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Autore: katheDL    23/11/2015    0 recensioni
Forse non solo il filo rosso è il modo per sapere se due anime sono legate o no. Ci sono tante cose che determinano quel grande puzzle.
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Due ragazzi.
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Una notte.
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Una fermata.
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"I déjà-vu sono il modo che ha il destino per dirti che sei esattamente dove sei."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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22:42

L'aria pungente gli arrivava fin dentro le ossa. Il freddo d'inverno era "finalmente" arrivato; Harry lo attendeva da così tanto tempo che ora che lo aveva ottenuto si malediceva in continuazione. Perché era nell'indole umana desiderare ciò che non si aveva, soprattutto riguardo le stagioni. Rimpiangeva quella grossa palla calda che faceva compagnia al cielo azzurro e a quelle grandi nuvole in quei giorni estivi; gli aveva passati tutti in compagnia di Niall tra pub, scampagnate e viaggi, era d'obbligo fare soprattutto questi ultimi dato che quella era stata l'estate dei suoi 18 anni (19 per l'amico). 

Aveva visto tanta gente, conosciuta altrettanta e avuto quelle brevi storie estive da un notte o una settimana nonostante fosse poco più di un ragazzino. Il suo carattere grazie a quelle esperienze era cambiato, così come il suo stile. Aveva abbandonato quei vestiti larghi e ne aveva addottati di stretti, però riguardavano solo i pantaloni e le sue lunghe gambe; sul carette c'era da dire che era molto migliorato, il piccolo ragazzino goffo era sbocciato, e nonostante non avesse perso quella sua indole di goffaggine, ormai era considerato da tutti irraggiungibile. Per il suo aspetto, ricci, occhi verdi e un sorriso smagliante e scuola veniva considerato un Dio, quello era il suo mondo, così come il leone e la sua savana. 

La cosa che lo caratterizzava era che fosse lo stesso di sempre...solo con qualcosa in più. 
Era gentile e ammaliatore, era adorabile e irresistibile, era goffo e dannatamente sexy. Era una tale contraddizione che neanche il famoso Petrarca poteva analizzare.


23:02

Non era stata una buona idea fermarsi quei due minuti in più per salutare la (non) zia Molly, che altro non era la proprietaria di un piccolo bar con tante lucine appese, perché l'anziana signora amava il natale e doveva sempre avere qualcosa che li ricordasse quell'aria natalizia.

Sarà stata la sua indole gentile, il suo dolce sorriso con quelle due fossette a cui tutti si scioglievano, ma Harry Styles era il classico ragazzo della porta accanto e come tale doveva compiere tutte le controverse di quel titolo.

La signora si era messa a raccontarli della storia d'amore che aveva avuto quando era una giovane donzella alle prese con il mondo. A quanto pare quel ragazzo era l'uomo della sua vita ma dato che era una persona dal nobile animo era andato in guerra e non aveva fatto più ritorno. Si era messa a dargli consigli sull'amore, che questo sarebbe arrivato quando meno se lo fosse aspettato e come tale doveva prenderlo e stringerlo talmente forte da non lascarselo sfuggire, per qualsiasi ragione. Perché capitava una sola volta nella vita, e lei ne era la dimostrazione perché ormai alla soglia dei 75 anni si ritrovava con un piccolo bar e una casa piena di gatti, non era esattamente la vita che tutti sognavano.


...


Per due minuti.

Due minuti.

Avrebbe potuto tagliare il discorso ma da bravo tonto il giovane Harry si era davvero interessato alla storia di Molly e per questo si era visto passare l'autobus a metà strada dalla fermata. Mancava davvero poco ma neanche con una corsa degna di un maratoneta era riuscito a prenderlo, perché? Semplice, la fermata era vuota e l'autista non aveva avuto la decenza di fermarsi.

Aveva un cappello peloso a forma di animale in testa che li copriva solo, appunto, la testa. Camminava avanti e indietro per evitare il più possibile di diventare un ghiacciolo umano, neanche sbattere i piedi per terra per non farsi intorpidire i muscoli aiutava. Sembrava che stesse facendo la marcia di un soldato.

Solo che lui si stava fottutamente gelando il culo.

Una risata arrivò alle sue orecchie. Ah come dimenticarlo, anche il telefono per sentirsi la musica lo aveva abbandonato.

—Scusami ma sei davvero buffo,— disse un ragazzo incappucciato che non aveva nemmeno visto arrivare —, teoricamente se pensi ad altro non dovresti congelare tanto.—

E la sua "marcia" si fermò. Si girò a guardarlo e vide che lo sconosciuto si trovava sotto l'ombra dell'albero la vicino; era un ragazzo minuto infagottato da un grosso giubbotto rosso. Li dava una strana sensazione ma non ci badò.

—Mi sto maledicendo internamente, non penso ad altro.— aveva titubato al risponderli, non era sicuro che parlare con una persona che non mostrava neanche il viso fosse una buona mossa.

—A chi lo dici...— fu solo un sussurro, ma in piena notte con quel silenzio tombale dove neanche una macchina passava a rovinare l'atmosfera, sentì ogni parola.

—Hey amico, non hai una bella cera— finalmente riuscì a vedere il suo viso, gli occhi erano gonfi e un po' arrossati, le sue labbra erano una linea sottile che tremava percettibilmente, i suoi capelli erano arruffati, forse per il cappuccio che aveva ora abbassato o forse perché delle mani c'erano finite dentro troppe volte.

—Finita la radiografia?— il tono non fu per niente infastidito, semplicemente stanco, infatti accompagnò la domanda con un sospiro.

—S-scusa..— balbettò, si sentiva mortificato.

Fu in quel momento alle 23:12 che i loro occhi si incontrarono.

Era buio, la luce era soffusa ma Harry riuscì perfettamente a vedere quegli occhi chiari coperti da un velo di lucidità, brillavano nella notte.

—Da quanto stai qui in fermata?— cercò di smorzare la tensione nell'aria, l'aveva sicuramente percepita anche qualche scoiattolo sopra l'albero.

—Mezz'ora. L'autobus mi è passato davanti e neanche correre e sputare un polmone ha fatto fermare quel dannato autista.— mormorò.

—Io sono arrivato all’incirca dieci minuti fa, e solo ora mi hai notato,— fece un sorrisetto —divertente come la gente ignori chi li sta attorno.—

Harry era sempre stato un buon osservatore e lo sorprese il fatto che avesse fallito un colpo.

Fin da piccolo i suoi grandi occhi verdi vagavano da una parte all'altra per il semplice fatto che era davvero curioso, curioso di sapere tutto e subito. E da bambino non poteva avercele tutte quelle risposte, la madre Anne gli rispondeva sempre con "Tutto al suo tempo" e lui doveva solo sbuffare e alzare gli occhi, e da bambino insoddisfatto se ne andava via con il muso. Ora all'età di diciotto anni provava di nuovo quell'inferibile curiosità, quel ragazzo aveva premuto quel tasto con così tanta intensità che ora quel suo lato era più che mai esposto.

—Non è che ti abbia proprio ignorato, semplicemente stavo cercando di riuscire a sopravvivere a questo freddo assurdo— disse con un tono molto pacato, cercava di evitare di scavarsi la fossa da solo.

—Tranquillo, non è la fine del mondo. Ci sono altri problemi più importanti che sono degni di una discussione...—

—Ad esempio?— la domanda arrivò velocemente. Era dannatamente curioso.

—Ad esempio mandare a fanculo la propria stabilità dopo quattro anni.— e in quella frase c'era rabbia, tristezza e un pizzico di rimorso.

—Stai bene?— il ragazzo dai capelli scompigliati stava tremando e aveva la testa chinata ma poteva scommettere ciò che voleva che qualche lacrima stesse scendendo.

—No. No, perché potevo stare a casa. Nella mia casa. Che non è qui in questo dannato paese. Ma sai un giorno ti svegli e decidi di mettere tutto in discussione, vuoi fuggire dalla stabilità dei tuoi genitori per gettarti a braccia aperte in un'altra che ti si presenta con una bellezza smisurata e tanto di abiti firmati, inevitabilmente ha un conto bancario più che decente e ha scelto te, questa "stabilità", ha scelto te all'età di solo di 17 anni. E tu ti senti dannatamente bene. Ma a quanto pare le illusioni durano il tempo di un secondo, perché quando realizzi di aver tutto sbagliato passa solo un secondo...— le lacrime scendevano sul suo viso, e i singhiozzi avevano coperto il suo sfogo, ma era stato lo stesso chiaro ed Harry poteva sentire il suo cuore spezzato anche da quella distanza, che aveva voluto a tutti i costi tagliare. Si avvicinò al ragazzo di cui ancora non sapeva il nome e lo abbracciò.

Era sempre stato dell'idea che un abbraccio poteva consolare più di mille parole.

—Forse ho sbagliato...— continuò a parlare, ormai i singhiozzi erano diminuiti. —Non avrei dovuto. Non avrei proprio dovuto. Non avrei dovuti farlo. Non a- — Harry lo strinse talmente forte che le sue parole si fermarono. Il riccio ci stava male nel vedere la gente che soffriva così tanto.

—Sai, stiamo in una fermata, dell'autobus e nemmeno so il tuo nome ma non credo che tu abbia sbagliato. Non conosco la storia ma se lo hai fatto c'è un motivo, e va bene, tutto si può risolvere—

E come farci sfuggire quel suo tratto, Harry era bravo con le parole, talmente bravo che avrebbe voluto studiare letteratura e magari diventare un professore da grande.

—Grazie...—

Ormai si era calmato e l'abbraccio si era sciolto.


23:21

—Louis.—

—Scusa?—

—Mi chiamo Louis.—

—Harry. Il mio nome è Harry.—

Quest'ultimo non lo aveva mai intravisto nella sua Holmes Chapel. Era un paesino piccolo e li sembrava strano. Ma poteva intuire benissimo che quel ragazzo non fosse di li, aveva un accento dello Yorkshire (si probabilmente era di quelle parti).


23:23

—Make a wish.— sussurrò Louis.

—Fa che arrivi quel dannato autobus.— disse il riccio con una piccola risata, voleva arrivare a casa e dormire, era sveglio da più di 24 ore, colpa di Niall.

Il liscio invece preferì chiudere gli occhi ed esprimere il suo desiderio secondo la tradizione. Harry lo osservò, era davvero bello.


23:29

Finalmente l'autobus arrivò.

Entrambi i loro corpi sentirono il cambio di temperatura, era come se fossero entrati dentro una spa.


23:37

Quella carretta stava per spiccare il volo tra quelle strade deserte. Ed era fottutamente strano ma, non voleva lasciare Louis, non si erano rivolti più parola ma non voleva salutarlo, sicuramente non lo avrebbe più rivisto.

Lo guardò di sottecchi, aveva lo sguardo rivolto verso il finestrino e sicuramente era immerso nei suoi pensieri, pensieri che voleva sentire magari davanti a una tazza di thè (Gli piaceva il thè?). Ma il giovane Harry sapeva che non sarebbe mai successo, mancava poco alla sua fermata e sarebbe tornato a casa e tutto quello che era successo al di fuori della sua villetta sarebbe stato solo un ricordo.

Intuiva che sicuramente Louis sarebbe sceso al capolinea, da li partivano tutti i pullman che portavano in varie cittadine o la grande Londra. 
C'erano una ventina di possibilità per scoprire dove fosse diretto, se non si consideravano gli scali


23:46

Ed eccola la via di casa sua, il quartiere dove era cresciuto, dove era vissuto. 

Tutte le case erano praticamente identiche ma la madre di Harry si era sempre impegnata per distinguersi ed era inevitabile che non avesse messo tutta se stessa per il loro giardino, solo che aveva esagerato con i nani, erano davvero inquietanti al buio

—Io devo scendere—

—Bella zona—

—Grazie...— l'autobus si fermò e le porte si aprirono, si era premurato di suonare il pulsante per prenotare la fermata. —Ciao Louis— lo salutò scendendo i due gradini che lo separavano dal terreno.

—Addio Harry...Grazie a te.— fu poco più di un sussurro ma al riccio bastò sentire il suo sguardo addosso per far spuntare quel sorriso con cui entrò a casa.


...

23:54

Inutile dire che sua madre li fece una sfuriata, era prevedibile, lo sapeva. 

Ma per la prima volta nonostante la parlantina a raffica della donna si sentiva in pace, perché per quei due minuti si, aveva perso l'autobus, si, era tornato tardi, ma aveva conosciuto Louis e si sentiva fiero di se stesso per averlo aiutato e felice di averlo incontrato.

Ovviamente quella scena era stata più volte ricordata da Harry durante le settimane a venire, ma piano piano gli impegni lo soffocarono e lui andò avanti con la sua vita.

Come previsto da Louis tra i suoi pensieri: era diventato solo un ricordo.




5 anni dopo


Harry Styles era riuscito ad uscire con il massimo dei voti dell'università di Londra, aveva finalmente la licenza di professore di letteratura e storia.
La sua famiglia era così orgogliosa di lui e dei suoi ottimi risultati. 

Il suo amico irlandese organizzò una festa, perché nonostante con gli anni sarebbe dovuto maturare almeno un minimo, non rinunciava mai a queste. E per Niall festeggiare una cosa del genere era più che lecito, nonostante le continue lamentele di Harry.

—Non lamentarti di nuovo o ti giuro che farò un video di un ora con tutte le foto e mini clip delle tue figure di merda.— lo fulminò Niall —E tu sai che ho tanto materiale, come quella volta che sei caduto all'indietr- —

Harry gli tappò la bocca. Naturalmente si ricordava di quell'episodio, ed era più che disposto a dimenticare. Per questo decise di smetterla di tirare per le lunghe la proposta, ormai erano settimane che sviava l'argomento.

—Va bene. Ma non creare il panico, sai che domani mattina devo partire per Doncaster e non vorrei presentarmi il mio primo giorno da professore con un post-sbornia allucinante.—

Ebbene si, tra due giorni avrebbe insegnato nel liceo della cittadina di Doncaster, piccolo paesino grande complessivamente come lo era il suo, all'incirca. 
Avrebbe solo fatto da supplente per un periodo limitato a una professoressa di ruolo che aveva preso dei giorni per maternità. Non era molto, ma era più di quanto avesse mai sperato, era fresco di laurea e già aveva trovato un (mezzo) impiego.

—Affare fatto!— squittì il suo migliore amico.


...


Un disastro

Ecco come era ridotto. 

Niall non gli aveva dato retta. Ed era dannatamente prevedibile la cosa che si stupì Harry stesso per non aver preso delle precauzioni, come ad esempio delle pasticche per il mal di testa che lo stava tartassando.

Voleva morire.

La cosa positiva è che il suo amico si era offerto di guidare fino alla cittadina. Da bravo irlandese reggeva molto bene l'alcool.


...


Una volta arrivati era ormai pomeriggio e stavano morendo di fame, cosi Harry e 
Niall decisero di "pranzare" a una pizzeria li vicino.

Si era preso un piccolo appartamento vicino alla zona della scuola. E “piccolo” era davvero una parola troppo grande per descriverlo, ma ad Harry fregava meno di zero.


...


Louis stava arrivando ai trenta, aveva superato i venticinque ed era dannatamente frustrante per lui sapere che non aveva concluso ancora niente in tutta la sua vita

Una relazione finita male era davvero stata capace di modificare la sua (all'ora già) patetica vita. 

Ci si metteva pure il suo migliore amico, Zayn. Più gli diceva in continuazione che tutto era successo per una ragione e che prima o poi avrebbe avuto il suo riscatto, più pensava che avesse bisogno di diminuire la dose di canne e magari di una bella lezione di vita cosi da smettesse di credere in tutte quelle cazzate. Facile per lui parlare quando si ritrovava con un negozio di tatuaggi che andava alla grande e un fidanzato con cui aveva una relazione stabile dal liceo, non aveva niente contro Liam, ma non poteva accettare consigli da uno che aveva una vita relativamente perfetta.

"Il mondo gira" questa dannata frase filosofica barra Tumblr era stata la tortura della sua vita da ben cinque anni, colpa di quel coglione di Malik.
In cinque anni il mondo di Louis Tomlinson si era fermato. Rinchiuso nella sua città Natale a fare un lavoro mediocre, un dannato cameriere di una dannata pizzeria. Cosa poteva andare peggio?
Ah, era sempre pieno di dannati clienti.

Quella mattina di domenica si era svegliato con la luna storta, non era di certo una novità, soprattutto per la sua gatta Darcy. Era sicuro che sarebbe finito vecchio e ringrinzito con solo lei accanto per questo la trattava come una principessa, era così viziata quanto stronza. D'altronde lui non era da meno.

L'apatia di Louis era cresciuta a dismisura negli ultimi anni e solo con certe persone abbassava di poco quel muro che si era costruito.
Strusciò i piedi dalla camera al bagno, dal bagno alla cucina, dalla cucina alla porta d'ingresso così fino alla sua macchina.

Ma l'universo gli aveva riservato un altro dei suoi bellissimi regali. Quella carretta che aveva il coraggio di chiamare "macchina" lo aveva abbandonato.

Ed era in ritardo.

Con degli sbuffi che si alternavano ogni due secondi, prese l'autobus.

Arrivò con 40 minuti di ritardo e il suo turno gli fu allungato fino alle 17.

Ingiustizia. Louis doveva avere solo il turno di mattina quel giorno.


16:19

Si trovava appoggiato allo sgabello dietro la cassa, il suo collega Josh lo aveva lasciato per andare a fumarsi una sigaretta, come se il liscio non ne avesse avuto bisogno. Lui voleva assolutamente fumare. 

Ma qualcuno doveva rimanere dentro

"Che merda." Louis ripeteva questo in continuazione.

Di solito a quell'ora non c'era nessuno, la folla di gente doveva arrivare dopo le 16:30 quando le elementari uscivano e i bambini chiedevano ai genitori un pezzo di pizza.

Ma non successe così.

Due ragazzi entrarono, uno era biondo (sicuramente tinto) e l'altro era uno spilungone che spiccava come una girasole in un campo di margherite. Aveva dei ricci un po' troppo allisciati per via della lunghezza che portava, ma l’attenzione era rivolta a quel cappello marrone che indossava come accessorio.

Si sedettero e Louis si munì subito del taccuino e una penna. Si avvicinò a loro.

—Cosa vi posso portare?— la sua voce suonò piatta.

—Due supplì, due birre e quattro pizze, due margherite, una diavola e l'altra con i peperoni.— disse a raffica il ragazzo biondo con una voce fin troppo allegra che urtava il liscio in una maniera incredibile.

—Niall!— fu l'altro ragazzo a parlare, la sua invece di voce aveva un suono molto più basso nonostante stesse rimproverando l'amico.

—Cosa? Te adori la margherita!—

Lo spilungone sbuffò per poi dire —Lascia stare.— si girò verso Louis che stava fissando attentamente la scena —U-Una sola birra, il resto è o-okay— balbettò quando lo guardò. Provò una sensazione strana nel guardarlo. Gli sembrava famigliare quella persona ma non si spiegava il perché. O forse era tutta colpa della bellezza che aveva quel ragazzo con la frangia.

Louis annotò tutto e non bado alla reazione dello sconosciuto, non gli importava.

Niall osservò tutta la scena con sguardo sospetto ma non volle commentare. D'altronde non era la prima volta che il suo amico diventava impacciato davanti ad un ragazzo carino.

Le pizze con supplì e birre arrivarono dopo poco tempo, quando ormai il locale fu assalito da bambini.

Harry osservò il cameriere, su come servisse con un sorriso dolce tutti quelle pesti che non facevano altro che baccano.

La realtà era che Louis in quel momento imprecava mentalmente, ma non contro i bambini, non lo avrebbe mai fatto, li amava. Lo fece contro Josh che se ne era approfittato e lo aveva lasciato li solo a gestire tutto.


16:48

Quando Josh tornò Louis gli butto in faccia il grembiule che metteva quando lavorava.

—É tutto tuo il locale. Divertiti e no, non me ne frega niente che non sono ancora le 17. Fottiti. A domani.—
Con questo uscì sotto uno sguardo smeraldino a seguirlo.


...

19:21

Niall ormai era andato via

Harry si ritrovò sul suo letto piegato in due per il forte mal di pancia che gli era venuto.

Non aveva svuotato neanche la valigia, ma si decise a uscire a cercare una farmacia per comprare qualcosa, non poteva far andare storto il suo primo giorno.

Non prese la macchina, non poteva stare piegato in due davanti al volante e sperare di non rischiare un incidente.

Chiese a dei vecchietti dove fosse la farmacia più vicina e loro gliela indicarono, per fortuna non era tanto lontano.


19:36

Pelo pelo

Stavano per chiudere ma era riuscito a comprare vari farmaci, sia per il dolore che aveva che per quelli futuri.


19:42

Decise di andare in fermata, la camminata non era stata tanta, ma erano state pur sempre due fermate dove si sentiva da rimettere per ogni metro che faceva.

Si sedette e cercò di pensare ad altro. La lezione che avrebbe spiegato ai suoi alunni domani fu la scelta giusta.

Ripassò mentalmente i vari temi con tanto di piccoli approfondimenti. Non voleva annoiare la sua classe, era dell'idea che aggiungere qualche informazione anche al di fuori del contesto non era male, cosi da avere più a lungo l'attenzione degli alunni.

—Hey, non hai una bella cera.— disse una voce squillante alla quale lui alzò subito la testa.

Era il cameriere della pizzeria.

—Ho un dolore assurdo alla pancia e sto cercando di pensare ad altro per evitare di pensare al dolore—

Una risata precedette la risposta del ragazzo, lo aveva riconosciuto. —Quella pizzeria fa schifo, non so come faccia ancora a stare in piedi, forse per stupidi come te e il tuo amico che entrate.—

—E i bambini,— disse Harry stringendo le mani dopo una dolorosa fitta —loro sono la vostra clientela maggiore.— concluse con un sorrisetto.

Tomlinson guardò ogni suo gesto. —Sai, teoricamente se pensi ad altro non dovresti soffrire tanto.—

E fu li che Harry rivisse una scena, era molto sfocata ma ricordò qualche frammento.

Era tutto così dannatamente famigliare.

Dalla sera ormai scesa al ragazzo che li stava davanti in piedi a rassicurarlo.

C'era qualcosa di invertito ma era tutto uguale.

—Harry.—

—Cosa?—

—Sono Harry.—

—Louis.— rispose senza pensarci.

Ma anche quest’ultimo quando lo guardò negli occhi venne inondato da immagini, alcune più nitide, altre più sfocate.

C'era un ragazzino e c'era lui in acrime. C'era una fermata ed era notte. E ci fu un abbraccio.

Restarono qualche secondo ad osservarsi. I loro occhi non potevano evitare di scavarsi all’interno.

Non sapevano che forse il mondo girava sul serio; o che finalmente era stato completato quel grande puzzle.

Provavano una sensazione strana e le sopracciglia aggrottate ne erano la conferma.

Si sentivano come in un déjà-vu.

Ed a Harry tornò in mente una frase che aveva letto tempo fa in uno dei suoi tanti libri.

"I déjà-vu sono il modo che ha il destino per dirti che sei esattamente dove sei."



***

 

E’ uscita.

Nata da un esperienza personale, stavo gelando in fermata e l’autobus non arrivava quindi, come al solito, ho pensato ad una trama ed è uscito qualcosa (finalmente).

Ho tante trame tra gli appunti del telefono ma non so, non ho mai il tempo oppure non ne sono convinta.

Questa è uscita di getto, perciò eccola! Spero che vi sia piaciuta. x

A presto!

-Kathe.


 
  
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