicendo di aver
appena combinato un grosso guaio. Erano state d’accordo di
voler bruciare il
ricordo più prezioso della Cugina proprio per farle un
dispetto ma ora,sua
madre,l’accusava di essere l’unica artifice di
quell’azione.
“Ma
cosa dite,Madre?Eravamo
d’accordo….non capisco perchè vi
agitate tanto. Abbiamo ottenuto quello che
volevamo,far passare Leda per una pazza da rinchiudere.”
Aghata si mise a
ridere ma quando sua madre la schiaffeggiò senza
ritegno,indietreggio di qualche
passo portando la mano sulla parte offesa e guardandola con disprezzo e
vergogna.
“Sei
una sciocca e viziata,non sai in
che guaio ci hai messe. Quell’uomo non lascerà
impunito questo gesto. Lui sa
tutto.”
Aghata
aprì la bocca come se fosse in
carenza d’aria. Quelle parole la fecero tremare di paura. Lui
sapeva tutto.
Sapeva quello che avevano fatto a Leda e ora,aveva un motivo in
più per
rovinarle sapendo di aver provocato maggior dolore con il fatto del
piano.
“Madre,ma
come potevo sapere. Cosa
faremo ora?”
Vide
la donna chiudere gli occhi come
se cercasse una via di uscita a quella situazione. Non avrebbe mai
creduto che
a distanza di anni,avrebbero pagato per il furto che avevano fatto a
Leda.
Pensavano che con il matrimonio della ragazza,tutti i loro problem si
sarebbero
risolti,si sarebbero liberate di lei e con lei sarebbe morta anche la
verità.
Ma
ora,ora erano nei guai e sapevano
che l’uomo avrebbe fatto di tutto pur di fargliela pagare.
“Dovremmo
scappare,Madre,non vedo
nessuna soluzione possibile.”
“Credo
tu abbia ragione.”
Si
presero per mano, era la prima volta
che tra di loro nasceva un simile gesto di affetto ma sapevano che in
quel
momento dovevano restare unite e solo insieme avrebbero potuto
ricominciare.
“Sapevo
che prima o poi avremmo pagato….ho
sperato che fosse diverso e invece…” La donna
parlò più a se stessa che alla
figlia sentendo una sorta di senso di colpa invaderla. Stavano per
andare via
quando un movimento da dietro gli alberi le paralizzò dalla
paura.
Erano
forse state scoperte a parlare?
“Chi
è la?” disse Aghata in un ultimo
atto di coraggio e dignità.
“Scusatemi,signore,non
volevo
impaurirvi ma vi ho viste andare via e credo che avete perso qualcosa
di
importante.”
Aghata
aguzzò lo sguardo nel vedere
quanto fosse bella la donna che le aveva appena rivolto parola. Era
molto
bella,così bella da farle suonare un campanello di pericolo.
“Non
abbiamo perso nulla,Madame.
Scusateci ma Andiamo piuttosto di fretta. Venite,madre.”
Offrì il braccio alla
donna mentre sentiva il bisogno di allontanarsi il più
possibile da quella
donna dagli occhi da predatore.
“Oh,eppure
Miss Leda è vostra cugina e
qui,nelle mie mani,ci sono delle lettere appartenute a lei e credo a
sua
madre.”
Le
due donne si girarono nello stesso
momento in cui la donna si portò quei pezzi leggermente
bruciacchiati di
lettere sulle labbra,mostrando loro lo sguardo più crudele
che avessero mai
visto. Aghata cercò di aprire la bocca e dire a sua madre di
fermarsi mentre la
vedeva avvicinarsi a quella donna e prenderle velocemente le lettere di
mano.
“Si,sono
della madre di Leda,sono le
lettere d’amore che le scriveva il marito. E
questa…”
Girò
la lettera per leggerne il
mittente ma con un no secco disse di non conoscere la persona che
avesse
scritto a Leda quando era ancora una ragazzina.
“Per
quanto mi riguarda,potete
bruciarle,non saranno delle lettere a salvarci. Con permesso.”
Fece
segno alla figlia di andare quando
le parole della donna la fermarono mostrandole la luce nel tunnel di
cui aveva
tanto bisogno.
“Invece,credo
proprio che saranno le
lettere a darvi una speranza,mie signore. Se vi fiderete di me,non
avrete
bisogno di scappare.”
La
donna si avvicinò a loro con una
tale eleganza che le ammutolì. Sembrava una donna a cui non
si riusciva a dire
di no solo guardandola. Aveva un aurea così perfetta da far
venire i brividi.
Sembrava la regina delle nevi,senza cuore ma dotata di una bellezza
tale da far
fare a tutti ciò che voleva.
“Perchè
dovremmo accettare?” chiese
Aghata non riuscendo più a sostenerne lo sguardo.
“Perchè
abbiamo un bene commune,mie
care.” E co sì dicendo le accarezzò una
guancia constatando la sua teoria che
fosse fredda come il ghiaccio.
“Distruggere
chi vuole portarci via il
nostro tesoro più prezioso.”
***
Leda
osservava Richard in silenzio,per
ogni benda che il dottore le metteva,il suo senso di colpa per aver
ferito
l’uomo,cresceva. Non lo aveva mai visto in quelle condizioni.
Aveva sempre
avuto un opinione di lui di un uomo tutto di un pezzo,che per ogni
situazione
riuscisse sempre a trovare una soluzione e affrontarla nel modo
più calmo e
razionale possibile.
E
invece,quel giorno,le aveva
dimostrato di essere un normale essere umano,di spezzarsi anche lui e
di non
saper affrontare una situazione in cui c’era lei di mezzo.
Si
sentiva una stupida,si sentiva una
spietata egoista e cercava di non emttere nessuno suono di dolore
perchè sapeva
che ogni suo verso non era altro che una fonte di dispiacere e
preoccupazione
per l’uomo.
“Bene,il
mio lavoro è
finito.fortunatamente le bruciature non sono gravi,nel giro di pochi
giorni
potrete riprendere la normale funzionalità.”
“Grazie
Dottore e scusi il disturbo.
Possiamo offrirle una tazza di tè?” Leda si
alzò dalla poltrona e cercò lo
sguardo di Richard ma lui era ancora appoggiato alla finestra e del
tutto
assente. Sperò con tutto il cuore che il dottore
restasse,aveva timore di
rimanere da sola con lui,non sapeva come giustificare il suo atto e in
più
temeva una reazione esagerata di Richard. Sapeva benissimo che quando
perdeva
le staffe,era capace di tutto. Si ricordò ancora il primo
giorno che era nella
sua casa,di quando gli aveva detto che sarebbe andata al cimitero e lui
glielo
aveva proibito andando su tutte le furie. Quel giorno conobbe Robert.
Già,quell
giorno conobbe un Robert genitle e premuroso. Così diverso
da quello che aveva
visto oggi. Chissà come stava,chissà se
l’avrebbe mai perdonata.
Chissà…
“Purtroppo
devo riufiare il vostro gentile
invito ma ho un altro impegno. Riguardatevi,signora. Arrivederci Mr
Armitage.”
Fece un leggero inchino e se ne andò subito constantando che
non avrebbe avuto
risposta dall’uomo. Chiuse la porta e Leda si
preparò a quella che sarebbe
stata la battaglia più grande della sua vita.
Farsi
perdonare dalla persone che amava
di più al mondo.
“Richard….”
Inziò a dire senza
avvicnarsi. Sperava che almeno chiamandolo potesse tornare in se.
Ma
non ebbe risposta,il suo sguardo era
ancora perso in chissà quale posto. Si avvicinò e
si mise poi davanti a lui
sperando di catturare la sua attenzione.
“Richard,vi
prego,guardatemi. Non
ignoratemi in questo modo anche se lo merito.” E in quel
momento il suo sguardo
tornò vigile e i suoi occhi si riempirono di nuovo del suo
splendido azzurro
cielo.
“Sarà
sempre così?” la sua voce era
come un filo sottile,semplici parole dette con così tanta
sofferenza da lasciar
Leda senza parole.
Richard
non poteva spiegare quello che
aveva provato vedendola nel fuoco,si era sentito impotente,come un
bambino che
voleva salire su un albero ma non aveva l’appiglio necessario
per arrampicarsi.
La vedeva andare a fuoco e quella vista lo aveva paralizzato. Non era
riuscito
a fare nulla,nemmeno a buttarsi nel fuoco per salvarla.
No,aveva
solo guardato. Aveva guardato
un altro uomo fare quello che avrebbe dovuto fare lui. Aveva guardato
con
quanto coraggio e senza pensarci nemmeno un secondo,Robert,si era
buttato per
prenderla e salvarla.
In
quel momento l’aveva vista svenire
tra le sue braccia ma quello che gli aveva fatto più male
era notare quanto
quei due fossero giusti insieme. Sembravano nati per stare insieme,come
se un
filo rosso li tenesse sempre uniti. Aveva ormai capito da tempo che
Robert
nutriva dei sentimenti per Leda e sembrava conoscere cose di lei
più di quanto
dicesse.
Leda
gli chiedeva di perdonarlo per il
gesto che aveva commesso ma non sapeva che quello che non riusciva a
perdonarsi
era il fatto di non essere stato lui a salvarla.
Avrebbe
dovuto dirglielo prima che le
voci le arrivassero ma non ne aveva il coraggio. Aveva paura che si
sarebbe
allontanata da lui e che avrebbe preferito passare la sua vita con
Robert che
con un vigliacco come a lui.
Perchè
non era solo un vigliacco per
oggi ma per tutta la faccenda in cui l’aveva chiesta in
moglie.
Non
avrebbe mai pensato che si sarebbe
innamorato,non avrebbe mai sperato di tornare ad amare senza remore e
soprattutto di essere ricambiato.
Aveva
sbagliato tutto,aveva fatto i
conti solo sulla sua vendetta senza pensare che Leda gli avrebbe rubato
il
cuore e la mente.
Ora
era perduto.
Prigioniero
di Leda e vittima della sua
stessa vendetta.
“Signore,Richard,vi
chiedo solo di
poter perdonare la mia mancanza di rispetto. Mia cugina ha distrutto un
ricordo
che apparteneva a mia madre,non so cosa mi abbia
preso…”
Richard
la guardava come
impietrito,nella sua espressione non c’era nessun sentimento.
“E
per questo vi siete buttata nel
fuoco,il fuoco di cui tanto avete paura. Non vi
comprendo,Leda.davvero.”
Richard si allontanò da lei con ancora i pensieri
inquietanti che gli
ondeggiavano nella testa. Si sentiva così debole,sentiva che
l’amore che provava
per lei lo rendeva debole e irrazionale. Aveva bisogno della sua calma.
“Ho
sbagliato ma non potevo permetterle
di distruggerlo. Appartenva alla mia amatissima madre, dovevo
impedirglielo.”
“E
invece è andato bruciato lo stesso,e
avete rischiato di bruciare anche voi..pensate che questo avrebbe fatto
felice
vostra madre?Bhè,mi inchino a questo totale atto di
incoscenza.” E non contento
battè le mani in un applauso rendendola ancora
più ridicola. Leda stava notando
che stava tornando il solito Richard. Quello che non esitava parole se
doveva
far sentire qualcuno una nullità.
“Se
voi non vi fosse intromesso…”
“Se
io non mi fossi intromesso?” Ora la
sua rabbia stava esplodendo e Leda sapeva che stava per succedere il
finimondo.
“Siete
una ragazzina stupida e incoscente.
Stavate per essere bruciata e voi,dite a me,di non intromettervi. Guiro
che ve
le darei di santa ragione se non fosse già
ferita.” Sentiva le vene pulsare in
fronte mentre osservava Leda farsi bianca per le parole che aveva
appena
ricevuto. Sentiva le mani fremere nel darle una sana sculacciata e quel
pensiero gli fece pulsare istinti ancora più primordiali.
“Non
vi permetto di parlarmi così,ho
indubbiamente sbagliato ma mi sono fatta prendere dal momento e ho
agito di
conseguenza. Guiro che non ripeterei mai e poi mai un simile gesto e
soprattutto non l’ho fatto per farvi un dispetto. Non mi sono
mai sentita in
colpa così tanto di aver causato un dolore a
voi…che io amo con tutto il mio
cuore.” Leda deglutì quando vide gli occhi
dell’uomo sgranarsi per quella
dichiarazione d’amore. Avrebbe volute continuare con il
discorso di quanto si
sentisse arrabbiata per quello che gli aveva detto prima ma sentiva che
se lo
meritava e voleva a tutti i costi farsi perdonare e non perdere la
fiducia che
l’uomo aveva riposto in lei chiedendola in moglie.
“Richard,farei
qualsiasi cosa per
cancellare quello che ho fatto.” E mentre parlava camminava
verso di lui,come
se si spianasse la strada per poi essere perdonata tra le sue braccia.
Richard
dal canto suo era del tutto
spiazzato dalla sua dichiarazione. Da una parte gongolava per
quell’amore e
dall’altra si sentiva immeritevole di tale sentimenti.
“Ma
non posso,ma,voglio mostrarvi il
mio totale e incondizionato amore,accettando senza remore la vostra
proposta.
Si,Richard,vi voglio come merito e voglio firmare il contratto oggi
stesso.”
Richard
sospirò quando se la ritrovò
davanti. I suoi occhi erano i più belli e sinceri che avesse
mai visto. Aveva
vinto. L’aveva ottenuta. Lei voleva firmare il contratto. Lei
si concedeva a
lui.
“Dite
davvero?”le chiese ancora
incredulo sperando quasi che gli dicesse che aveva bisgono ancora di
tempo per
pensarci.
“Davvero.
Io voglio essere vostra
moglie…o forse avete cambiato idea?”
“Oh
no,no no no,amor mio,no.” Richard
preso da impeto l’abbracciò così forte
da farla ridere di gioia. La baciò. Le
baciò le labbra,gli occhi,il naso,la fronte. Le stava
dimostrando che per lui
non c’era regalo migliore di questo. Leda si sentì
felice,quello era il primo
passo per la loro vita insieme.
Non
sapeva che da lì in poi tutto
sarebbe cambiato in peggio.
“Appena
sarà guarita la
mano,firmerete.”
“Assolutamente
no,voglio firmare
ora,sarà proprio con questa mano che vi ha procurato dolore
a ridarvi gioia.”
Richard
sorrise,forse non era del tutto
impossibile essere felice con lei. Magari non sarebbe tornata,magari lo
avrebbe
lasciato in pace. Magari aveva visto quanto fosse felice e ci avrebbe
ripensato.
Magari.
E
fu con quello spiraglio di ottimismo
che andò verso la scrivania e prese il foglio che Robert
aveva preparato per
lei. La vide avvicinarsi decisa e prendere la penna con cui avrebbe
firmato per
la sua nuova vita.
“Non
volete leggerlo?” lei si sporse
verso di lui con la penna in mano.
“No,firmo
per amore e per la fiducia
che ho in voi.”
Firmò
ma per Richard quel nome scritto
in fondo aveva il sapore di una condanna a morte.
***
“Signora,hanno
lasciato delle lettere
per voi.”
Leda
smise di cantare e andò verso il
tavolino che la cameriera le aveva indicato. Non riusciva a capire chi
le avesse
scritto tutte quelle lettere visto che non conosceva nessuno
così tanto bene da
iniziare una corrispondenza.
Ma
quando si avvicinò per un attimo
dovette reggersi alla poltroncina vicino al tavolo. Le lettera erano
leggermente bruciacchiate e capì subito cosa erano.
Erano
le lettere nascoste nel piano di
sua madre. Le lettere che sua madre e sua padre si scambiarono durante
il loro
fidanzamento. Le prese,ignorando il dolore che sentiva sulle mani. Gli
occhi
iniziarono a inumidirsi quando riconobbe la scrittura della madre. Era
così
felice che qualcosa si era salvato.
Stava
ancora sfogliando quando dei nomi
su una lettera la catturarono. Sentì il respiro farsi
pesante quando lesse che
il destinatario era lei ma il mittente era la persona che mai si
sarebbe aspettata.
Era
una lettera d’amore.
“Oh,no.
Non ci credo. Oddio cosa ho
fatto…” Leda fece cadera a terra la lettera e
iniziò a muoversi in preda
all’angoscia. Come era possibile essere felici due secondi
prima per poi cadere
nella più totale disperazione prendendo consapevolezza di
quella scoperta.
Cosa
aveva fatto. Aveva distrutto
tutto. Aveva distrutto la persona a cui aveva fatto delle promesse.
“Non
posso,non posso avergli fatto
questo. Non può essere lui.” E così
dicendo corse via dalla stanza senza
accorgersi che Richard stava andando da lei per chiamarla.
“Leda,che
succeed,Leda?” ma la porta
della casa si chiuse di scatto e Richard stava per segurila quando la
corrente
d’aria fece volare delle lettere verso di lui. Le prese e si
accorse che molte
appartenevano alla madre di Leda. Si chiese se fossero quelle ad avere
spinto
Leda a scappare via. Stava per lasciarle quando una di queste gli cadde
all’occhio.
La
lesse.
‘Mia
amata Dea,un giorno staremo di
nuovo insieme. La promessa che ci siamo fatta da bambini non
l’ho mai
dimenticata. Un giorno tornerò da te e li staremo per sempre
insieme.
Non
mi dimenticare,
Perchè
io non potrei mai.
Il
tuo Bert.
Robert
Andrew Down.’
Richard
si lasciò andare a terra
insieme alla lettera. Il vento ancora soffiava nella stanza sperando
che si
portasse via il senso di vuoto che la lettera gli aveva lasciato.
Angolo
autrice:
Bhè,e
con questo capitolo il più è
stato svelato. Capitolo abbastanza lunghetto ma con tanto materiale che
da
molto a cui pensare.
Cosa
succederà?
Leda
dove correrà?
Richard
resterà seduto a terra senza
fare nulla?
Mimì&Cocò
alias zia e cugina si
sono alleate con il diavolo?
Tutto
questo nella prossima puntata.
Ancora
un grazie speciale a chi legge e
commenta questa mia pazza creazione.
Un
bacio e a presto!:D