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Autore: ale_lu_maguire    24/11/2015    1 recensioni
Se Regina si fosse resa conto giusto in tempo, che quella era la strada sbagliata? che la strada verso l'odio e la vendetta era completamente sbagliata? forse l'arrivo si un bambino molto curioso le avrebbe fatto cambiare idea, o forse le avrebbe fatto capire quanto la vita sia bella quando condividi con qualcuno qualcosa di bello, quando condividi con essi ogni singolo istante della tua vita...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry (Padre), Regina Mills, Robin Hood, Roland, Zelena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I: I was afraid...
 
“Dalle più alte stelle,
discende uno splendore
chiamato amore”
-Bacio perugina n°113
 
 
Pensava ancora a quel giorno, il giorno in cui una fata combina guai ma che voleva aiutarla, si presentò salvandole la vita. Pensava a quell'uomo con il leone tatuato sul polso, ma doveva dimenticarlo, lo aveva rifiutato e adesso per non pensarci doveva semplicemente darsi da fare, crearsi un passatempo, come ad esempio distruggere Biancaneve. Era semplicemente seduta su quella sedia davanti alla sua specchiera, che si guardava e riguardava per capire cosa diamine non andasse in lei.
-Dammi una ragione per la quale non dovrei distruggere questo reame!- disse la mora con i capelli raccolti in un tuppo lasciando cadere solo un ciuffo alla sua destra.
-Vostra maestá cosa vi turba?- chiese un anziano signore vestito di nero.
-Ho detto di darmi una ragione, un maledetto motivo per la quale non dovrei distruggere questo reame!- disse nuovamente la donna muovendo le dita della mano sulla specchiera, e quel piccolo rumore delle sue unghie che ticchettavano era capace di far innervosire anche se stessa.
-Non saprei come rispondervi vostra maestá. Ma ditemi, a cosa state pensando?- disse pochi secondi dopo l’uomo avvicinandosi a lei per poi darle un bicchiere d’acqua.
-Padre, vi ricordate quella volta che venne a teovarmi una fata?- chiese la donna voltandosi verso di lui per poi smettere di muovere le dita.
-Sí, mi avete accennato che era venuta una certa, Trilli. Non rammento cosa volesse da voi- rispose Henry guardandola negli occhi, cosa che non faceva da tanto tempo.
-Voleva aiutarmi, voleva semplicemente aiutarmi- rispose la Regina Cattiva con un tono alquanto dispiaciuto, come se le dispiacesse di non averla ascoltata.
-Aiutarvi? In cosa?- chiese l’uomo stranito dalla risposta.
-A trovare il vero amore. A trovare la mia anima gemella- rispose Regina abbassando la voce, come se ogni sentimento, come se ogni emozione volesse saltar fuori.
-Era un uomo con un leone tatuato sul braccio, sogno tutte le notti la stessa scena, la stessa maledettissima scena padre!- esclamò lei dopo aver afferrato il bicchiere.
-Sfogatevi- aggiunse semplicemente l’uomo.
-Una taverna, giú al villaggio, una luce o meglio una scia verde che illumina un’uomo seduto di spalle e che con la mano destra solleva un bicchiere di birra mostrando un tatuaggio nero sul polso. Trilli lo chiamava l’uomo con il leone tatuato sul polso. La ragazza mi disse di entrare dopo essersene andata- spiegò lei continuando ad osservarsi allo specchio.
-Lo avete fatto?- chiese il padre appoggiando una mano sulla spalla della figlia.
-Credi che se lo avessi fatto fossi qui? Avevo paura- rispose semplicemente ma con un tono alquanto strano, un misto tra collera e rimorso.
-Paura? Di cosa, se posso chiedere- chiese lui timoroso per la risposta o per la reazione della donna che aveva davanti, ovvero sua figlia.
-Paura di soffrire di nuovo, di perdere di nuovo qualcuno che amo. Ho perso Daniel, volevo solo evitare a lui una morte a causa mia- rispose alla domanda, ricordando l’amore che perse molti anni prima, il suo primo amore, il suo Daniel.
-Capisco, ma potevate pur sempre rischiare- forse Henry aveva ragione, o forse no, voleva solo cercare di aiutare sua figlia ma non trovava le parole giuste per dirle che aveva sbagliato.
-Rischiare? Rischiare di perdere un altro amore, un’altra anima gemella? No mai- rispose lei alzandosi per poi lasciare quel bicchiere nelle mani di suo padre e uscire dalla stanza definitivamente. Voleva riparare al suo errore, ma qualcosa le impediva di farlo, aveva semplicemente paura, una paura che le distruggeva il suo cuore e lo indirizzava verso la distrazione, verso l’uccisione di Biancaneve. In fondo, Regina dentro di se sentiva un rimorso, un tremendo rimorso per non essere entrata in quella taverna parecchi anni prima, forse adesso sarebbe li con lui, forse sarebbero seduti davanti al camino stretti in una coperta ad osservare i propri figli giocare. Dopotutto era questo quello che voleva davvero, voleva una famiglia, una semplice famiglia che l’amava per quello che era, ovvero una donna, una semplice donna non molto debole all’apparenza ma molto fragile all’interno e sarebbe bastato un piccolo dolore per distruggerla come un vaso di porcellana che cadeva sul pavimento per poi finire in mille pezzi.
-Chi diamine è quel bambino dentro le mie terre!- esclamò la donna notando un bambino di piu o meno quattro anni, per poi svanire in una nuvola di fumo viola e apparire da lui.
-S-signora voi, voi sapetw dove mi troov?- chiese il bambino con le lacrime agli occhi.
-Sei nel mio castello moccioso- rispose lei spudoratamente.
-Credo di essermi perso- sussurró il piccolo impaurito.
-Beh non sono affari miei- aggiunse la Regina voltando le spalle al bambino che non disse piu nulla. Qualcosa, o per meglio il suo piccolo lato materno la fece voltare verso il bambino e osservarlo per qualche istante.
-Ti va di entrare?- chiese la donna tendendo la mano al bambino che si limitò ad annuire.
-Ehi scusa se ti ho messo paura, non era mia intenziona- aggiunse lei stringendo la manina del bambino.
-Non sei cattiva- Disse il bimbo stringendole la mano, era il primo che le diceva una cosa del genere e lei non fece altro che sorridere a quelle tre parole.
-Vieni dentro ti do dei vestiti puliti e una cioccolata calda- aggiunse sorridendo mentre apriva la porta per entrare all’interno del castello.
-Tieni la tua cioccolata ometto- disse facendo apparire una tazza di cioccolata calda per poi schioccare le dita e far cambisre di abito il bambino.
-Adesso sei un principino. Ma dimmi se vuoi posso aiutarti a trovare il tuo papá- si offrí la Regina sedendosi vicino al bimbo.
-Grazie, come vi chiamo?- chiese il bimbo.
-Beh puoi chiamarmi Regina- rispose la donna sorridendo per poi scompigliargli i capelli.
-Dai finisci la cioccolata ti porto a nanna, domani cerchiamo il tuo papá- aggiunse lei rimanendo a fissare il bambino, era cosi tenero, sentiva che si stava affezionando, e lei sapeva che a chiunque si fosse affezionata non avrebbe vissuto molto a lungo.
 
 
[x]
 
Era in ginocchio e osservava il piccolo mantello del figlioletto Roland, era arrabbiato, in collera, boleva scoccare freccie a chiuque ma si stava controllando brillantemente.
-Little Johnn dammi un motivo per il quale non dovrei ucciderti!- disse infuriato.
-Mi sono distratto lo so, scusa ma era dietro di me è sparito cosi e non me ne sono accorto!- cercava di giustificarsi Little Johnn.
-Non dire nulla! Adesso raduni tutti e ti dai da fare per ritrovare mio figlio perche se gli succede qualcosa ti uccido con queste mani! Ricorda è un bambino! Adesso chissá dove diamine può essere!- esclamò l’uomo mentre si rialzava per poi raccogliere il piccolo mantellino del figlio.
-Datti da fare- disse Robin passando vicino a lui spingendolo con la spalla.
-Ti troveremo Roland- sussurrò l’uomo stringendo quel piccolo mantello fra i propri pugni chiuso.
-Robin sono tutti pronti per le ricerche- disse Little Johnn avvivinandosi a lui.
-Allora avvia le ricerche adesso!- disse lui alzandosi le maniche per poi iniziare a creare altre freccie per il proprio arco.
-Avanti ragazzi! Andiamo!- esclamò little Johnn allontanandosi con l’allegra brigata.
-Bene- sussurrò Robin non appena li vide allontanarsi tutti verso i boschi.
-Cercherò solo mio figlio- aggiunse poco dopo preparando una sacca con delle provviste, per poi impugnare il proprio arco e le freccie e avviarsi in solitudine verso il piccolo villaggio dal lato opposto dei boschi.
Camminava da piu di tre ore e sinceramente era stanco, ma non sapeva dove fosse finito Roland e non si sarebbe dato pace finchè non lo avesse trovato.
-Cosa vi servo?- chiese una donna con i capelli lunghi e ricci.
-Una birra- rispose Robin sedendosi sullo sgabello di legno, quella taverna gli sembrava molto famigliare come se gia vi ci fosse stato tempo prima.
-Robin Hood!- disse la donna portandogli la birra.
-Ci conosciamo?- chiese lui sorpreso.
-Sono Zelena non ricordi? Sei sempre venuto qui, anzi venivi qualche anno fa, poi da quando hai messo su famiglia non ti abbiamo visto piu- spiegò la donna sedendosi di fornte all’uomo.
-Oh Zelena! Ehm mi serve un favore- chiese l’uomo ancora un po confuso dalle parole della donna.
-Dimmi tutto- rispose lei.
-Uno dei miei uomini, ovvero little Johnn doveva tenere d’occhio Roland, ma è svanito nel nulla- disse il ladro con aria preoccupata.
-Chi little Johnn o Roland?- chiese la donna.
-Roland. Mio figlio è sparito e non so dove è finito, hai per caso visto qualcuno che se lo portava dietro?- chiese.
-No ma ho sentito dire che poche ore fa hanno avvistato la Regina Cattiva con un bambino- rispose lei fissando gli occhi azzurri dell’uomo.
-E dove li hanno visti?- chiese Robin impugnando l’arco.
-Nei giardini reali, a quanto ho capito dalle voci che circolano, la Regina era nel giardino con un bambino dai capelli ricci e scuri, ma poi lo ha portato dentro. Tutti credono che la Regina lo abbia rapito- spiegò la donna.
-Beh cosa ci si può aspettare da una donna del genere, senza cuore e piena di odio- Robin era piu che certo che quel bambino che secondo tutti, la donna teneva prigioniero era suo figlio, e beh avrebbe fatto di tutto pur di riaverlo.
-Dammi una mano a riprendermi mio figlio- disse lui calcando un pugno sul tavolo.
-Beh con la mia magia e il tuo arco, riusciremo a riprenderci tuo figlio. Ma, cosa ci guadagno?- chiese lei con sguardo furbo.
-La testa della Regina. So quanto odio porti verso di lei- disse lui con mezzo sorriso compiaciuto.
-Abbiamo un patto- la donna strinse la mano del fuorilegge, ma nessuno al di fuori di lei sapeva vosa voleva realmente fare con quella donna che portava il nome di Regina Cattiva.
 
 
[x]
 
Era buffo cone un semplice bambino riuscisse a cambiare radicalmente il carattere di una persona, Regina era li ferma che guardava il bambino giocare con la panna che si trovava sulla cioccolata calda. Aveva un semplice sorrisetto materno dipinto sul volto quando vide il bambino sporcarsi le labbra di panna, in silenzio si avvicinò a lui e con un semplice fazzoletto bianco pulí quelle sottili labbra da bambino innocente.
-Grazie- disse il piccolo mostrando i suoi bei dentini bianchi che fecero ridere persino la cameriera.
-Ma lo sai che sei un bel bambino?- disse la donna toccandogli il naso accennando ancora di piu il proprio sorriso.
-E tu sei una bella signora- rispose il piccolo.
-Prima di portarti a dormire, voglio scoprire il tuo nome- disse lei ridendo per poi mettersi dietro di lui e iniziare a punzecchiarlo per fargli solletico.
-Roland, il mio nome è Roland- rispose lui educatamente mentre rideva.
-Dai saliamo sopra, se ti va puoi dormire con me nel mio letto- disse lei mentre il bimbo si alzava e le prendeva la mano, un gesto che lasciò la donna un po scossa.
-Vi da fastidio?- chiese il bimbo stringendo la mano di lei.
-Cosa?- chiese a sua volta Regina con un sorriso.
-Se vi prendo la mano. Lo faccio sempre con il mio papá- rispose Roland.
-No certo che no mi fa piacere- rispose stringendo la manina del bambino per poi mettersi alla sua altezza.
-E poi puoi chiamarmi Regina- aggiunse dopo avergli dato un tenero bacio sulla guancia.
-Regina posso dormire con te?- chiese poco dopo.
-Te lo avevo detto prima, certo che puoi- disse lei aprendo la porta della stanza.
-Wow! È enorme!- Roland corse subito sul letto di Regina ma prima di salirvi si tolse le scarpe.
-Ti diverti? Ti piace stare con me?- chiese mentre Roland saltava sull’enorme lettone.
-Se mi piace? È bello stare con te- per un attimo Regina credette che il bambino volesse rimanere con lei per sempre, credeva che nessuno gli avesse portato via quel piccolo ometto che l’aveva fatta cambiare in poco meno di mezza giornata.
-Ma domani cerchiamo il mio papá- aggiunse alcuni secondi dopo lasciandosi cadere sui morbidi cuscini.
-Certo. La vuoi una cosa?- chiese la mora avvicinandosi al letto per poi schioccare le dita e cambiarsi d’abito.
-Certo!- disse il bimbo annuendo.
-Bene- si limitò lei con mezzo sorriso, Regina schioccò le dita e attraverso una piccola nube viola apparve un pupazzo, un semplice pupazzo grigio a forma di scimmia.
-È bellissimo!- esclamò il bambino.
-È tuo- sussurrò lei dando il pupazzo a Roland.
-Stai bene?- chiese Roland lasciando cadere il pupazzo sul letto per poi avvicinarsi a lei e mettersi in ginocchio e con le sue tenere manine le alzò il viso.
-Si sto bene, è solo che quando troveremo il tuo papá tornerò ad essere sola- rispose lei.
-Ma non importa, ciò che importa è che adesso tu dorma domani ci divertiamo- aggiunse sorridendo per poi alzare l’enorme piumone del letto facendo entrare un piccolo Roland insieme a una scimmietta.
-Dai perche ti ho dato quella?- chiese lei rimboccando le coperte al bambino dopo essersi messa vicino a lui.
-No- rispose assonnato.
-Per ricordarti di me anche quando andrai via. Almeno avrai un pezzo di questa Regina Cattiva- Regina non si avvicinò al bambino, anzi stava alla giusta distanza, non voleva rimpiazzare sua madre o suo padre, voleva solo prendersi cura di quel piccolo ometto che la faceva sorridere.
-Mi ricorderò sempre di te- sussurrò il piccolo lasciando andare la scimmietta da un lato del letto per poi stringersi a Regina e stringerla a se.
-Non sarai mai sola, giá ti voglio bene mamma- quelle parole fermarono il cuore della donna per qualche istante, ma era ben consapevole che anche se l’aveva chiamata mamma, lo aveva fatto perche era mezzo addormentato e non per altro.
-Buona notte scimmietta- sussurrò lei continuando ad osservare quanto fosse bello quel bambino mentre dormiva accoccolato a se.
   
 
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