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Autore: Robigna88    22/11/2015    1 recensioni
Elijah Mikaelson ha una personalità complessa anche se spesso preferisce essere visto solo ed esclusivamente come l'Originale moralista che rimette insieme i pezzi nel caos lasciato dalla sua, più impulsiva di lui, famiglia.
Ma se nella sua vita ci fosse un unico punto costante, un'unica persona a cui si sente libero di mostrare ogni parte di sé?
Serie di one shot omaggio al mio Originale preferito.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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NDA: Okay... non prendetemi per pazza se, con una long ed una semi long in ballo mi sono messa a scrivere questa raccolta di one shot. È solo che riguardando alcuni episodi per delle ricerche per le ff long appunto, mi è venuta un'ispirazione che non ho saputo controllare. Dovevo metterla nero su bianco altrimenti ci avrei pensato in continuazione quindi eccomi qui. Non so quante one shot ci saranno, nè con che frequenza aggiornerò. Considero questa raccolta un esercizio letterario, ma spero vi piaccia.
Lasciatemi un pensiero se vi va, un abbraccio. Roby.


WI

WHAT IF CAMILLE CALLED HER?

 

 

 

 

 

-ARKANSAS-

 

 

“Elijah” Camie si avvicinò cauta, approcciandolo mentre lui era di spalle, lo sguardo fisso fuori dalla finestra.

Sembrava perso nei suoi pensieri, calmo, metodico… Esattamente l’Elijah che tutti conoscevano. Ma la donna sapeva che in realtà, l’uomo chiuso in quel completo elegante era quasi fuori controllo.

Glielo aveva dimostrato quando il giorno prima si era messo ad asciugarsi la camicia con fare quasi maniacale, gli occhi cupi quando le aveva afferrato il braccio perso in un ricordo che lo allontanava dal presente e lo metteva di fronte a quella porta rossa che sembrava tanto temere.

La porta dietro la quale la prima donna che avesse mai amato gli aveva detto di amarlo a sua volta; la porta dietro la quale l’aveva uccisa gettando poi la colpa su sua madre.

Nessuno lo sa le aveva detto, neppure Niklaus, perché lui amava Tatia tanto quanto la amavo io.

Tatia… il primo amore ma di certo non il più grande, di questo Camille era sicura. Chi era l’amore più grande che lui avesse mai avuto lei lo sapeva benissimo, chiunque lo sapeva… ed era questo il motivo per cui quel sentimento aveva dovuto smettere di esistere. Era un punto debole, lo rendeva vulnerabile e rendeva vulnerabile anche lei.

E con la mole di nemici che entrambi avevano non era certo una buona cosa.

Camille non sapeva esattamente come era andata il giorno dell’addio, ma ricordava lo sguardo vuoto dell’Originale in completo, o elegante come quel grande amore usava chiamarlo.

Poi ricordava di aver incontrato lei e di aver visto in quegli occhi nocciola lo stesso vuoto, lo stesso senso di perdita, lo stesso annullamento. L’aveva mascherato bene quando le aveva chiesto come se la cavava, perché Allison Morgan aveva imparato ad essere una brava attrice, per sopravvivenza… non solo fisica.

Quel cassetto interiore doveva essere pieno fino all’orlo quel giorno che l’aveva incrociata in un bar di New York, per caso. Perché, anche se non glielo aveva detto, l’aveva vista asciugarsi gli occhi mentre si allontanava salutandola.

Forse fare pace con il passato avrebbe aiutato Elijah ad andare avanti, a smettere di aver paura. Ma non si sarebbe aperto con lei perché stava troppo attento a non lasciare che accadesse. Parlare e condividere non era nella sua natura, meglio tenersi tutto dentro.

Era questo l’atteggiamento costante, quello che assumeva con chiunque, tranne che con lei.

Sperò che averle telefonato il giorno prima non fosse stata una cattiva idea. Poco male, visto che sarebbe stata lì a momenti. Camie sperò prima che fosse troppo tardi.

“Elijah” ripeté poggiandogli una mano sulla schiena.

Lui si voltò, il viso venato, gli occhi iniettati di sangue. Il vampiro fuori controllo che aveva ucciso dietro quella porta rossa. La donna pensò che il troppo tardi era arrivato… mentre pronunciava il suo nome, con gli occhi chiusi chiedendogli di calmarsi, lanciò un pensiero a tutti quelli a cui voleva bene, pregò di non morire.

“Elijah!” sentì esclamare. Ed aprì gli occhi.

Allison stava sulla soglia della porta, indossava gli stessi vestiti del giorno in cui l’aveva incontrata, tanto che per un attimo credette di stare immaginando tutto… rivivendo inconsciamente il momento in cui aveva conosciuto l’unica donna che in quel momento avrebbe potuto salvarle la vita.

La cacciatrice fece qualche passo verso l’Originale, sembrava non avere alcuna paura di quell’espressione feroce sul viso di solito calmo e bello di Elijah. Alzò la mano lentamente e gliela poggiò su una guancia, con le dita dell’altra prese a sfiorargli le occhiaie iniettate di sangue.

“Elijah” ripeté, stavolta in un sussurro.

Il viso del vampiro tornò lentamente normale, ma una mano afferrò il braccio di Allison esattamente come aveva fatto con quello di Camille il giorno prima. Piano allentò la presa ed entrambe si poggiarono sul volto dolce della donna che gli stava davanti.

Allison?” mormorò con tono di domanda. Quasi neppure lui credesse possibile averla lì, ad un soffio di distanza.

Lei sorrise, con quel sorriso sincero che le faceva spuntare le fossette sulle guance. “Va tutto bene” gli disse calma annuendo, chiudendo gli occhi per un attimo sotto il tocco deciso di quelle mani grandi sul suo viso.

Quando li riaprì Elijah le stava sorridendo, pochi secondi dopo la stava stringendo forte a sé col viso affondato nei suoi capelli castani.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Camille versò tre tazze di caffè, poi si mise a sedere sulla poltrona di fronte al divano su cui Elijah stava seduto con lo sguardo fisso su Allison seduta accanto a lui. Si accorse che era chiaro come il sole che si amassero ancora e d’altronde lasciarsi non era stata una loro scelta… o meglio sì, ma non era così semplice.

Il vampiro sembrava tornato il suo vecchio sé, col viso tranquillo, concentrato, l’Elijah che lei conosceva, quello che preferiva tra le due versioni che aveva conosciuto di lui.

“Io… io vado a controllare Hope, poi penso che finirò di leggere un libro che ho iniziato qualche giorno fa” disse sentendosi improvvisamente la terza incomoda.

Né Elijah né Allison si voltarono a guardarla, semplicemente annuirono in sincrono facendola ridere.

Rimasti soli, il silenzio proseguì per alcuni secondi, poi Allison finalmente ruppe il ghiaccio.

“Allora,” iniziò bevendo un sorso dalla tazza, distogliendo lo sguardo. “Che succede Elijah?”

Lui sospirò, ma senza staccare gli occhi da lei. “Alcuni… ricordi sono tornati a galla, gentile omaggio di mia madre.”

“Ah” mormorò Allison. “Tua madre e i suoi… omaggi” concluse ricordandosi quando anche lei ne aveva ricevuto uno che l’aveva quasi uccisa. “E questi ricordi, ti fanno totalmente perdere il controllo? Cosa senti? Spiegami.”

Il vampiro rise allungando la mano fino ad accarezzarle i capelli. “Stai cercando di fare quello che credi Camille farebbe?”

Lei rise a sua volta girando il viso per guardarlo, accorgendosi solo allora di quanto fossero vicini. “Vorrei solo aiutarti” gli sussurrò guardandogli le labbra per un istante, respirando a fondo per riprendere il controllo delle sue emozioni. “Ma non sono brava come Camille.”

“L’ho quasi aggredita due volte,” rispose lui abbassando il capo e piegandolo per cercare gli occhi belli della cacciatrice. “Non sono certo che sarei stato in grado di fermarmi la seconda volta se tu non fossi arrivata. Quindi, come vedi… hai avuto più successo tu semplicemente pronunciando il mio nome che lei con tutti i suoi trucchi da psicanalista” le fece sapere quando finalmente riuscì a fissare lo sguardo dentro il suo.

Allison abbozzò un sorriso. “Fa’ del suo meglio.”

“Lo so,” rispose Elijah. “E gliene sono grato. Le sono grato per aver provato ad aiutarmi con tanto impegno, ma ancor di più le sono grato perché ha chiamato te.”

“Elijah…”

Il resto della frase le morì in gola quando Elijah poggiò con decisione le labbra sulle sue.

Mentre schiudeva la bocca per lasciare che la lingua calda dell’Originale incontrasse la sua in quel bacio, Allison si accorse che in realtà non c’era una frase vera e propria che voleva pronunciare.

Quello che voleva dirgli era che le mancava. Voleva chiedergli di stringerla e farla sua ancora una volta, come tante volte aveva fatto in passato.

Quando lui la sdraiò sul divano e la sua mano si infilò dentro i suoi jeans prima e la sua biancheria dopo, il brivido che sentì scuoterla violentemente le fece capire che anche se non aveva detto nulla, il suo Originale elegante aveva ricevuto il messaggio.

Forte e chiaro.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah stava stringendo Allison tra le braccia quando Camille era tornata di sotto due ore dopo averli lasciati da soli. Anche se l’Originale aveva gli occhi chiusi poté sentire la donna avvicinarsi e poggiare su di loro una coperta.

Con un sorriso aprì gli occhi grato al fatto che dopo quello spettacolare incontro d’amore sia lui che Allison avevano deciso di rivestirsi. Sarebbe stato imbarazzante farsi trovare nudi dalla bionda psicanalista.

“Scusa” gli disse proprio lei a bassa voce. “Non volevo svegliarti.”

Lui scosse il capo per quanto fosse possibile senza rischiare di svegliare Allison. Con una mano prese a disegnare piccoli cerchi sul fianco della cacciatrice, con l’altra le accarezzava dolcemente i capelli.

“Ti chiedo scusa, Camille” le sussurrò. “Per averti spaventata e per aver rifiutato il tuo aiuto. Credevo che non avessi idea di cosa fare per aiutarmi davvero, ma” si fermò per dare un bacio sulla fronte ad Allison, sorridendo appena quando lei sospirò stringendosi di più a lui. “In realtà sapevi esattamente come farlo. In realtà sei l’unica che ha veramente capito di cosa avevo bisogno.”

Camille sorrise. “Prima hai nominato Freud,” gli ricordò. “Io so una cosa che neppure lui sapeva.”

“Sentiamo.”

“Non importa quanto forte sia tua madre Elijah, nonostante tutto l’amore è ancora la magia più potente che esista.”

L’Originale sorrise mentre lei lasciava la stanza; la sensazione che il calore del corpo di Allison stretto al suo gli offriva provava che Camille aveva ragione.

 

 

 

   
 
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