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Autore: TheDevil    24/11/2015    4 recensioni
[Storia ad OC][Iscrizioni Chiuse (per ora)]
[Crossover con "Il ciclo dell'eredità"]
Il continente di Fiore è sempre stato teatro di scontri tra esseri umani finché i draghi, stanchi di queste inutili lotte usarono la loro magia per porre un freno a questi massacri.
Per garantire l'equilibrio tra i sette regni, ognuno di essi ottiene un drago e due uova...
Ma da questo scambio succede qualcosa di inaspettato...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: OC, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti voi affezionati (spero) lettori, vi chiedo perdono per l’immensa assenza che avete dovuto sopportare, ma finalmente arriva il Capitolo VI della storia “La Guerra dei Sette Regni” per farmi perdonare ho scritto un capitolo bello lunghetto (sono 14 pagine scritte senza interlinea e a carattere 11) anche se ci sono solamente tre scene, vengono coinvolti 5 OC, 3 cavalieri della vecchia generazione più altri 2 che fanno una comparsata quindi ci sono i primi intrecci… Perciò godetevi lo spettacolo
Vi lascio un appuntamento per le feste di Natale in cui spero di pubblicare il prossimo capitolo… Naturalmente c’è un accennino al prossimo capitolo… Basta arrivare alla fine.
Ah prima di continuare… Ringrazio Guzza che mi ha mandato messaggi per spronarmi a continuare (ti avevo detto mercoledì, invece Martedì).
Naturalmente Honey che mi segue sempre anche nelle altre storie… e un accenno me lo fa sempre.
 

Capitolo VI

Regno del Fuoco

Ad Aberon, Capitale del Regno del Fuoco, mentre Igneel e i suoi allievi erano nei giardini del palazzo, impossibilitati a muoversi poiché ormai erano tanto grandi da causare danni ingenti a qualunque edificio si fosse malauguratamente trovato nelle loro vicinanze, così, mentre Natsu entrava nella Reggia per discutere con la Regina Erza, Shoichi ne aveva approfittato per squagliarsela e vagabondare per la città indisturbato, peccato che dopo pochi minuti ormai Sho aveva decisamente perso la strada e adesso si dirigeva nei sobborghi malfamati, dove si poteva incontrare la peggiore feccia del Regno.
-Dove diavolo stai andando Sho?
-Lasciamo stare Magnus-gli rispose piccato il giovane, odiava quando veniva punto sul vivo dal suo drago che lo contattava telepaticamente per aiutarlo, come se lui glielo avesse mai chiesto, anche se condividevano la mente, questo non voleva dire che doveva impicciarsi di ogni suo affare.
-Guarda che il più maturo deve tenere d’occhio il cucciolo- disse il drago di fuoco, ridacchiando e ricevendo in risposta un borbottio indistinguibile.
Shoichi si guardò intorno, notando che le case erano addossate le une alle altre, mentre dai pochi vicoli che vedeva, l’aria era viziata, un ambiente malsano e pericoloso, in cui però il Cavaliere si trovava a suo agio, memore del suo passato…
Camminando per quelle strade il giovane notò tantissimi volti che lo scrutavano perplessi, in fondo tra mendicanti e farabutti, il suo volto pulito doveva stonare, ma nessuno si arrischiò a disturbare il suo vagabondaggio, finché i suoi piedi non lo portarono davanti a una di quelle bettole dove la rissa è all’ordine del giorno, e infatti nemmeno il tempo di spalancare la porta e il giovane dovette schivare il corpo di un uomo lanciato con violenza, per raggiungere uno degli sgabelli che erano vicini al bancone.
La bettola era squallida, con dei tavoli e sedie di legno che davano la sensazione di essere lì da tempo immemore, che scricchiolavano ad ogni movimento o contatto di quelli che li occupavano, allo stesso modo il pavimento era lercio e incrostato, e l’aria era appestata dall’odore di fumo e birra scadente, mentre il rumore che tutti gli avventori facevano, ridendo e colpendosi a vicenda, erano assordanti.
Il gestore della bettola doveva essere un uomo che aveva superato la quarantina da un pezzo, aveva una posizione curva sui boccali che riempiva a ripetizione, come se non avesse altro che un orrenda birra nera come il carbone.
-Cosa vuoi?- chiese scorbutico l’oste a Sho che osservò con un sopracciglio inarcato gli occhi opachi e i denti gialli, notando come mancasse il canino destro, probabilmente strappato da un pugno di qualche avventore.
-Una pinta- disse Sho, e quello eseguì l’ordine borbottando chissà quale maledizione, mentre Sho si voltava con la schiena appoggiata al bancone, cominciò a sorseggiare quella bevanda disgustosa, dal gusto amarognolo.
Intanto nella locanda qualcuno stava giocando a freccette e si vantava della sua abilità nel mirare, sfidava gli altri, mentre la sua combriccola, in cui stavano altri tre uomini festeggiavano rumorosamente con la vincita delle scommesse che il primo era riuscito a portare a casa, e uno di loro si accorse che Sho li stava fissando, e si alzò dal suo posto raggiungendolo: era un uomo dalla pelle scura, con folti capelli neri e con un fisico magrissimo, gli si appoggiò sulla spalla, dicendo :-Hai abbastanza fegato ragazzo? Il mio amico è pronto a mettere in ballo tutto quello che ha guadagnato oggi, allora te la senti?-
-Non ho mai giocato a questo gioco- cercò di svicolarsi inutilmente Shoichi, mentre quell’uomo lo alzò prendendolo sottobraccio e portandolo a sette passi dal bersaglio, mentre il sedicente campione di freccette lo aspettava, a differenza del suo amico era un tipo basso e tarchiato, con uno strano colorito, quasi violastro, con due braccia grosse come tronchi di quercia.
-Allora marmocchio, il gioco è semplice, il bersaglio ha dieci cerchi concentrici, più ti avvicini al centro e più il punteggio è alto, da 1 a 10, dopo tre lanci si fa la somma e chi fa il punteggio maggiore vince… Quanto vuoi mettere in palio?- chiese sfregandosi le mani, mentre altri due compari se ne stavano seduti scrutandolo.
-Ho un centinaio di Jewels- rispose Shoichi, rovistando nelle sue tasche, mentre l’uomo basso accettava la sfida, e mettendosi in posizione, lanciò le tre freccette, colpendo due volte nove e una volta otto, facendo poi cenno al suo avversario di lanciare a sua volta.
Shoichi rimase immobile per qualche istante, poi prese le tre frecce, sistemandole negli incavi tra le dita, mentre gli spettatori cominciarono a ridere di quella buffa posizione di lancio, mentre uno degli spettatori gli urlò: -Ehi moccioso, guarda che non si lanciano così-.
Sho lo ignorò e lanciò le tre freccette contemporaneamente, mandandole a bersaglio in linea retta, colpendo due volte il nove e una volta il dieci, zittendo nello stesso momento l’ilarità di tutta la bettola e trasformando gli sfottò in oh di ammirazione.
Lo sconfitto parve non prenderla affatto bene, prima sputò a terra con rabbia, poi imprecò con violenza e malvolentieri allungò i 100 Jewels che Sho si era guadagnato e che lo stesso ragazzo prese dalle mani dell’uomo, per poi tornare a sedersi al suo sgabello, continuando a sorseggiare la birra e ad osservare le persone che si muovevano intorno a lui.
Tra i tavoli della bettola, ad aiutare il vecchio oste c’era una ragazza dai capelli color fuoco che serviva come meglio poteva da bere agli avventori, cercando di sfuggire alle attenzioni indesiderate dei porci che le ronzavano intorno, ma l’attenzione dalla donna fu distolta dall’entrata in scena di un'altra ragazza dall’aria bellicosa, che spalancò la porta con un calcio.
Un coro di oh stupefatti si alzò dagli uomini alla vista della figura femminile che si stagliava in controluce sulla porta, la quale ignorò decisamente tutti gli sguardi e fece un paio di passi all’interno, mentre Shoichi si voltò, cercando di non farsi scoprire dalla ragazza con cui aveva condiviso l’addestramento di Natsu.
-Shoichi Inuzuki- proruppe a voce alta la ragazza, fermandosi alle sue spalle e mettendo i pugni sui fianchi, mentre Shoichi si voltava lentamente, come fosse stato colto sul fatto.
-Ti avevo chiesto per cortesia di non allontanarti da palazzo- gli disse Ai Haibara.
-Scusa principessa- disse Shoichi, che aveva cominciato a chiamarla in quel modo per darle sui nervi, come del resto successe anche in quell’occasione, dato che Ai affilò lo sguardo trapassandolo, ma prima che potesse dare la sua risposta, venne interrotta da un vassoio che si infranse al suolo, portandosi nella sua caduta i boccali pieni, interrompendo i due Cavalieri che stavano litigando, mentre si voltarono e videro che la ragazza che stava servendo era stata attirata con la forza dallo stesso gruppo che poco prima aveva sfidato Shoichi.
-Chi ti ha avvertito che mi trovavo qui? Ah non dirmelo, Magnus- riprese Shoichi ignorando volutamente le grida della ragazza, che pregava gli uomini di lasciarla andare, mentre nella sua mente gli arrivava l’eco della risata del suo drago, evidentemente in ascolto della conversazione.
Dal canto suo invece Ai non riusciva a distogliere lo sguardo da quello che stava accadendo, rivolgendosi poi a Shoichi, chiedendogli :-Vuoi lasciarla alla loro mercé?- con una punta di astio nella voce.
-Puoi benissimo intervenire tu, io non ne ho voglia- rispose Shoichi che sbadigliò come per sottolineare il concetto che quella non fosse la sua battaglia.
-Sai benissimo che Natsu mi proibisce di combattere- sibilò minacciosa Ai –e comunque credevo che nel tuo codice ci fosse qualcosa a proposito del non molestare le donne- disse maligna la ragazza –e poi non dirmi che il grande Shoichi Inuzuki ha paura di quattro tagliagole da strapazzo.
-Giusto per essere chiari, non ho mai detto che non molesto le donne- disse Sho, alzandosi dal suo posto –solo che odio i Dongiovanni, e comunque forse menare un po’ le mani potrebbe essere divertente- disse il ragazzo, mentre voltava le spalle ad Ai e si avvicinava al gruppetto, mentre la ragazza si sedette sullo sgabello del compagno d’armi, prendendo la birra lasciata da questi e sorseggiandola per un secondo prima di sputarla e di chiedersi come potesse bere una tale porcheria.
Il Cavaliere intanto camminava tranquillo in direzione degli uomini, fermandosi davanti al tavolo su cui c’erano dei bicchieri (molti) vuoti e quattro uomini che all’inizio lo ignorarono, ma poi tutti e quattro si volsero verso di lui con sguardo minaccioso –Vattene via moccioso- disse quello che pareva essere il capo del gruppetto, un uomo di mezza età dai capelli neri come la notte, sebbene radi, con la mascella squadrata coperta da una ispida barbetta nera e un fisico imponente, teneva sulle sue ginocchia la ragazza che guardava Sho con uno sguardo implorante.
Il ragazzo rispose –Lasciate stare la ragazza e nessuno si farà male- la sua voce fu solo un sussurro, ma chiunque vicino avrebbe potuto dire come la temperatura nella stanza fosse scesa di qualche grado, tanta la tensione nell’aria e la furia omicida che si poteva leggere negli occhi del Cavaliere, ma forse i suoi interlocutori avevano bevuto qualche bicchiere di troppo per rendersi conto del pericolo, ecco perché l’uomo magro che prima gli si era avvicinato estrasse veloce un pugnale dalla fondina che aveva al suo fianco e lo lanciò in direzione di Sho che con un movimento fluido lo bloccò, stringendolo tra le dita, finché grazie al suo potere magico, il ragazzo sciolse completamente la lama e il metallo di cui era composta gocciolò ai piedi del ragazzo, e lì dove toccarono il pavimento si alzarono dei piccoli sbuffi di fumo.
Un silenzio sbigottito accolse la dimostrazione di potere magico, mentre i quattro uomini si lanciarono insieme all’attacco di Sho, ma questi nemmeno si mosse, colpendoli in rapida successione e scaraventandoli su tavoli e sedie di legno che si schiantarono sotto la pressione degli uomini.
-Aspetta adesso mi ricordo dove diavolo ti ho visto- urlò l’oste da dietro il bancone dove aveva trovato riparo, indicandolo con un dito e con lo sguardo atterrito –Quei capelli con le strane sfumature verdi, ma adesso che ti vedo lottare, ho capito, tu sei quell’assassino, quel mostro che solo il Cavaliere Natsu è riuscito a catturare, esci subito da questa locanda, non voglio avere nulla a che fare con te.
Ai vista quella scena si alzò dallo sgabello e si rivolse al gestore della locanda –Ma cosa dite, questa locanda è un covo di tagliagole e lui ha…
-Basta così principessa- disse Sho stoppando le sue proteste sul nascere, e rovistò nelle sue tasche mettendo delle banconote sul tavolo dicendo –Questo è per i danni.
-Non voglio nulla da te, mostro- urlò l’uomo, sputando sul denaro, mentre Shoichi voltò le spalle e uscì dalla locanda, seguito da Ai.
Il ragazzo si fermò all’esterno della locanda e guardò Ai, che scosse le spalle, come a voler allontanare qualche pensiero, per poi superarlo e cominciare a correre per le strade, evitando gli ostacoli e le persone che passeggiavano, durante il tragitto gli spiegò –Natsu e la Regina ci stanno aspettando per un Consiglio di Guerra- disse la bionda, mentre il compagno correva, sospirando, ma dentro di sé era felice di poter finalmente combattere sul serio.
Arrivarono al palazzo in pochi minuti, e si sorpresero come Natsu ed Erza fossero insieme ai loro tre draghi nei giardini della villa, con alcune persone sconosciute ai due.
-Siete in ritardo, mocciosi- li accolse Igneel, redarguendoli con il suo sguardo severo.
-Scusa Maestro- disse Ai dispiaciuta, mentre Sho si limitò a scrollare le spalle e a raggiungere Magnus, accovacciato sulle zampe posteriore, ma con l’occhio vigile, lo  salutò dicendo –C’è eccitazione nell’aria, c’è qualcosa che si muove ed è grossa- disse il drago, poi continuò –Molti di questi nobili ritengono che la tua presenza sia un insulto alla loro figura, e solo Natsu e la Regina sono dalla tua parte, perciò comportati bene- lo raccomandò Magnus, ma Sho, come se non avesse sentito si sedette con la schiena appoggiata al ventre del drago e con le braccia dietro al collo, chiuse gli occhi, suscitando un mormorio di disapprovazione da tutti e uno di rassegnazione da Magnus, mentre Natsu fece una risata genuina.
Al contrario Ai non aveva salutato nessuno e anche lei come il ragazzo aveva raggiunto il suo drago, ma a differenza del compagno, lanciava sguardi di fuoco nei confronti di una persona in particolare, che aveva preso posto tra i Consiglieri della Regina.
-Adesso che ci siamo tutti, ho convocato questo consiglio di Guerra perché l’equilibrio dei Sette Regni è stato stravolto dalla comparsa dei nuovo Cavalieri, e perché abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso dal Paese dell’Aria- introdusse la Regina Erza, per poi continuare.
-E perché dovremmo accorrere in aiuto del Regno dell’Aria?-chiese uno dei presenti.
-Se l’Aria cade, l’equilibrio stabilito dai sette draghi crollerà di colpo- spiegò Igneel, parlando con la mente a tutti i presenti –Intervenire in questa guerra è d’obbligo, in realtà non siamo qui per decidere se intervenire o meno…
-Siamo qui solo per decidere il modo- completò Natsu ad alta voce.
-La vera preoccupazione è il rifiuto della Tempesta a far entrare i nostri Cavalieri e il nostro esercito nel loro territorio, non sappiamo il perché, ma Makarov pare non volersi schierare, mentre Re Jude è troppo pavido per inimicarsi tre Regni.
-Siamo tagliati fuori- disse semplicemente Shoichi nemmeno aprendo gli occhi e non  muovendo un solo muscolo dalla sua posizione.
-Maestà, con tutto il rispetto, credo che un nostro impegno non sia né necessario e nemmeno favorevole
Inimicarsi tre dei Regni per soccorrere l’Aria- le parole furono pronunciate da un uomo di mezza età biondo.
-Lord Haibara, la nostra scelta è irrevocabile, siamo qui solo per spiegare come intendiamo muoverci.
-Se desiderate scavalcarmi, nessun guerriero del mio casato parteciperà a questa guerra maestà, sappiatelo, io accettai a suo tempo la vostra Supremazia sul Regno, ma nessuno dei miei scenderà in guerra e questo comprende anche mia figlia.
Ai spalancò gli occhi davanti alle pretese dell’uomo e camminando in avanti accecata dall’ira si portò al centro del cerchio del consiglio dove incenerì con un solo sguardo l’uomo biondo che aveva appena finito di parlare, per poi rispondergli con palese astio:-Tu, maledetto, come osi avanzare pretese su di me dopo quello che mi hai fatto? Dovrei ucciderti qui e adesso…
L’uomo incassò stoicamente la sfuriata della figlia, poi sorrise amabilmente nella sua direzione e rispose :-Anche se quello che hai detto può essere vero, io resto tuo padre e ho dei diritti su di te, perciò ti ordino di non imbarcarti in questa impresa che potrebbe costarti la vita.
L’atmosfera si stava surriscaldando e tutti ascoltavano in silenzio il diverbio tra i due, anche i draghi seguivano interessati il litigio, e finanche Sho aveva aperto gli occhi per guardare, e solo l’intervento di Natsu, con il suo sereno sorriso convinse i due a deporre le armi.
-Ho io la soluzione adatta che potrà risolvere questa situazione- esclamò il giovane…

 

Regno delle Ombra.

Al confine settentrionale del Regno Delle Ombra, sorgeva quella che un tempo era una grossa città, ma che con il tempo aveva perso la sua importanza, anche per la vicinanza con le terre del Nord, completamente selvagge, dove si aggiravano bande guerriere nomadi che si spingevano sempre più a sud al fine di compiere razzie, ed erano divenuti talmente audaci da attaccare anche la città di Morgul, ben protetta dalle mura, ormai in rovina.
Il vero problema però non erano le bande di razziatori che scendevano di tanto in tanto, quanto le creature spaventose che raramente giungevano a sud.
Creature partorite dall’inferno stesso e che creavano disastri immani.
Nel cielo della città di Morgul, volava al di sopra delle nuvole una enorme figura squamata che si confondeva con le nuvole e con il nero della notte, sulla sua groppa, celata da un mantello da viaggio, nero come l’inchiostro, una figura si ergeva silenziosa.
-Questo incarico mi puzza- disse Nymeria mentre batteva forte le ali per sostenere la sua imponente mole.
-Anche a me, cosa vorrebbe significare questa missione a pochi giorni dall’inizio della guerra? Re Jiemma che si priva di un Cavaliere per una missione nelle terre del Nord?- rispose Tsuki, mentre si dirigeva su una montagna che si ergeva imponente vicino alla stessa città, il luogo in cui avrebbero incontrato il loro contatto, ma proprio mentre stavano scendendo.
-Non credi che questa possa essere l’occasione adatta per scappare?- chiese Nymeria.
Tsuki represse una risata e rispose semplicemente :-Per andare dove? A nord ci sono le terre selvagge, mentre tutte le altre direzioni sono sotto il dominio del Regno Delle Ombra, e comunque non posso nascondermi a lungo da Rogue e da Skyadrum… No il piano migliore per scappare è quello di attendere la battaglia.
La coppia formata da Cavaliere e Drago si voltò in volo su una delle pendici della montagna, dove abbarbicata sorgeva una casupola, adatta ad ospitare appena un solo uomo, ma con uno spiazzo abbastanza grande dal consentire a un drago di atterrare e di accucciarsi comodamente.
-Ehi Cavaliere- una voce cavernosa raggiunse Tsuki mentre stava scendendo dalla groppa della sua cavalcatura e ne sfilava la sella –Raggiungimi in casa, in modo che possa ragguagliarti sulla missione.
Tsuki avanzò fin sulla porta, dove prima diede due colpi secchi, per poi entrare all’interno, infischiandosene di apparire maleducata.
All’interno l’arredamento era spartano: la casa consisteva in una sola camera con in un angolo un pagliericcio dove l’uomo che lì abitava si stendeva per dormire, al centro invece c’era un tavolo con delle sedie in legno, mentre in un angolo stava un braciere, su cui un uomo seduto di spalle attizzava il fuoco e rimescolava un calderone.
-Siediti Cavaliere, sto preparando un po’ di cibo, così potrai ristorarti dal lungo viaggio, ma mi dispiace per il tuo drago, dovrà andare a caccia se vuole mangiare, io non ho provviste sufficienti ad una creatura così grande.
-Nymeria si arrangerà- rispose Tsuki prendendo posto su una sedia in legno –Come al solito- brontolò la dragonessa, spiegando le sue ali per cominciare la sua caccia.
L’uomo era alto e con le spalle larghe, le braccia possenti di chi è abituato a lavorare duramente, i capelli di un colore nero carbone, mentre gli occhi erano penetranti e di un colore rosso acceso, poteva avere una quarantina d’anni, l’uomo si sedette di fronte alla ragazza, allungandogli una ciotola in cui c’era una zuppa di vegetali.
  Tsuki assaggiò un po’ di zuppa, che la ristorò dopo il freddo della notte e del volo, mentre il suo ospite la lasciò rifocillarsi in pace, ravvivando il fuoco del braciere, passarono così diversi minuti di silenzio, intervallati solo dagli scoppiettii del fuoco, finché non fu l’uomo a interromperlo, una volta che Tsuki ebbe finito la sua cena.
-Mi chiamo Shukan, qualche giorno fa ho visto una grossa ombra che passava davanti alla luna, perciò sono uscito e nel cielo c’era una mostruosità volante, si muoveva come un serpente, l’ho visto che si dirigeva in città, poi è scomparso, da allora sono passati tre giorni e non l’ho più visto, doveva essere gigantesco.
Tsuki ascoltò attentamente il racconto dell’uomo, confrontandolo con le indicazioni che le erano state date a palazzo, dove gli avevano dato un libro rilegato in pelle, che aveva letto durante il viaggio.
Individuò subito la creatura che si era spinta fino alla città dalle terre del nord.
-La creatura arrivata fino in città è un Leviatano- disse Tsuki, mentre nello stesso istante da qualche parte Nymeria affondava i suoi denti nella gola di un cervo, provocando un piccolo conato di vomito al Cavaliere, inconveniente quando vivevi in simbiosi con un drago.
-Ma come fa una bestia del genere a non essere notata dalle persone? Seguendo la sua traiettoria dovrebbe essere arrivato in città- constatò l’uomo.
-Sicuramente- rispose Tsuki –I leviatani sono delle bestie che possono utilizzare la magia per trasformarsi, con questa magia riescono ad avvicinarsi al cibo…-.
-Benissimo, la tua cultura è sorprendente- disse Shukan battendo le mani e sorridendo –volevo essere sicuro che Jiemma mi avesse mandato qualcuno che sapesse il fatto suo, ti chiedo perdono- aggiunse chinando la testa.
-Nessun problema- rispose Tsuki sorridendo a sua volta, per poi alzarsi dal tavolo, mentre richiamava Nymeria attraverso la mente si avviò verso la porta, per poi aggiungere: -I leviatani sono animali notturni, quindi è meglio che io entri in città stanotte stessa, trovarlo non sarà un problema.
-Appena la caccia sarà conclusa torna qui con i denti del leviatano- disse l’uomo lasciando che la ragazza uscisse dalla casupola.
Dopo una breve rincorsa Tsuki saltò nel vuoto su cui la casupola si affacciava, atterrando sul dorso di Nymeria, magie possibili solo tramite la connessione tra Cavaliere e drago.
La città era attorniata di mura, ma era nera come la notte senza stelle, l’infiltrarsi all’interno fu semplice, visto che a Tsuki bastò lasciarsi cadere su una delle torri più alte, mentre la dragonessa prese di nuovo quota oltre le nuvole, per evitare di essere intercettata da qualcuno.
All’interno della città invece Tsuki chiuse gli occhi per concentrarsi, il suo contatto con Nymeria gli aveva consentito di sviluppare i cinque sensi, perciò come un segugio, cominciò a sentire tutti gli odori dell’aria, concentrandosi sulle fonti in movimento che sapessero di sangue e di morte: i leviatani erano cacciatori notturni insaziabili.
Tsuki cominciò a correre per le strade deserte della città di Morgul, evitando gli ostacoli come meglio poteva, sperando di raggiungere in tempo la bestia, prima che potesse mietere un’ulteriore vittima nella sua sete di sangue, passò in mezzo a due guardie che camminavano per la città barcollanti, evidentemente ubriache che forse nemmeno si accorsero del passaggio della ragazza, che continuava a seguire il suo naso, mentre il vento le fischiava tra le orecchie e cancellava qualunque altro rumore, tranne quello di un urlo straziante, di donna che si levò alto nel cielo, congelando allo stesso tempo il sangue nelle vene di Tsuki, che voltato l’ultimo angolo si trovò di fronte uno degli spettacoli più raccapriccianti si possano immaginare: una donna, probabilmente una prostituta che indietreggiava strisciante, mentre una figura antropomorfa era china sui resti del corpo di una seconda donna, intenta a strappargli pezzi di carne e a spargere sangue vermiglio sul suolo, ignorando per adesso l’altra donna, troppo impegnato nel suo macabro banchetto.
Tsuki si fermò un attimo, indecisa sul da fare o meno, poi si riscosse dal suo torpore, e lanciò verso la figura uno dei suoi pugnali da lancio, in modo da colpirlo alle spalle, ma la lama invece di conficcarsi nella carne della bestia gli rimbalzò semplicemente addosso, finendo al suolo, ma la bestia, distratta dall’urto si voltò alla ricerca dell’origine della distrazione e si accorse di Tsuki, che per la prima volta lo guardò in faccia.
Tsuki aveva letto che i leviatani utilizzavano una sorta di trasformazione intermedia mentre si nutrivano della sua preda e infatti il volto della creatura era trasformato: non esistevano su quella faccia occhi, naso o orecchie, la testa era completamente occupata da una bocca spalancata e grondante sangue, ma il leviatano, fiutata la minaccia tornò al suo aspetto umano e il suo volto divenne completamente umano, se si fa eccezione per la bocca, molto più larga del normale e dei denti affilatissimi anche in questa forma.
-Desideri tanto diventare il mio prossimo pasto mocciosa?- la voce del mostro era cavernosa e rauca, quasi raschiante, intervallata da una risatina agghiacciante.
-Non hai capito nulla, sono venuta qui per ucciderti- rispose Tsuki, portando i coltelli davanti al corpo.
Il mostro partì subito all’attacco, sfruttando un muro per attaccare il Cavaliere dell’alto, ma Tsuki che poteva vantare i riflessi di un drago lo schivò, tentando un affondo, ma anche questa volta il suo pugnale non trapassò la pelle della coriacea bestia, perciò fu costretta a indietreggiare precipitosamente, prima di ritrovarsi troppo a stretto contatto con il leviatano e correre il rischio di subire un morso.
Nello stesso istante in cui la ragazza indietreggiava provò di nuovo a colpire con un lancio di uno dei suoi pugnali, ma nemmeno stavolta riuscì a scalfirlo, anzi provocò la risata del suo nemico, che tentò di nuovo di avvicinarsi.
Intanto però il trambusto stava attirando l’attenzione di qualcuno e Tsuki sapeva che i curiosi avrebbero aiutato il mostro a scappare e messo in pericolo gli stessi cittadini.
-Non posso correre il rischio di coinvolgere le persone innocenti- Tsuki chiuse gli occhi per richiamare il suo potere magico e il suo corpo cominciò una lenta trasformazione: le braccia e le gambe si allungarono, divenendo più muscolose e grosse, per poi ricoprirsi di dure scaglie, il petto divenne più ampio,  il collo si allungò a dismisura, mentre anche il volto si trasfigurava divenendo simile a quello di un orso e invece che la ragazza, al suo posto c’era un mostro spaventoso che ruggì nella direzione della Creatura che spaventatasi fece due passi indietro, per poi voltarsi e spiccare un grosso balzo che lo portò ad arrampicarsi sui muri degli edifici circostanti, finché non sparì completamente alla vista della ragazza che si voltò all’indirizzo della donna incolume, che era rimasta paralizzata a guardare lo scontro tra l’entità sovrannaturale e la ragazza.
-Stai bene?- chiese Tsuki, cercando di scuoterla.
-Si, ma cosa era?- chiese la donna, terrea in volto.
-Non importa, vai via, devo inseguirlo, prima che scappi e attacchi qualcun altro- disse Tsuki, voltandosi e cominciando a correre nella stessa direzione che aveva preso il leviatano, cominciando anche ad arrampicarsi sulle mura dove fosse possibile, sfruttando le mura addossate le une alle altre, comunicando intanto con Nymeria, che aspettava in volo oltre le nuvole.
-Nymeria, sei pronta?- le urlò mentalmente Tsuki.
-Pronta, appena sale in quota lo prendo- disse la dragonessa.
Tsuki continuò a correre, seguendo la traccia di sangue fresco e di morte che si spargeva nell’aria, arrampicandosi sulle finestre, finché giunse ai tetti, dove poté correre liberamente, saltando da un tetto all’altro e evitando i comignoli che qua e là si alzavano, ma la cosa più importante era che poteva vedere la sua preda, ormai non più in fuga, avendo raggiunto il limite estremo della città, trovandosi in un vicolo cieco, Tsuki rallentò il passo, fino ad arrivare al mostro che ringhiò braccato.
-Finalmente ti sei fermato- disse Tsuki estraendo di nuovo i suoi pugnali.
L’ombra di un sorriso attraversò il volto ringhiante del Leviatano che rispose –Sono qui, ma con quegli stecchini credi forse di potermi uccidere? La mia armatura è impenetrabile.
Tsuki lo fissò studiandolo, soppesando il fatto che la pelle del mostro fosse così dura, ma ricordava benissimo un passaggio del libro su cui aveva studiato in cui si spiegava come sebbene la pelle fosse praticamente impenetrabile quando era in forma umana, era ancora più dura in forma mostruosa, ma le squame non erano perfettamente assemblate, perciò la tattica di Tsuki era quella di farlo trasformare e spostare la battaglia in cielo, perciò alla fine decise di riporre entrambi gli stiletti nelle loro custodie.
-Potere del negromante… Evocazione- pronunciò Tsuki chiudendo gli occhi e unendo le mani, mentre in lontananza si sentivano degli ululati come di lupi in avvicinamento e dalle ombre della notte si materializzarono tre figure mostruose, quelle di tre cerberi, grossi quanto dei leoni dal pelo nero come la notte e con le tre teste che sbavavano fameliche, essi si affiancarono a Tsuki che accarezzò quello più vicino che intanto ringhiava all’indirizzo della Creatura.
-Attaccate- ordinò imperiosa Tsuki, mentre i tre mastini scattarono contro il leviatano, paralizzato dal terrore, ma consapevole su come la sua difesa fosse impenetrabile, almeno finché il primo dei cani non lo colpì al braccio, affondando il morso tanto in profondità da costringerlo ad urlare e a reagire con un colpo che frastornò il primo dei cerberi, ma già gli altri due erano pronti a contrattaccare, quando il leviatano vistosi ormai messo alle strette ringhiò tutto il suo astio per poi cominciare la trasformazione nel suo vero aspetto.
Il risultato fu una creatura ripugnante, simile ad un grosso verme, un enorme verme, molto più lungo di Nymeria con il muso allungato e coperto da scaglie lisce e nere, viscide al tatto, con gli occhi rossi come braci, prive di qualunque barlume di intelligenza, cominciò a salire di quota, con un movimento molto simile a quello di un serpente che striscia sulla terra, si alzò in volo, lanciando un ruggito alla luna.
Nello stesso istante sui tetti, i tre cerberi sparirono all’istante dopo l’avvenuta trasformazione, mentre da sopra le nuvole appariva la figura di Nymeria, in picchiata, cercando di raggiungere il suo Cavaliere che intanto evitò il muso del Leviatano che tentò di rinchiudersi su di lei, distruggendo alcuni edifici, ma facendogli perdere qualche secondo prezioso che consentì a Nymeria di colpirlo con una possente zampata e di atterrarlo ancora di più tra le macerie delle case.
-Nymeria, via dalla città, adesso- urlò Tsuki salendo in groppa a Nymeria, prendendo posto tra le scapole della dragonessa che con i possenti muscoli delle sue ali si diede le prime spinte per giungere in quota e raggiungere una posizione di vantaggio contro il Leviatano che si alzava lentamente in volo, dopo aver liberato l’enorme corpo dalle macerie.
-Procediamo come stabilito?- chiese Nymeria al suo cavaliere.
-Unico modo per liberarcene presto- rispose  Tsuki, portando tra le mani un lungo spadino sottile, il più lungo della sua collezione: L’unico punto debole del Leviatano era una vertebra cervicale, che si scopriva quando il mostro abbassava la testa, se veniva colpito in posizione normale l’armatura di scaglie impediva a qualunque arma di penetrare.
Nymeria volò prendendo ancora qualche metro di altezza, per poi dirigersi verso il nemico che ruggì al suo indirizzo, spalancando l’enorme bocca e tentando di ghermire il corpo della dragonessa che riuscì a evitarlo con un poderoso colpo d’ali, che la fece virare verso sinistra, in modo che si trovasse di nuovo fuori portata e che tramite lo spostamento d’aria rischiò di far cadere Tsuki, intanto messasi in piedi sulla schiena del suo drago.
Nymeria prese ancora qualche metro di distanza e poi si tuffò in picchiata in modo da finire sotto il corpo del leviatano che si piegò su sé stesso per raggiungere ancora la dragonessa che approfittò di quell’occasione per per usare il suo soffio: Nymeria aprì le sue fauci ruggendo una valanga nera che colpì il mostro al ventre, costringendolo a cadere di qualche metro e a subire una zampata sul fianco dalla stessa Nymeria, che lo ferì lievemente sul fianco destro.
Il leviatano si trovava sempre più alle strette, mentre Tsuki continuava a tenere un equilibrio precario sul dorso della sua dragonessa, che adesso volava intorno al suo nemico, cercando di trovare una definitiva apertura.
-E’ sfinito Nymeria, dobbiamo solo colpirlo nel punto stabilito e sarà finita, quando vuoi, io sono pronta.
-Adesso, Tsuki.
Tsuki intanto aveva concentrato il suo potere magico, così da alzare una immensa foschia nera che potesse celare la presenza del drago al suo nemico, così che potesse attaccarlo in maniera definitiva, Nymeria diede un piccolo colpo d’ali in modo da portarsi esattamente sotto la gola del leviatano, in un punto talmente duro da impedire persino ai suoi denti di affondare fino alla carne, ma costringendolo ad abbassare la testa.
Il ruggito di dolore del Leviatano fu palese, ma non bastava ancora ad ucciderlo, perciò Tsuki, affaticata dall’incredibile uso della magia, attinse alle sue ultime risorse energetiche e ancora in equilibrio su Nymeria corse in direzione della sua ala, in equilibrio sul bordo a centinaia di metri d’altezza, arrivò fino al limite estremo, prima di sfruttare un colpo d’ali di Nymeria che la lanciò in aria, abbastanza in alto da superare il corpo del Leviatano, che nemmeno la vide, quando con la caduta Tsuki, affondo il suo stiletto tra le vertebre del collo scoperte dal peso della dragonessa che costringeva il leviatano a tenere la testa chinata.
-Colpito- disse Tsuki, lasciandosi cadere sulla schiena di Nymeria, ancora prima che il leviatano lanciasse un rantolo che avrebbe potuto essere sia di disperazione che di dolore e cominciare una caduta veloce, e meno male che durante la battaglia si erano allontanati velocemente dalla città visto che la caduta di un’immane rettile del cielo avrebbe sicuramente causato moltissime vittime.
La carcassa del mostro senza vita invece cadde senza danni in una prateria deserta, spazzata dal vento, ma senza alcun danno, tranne quello alle orecchie di Tsuki, visto che appena atterrati Nymeria decise di lanciare un ruggito di vittoria al cielo.
-Capisco la tua euforia, ma così diventerò sorda- si lamentò Tsuki assestando una pacca scherzosa tra le scapole della dragonessa che in risposta ruggì di nuovo, e Tsuki poteva comprenderla, in fondo anche lei sentiva le sue sensazioni: trionfo e euforia.
Ma Tsuki non dimenticava di dover compiere una missione, perciò si avviò verso la bocca spalancata del leviatano, anche se non potè esimersi dal tapparsi il naso per il fetore che la bocca della Bestia emanava, amplificata tra l’altro dai sensi del drago.
Ma strappare dei denti dalla bocca del leviatano non si dimostrò un compito facile, anche perché tra i suoi bagagli, Tsuki non aveva portato alcuna arma pesante con cui romperli.
-Pensi di potermi aiutare?- chiese sarcastica Tsuki alla dragonessa che ancora si pavoneggiava per la vittoria ottenuta, ma si fermò all’istante, rispondendo –Possiamo aspettare che si decomponga-.
-Non abbiamo tutto questo tempo- si lamentò Tsuki.
-Allora c’è un'unica soluzione- disse la dragonessa, avvicinandosi al corpo del Leviatano e cominciando a rosicchiare le squame del collo, tirando e mordendo, artigliando e strappando, l’idea della dragonessa si manifestò anche nella mente del cavaliere che sentì il suo disgusto nel prefigurarsi il risultato finale: staccare la mascella al cranio del Leviatano per portarla a Shukan che li stava aspettando alla sua casupola.
E tira e spingi e rosicchia e mordi, alla fine la mascella della Creatura si staccò sul serio, imbrattando di sangue rancido la dragonessa che si scrollò il capo con disgusto, ma alla fine si fece coraggio e afferrò con le zampe il bottino e salita anche Tsuki in groppa, spiccò di nuovo il volo.
-A cosa pensi servano questi denti?- chiese la dragonessa curiosa.
-Non ne ho la più pallida idea- rispose il Cavaliere –Ma spero che abbia qualcosa da mangiare, sono stanchissima, usare tutta quella magia mi ha sfinito.
-Togliere la vista a una creatura così grossa deve essere stato faticoso, ma le tue illusioni stanno diventando sempre più realistiche- si complimentò la dragonessa, ma la ragazza non era molto soddisfatta e rispose:
-Non credo che siano molto funzionali in battaglia contro un Cavaliere…
Lasciarono cadere il discorso, volando placidamente verso la loro meta e più volte Tsuki fu sul punto di addormentarsi, cullata dal ritmo lento del volo di Nymeria, e anche essa stessa continuava a dirle che era il caso di dormire, ma la ragazza preferiva stare sveglia e parlare con Shukan.
-Testona, almeno siamo arrivati- sbuffò la dragonessa, infatti in lontananza era finalmente visibile la casupola sul bordo della montagna e con la vista acuta del drago, si riusciva anche a vedere Shukan che scrutava l’orizzonte, e uscire per accoglierle quando si eressero in tutta la loro magnificenza sullo spiazzo davanti la casa.
-Bentornate, vedo che ce l’hai fatta- constatò l’uomo, con in mano una sorta di seghetto.
-Si- rispose solo Tsuki, troppo affaticata anche per parlare, e Shukan capì, le disse solamente –Riposati adesso, al tuo risvegli c’è una sorpresa ad attenderti.
Tsuki assentì, e anche Nymeria provò gratitudine nei confronti dell’uomo, mentre il drago si accucciava, il Cavaliere si distese sul suo ventre, in modo che il suo calore la accompagnasse nel Mondo dei Sogni, dopo essere stata coperta dall’ala della sua compagna.
Il mattino dopo Tsuki fu svegliata dal bacio tiepido del sole del mattino, mentre Shukan usciva dalla sua casa coperto completamente di fuliggine e con un grosso fagotto in mano, a coprire qualcosa.
-Ah ti sei svegliata, buongiorno, stanotte ho costruito le armi che mi aveva chiesto di costruire Re Jiemma per te- e l’uomo mostrò il risultato del suo lavoro –Per prima cosa ho fatto la spada, poi visto che avevo altri denti e ti volevo ringraziare, ho modellato anche i pugnali da lancio, anche se Re Jiemma non me li aveva chiesti.
La ragazza rimase di sasso: lei si era sempre rifiutata di utilizzare la spada, ma prese i coltelli e li studiò attentamente: erano otto di varia lunghezza, ognuno con caratteristiche precise, tutti molto affilati e leggerissimi, tanto che la ragazza si chiese la loro effettiva utilità.
-Prova a lanciarlo contro quelle rocce, con tutta la forza che hai e non preoccuparti- sorrise l’uomo –non sono pugnali normali.
Tsuki eseguì e con sua somma sorpresa, invece che rimbalzare sulla parete rocciosa come normale, la lama affondò fino all’elsa all’interno della montagna, e Tsuki non poté reprimere un gridolino di sorpresa.
-Sono pugnali forgiati grazie ai denti che mi hai portato- spiegò il fabbro –Sono magici, silenziosi e letali…
-Sono stupendi- disse Tsuki esaminandoli meglio, per poi prendere la spada, ma quella non la utilizzò, semplicemente la ripose tra le sue bisacce, quelle che avrebbe portato indietro nella Capitale.
-Ti ringrazio molto per il tuo dono- disse Tsuki inchinandosi di fronte a colui che aveva costruito quelle meraviglie, che rispose con un gesto del capo.
Tsuki e Nymeria presero il volo, svanendo dopo poco alla vista, con l’uomo che le salutava con la mano, ma i dubbi che le due non avevano osato esporre, adesso rimbombarono nelle loro menti.
-Re Jiemma non voleva che tu avessi queste armi- constatò Nymeria.
-Vuol dire che non si fida di noi, consegneremo la spada, ma nasconderemo i pugnali, spero che non accada nulla durante il viaggio.
-Dovremo stare molto più attente da adesso in avanti- constatò Nymeria, battendo forte le ali e aumentando la velocità.
 

Regno Dell’Aria

Al confine tra il Regno dell’Aria e quello del Metallo esiste una piccola vallata che funge da via di comunicazione tra i Due Regni, ed è l’unico posto in cui un esercito numeroso come quello che si preparava ad invadere l’aria, avrebbe potuto transitare, mentre tutto intorno si estendevano alte montagne, difficili da valicare con una moltitudine di uomini sprovvisti di legion.
Ecco perché Re Gerard aveva mandato lì Wendy e Altair, sperando di poter controbattere con la strategia alla superiorità guerriera dell’esercito nemico, le due avevano fatto montare il campo e adesso gli stendardi garrivano al vento, mentre Altair esplorava con volto corrucciato il terreno.
Wendy invece passava in rassegna le truppe, controllando le cavalcature alate che probabilmente sarebbero state fondamentali per la vittoria della battaglia.
Altair se ne stava invece insieme a Mirzam in disparte, con un nodo allo stomaco, preoccupata della situazione, e dalla mancanza del fratello gemello piantagrane e della sorellina, rimasta a palazzo con re Gerard, il primo sarebbe poi ripartito verso Nord, nella speranza di riuscire a resistere il tempo necessario affinché Altair e Wendy potessero raggiungerlo e dargli una mano con i Cavalieri dell’Ombra, anche se Re Gerard era sicuro, secondo non si sa quali informazioni che l’Ombra non si sarebbe mossa ancora per un po’.
-Va tutto bene Altair- disse Mirzam, splendente al sole, tentando di rincuorare la ragazza, in fondo non avevano alcun bisogno che esprimessero a voce i loro stati d’animo.
Mirzam a differenza del suo Cavaliere era eccitato per la possibilità di confrontarsi con un drago diverso da Grandine e da Rahi, in uno scontro all’ultimo sangue.
Le due sensazioni di angoscia e di eccitazione si stavano scontrando.
Alla fine della sua ispezione Wendy si avvicinò ad Altair e le strinse una spalla con la mano, la principessa era in armatura argentea, che la copriva da capo a piedi, di una foggia molto simile a quella che indossava la stessa Altair, ed entrambe avevano legato le chiome in modo che potessero indossare gli elmi senza problemi.
Gli occhi verdi di Altair continuavano a vagare sul campo che presto sarebbe stato teatro di una tremenda battaglia, l’inquietudine sua che non trovava sollievo nella vicinanza della sua maestra, e nemmeno da Mirzam che rimaneva in disparte.
-Hai paura Altair? – chiese Wendy.
Aveva davvero paura? No, la paura le era sconosciuta da quando l’uovo si era schiuso, aveva avuto davvero paura in passato, quando era una ragazza indifesa, quando la madre aveva avuto complicazioni per la gravidanza di Ume e poi le sensazioni di Mirzam erano troppo forti per far sì che la paura prendesse il sopravvento.
Ripassò mentalmente tutto quello che aveva imparato durante l’addestramento, riteneva improbabile che qualcuno potesse essere lontanamente potente quanto Wendy, e comunque ci sarebbe stata al loro fianco Grandine.
Ma una voce maligna all’interno della sua testa le ricordò che anche i loro nemici avevano dalla loro parte due draghi, di cui uno anziano come Grandine, e un cavaliere abituato alle lotte, abituato alla violenza del Regno del Metallo, abituato alla guerra.
Guardò di nuovo Mirzam le cui squame azzurro ghiaccio brillavano al sole, lo vide mentre agitava la coda, annusando l’aria piena di elettricità.
-Si- alla fine ammise Altair, realizzando che avrebbe voluto trovarsi dovunque ma non in quel posto, ad aspettare dei nemici.
-E’ normale avere paura tesoro- disse la voce di Grandine, espandendo i suoi pensieri tra lei, Wendy e Mirzam, cercando di tranquillizzarli –Ma devi farti forza, quando l’uovo di Mirzam si è schiuso davanti a te, ti ha fatto diventare responsabile di questo Regno, credi che un drago potrebbe mai sbagliare  la scelta del suo compagno?- le ultime parole furono dette con un tono leggermente più minaccioso con Mirzam che le dava dei colpetti col muso.
Wendy sorrise alle parole di Grandine, anche il suo drago aveva tanta fiducia quanto lei in Altair, come nel fratello che era più adatto alla battaglia, per questo Gerard aveva scelto Alshain a combattere da solo, sebbene fosse più impulsivo.
Un Legion in avanscoperta volava veloce nella loro direzione e da che era un puntino lontano nel cielo che si avvicinava, divenne sempre più grande, finché non venne fatto atterrare dal suo Cavaliere che scese trafelato e si inginocchiò davanti alla coppia di Cavalieri e Draghi.
-Principessa, un’armata immensa si avvicina, alla testa ci sono due draghi con i loro cavalieri.
-Bene, Altair, a te il comando dei Legion, aspetta il momento adatto per attaccare.
Nascosta alla vista del nemico, su un isoletta del cielo, un immenso battaglione di Legion aveva preso posto, nascondendosi dagli occhi degli esploratori del Metallo, impossibilitati a muoversi per aria, una mancanza che sarebbe costata cara se tutto fosse andato secondo i piani stabiliti, perciò le due donne si salutarono e mentre i neo-Cavalieri raggiungevano l’isolotto, Wendy indossò il suo elmo da battaglia e saltò in groppa a Grandine, spiccando il volo per incontrare Gajeel.
Avanzavano lentamente, in fondo avevano portato con sé parecchi macchinari che venivano utilizzati per gli assedi delle città, oltre che macchine di nuova invenzione volte alla cattura dei legion, le bestie volanti che più volte avevano significato la sconfitta in passato, ma tutto questo sarebbe cambiato visto che Gajeel era alla testa del suo esercito, affiancato da Sora che da quando erano partiti si era rifiutato di parlare con chiunque escluso il suo drago che invece pareva impaziente di combattere visto che continuava ad annusare l’aria con interesse.
-Sento elettricità nell’aria- disse Gin al suo cavaliere, il quale non rispose, scrutando con occhio clinico il cielo, poiché anche lui si sentiva elettrizzato.
Gajeel lo aveva costretto ad utilizzare un’armatura a placche con disegnato sul petto lo stemma della sua Casata, una sorta di spirito di colore viola, un’inutile spreco di metallo a suo avviso, considerando la sua magia, ma il Maestro aveva insistito adducendo come motivazione che l’erede al trono non si sarebbe mai potuto presentare in battaglia come un poveraccio.
Metallikana e Gin invece erano nudi, anche se in realtà Re José aveva proposto di costruire un’armatura adatta per entrambi, ma il Signore dei Draghi di Metallo aveva specificato come nessun metallo fosse abbastanza robusto da essere una valida protezione per i loro organi, per poi aggiungere che appesantirsi con armature del genere avrebbe danneggiato la loro mobilità, perciò il Re aveva desistito.
-Sta arrivando qualcuno, Grandine, dovremmo andargli incontro- disse Metallikana, estendendo i suoi pensieri anche ai due allievi, perciò i due draghi si staccarono e in un territorio al centro tra i due eserciti, i tre draghi si incontrarono, scendendo al suolo.
-Gajeel, non posso dire di essere felice di rivederti- esordì Wendy, studiando il nerboruto Cavaliere, rivestito da un’armatura a placche di colore nero, con un elmo che vagamente ricordava la testa di un drago.
Gajeel ghignò all’indirizzo della donna; i capelli tirati all’indietro rendevano evidenti i piercing :-Invece io sono contento di rivederti donna, finalmente scoprirò quanto vali- parole dure che scatenarono la reazione di Grandine che ringhiò all’indirizzo di Gajeel, ricevendo due ringhi di risposta da Metallikana e da Gin, mentre Sora rimaneva in silenzio.
-Gerard è disposto a lasciar perdere tutto se vi ritirerete oltre i confini- disse Wendy, tendendo l’ultimatum, che venne respinto con una risata da Gajeel  -Sei in inferiorità numerica e da sola contro due draghi, perché dovrei tornare indietro? Lascia queste terre a noi del Metallo, il tuo popolo potrà vivere in Pace, sotto Re Josè.
-Sei impazzito? Non abbiamo null’altro da aggiungere Gajeel, ci ritroviamo sul campo da battaglia- disse Wendy facendo cenno a Grandine di tornare indietro, lasciando da soli i due cavalieri del Metallo.
Wendy tornò indietro al suo campo, dove ormai la parte più consistente del suo esercito era armata e schierata, pronta al combattimento, aspettando che la Principessa ordinasse l’attacco.
L’esercito dell’aria era composto da migliaia di uomini appiedati, ma la parte davvero importante erano i circa dodicimila cavalieri di Legion che avrebbero dovuto colpire incessantemente il nemico dall’alto, dove avrebbero potuto agire indisturbati, mentre altri tremila cavalieri sarebbero rimasti nascosti per intervenire al momento opportuno agli ordini di Altair.
Wendy alzò la sua spada, quella ottenuta da un artiglio di Grandine, di colore bianco, come le piume delle ali della sua cavalcatura che fiera si ergeva come faro di speranza per quel popolo che difendeva la sua terra contro un nemico giunto per razziare, giunto per distruggere la sicurezza di un Regno Pacifico.
-Attaccate- urlò Wendy mentre i Capitani urlavano ordini e i trombettieri suonavano le trombe e un urlo di rabbia e belluino si diffondeva tra le fila.
Dall’altro lato del campo, i soldati del Metallo, formati nella disciplina delle loro città fortezza erano già pronti a schierarsi, disponendosi in legioni quadrate, pronte a formare delle formazioni compatte, atte a resistere alla forza d’urto dei nemici, mentre proteggevano la fila davanti con gli scudi e tenendo le lance puntate verso l’alto in modo che i Legion che calavano in picchiata si ferivano a contatto con queste ultime, mentre se facevano cadere oggetti dall’alto, semplicemente venivano bloccate dagli scudi.
La ferrea disciplina dei combattenti del Metallo avrebbe potuto anche questa volta garantire la vittoria, ma gli uomini dell’aria cominciarono a sfondare le linee terrestri, costringendo gli uomini a combattere corpo a corpo e a non poter più proteggere i compagni d’arme e la battaglia che era cominciata come un’ordinata dimostrazione di tattiche militari, divenne confusa, con i Legion che volavano in picchiata e facevano sfaceli di uomini.
Nell’aria però tre draghi rimanevano sospesi in aria, due scuri a contrapporsi alla bianchissima Grandine, mentre in sella i Cavalieri si studiavano al meglio.
-Non sottovalutarla Sora, è un avversario temibile- gli comunicò Gajeel, come se lui poi non lo sapesse e quella nanetta non lo avesse continuamente redarguito sul fare attenzione all’unico cavaliere donna della Generazione precedente, senza contare che la misura di Gin era molto inferiore a quella del drago.
I tre draghi scattarono nello stesso istante, come se avessero ricevuto qualche strano segnale, e prima che potessero accorgersene la spada di Gajeel venne respinta da quella di Wendy che sfruttando il rimbalzo della lama, cercò di colpire Sora che riuscì a parare il fendente con un colpo di spada ben assestato, mentre i tre draghi si scambiavano feroci zampate e colpi di coda, rendendo difficoltoso ai Cavalieri tenere l’equilibrio.
Metallikana riuscì a colpire Grandine al ventre, ma la dragonessa rispose al calcio con il suo Ruggito di vento che costrinse il drago del metallo a prendere quota, mentre Gin con una difficoltosa manovra, portò il suo Cavaliere abbastanza vicino da colpire Wendy, ma questa riuscì a evitarlo portando il busto all’indietro e a contrattaccare, sfruttando le lame di vento della sua magia che lasciarono incolume il cavaliere ma graffiarono le scaglie di Gin a cui sfuggì un gemito di dolore.
-Tutto bene?- chiese Sora preoccupato
-Quelle lame di vento sono pericolose- constatò Gin, rimettendosi in posizione eretta.
Mentre i tre draghi e i cavalieri combattevano alti nel cielo, la battaglia a terra continuava cruenta, mentre nelle retrovie dell’esercito del Metallo si alzavano torri in legno, su cui erano montate gigantesche balestre che scagliavano i loro dardi in aria, colpendo i Legion che volavano in gruppo, disperdendoli e rendendoli più vulnerabili, in questo modo era più semplice abbatterli.
La battaglia a terra continuava con alterne vicende e molti uomini morirono in quella valle dispersa, per l’ambizione di un Re, ma anche in aria vi erano alterne vicende, con Gajeel che colpiva sia con la sua spada che con le braccia trasformate in metallo, e Wendy che scagliava lame di vento in tutte le direzione, tenendo a distanza un Sora che ancora non aveva sfruttato la sua magia, mentre i draghi continuavano ad azzuffarsi, colpendosi con zampate o con le ali, cercando di mordere il drago nemico alla gola.
Ferma nella sua posizione Altair guardava la battaglia continuare, uomini morire e Legion cadere dal cielo, schiantandosi sugli uomini che combattevano a terra.
L’aria era divenuta irrespirabile e i clangori delle spade si mischiavano ai lamenti dei moribondi e dei feriti, mentre gli avvoltoi e i corvi si sentivano gracchiare in lontananza, ma non osavano avvicinarsi, mentre ancora Altair rimaneva ferma a guardare la sua maestra tenere testa a due Cavalieri nemici.
Tra i draghi le offensive continuavano e appena la distanza tra loro lo consentiva, anche i Cavalieri si scambiavano colpi di spada e di magia.
Il duello intanto in aria si spostava sempre più in disparte nei confronti del campo di battaglia, e le balestre giganti facevano strage dei Legion ancora in volo, perciò, dato che la distanza le permetteva di volare abbastanza indisturbata prima di essere intercettata, ferma in groppa a Mirzam guardò i suoi tremila uomini, tutti pronti all’azione e alzando la spada, diede il segnale d’attacco.
Tutti i Legion si alzarono in volo nello stesso istante, accompagnati dal ruggito del drago azzurro che diede tre veloci colpi d’ali per decollare, mentre Altair si mise in equilibrio sul drago, reggendosi solo con le gambe, mentre tra le mani stringeva un arco e le sue frecce, mentre alla vita, portava una coppia di lame gemelle, dono della sua maestra.
Mirzam ben presto lasciò alle sue spalle gli uomini e sferzando l’aria scese in picchiata sulle legioni del Regno Del Metallo, facendone strage, mentre la sua compagna usava la sua magia al fine di colpire i soldati che combattevano sprovvisti di difese magiche e che stramazzavano al suolo di fronte alla furia del Cavaliere in maniera inspiegabile.
Dall’altro lato del campo, Gajeel si era accorto della presenza del secondo drago appartenente al Regno dell’Aria, e aveva subito spronato Sora a raggiungerla, ma Wendy non aveva consentito al giovane Cavaliere di volare in direzione della sua allieva, trattenendo i due con la sua magia, e ancora si trovava frapposta tra loro, mentre la ragazza distruggeva le balestre giganti, tra le grida entusiaste dei soldati che vedevano i Legion impossibili da fermare.
-Adesso basta- urlò Sora, evidentemente arrabbiato da quella situazione di impasse, chiudendo gli occhi, per concentrarsi, richiamò a sé le lame dei caduti al suolo e le fece levitare di fronte a sé, lanciandole nell’istante successivo verso Wendy che per difendersi fu costretta a creare un muro d’aria che lanciò le armi in tutte le direzioni, ma questo muro consentì a Gajeel e Metallikana di attaccare direttamente la donna, che si ritrovò a fare i conti nel corpo a corpo con il nerboruto cavaliere che arrivando a breve distanza la colpì al viso con la mano trasformata in acciaio e tentò poi di trafiggerla con la sua lama nera, ma Grandine virò bruscamente in basso, così che il colpo del Cavaliere andasse a vuoto.
Ma questo scambio di colpi diede la possibilità a Sora di volare veloce in direzione di Altair, ancora intenta a colpire le ultime balestre, tanto che Mirzam si accorse solo all’ultimo secondo di essere divenuto il bersaglio di Gin che lo travolse nel suo volo, tanto che per riprendere l’equilibrio Mirzam fu costretto a una difficile manovra aerea.
Gin e Mirzam si studiarono in volo per qualche secondo prima di scagliarsi l’uno contro l’altro, cercando di azzannarsi vicendevolmente a alla gola, e mentre loro si avvicinavano Sora notò che il Cavaliere era una ragazza.
Sora intanto aveva chiuso gli occhi, ancora per concentrarsi ed evocare la sua magia, rendendosi conto che la resistenza magica della sua nemica era inferiore ai suoi poteri si concesse un breve sorriso.
-Portami il più vicino possibile al Cavaliere- disse Sora con la mente.
Gin eseguì subito e arrivò a stretto contatto con Mirzam e Sora alzò la mano, comandando alle due armi di lasciare le mani della loro padrona e di raggiungerlo e quelle lo obbedirono, sfuggendo alla presa della ragazza.
Sora si concesse un sorriso sprezzante nei confronti della sua nemica che invece veloce come una furia, agguantò l’arco e le frecce, scagliandone tre in rapida successione verso il ragazzo, ma quelle tre frecce si fermarono a pochi centimetri di distanza dalla loro.
Allora Altair cercò di far ricorso alla sua magia, presa dal panico, tentò di uccidere il suo nemico, bloccandogli gli organi interni, ma si accorse con sgomento che le difese magiche di Sora erano talmente forti da resistere a ogni suo tentativo.
Per cercare di salvare il suo Cavaliere Mirzam ruggì contro il drago nemico e tentò di allontanarsi, ma così facendo si scoprì e venne colpito al fianco da un morso di Gin che lo ferì gravemente, strappando brandelli di carne dal ventre del drago nemico che cominciò a sanguinare copiosamente.
Sora era già pronto a colpire e Altair chiuse gli occhi, aspettando il colpo, l’ultimo suo pensiero fu per Mirzam, pregando che almeno il suo Compagno sopravvivesse alla sua morte, ma con gli occhi chiusi non si accorse di una figura che leggera e veloce era entrata nel campo di battaglia: a cavallo di un Legion c’era un ragazzo, che non indossava alcuna armatura, ma con dei semplici abiti da viaggio, si teneva in equilibrio sulla Cavalcatura, con in mano una lunga naginata.
I capelli biondi con le punte verdi si muovevano al vento, mentre Shoichi Inuzuki si lanciava dal suo Legion, colpito e ucciso con un colpo di coda da Gin, nel tentativo di proteggere il suo Cavaliere da quel pericolo, travolgeva Sora che venne disarcionato e i due caddero nel vuoto, senza che Gin potesse fare alcunché, mentre ancora teneva stretta tra le fauci la carne di Mirzam.
Durante la battaglia non se ne erano accorti, ma erano scesi molto di quota, quindi la caduta non fu dannosa per nessuno dei due
-Gin, pensa al drago e al Cavaliere, io penso a questo bellimbusto- disse mentalmente Sora al suo drago, mentre guardava il ragazzo che faceva roteare la sua arma.
-E tu chi saresti?- chiese Sora al nuovo arrivato, mentre cominciavano a girare in tondo puntandosi vicendevolmente le armi.
-Sho Inuzuki- disse il ragazzo in un soffio, poi attaccò il suo nemico con la sua Naginata, respinta con un fendente dalla spada di Sora che poi lo attaccò con ferocia, come Gajeel gli aveva insegnato, alternando finte e affondi, ma il nuovo venuto pareva essere pari a lui in velocità e in destrezza, cosa inconcepibile, visto che lui era un Cavaliere.
-Sei bravo con le armi- disse Sho, sorridendo satanico nei confronti del cavaliere, mentre intorno a loro la battaglia continuava, così come nei cieli, dove Gin continuava a combattere con Mirzam e Altair.
Sfruttando al meglio il suo potere, Sho trasformò le sue braccia, che assunsero un colore rosso fuoco, cominciarono a fumare.
-Hai trasformato le tue braccia in lava- notò Sora, guardando ammirato il suo nemico che continuava a sorridere sornione, sorriso che però venne ricambiato da Sora che allargò le braccia –Ricordati amico mio che io sono un Cavaliere del Metallo… E siamo su un campo di battaglia- e Sora attinse al suo potere, richiamando a sé ogni oggetto metallico nelle vicinanze, che, come animato di vita propria parve mettersi a disposizione del Cavaliere, andando a ricoprirne le braccia, che divennero enormi.
-Magnetismo- sorrise Sho –potrebbe essere interessante- e senza aggiungere altro si lanciò in direzione di Sora che scagliò gli oggetti nella direzione del nemico, ma prima che si potesse verificare qualsiasi contatto la loro attenzione venne distratta dal lungo suono di un corno in lontananza, che Sora riconobbe subito come quello del suo popolo che suonava la ritirata immediata dal campo di battaglia, ordine che già alcuni soldati cominciavano a eseguire.
Nel frattempo Gajeel e Wendy avevano continuato a lottare, anche se ben presto il forte Cavaliere del Metallo aveva preso il sopravvento sulla principessa dell’aria, che riusciva a rispondere sempre con più difficoltà alle violente offensive del nemico.
Anche Grandine adesso aveva subito molte ferite e il sangue grondava dai tagli che si era procurata, mentre Metallikana, complice anche la sua armatura di scaglie, non aveva subito ferite considerevoli.
Metallikana usò il suo soffio per colpire ancora una volta Grandine, ferendola ulteriormente e costringendola a planare verso il suolo, anche se Wendy cercava in qualunque modo di aiutarla con la sua magia curativa, ma quelle ferite necessitavano comunque di tempo e adesso la sua compagna era in grave pericolo.
Grandine, stremata dalle ferita era scesa al suolo e aveva poggiato la testa al suolo, sconfitta e sfinita dalla battaglia e anche Metallikana adesso era sceso al suolo e torreggiava su di lei, pronto a colpirla e a ucciderla, assestando un colpo.
-Avanti, uccidila Metallikana- gli ordinò Gajeel, ma il drago esitava, fino a quando non si sentì un grosso ruggito in lontananza.
Gajeel, Metallikana e Wendy si voltarono all’unisono, rimanendo folgorati dalla visione: due enormi draghi volavano in quella direzione con gran fracasso: il primo di colore viola, con alcune scaglie di colore argento, in groppa un Cavaliere dai capelli castani, accanto a lui un drago di colore oro, con artigli, occhi e placche dorsali blu elettriche, e sul suo dorso un imponente Cavaliere biondo.
Gajeel era interdetto, quella strana coppia non avrebbe dovuto essere lì, imprecò malamente e salì in groppa a Metallikana.
-Ritirata- urlò ai suoi soldati, che intanto continuavano a combattere, ma che cominciarono una disordinata ritirata.
Anche dall’altro lato del campo, Gin e Sora sentirono i corni suonare la ritirata e mentre Gin abbandonava la sua battaglia per dirigersi verso il suo Cavaliere, questi avrebbe voluto continuare il combattimento, ma doveva, almeno in quella occasione, sottostare agli ordini di Gajeel.
-Ci rivedremo presto Shoichi Inuzuki- disse Sora, salendo in groppa a Gin e spiccando il volo, senza che Sho intervenisse, anzi questo dissolse il suo potere e la lava che ricopriva le braccia scomparve.
Il drago azzurro che volteggiava in cielo, scese e il suo cavaliere volteggiò a terra e si fece incontro a Shoichi.

-Grazie per il tuo aiuto- disse Altair, offrendo la mano allo sconosciuto, che prima la guardò, poi si decise a stringerla –Sono Shoichi Inuziki, ma tutti mi chiamano Sho, e sono Cavaliere del Regno del Fuoco.
-Altair Gomeisa- rispose la ragazza, sorridendo –Cavaliere del Regno dell’Aria, e questi è Mirzam- disse, indicando con la mano il drago che piegò il collo e lo fissò con il suo occhio viola, per poi collegarsi alla mente del Cavaliere :-Ti ringrazio per il tuo aiuto, Cavaliere-.
-Vieni, raggiungiamo gli altri- disse la ragazza, salendo sul drago, mentre intorno a loro gli uomini dell’esercito cominciavano a soccorrere i feriti che si lamentavano.
Anche Sho si innalzò sul drago, notando come la ragazza si guardasse intorno, percependo il turbamento del Cavaliere, non disse nulla.
Mirzam si alzò in volo subito dopo, forse su un ordine silenzioso della ragazza, ma così facendo, arrivarono in un baleno dove si erano riuniti gli altri tre Cavalieri, luogo in cui Wendy aveva cominciato a curare Grandine, la più provata tra i draghi, tanto che appena atterrato Mirzam, anche Altair corse in direzione delle sue maestre, aiutando la dragonessa dove possibile.
Una volta terminata la guarigione, Grandine rimase distesa al suolo, mentre Altair e Wendy si dedicavano alla guarigione di Mirzam dopo il morso che aveva subito al fianco e quando le due finirono la loro opera, il drago si distese accanto alla sua maestra recuperando le energie perse, al contrario Wendy prima si passò la mano sulla fronte per detergere il sudore e la fatica, poi si voltò nella direzione dei tre Cavalieri che erano giunti per aiutarli.
-Vi ringrazio per il vostro intervento, Laxus, Cobra e Shoichi, non sorprenderti che io conosca il tuo nome- disse la donna in risposta al vago cenno di stupore da parte di Sho –Ho appena visto nei ricordi di Mirzam tutto quello che è successo, cavaliere del fuoco.
Sho si ritrovò al centro dell’attenzione, perciò spiegò: -Siamo bloccati dalla Tempesta, dalla Palude e dalla Luce, non ci potevamo esporre in alcun modo, perciò Natsu ha deciso di mandarmi in incognito, i confini della Tempesta sono tanto ampie da non poter essere monitorati per intero… Non per un solo uomo, ma non mi aspettavo certo di trovare voi qui.
I due Cavalieri si scambiarono uno sguardo e fu Kobra a raccontare la sua storia.
   
            
   
 
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