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Autore: FollediScrittura    22/11/2015    1 recensioni
MODIFICATO PRIMO CAPITOLO PER MANCANZA DIALOGHI.
Era un giorno d'estate in cui Leda lesse per la prima volta il contratto in cui il suo futuro marito la richiedeva.
Era il suo compleanno.
Erano passati 14 anni esatti dal momento in cui la morte aveva cambiato la sua vita.
Erano esattamente 14 anni in cui la promessa che si era fatta cominciò a vacillare.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11. capitolo

 

 

‘Quando vuoi davvero l’amore.

    Lo troverai che ti aspetta.’

 

 

‘Mia amata Leda,la musica è lo strumento che fa suonare l’amore.’

 

Il suono del pianoforte l’avvolse come una coperta calda in una giornata invernale. Ancora vedeva le sue mani bianche e dalle dita lunghe e affusolate sfiorare i tasti del piano intagliato in legno che le aveva regalato il nonno quando era molto piccola.

Per Leda era come vedere una magia,a volte pensava che sua madre fosse una fata che faceva suonare il piano con un semplice tocco delle sua mani. Era così bella,così eterea,sembrava una dea della Misericordia.

 

‘Mamma è per questo motivo che ami tanto il pianoforte?’

 

La sua immagine si faceva via via più sfocata mentre vedeva la donna alzarasi dal piano e sorriderle. Vedeva come una luce farsi sempre più forte mentre un vento si scatenava aprendo le finestre della stanza. Vide sua madre aprire un piccolo sportellino che si trovava sul piano. Vide la sua gioia nel prendere un qualcosa che non riusciva a vedere.

 

‘Vedi,mia piccolo Leda…’

 

“Leda….”

 

‘Qui dentro..’ “Leda,tornate da me”

 

‘Il mio tesoro’ “Leda non mi lasciate…”

 

Leda iniziò ad avere le vertigini mentre guardava la bocca di sua madre apostrofare qualcosa e nello stesso momento sentire una volce virile,profonda e preoccupata chiamarla.

 

Di nuovo.

Di nuovo qualcuno implorava il suo nome.

 

‘Leda questo piano racchiude il mio amore’ “Amore mio,tornate da me.”

 

Voleva urlare,voleva urlare,rispondere a quel grido d’amore e nello stesso tempo vedere l’amore di cui parlava sua madre.

 

Sia sua madre che la persona che la chiamava le parlavano di amore.

 

‘Leda,voglio che anche tu usi questo piano per racchiudere il tuo amore.’

 

“Leda,vi ordino di tornare da me.”

 

In quel momento,in quell’istante in cui sua madre alzò la mano per farle vedere il suo amore,lei chiuse gli occhi per la luce abbagliante che avvolgeva sua madre.

 

Li chiuse.

 

Per poi aprirli e trovarsi il viso di Richard a pochi centimetri dal suo.

 

“Oh grazie al cielo siete tornata da me.” Richard la teneva stretta tra le sue braccia mentre il fischio che sentiva alle orecchie piano piano si affievoliva lasciando spazio alle voci delle persone intorno a loro.Leda si sentiva stordita,come se si fosse svegliata da un incubo e dovesse ancora capire se fosse nella realtà o nel mondo dei sogni.

“Cosa è successo?” riuscì a dire mentre cercava di alzarsi, ma quando mise una mano sul morbido manto erboso a malapena trattenne un verso di dolore. Le mani le bruciavano da morire e fu proprio quel bruciore che le ricordò quello che era successo.

 

Sua Cugina che dava fuoco al pianoforte appartenuto a sua madre.

 

“Il piano,cosa è successo al piano?” Cercò di alzarsi ma Richard la teneva così stretta da non riuscire quasi a respirare. Si sentì come in trappola e per un attimo volle urlare all’uomo di lasciarla andare e di non trattarla sempre come se fosse una sua proprietà. Aveva voglia di urlargli tutto contro e nell’ennesimo tentativo di sottrarsi dalla sua possente stretta,si ritrovò a guardarlo quasi con rabbia.

 

Rabbi ache svanì nello stesso momento in cui incontrò i suoi occhi che da glaciali erano come diventanti cristallini. Era come se una pozza d’acqua gli avesse attraversato gli occhi e in quel momento capì che Richard aveva pianto.

 

Aveva pianto per quello che aveva fatto. Aveva pianto per la paura di non averla più nella sua vita. Aveva pianto per la preoccupazione e lei,per tutta risposta,stava per gridargli contro il suo egoismo. Aveva pensato solo a se stessa. Aveva pensato solo al suo dolore senza pensare che accanto a se aveva una persona. Una persona che l’amava e che aveva messo lei come priorità principale della sua vita.

“Richard,avete pianto per me?” era ancora sopra le sue gambe e istintivamente provò a muovere una mano per accarezzarlo ma il dolore che provava la bloccò trasformando il suo viso in una smorfia di dolore.

“Leda,non vi sforzate. Vi porto da un medico.” La voce di Richard aveva perso tutta la sua compatezza e risolutezza. Il suo tono aveva solo sfumature di terrore e preoccupazione. L’aveva fatta grossa,cose le era passato nella mente di buttarsi nel fuoco senza pensare alle conseguenze di quel gesto?

Ma la cosa che la sconvolse di più era la reazione che il suo gesto aveva provocato nell’uomo. Sembrava come un cagnolino che aveva perso il suo padrone,mai nella sua vita poteva credere di poter azzittire un uomo come Richard. Un uomo che emanava coraggio solo nel guardarti.

“Perdonatemi,signore.”

Per tutta risposta Richard la sollevò da terra come se pesasse quanto una piuma,sentiva le mani come intorpidite ma quello era il male minore rispetto a quello che provava per aver inflitto una simile pena verso la persoa che adorava.

“Richard…”

Ma il suo silenzio si fece quasi mortale mentre la trasportava fino alla carrozza per portarla dal medico. Quel silenzio la turbava soprattutto quando si girò e vide ancora il pianoforte bruciare. Non sapeva perchè ma quel fuoco le dava la sensazione che qualcosa di spiacevole stava per capitare,e sapeva che quel qualcosa era pronto a colpire proprio lei e Richard.

 

***

 

Le fiamme andavano via via spegnendosi mentre del pianoforte non rimaneva più nulla. La gente ancora parlava dell’assurdo gesto che aveva fatto la fidanzata del cinico uomo d’affari Richard Armitage. Sicuramente sarebbe stato motivo di argomento per molti giorni ancora.

 

“Tu,sciocca ragazzina,cosa ti è venuto in mente di far bruciare il piano di tua cugina?”

 

Intanto,in disparate da tutti, due donne discutevanono animatamente per quello che era appena accaduto.Aghata guardava sua madre come se non capisse il perchè le stava dicendo di aver appena combinato un grosso guaio. Erano state d’accordo di voler bruciare il ricordo più prezioso della Cugina proprio per farle un dispetto ma ora,sua madre,l’accusava di essere l’unica artifice di quell’azione.

“Ma cosa dite,Madre?Eravamo d’accordo….non capisco perchè vi agitate tanto. Abbiamo ottenuto quello che volevamo,far passare Leda per una pazza da rinchiudere.” Aghata si mise a ridere ma quando sua madre la schiaffeggiò senza ritegno,indietreggio di qualche passo portando la mano sulla parte offesa e guardandola con disprezzo e vergogna.

“Sei una sciocca e viziata,non sai in che guaio ci hai messe. Quell’uomo non lascerà impunito questo gesto. Lui sa tutto.”

Aghata aprì la bocca come se fosse in carenza d’aria. Quelle parole la fecero tremare di paura. Lui sapeva tutto. Sapeva quello che avevano fatto a Leda e ora,aveva un motivo in più per rovinarle sapendo di aver provocato maggior dolore con il fatto del piano.

“Madre,ma come potevo sapere. Cosa faremo ora?”

Vide la donna chiudere gli occhi come se cercasse una via di uscita a quella situazione. Non avrebbe mai creduto che a distanza di anni,avrebbero pagato per il furto che avevano fatto a Leda. Pensavano che con il matrimonio della ragazza,tutti i loro problem si sarebbero risolti,si sarebbero liberate di lei e con lei sarebbe morta anche la verità.

Ma ora,ora erano nei guai e sapevano che l’uomo avrebbe fatto di tutto pur di fargliela pagare.

“Dovremmo scappare,Madre,non vedo nessuna soluzione possibile.”

“Credo tu abbia ragione.”

Si presero per mano, era la prima volta che tra di loro nasceva un simile gesto di affetto ma sapevano che in quel momento dovevano restare unite e solo insieme avrebbero potuto ricominciare.

“Sapevo che prima o poi avremmo pagato….ho sperato che fosse diverso e invece…” La donna parlò più a se stessa che alla figlia sentendo una sorta di senso di colpa invaderla. Stavano per andare via quando un movimento da dietro gli alberi le paralizzò dalla paura.

Erano forse state scoperte a parlare?

“Chi è la?” disse Aghata in un ultimo atto di coraggio e dignità.

“Scusatemi,signore,non volevo impaurirvi ma vi ho viste andare via e credo che avete perso qualcosa di importante.”

Aghata aguzzò lo sguardo nel vedere quanto fosse bella la donna che le aveva appena rivolto parola. Era molto bella,così bella da farle suonare un campanello di pericolo.

“Non abbiamo perso nulla,Madame. Scusateci ma Andiamo piuttosto di fretta. Venite,madre.” Offrì il braccio alla donna mentre sentiva il bisogno di allontanarsi il più possibile da quella donna dagli occhi da predatore.

“Oh,eppure Miss Leda è vostra cugina e qui,nelle mie mani,ci sono delle lettere appartenute a lei e credo a sua madre.”

Le due donne si girarono nello stesso momento in cui la donna si portò quei pezzi leggermente bruciacchiati di lettere sulle labbra,mostrando loro lo sguardo più crudele che avessero mai visto. Aghata cercò di aprire la bocca e dire a sua madre di fermarsi mentre la vedeva avvicinarsi a quella donna e prenderle velocemente le lettere di mano.

“Si,sono della madre di Leda,sono le lettere d’amore che le scriveva il marito. E questa…”

Girò la lettera per leggerne il mittente ma con un no secco disse di non conoscere la persona che avesse scritto a Leda quando era ancora una ragazzina.

“Per quanto mi riguarda,potete bruciarle,non saranno delle lettere a salvarci. Con permesso.”

Fece segno alla figlia di andare quando le parole della donna la fermarono mostrandole la luce nel tunnel di cui aveva tanto bisogno.

“Invece,credo proprio che saranno le lettere a darvi una speranza,mie signore. Se vi fiderete di me,non avrete bisogno di scappare.”

La donna si avvicinò a loro con una tale eleganza che le ammutolì. Sembrava una donna a cui non si riusciva a dire di no solo guardandola. Aveva un aurea così perfetta da far venire i brividi. Sembrava la regina delle nevi,senza cuore ma dotata di una bellezza tale da far fare a tutti ciò che voleva.

“Perchè dovremmo accettare?” chiese Aghata non riuscendo più a sostenerne lo sguardo.

“Perchè abbiamo un bene commune,mie care.” E co sì dicendo le accarezzò una guancia constatando la sua teoria che fosse fredda come il ghiaccio.

“Distruggere chi vuole portarci via il nostro tesoro più prezioso.”

 

***

 

Leda osservava Richard in silenzio,per ogni benda che il dottore le metteva,il suo senso di colpa per aver ferito l’uomo,cresceva. Non lo aveva mai visto in quelle condizioni. Aveva sempre avuto un opinione di lui di un uomo tutto di un pezzo,che per ogni situazione riuscisse sempre a trovare una soluzione e affrontarla nel modo più calmo e razionale possibile.

E invece,quel giorno,le aveva dimostrato di essere un normale essere umano,di spezzarsi anche lui e di non saper affrontare una situazione in cui c’era lei di mezzo.

Si sentiva una stupida,si sentiva una spietata egoista e cercava di non emttere nessuno suono di dolore perchè sapeva che ogni suo verso non era altro che una fonte di dispiacere e preoccupazione per l’uomo.

“Bene,il mio lavoro è finito.fortunatamente le bruciature non sono gravi,nel giro di pochi giorni potrete riprendere la normale funzionalità.”

“Grazie Dottore e scusi il disturbo. Possiamo offrirle una tazza di tè?” Leda si alzò dalla poltrona e cercò lo sguardo di Richard ma lui era ancora appoggiato alla finestra e del tutto assente. Sperò con tutto il cuore che il dottore restasse,aveva timore di rimanere da sola con lui,non sapeva come giustificare il suo atto e in più temeva una reazione esagerata di Richard. Sapeva benissimo che quando perdeva le staffe,era capace di tutto. Si ricordò ancora il primo giorno che era nella sua casa,di quando gli aveva detto che sarebbe andata al cimitero e lui glielo aveva proibito andando su tutte le furie. Quel giorno conobbe Robert. Già,quell giorno conobbe un Robert genitle e premuroso. Così diverso da quello che aveva visto oggi. Chissà come stava,chissà se l’avrebbe mai perdonata.

Chissà…

“Purtroppo devo riufiare il vostro gentile invito ma ho un altro impegno. Riguardatevi,signora. Arrivederci Mr Armitage.” Fece un leggero inchino e se ne andò subito constantando che non avrebbe avuto risposta dall’uomo. Chiuse la porta e Leda si preparò a quella che sarebbe stata la battaglia più grande della sua vita.

Farsi perdonare dalla persone che amava di più al mondo.

“Richard….” Inziò a dire senza avvicnarsi. Sperava che almeno chiamandolo potesse tornare in se.

Ma non ebbe risposta,il suo sguardo era ancora perso in chissà quale posto. Si avvicinò e si mise poi davanti a lui sperando di catturare la sua attenzione.

“Richard,vi prego,guardatemi. Non ignoratemi in questo modo anche se lo merito.” E in quel momento il suo sguardo tornò vigile e i suoi occhi si riempirono di nuovo del suo splendido azzurro cielo.

“Sarà sempre così?” la sua voce era come un filo sottile,semplici parole dette con così tanta sofferenza da lasciar Leda senza parole.

Richard non poteva spiegare quello che aveva provato vedendola nel fuoco,si era sentito impotente,come un bambino che voleva salire su un albero ma non aveva l’appiglio necessario per arrampicarsi. La vedeva andare a fuoco e quella vista lo aveva paralizzato. Non era riuscito a fare nulla,nemmeno a buttarsi nel fuoco per salvarla.

No,aveva solo guardato. Aveva guardato un altro uomo fare quello che avrebbe dovuto fare lui. Aveva guardato con quanto coraggio e senza pensarci nemmeno un secondo,Robert,si era buttato per prenderla e salvarla.

In quel momento l’aveva vista svenire tra le sue braccia ma quello che gli aveva fatto più male era notare quanto quei due fossero giusti insieme. Sembravano nati per stare insieme,come se un filo rosso li tenesse sempre uniti. Aveva ormai capito da tempo che Robert nutriva dei sentimenti per Leda e sembrava conoscere cose di lei più di quanto dicesse.

Leda gli chiedeva di perdonarlo per il gesto che aveva commesso ma non sapeva che quello che non riusciva a perdonarsi era il fatto di non essere stato lui a salvarla.

Avrebbe dovuto dirglielo prima che le voci le arrivassero ma non ne aveva il coraggio. Aveva paura che si sarebbe allontanata da lui e che avrebbe preferito passare la sua vita con Robert che con un vigliacco come a lui.

Perchè non era solo un vigliacco per oggi ma per tutta la faccenda in cui l’aveva chiesta in moglie.

Non avrebbe mai pensato che si sarebbe innamorato,non avrebbe mai sperato di tornare ad amare senza remore e soprattutto di essere ricambiato.

Aveva sbagliato tutto,aveva fatto i conti solo sulla sua vendetta senza pensare che Leda gli avrebbe rubato il cuore e la mente.

Ora era perduto.

Prigioniero di Leda e vittima della sua stessa vendetta.

“Signore,Richard,vi chiedo solo di poter perdonare la mia mancanza di rispetto. Mia cugina ha distrutto un ricordo che apparteneva a mia madre,non so cosa mi abbia preso…”

Richard la guardava come impietrito,nella sua espressione non c’era nessun sentimento.

“E per questo vi siete buttata nel fuoco,il fuoco di cui tanto avete paura. Non vi comprendo,Leda.davvero.” Richard si allontanò da lei con ancora i pensieri inquietanti che gli ondeggiavano nella testa. Si sentiva così debole,sentiva che l’amore che provava per lei lo rendeva debole e irrazionale. Aveva bisogno della sua calma.

“Ho sbagliato ma non potevo permetterle di distruggerlo. Appartenva alla mia amatissima madre, dovevo impedirglielo.”

“E invece è andato bruciato lo stesso,e avete rischiato di bruciare anche voi..pensate che questo avrebbe fatto felice vostra madre?Bhè,mi inchino a questo totale atto di incoscenza.” E non contento battè le mani in un applauso rendendola ancora più ridicola. Leda stava notando che stava tornando il solito Richard. Quello che non esitava parole se doveva far sentire qualcuno una nullità.

“Se voi non vi fosse intromesso…”

“Se io non mi fossi intromesso?” Ora la sua rabbia stava esplodendo e Leda sapeva che stava per succedere il finimondo.

“Siete una ragazzina stupida e incoscente. Stavate per essere bruciata e voi,dite a me,di non intromettervi. Guiro che ve le darei di santa ragione se non fosse già ferita.” Sentiva le vene pulsare in fronte mentre osservava Leda farsi bianca per le parole che aveva appena ricevuto. Sentiva le mani fremere nel darle una sana sculacciata e quel pensiero gli fece pulsare istinti ancora più primordiali.

“Non vi permetto di parlarmi così,ho indubbiamente sbagliato ma mi sono fatta prendere dal momento e ho agito di conseguenza. Guiro che non ripeterei mai e poi mai un simile gesto e soprattutto non l’ho fatto per farvi un dispetto. Non mi sono mai sentita in colpa così tanto di aver causato un dolore a voi…che io amo con tutto il mio cuore.” Leda deglutì quando vide gli occhi dell’uomo sgranarsi per quella dichiarazione d’amore. Avrebbe volute continuare con il discorso di quanto si sentisse arrabbiata per quello che gli aveva detto prima ma sentiva che se lo meritava e voleva a tutti i costi farsi perdonare e non perdere la fiducia che l’uomo aveva riposto in lei chiedendola in moglie.

“Richard,farei qualsiasi cosa per cancellare quello che ho fatto.” E mentre parlava camminava verso di lui,come se si spianasse la strada per poi essere perdonata tra le sue braccia.

Richard dal canto suo era del tutto spiazzato dalla sua dichiarazione. Da una parte gongolava per quell’amore e dall’altra si sentiva immeritevole di tale sentimenti.

“Ma non posso,ma,voglio mostrarvi il mio totale e incondizionato amore,accettando senza remore la vostra proposta. Si,Richard,vi voglio come merito e voglio firmare il contratto oggi stesso.”

Richard sospirò quando se la ritrovò davanti. I suoi occhi erano i più belli e sinceri che avesse mai visto. Aveva vinto. L’aveva ottenuta. Lei voleva firmare il contratto. Lei si concedeva a lui.

“Dite davvero?”le chiese ancora incredulo sperando quasi che gli dicesse che aveva bisgono ancora di tempo per pensarci.

“Davvero. Io voglio essere vostra moglie…o forse avete cambiato idea?”

“Oh no,no no no,amor mio,no.” Richard preso da impeto l’abbracciò così forte da farla ridere di gioia. La baciò. Le baciò le labbra,gli occhi,il naso,la fronte. Le stava dimostrando che per lui non c’era regalo migliore di questo. Leda si sentì felice,quello era il primo passo per la loro vita insieme.

Non sapeva che da lì in poi tutto sarebbe cambiato in peggio.

“Appena sarà guarita la mano,firmerete.”

“Assolutamente no,voglio firmare ora,sarà proprio con questa mano che vi ha procurato dolore a ridarvi gioia.”

Richard sorrise,forse non era del tutto impossibile essere felice con lei. Magari non sarebbe tornata,magari lo avrebbe lasciato in pace. Magari aveva visto quanto fosse felice e ci avrebbe ripensato.

Magari.

E fu con quello spiraglio di ottimismo che andò verso la scrivania e prese il foglio che Robert aveva preparato per lei. La vide avvicinarsi decisa e prendere la penna con cui avrebbe firmato per la sua nuova vita.

“Non volete leggerlo?” lei si sporse verso di lui con la penna in mano.

“No,firmo per amore e per la fiducia che ho in voi.”

Firmò ma per Richard quel nome scritto in fondo aveva il sapore di una condanna a morte.

 

 

***

 

“Signora,hanno lasciato delle lettere per voi.”

Leda smise di cantare e andò verso il tavolino che la cameriera le aveva indicato. Non riusciva a capire chi le avesse scritto tutte quelle lettere visto che non conosceva nessuno così tanto bene da iniziare una corrispondenza.

Ma quando si avvicinò per un attimo dovette reggersi alla poltroncina vicino al tavolo. Le lettera erano leggermente bruciacchiate e capì subito cosa erano.

Erano le lettere nascoste nel piano di sua madre. Le lettere che sua madre e sua padre si scambiarono durante il loro fidanzamento. Le prese,ignorando il dolore che sentiva sulle mani. Gli occhi iniziarono a inumidirsi quando riconobbe la scrittura della madre. Era così felice che qualcosa si era salvato.

Stava ancora sfogliando quando dei nomi su una lettera la catturarono. Sentì il respiro farsi pesante quando lesse che il destinatario era lei ma il mittente era la persona che mai si sarebbe aspettata.

Era una lettera d’amore.

“Oh,no. Non ci credo. Oddio cosa ho fatto…” Leda fece cadera a terra la lettera e iniziò a muoversi in preda all’angoscia. Come era possibile essere felici due secondi prima per poi cadere nella più totale disperazione prendendo consapevolezza di quella scoperta.

Cosa aveva fatto. Aveva distrutto tutto. Aveva distrutto la persona a cui aveva fatto delle promesse.

“Non posso,non posso avergli fatto questo. Non può essere lui.” E così dicendo corse via dalla stanza senza accorgersi che Richard stava andando da lei per chiamarla.

“Leda,che succeed,Leda?” ma la porta della casa si chiuse di scatto e Richard stava per segurila quando la corrente d’aria fece volare delle lettere verso di lui. Le prese e si accorse che molte appartenevano alla madre di Leda. Si chiese se fossero quelle ad avere spinto Leda a scappare via. Stava per lasciarle quando una di queste gli cadde all’occhio.

La lesse.

 

‘Mia amata Dea,un giorno staremo di nuovo insieme. La promessa che ci siamo fatta da bambini non l’ho mai dimenticata. Un giorno tornerò da te e li staremo per sempre insieme.

Non mi dimenticare,

Perchè io non potrei mai.

Il tuo Bert.

 

 

Robert Andrew Down.’

 

Richard si lasciò andare a terra insieme alla lettera. Il vento ancora soffiava nella stanza sperando che si portasse via il senso di vuoto che la lettera gli aveva lasciato.

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Bhè,e con questo capitolo il più è stato svelato. Capitolo abbastanza lunghetto ma con tanto materiale che da molto a cui pensare.

Cosa succederà?

Leda dove correrà?

Richard resterà seduto a terra senza fare nulla?

Mimì&Cocò alias zia e cugina si sono alleate con il diavolo?

Tutto questo nella prossima puntata.

Ancora un grazie speciale a chi legge e commenta questa mia pazza creazione.

Un bacio e a presto!:D

  
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