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Autore: itachiforever    23/11/2015    2 recensioni
Dal capitolo 1
“Sono già passati mesi dal mio arrivo, ma ricordo ogni singola cosa sia successa da quel giorno come se fosse passato solo qualche minuto. Non so ancora come andrà a finire questa storia. Ho deciso di scrivere tutto dal principio, non si sa mai dovessi fare una brutta fine…magari qualcuno troverà questo libro e cercherà di portare avanti la mia causa. Mi chiamo Sasha, ho 17 anni e questa è la storia di come sono arrivata qui, a Minecraft, e di come sono diventata “Colei che porterà l’ordine”.”
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 4


Mi svegliai con il sorgere del sole. Rimasi sotto la coperta di lana per qualche minuto, pensando a cosa avrei potuto fare.
Il mio obiettivo in quel momento era trovare un villaggio o comunque almeno una persona. Questo significava andare in giro anche la notte, e chissà per quanto tempo.
Restare a letto non mi sarebbe servito, così uscii da quel buchetto in legno che mi ero creata e illuminai la zona con qualche torcia. Raccolsi un po’ di funghi che crescevano lì intorno e preparai delle zuppette niente male che mi avrebbero fatto da pranzo e cena per un bel pezzo.
Mi era venuta l’idea di abbattere qualche albero per avere più visibilità sul posto. Volevo anche fare dei pali in legno per poter segnare il percorso che avrei fatto nella mia esplorazione, in modo da non perdermi. Peccato che per quanto mi sforzassi non riuscissi a ricordare come si facevano le staccionate sul banco da lavoro.
Dopo vari tentativi a vuoto decisi che avrei usato semplicemente i pezzi di tronco o le assi, ma avrei aspettato qualche giorno per riposarmi prima di partire. Non che in effetti mi sia riposata poi tanto…
Mi arrampicai, quello stesso giorno, sulla montagna ai piedi della quale avevo dormito, senza neanche accorgermene. Trovai del carbone in bella vista e quindi iniziai a picconare come un minatore esperto. Qualunque cosa trovassi poteva essermi utile dopotutto.
Scesi di nuovo al rifugio e, ascia in mano, buttai giù un bel po’ di alberi, fino al tramonto.
Prima che qualche mob saltasse fuori mi chiusi in quella sorta di bunker che mi ero fatta, mangiai un’altra zuppa di funghi e poi andai a dormire.
La mattina dopo tornai in cima alla montagna e, guardandomi attorno, vidi solo foresta e altre montagne. Poi scorsi l’apertura di una caverna  in una piccola valle e decisi di andarci, scoprendo che era solo un passaggio per un canyon sotterraneo che nascondeva solo altro ferro e carbone. Probabilmente c’era anche altro, ma non mi sentivo pronta per mettermi ad esplorare attentamente le caverne e scavare per chissà quanto sperando di riuscire a trovare del diamante o almeno dell’oro.
Così, dopo aver passato un altro giorno in solitudine, piantando tutti gli alberelli che avevo raccolto, tornai a casa, aspettando un nuovo giorno.
Mi svegliai di nuovo all’alba e andai all’esplorazione della zona, trovando un fiume e costeggiandolo verso sinistra.
Camminai per mezza giornata, trovando una pianura, attraversata dal fiume, con una mandria di cavalli che pascolavano tranquilli. Era evidentemente una valle, dato che era circondata da montagne e non era molto vasta. Scorsi un bagliore e sperai si trattasse di un villaggio, ma erano solo degli alberi che andavano a fuoco a causa di una cascata di lava.
Tornai sui miei passi, sconsolata e affamata, e come se non bastasse si era fatto buio e un paio di zombie avevano pensato di uscire a farsi uno spuntino.
Riuscii comunque ad arrivare a casa tutta intera, grazie all’armatura di ferro che respingeva le frecce degli scheletri. “Certo che hanno una mira perfetta” mi ritrovai a pensare.
Mi presi tre giorni per decidere cosa fare e rilassarmi. “Resto qui o continuo a cercare aiuto?”. Conclusi che la scelta migliore era la seconda, anche perché stavo per finire le scorte di cibo e le mucche che pascolavano nei dintorni sembravano sparite nel nulla.
Il tredicesimo giorno dal mio arrivo feci di nuovo i bagagli e partii, costeggiando il fiume che avevo trovato, questa volta verso destra.
Camminai senza incontrare difficoltà finchè non fece buio. Mi ritrovai in una palude, con tre slime grandi quasi quanto me che mi bloccavano la strada. Quando giocavo a Minecraft non mi era mai capitato di incontrarli quindi era la prima volta che li vedevo. Presi la spada di pietra che avevo fatto la mattina, prima di partire, e appena quelli mi attaccarono iniziai a tirare fendenti. I due divennero quattro e poi otto. Riuscii ad eliminarli tutti e a guadagnarci anche delle slimeball. Uccisi anche qualche ragno durante il percorso, ma cercai di evitare tutti gli altri mob. Verso l’alba vidi qualcosa in mezzo all’acqua e mi avvicinai per vedere meglio oltre la nebbiolina che si era creata con i primi raggi del sole. Era una palafitta, forse di una strega, che si ergeva nel bel mezzo del laghetto e dietro questa, non troppo lontano, ce n’era un’altra.
Pregando che non ci fossero streghe, mi tuffai in acqua e nuotai fino alla prima, entrandovi grazie ad un blocco di legno che posizionai sotto la porta.
Era anche più piccola del rifugio che mi ero costruita e dentro c’erano solo un banco da lavoro, un calderone e un vaso vuoto sulla piccola finestra quadrata. Presi il calderone e il vaso e andai all’altra palafitta, vedendo che era identica alla prima sia per aspetto che per contenuto.
Andai sulla sponda opposta del lago, rispetto a quella dalla quale ero arrivata e mi inoltrai nella foresta, che questa volta ospitava anche dei funghi giganteschi.
Passai dentro quella maledetta foresta tre lunghi giorni, senza dormire e mangiando solo zuppa di funghi. Le chiome degli alberi erano così fitte che i raggi del sole non riuscivano a passare e i punti illuminati erano piccoli e rari. I mob quindi erano ovunque anche di giorno e questo di certo non mi aiutava. Ogni tanto vedevo qualche pollo che avrei potuto catturare, ma i mob erano troppi e non potevo mettermi ad inseguirli, dato che appena mi vedevano scappavano da tutte le parti.
Come se non bastasse i picconi e le asce si erano rotti e avevo finito il cibo, oltre appunto i funghi.
Una notte c’erano così tanti mob che dovetti correre senza fermarmi per un bel pezzo. Mi fermai solo perché la foresta si era improvvisamente interrotta, per lasciare spazio alla pianura. Peccato che io non me ne fossi accorta in tempo e caddi in un fosso nel terreno, facendomi male ad una gamba.
Non ebbi il tempo di controllare i danni che un ragno mi fu addosso. Lo spinsi via con tutte le forze che mi rimanevano, mi arrampicai fuori dal buco e ricominciai a correre zoppicando.
Guardando davanti a me vidi un fiume e sull’altra sponda il bagliore di un laghetto di lava, oltre ai numerosi mob. Stavo decidendo da che parte andare quando, per chissà quale colpo di fortuna, vidi un altro bagliore dietro quello della lava. Mi concessi il lusso di qualche secondo per guardare meglio.
“Un villaggio!” Credo che lo urlai, appena realizzai che era molto vicino. Subito dopo un altro urlo, di dolore stavolta, uscì dalle mie labbra, a causa di una freccia che era riuscita a perforare l’armatura che ormai stava cedendo, colpendomi la spalla. Mi girai giusto in tempo per beccarmi una seconda freccia, sul petto stavolta. Scivolai all’indietro, sbattendo la testa e ritrovandomi poi in acqua.
Stordita e con la vista appannata mi sforzai di nuotare fino alla riva opposta, arrampicandomi sull’argine e continuando, per quanto mi risultasse faticoso e doloroso, a correre verso quella che ormai era la mia ultima speranza.
Scansai tutti i mob che avevo davanti, cercando di stargli il più lontano possibile. Feci esplodere un creeper, evitando per un pelo di essere sbalzata in aria, e per poco non andai a sbattere contro un enderman. Ero ormai vicinissima al villaggio.
Oltrepassai un cartello senza leggerlo, tirando fuori la spada di diamante, che mi aveva condotto in questo strano mondo, e scagliandomi contro due zombie che battevano alla porta di una casa, uccidendoli.
Entrai ed ebbi appena il tempo di guardare i volti stupefatti di due villager, prima di cadere a terra svenuta.
 
  
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