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Autore: Windter    01/03/2009    2 recensioni
[Maria-Sama Ga Miteru - Youko x Sei]
Attenzione: spoiler su "La Foresta di Spine", Shoujo-Ai.
C'è una ragazza che si aggira, annoiata da tutto e tutti, nei giardini dell'Istituto Lillian.
Il suo nome è Satou Sei. Ed anche se nessuno se lo potrebbe attendere, è il demone biondo destinato a sconvolgere l'esistenza dell'integerrima Mizuno Youko.
Rosa Chinensis en Bouton, per la prima volta nella vita, si ritrova a dover far fronte ad un sentimento che sembra capace di schiacciare la sua razionalità ed il suo senso del dovere. Costretta fra nuove ossessioni e desideri repressi, fra i doveri e i "no" del suo cuore, dovrà imparare a convivere con gli strani ritmi della vita di Sei. Oppure arrendersi e lasciarla volare via, lontano da sè.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Riflessi - Controvento

[ Riflessi - Youko x Sei ]


XI

Una Rosa



La cerimonia d'addio delle nostre onee-sama riscosse molto successo e molte lacrime, così come avevamo previsto. Quelle che avevamo imparato a conoscere come Rosa Gigantea, Rosa Chinensis e Rosa Foetida se ne andarono con il sorriso sulle labbra riempiendoci di raccomandazioni, e lasciandoci un po' più sole e un po' meno decise di prima. Con stampato nella mente l'interrogativo che nessuna di noi espresse, ma che si rifletteva chiaro nei nostri sguardi carichi di dubbi e di parole non dette: riusciremo davvero a farcela senza di voi?

Poi le attività ripresero così come le avevamo lasciate, e ci rendemmo conto che nessuno poteva fermare il tempo, né cambiare la successione degli eventi. Ce l'avremmo fatta perché avevamo avuto delle ottime maestre, e saremmo dovute esserlo per le ragazze che avrebbero seguito i nostri passi l'anno successivo. O almeno, questo era quel che io pensavo.


Mancava forse una settimana al sospirato termine dell'anno, e la mente di ognuna di noi veleggiava verso le vacanze, quando Sachiko mi invitò presso la serra del Lillian a guardare come stessero crescendo le rose.
Avevo saputo di quella sua passione del tutto casualmente, passando lì davanti un giorno e notando la sua figura, stranamente intenta ad occuparsi dei fiori. Dico stranamente perché un conto è prendersi cura delle piante perché così tutti si attendono che una ojou-sama faccia, un altro è preoccuparsi volontariamente, e con passione, della loro crescita.

Accettai il suo invito con gioia, anche perché mi capitava di rado di passare per la serra, e sicuramente al suo interno avrei trovato di che meravigliarmi. Con il mio spirito attivo e pragmatico, attento alle vicende della quotidianità, non mi ero mai occupata in particolar modo dei fiori, benché amassi averli intorno ed osservarli. Si può dire che non avessi esattamente lo spirito della giardiniera, mettiamola così.
Ma Sachiko, oh, lei l'aveva eccome. E facendoci caso, da quando avevo scoperto la sua passione, avevo sentito più volte ragazze della scuola lodare la sua abilità ed il suo spiccato pollice verde.

Oltre a questo, ad attrarmi era la possibilità di assistere, con il privilegio di un suo invito diretto, all'esternazione di un nuovo frammento del suo mondo segreto. Avrei cancellato qualsiasi impegno all'istante per lei, liberandomi di chiunque e di qualsiasi cosa. Tutto pur di poter liberamente osservare tendersi verso l'esterno, come sbocciando, i suoi sentieri interiori, ed esplorare così le meraviglie del suo animo in fiore.


***



"Le rose sono fiori delicati ed orgogliosi. Non lo pensi anche tu, Onee-sama?"

Sachiko era china tra i bassi cespugli della serra e maneggiava con gentile delicatezza una piccola vanga, sistemando il terriccio intorno al lungo stelo di un fiore appena piantato al suolo. Con quei suoi gesti lenti, carichi di ferma precisione, e il cappello di paglia adagiato lungo la schiena dava un'immediata impressione di pace e di serenità. Come se in lei abitasse uno spirito della natura nato dal fortuito incontro fra il terreno ed un petalo caduto erroneamente in quella serra, che avesse deciso di crescere in forma di donna per prendersi eternamente cura di quel luogo.

La sua domanda richiamò alla mia mente altre rose, quelle più vicine a me. Lo Yamayurikai. E non potei reprimere un sorriso.


"Delicate ed orgogliose, gentili ed eleganti. Esiste qualcosa di più amabile di una rosa?", risposi ambiguamente soffermando il pensiero su Eriko e Rei. Le immaginai intente a sorseggiare il the nella tranquillità della Casa delle Rose, fra i ricami delle tende e il silenzio di un pomeriggio di primavera.
Rivolsi una lunga occhiata ai bassi cespugli, ricercando fra i fiori in boccio qualcosa ricordasse le mie Rose. Finendo inevitabilmente su Sachiko, ed i suoi lunghi capelli neri.

In quell'attimo, come se avesse avvertito il peso del mio sguardo su di sè, risollevò gli occhi e mi guardò con inusuale serietà, come se stesse valutando la mia risposta. Mi stupii di scorgere una tale, vivida intensità in lei. Non foss'altro perché la mia petite soeur, quando lo voleva, era una maestra nel celare i suoi veri sentimenti.

In quel lungo periodo di silenzio mi chiesi cosa stesse pensando, mentre una tempesta si agitava nei suoi occhi e il mondo sembrava sfumare, allontanandosi da noi. Poi la sua espressione corrucciata lasciò il passo ad un inaspettato sorriso, e tornando con lo sguardo alle rose sembrò dirsi d'accordo con la mia risposta, annuendo leggermente.


Bastò tanto poco per spezzare quell'istante di imbarazzo, e fu in quell'occasione che per la prima volta mi colpì l'impensato: l'intrinseca consapevolezza che in qualche modo Sachiko fosse ormai cambiata.

E' difficile dire quando è il momento giusto per parlare di un 'ormai'. E' una linea netta che taglia in due un presente ed un passato, separandoli e relegandoli a tempi, momenti e modi diversi, e non si può costruire: semplicemente un giorno appare, e da quel momento in poi è così.
Non c'erano giustificazioni per formulare un simile pensiero, in quel momento. Non c'erano motivi particolari che indicassero oggettivamente un reale e tangibile cambiamento. Eppure, semplicemente quella sicurezza spuntò e fu immediatamente evidente, reale a tal punto che mi ritrovai a fissare la mia petite soeur, senza rendermi conto di come avessi potuto non notarlo prima.

Ogni cosa mi apparve diversa, così ovviamente scontata da farmi chiedere dove fossi stata fino a quel momento. E, osservandola, con la mente mi spinsi freneticamente ad esplorare le ultime settimane della Sachiko cui avevo assistito, in una convulsa ricerca retroattiva di indizi che potessero solleticare il mio orgoglio, dandomi sempre più conferma di quel che finalmente il mio intuito aveva afferrato.

Rapidamente l'evidenza della verità emerse in milioni, miliardi di piccoli gesti che erano scorsi sotto i miei occhi, troppo presi dai miei pensieri per soffermarsi a seguirla con l'adeguata attenzione, compiendo giorno dopo giorno un cambiamento epocale. Era così, era vero! Sachiko stava veramente iniziando a liberarsi dalle sue gabbie. Mi sentii preda di un'euforia selvaggia, e dovetti appoggiarmi leggermente ad una panca per non cedere a quel sentimento, distogliendo lo sguardo.
Mi trovai davanti agli occhi il lucido vetro della serra, e prendendo un profondo respiro guardai fuori, nel tentativo di riprendere possesso della mia tranquillità. Lei non doveva capire.
Sull'assolato mondo esterno, che sembrava improvvisamente disabitato, aleggiava il riflesso sfocato dei fiori e della mia petite soeur, china tra le fronde. Non potei sfuggirle oltre; anche attraverso il vetro, più la guardavo e più cresceva imperiosamente l'evidenza di quanto incredibilmente fosse mutata la sua natura, sotto un'apparenza che si era mantenuta bene o male uniforme.
Un'idea così grandiosa da farmi girare la testa.


Sachiko aveva sempre incarnato in sè le più perfette qualità di un'Ojou-sama. Sin dal nostro primo incontro ero rimasta colpita, come d'altronde capita a chiunque venga a contatto con lei, dalla sua incrollabile, assoluta perfezione in ogni cosa. Era bella, bellissima, e i suoi modi erano dignitosi e garbati come quelli di una principessa. Suonava il pianoforte ed il violino, sapeva cavalcare, i suoi voti erano altissimi in ogni materia senza apparentemente il minimo sforzo. Parlava francese e italiano, era abile in ogni sport, la sua calligrafia era perfetta ed è inutile proseguire l'elenco, perché nemmeno chi possieda il doppio di tutte queste virtù potrebbe mai paragonarsi a quello che la Stella del Lillian davvero dimostrava di essere, nella raffinatezza di ogni suo gesto ed in ogni istante della sua vita.

Perché al di là di tutto, quel che rendeva Sachiko una vera Ojou-sama era il contegno. Quell'inafferrabile sensazione, quell'aura di grandiosa eleganza che la circondava e che, più di ogni altra caratteristica, la faceva risplendere fra tutti. La marcata consapevolezza del suo status permeava attraverso ogni suo movimento, ogni suo sguardo, ogni suo respiro. Chiunque l'avesse vista camminare mescolandosi fra le altre studentesse, all'uscita dal Lillian, l'avrebbe comunque notata tra tutte e si sarebbe inevitabilmente chiesto chi fosse quella ragazza.

Si trattava probabilmente dell'impronta della famiglia. Lo stesso avveniva con Kashiwagi, il bel cugino che avrebbe dovuto un giorno sposare.

Eppure, allo stesso tempo c'erano differenze abissali fra loro.

Il comportamento di Kashiwagi era elegante ed arrogante, venato di quella spocchia che può mettere in atto solo chi è innatamente superiore, e perfettamente consapevole di esserlo. Quel costante sottolineare il suo privilegio di nascita indubbiamente lo distaccava dagli altri, lo elevava tra la plebea marmaglia. Ma nello stesso momento era ciò che non gli avrebbe mai veramente consentito di far pienamente parte di quel mondo altolocato di cui andava vantando la discendenza. L'occhio di un osservatore avvezzo ai saloni delle famiglie più importanti avrebbe notato all'istante l'aggressivo contegno di chi è aggrappato con le unghie e con i denti al suo cognome. Nessuno, tra chi è veramente sicuro della propria posizione e del suo diritto di nascita, avrebbe avuto mai paura di perdere quello status da un momento all'altro. Esattamente ciò che disperatamente gridava in ogni istante l'incessante arroganza di Kashiwagi.

L'eleganza di Sachiko era di un tipo diverso. Più freddo, più tagliente. Non aveva bisogno di aggredire, per dimostrare di esistere. Tutto in lei era l'esternazione di uno spirito forgiato con successo nell'obiettivo di perseguire la perfezione assoluta. Come un carillon di cristallo, era pronta in ogni momento ad esibire un aggraziato spettacolo per chiunque avesse dovuto aprire il coperchio della scatola per guardarci dentro. Con risposte sempre adeguate alla situazione ed il viso di una bambola di porcellana, la sua apparenza era tanto soave quanto evidente l'assoluto distacco dal resto delle cose terrene. La mia petite soeur attraversava il mondo come una lama di ghiaccio, intoccabile ed inavvicinabile. Eppure, nella sua luminosa perfezione, tutto in lei era a tal punto apparentemente perfetto da far sbocciare nei cuori un'immediata meraviglia, qualsiasi cosa facesse.

Tutto ciò, almeno, finché non si volesse cercare di vedere oltre le apparenze. Era palese, almeno ai miei occhi, come sotto quella cupola di glaciale impeccabilità si dibattesse uno spirito selvaggio, disperato, reso fragile dalla troppa lontananza dal mondo, dai troppi impegni, dalle troppe aspettative altrui da soddisfare.

Sachiko portava sulle spalle il peso di un mondo che l'aveva sempre ammirata, e se ne allontanava con sgomento, con terrore. E se qualcuno non avesse sollevato dalle sue spalle quel peso, ne sarebbe rimasta schiacciata.
Nel preciso istante in cui avevo realizzato ciò, avevo già scelto la mia petite soeur.



"Quali sono le rose preferite di Onee-sama?"

La sua voce mi strappò ai miei pensieri, e mi resi conto che in quel lungo lasso di tempo non mi aveva ancora risposto. Guardai nel riflesso del vetro il suo profilo, alle mie spalle, sfocato dalle macchie colorate dei fiori. E la risposta nacque spontanea.


"Le rose Chinensis, naturalmente".


Il silenzio prolungato in seguito alla mia risposta mi stupì ancora, e quando mi voltai trovai che Sachiko sorrideva, accarezzando con la punta dell'indice i petali carminii di una rosa.


"Questa è una risposta così adatta a Onee-sama" mormorò lei, risollevando in quel momento lo sguardo su di me. Ed io guardai quegli occhi ed affondai in quegli occhi, dove la tempesta aveva lasciato posto al blu del cielo sereno.
Mi dissi che, qualsiasi cosa fosse accaduta, in qualsiasi luogo e qualsiasi tempo io l'avrei protetta. Perché quella scintilla di vita non potesse oscurarsi mai più.


Dopo aver finito di sistemare il terriccio la mia petite soeur si rialzò in piedi e con fare pensieroso prese a guardarsi intorno, come se stesse cercando di ricordarsi cos'altro dovesse fare. In quel momento, pensai, tutto sembrava perfetto. Il sole filtrava attraverso i vetri in una pioggia di luce, che faceva risplendere i soavi colori dei fiori come in un quadro. Un alito di brezza, aria di primavera, soffiava lieve attraverso le porte aperte. E Sachiko lì, Sachiko così, rinfrancava il mio spirito e ne leniva le sofferenze. Dopo tanti, tanti mesi, per un istante mi sentii in pace. Avrei voluto chiudere gli occhi ed addormentarmi in quel luogo, cullata da quella nuova, nascente sensazione. Ma mi frenò un brivido di paura, al pensiero che se avessi sbattuto le palpebre anche solo una volta tutto ciò sarebbe scomparso, scoppiando in una bolla di sapone. Come in un sogno.


"La loro purezza è evidente; lo stelo dritto ed elegante, i petali morbidi ed il colore vivido. Verrebbe voglia di prendersi cura quasi solamente di esse".


La sua voce irruppe nuovamente nei miei pensieri, soffiando via quegli istanti di abbandono e schiarendomi la mente. Quel suo pensiero quasi mormorato, apparentemente retorico ma evidentemente indirizzato a me, mi colse di sorpresa. Non capendo dove volesse andare a parare, replicai con l'unica risposta che la sua frase permettesse.


"Eppure, se così anche si facesse, non sarebbe un peccato mortale? Perdere questi colori, questi profumi. Quale giardiniere mai, ed in quale mondo, sarebbe tanto folle da fare qualcosa di simile?"


Non capivo perché mettermi nell'angolo in quella maniera. Perché mai guidare con tale decisione un discorso, così all'improvviso. Ma non mi sottrassi al confronto. Volevo capire quali fossero le sue motivazioni, e da qualche parte dentro me avvertii nascere l'anticipazione e l'euforia delle nostre schermaglie, ormai rade rispetto a mesi prima.
Sachiko non aveva fatto nulla di esplicito per allarmarmi. Ma qualcosa in me si era smosso, ed entrò ancor più in risonanza quando fu lei a riprendere la parola mentre con apparente concentrazione riempiva un innaffiatoio dal lavandino, poco più in là, dandomi le spalle.


"L'interesse può questo e ben altro, in particolare quando si scontra con le difficoltà. Potrebbe il giardiniere lasciar morire nel proprio cuore il giardino intero, pur curandosene con attenzione, se i suoi occhi fossero rapiti da una rosa solamente, no?"


Ed allora capii.
Come un pugno nello stomaco, mi raggiunse la sicurezza di cosa, precisamente, stesse osando dire la mia imotou. Non potevano esserci dubbi. E ciò che mi sconvolse fu l'assoluta e volontaria schiettezza oltre la quale non avesse nemmeno tentato di nascondere il suo obiettivo. Non c'era spazio per l'astuta schermaglia, nessuna regola sul filo di cui giocare. Non potevo credere che Sachiko si fosse veramente azzardata a rivolgersi in quel modo a me, travalicando qualsiasi buona maniera ed irrompendo, così bruscamente, nel mio intimo.
Mi zittii, fissandola. Insieme attendemmo che l'innaffiatoio fosse colmo, poi lei lo raccolse fra le mani affusolate, e muovendosi leggiadra tra i cespugli lo portò con sè, per andare ad innaffiare quel fiore.

Una rosa bianca.



Senza aggiungere nulla, abbandonai quel luogo.






N.d.A: Per chi se lo fosse domandato, questa fanfiction non è interrotta, né lo sarà. Il progetto, nato ormai molto tempo fa, è ben delineato e ha una fine già progettata, verso la quale ormai ci si proietta. Sono previsti ancora alcuni capitoli, e la lentezza di pubblicazione è dovuta ad una cronica mancanza di tempo - che non ne comporta né comporterà, ad ogni modo, la sospensione.

Nel prossimo futuro dovrebbero esserci aggiornamenti molto più solleciti. Un ringraziamento a chiunque vorrà continuare questo viaggio sino al termine di questa storia.



  
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