Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Mayo Samurai    24/11/2015    1 recensioni
Raccolta di One shot tutte BartNat, seguendo la traccia amorevolmente offerta da internet, alias la "100 word challenge".
Cento capitoli per cento prompt.
Sperando di riuscire a completare la sfida, vediamo almeno di iniziarla!
Buona lettura!
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bartimeus, Nathaniel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Maturo
 
 
 
 
“Hey, Bartimeus, fermati!”
A metà passo arrestò la propria avanzata, voltandosi lentamente.
Se ne stavano entrambi con le spalle poggiate a una di quelle stupide sculture della facoltà d’arte.
Alzò un sopracciglio, inclinando appena la testa.
“Non fare quelle smorfie, è tutto il giorno che ti cerchiamo.”
“Non mi sembravate particolarmente affannati, pausa pranzo?”
Jabor strinse i denti e sembrò ringhiare.
“Anche, il professore voleva consegnarti il compito, ma eri già fuggito a tutta birra.”
Il ragazzone allungò il braccio nella sua direzione, tenendo in mano una mezza dozzina di fogli.
“Sei stato bravo, un ottimo voto.”
Con sguardo indagatore Bartimeus ritirò il proprio lavoro:” Anche un bambino scemo capirebbe che questo è un pretesto per parlare. Che vuoi Faquarl?” domandò, alzando lo sguardo su di lui.
L’altro scrollò le spalle.
“Nulla, volevo darti un consiglio da amico.”
Alla parola “amico” Bartimeus aggrottò le sopracciglia, sbuffando: ”Come no, che vuoi?”
“Tentare di farti rinsavire.”
“Eh?”
“Che faccia da beota che assumi quando sei sorpreso, comunque.” Disse ignorando l’occhiataccia che Bartimeus gli rifilò:” Dovresti cambiare un po’ la compagnia di cui godi, o sopporti, far entrare un po’ di aria fresca.
Non so se mi spiego.”
Ancora più confuso Bartimeus sbattè le palpebre, stringendo appena gli occhi:” Che?”
Faquarl sbuffò spazientito:” Ti stai proprio rincretinendo!
Non sto parlando di mollare tuo fratello o le ragazze, loro sembrano a posto, ma quell’Underwood.”
Qualcosa gli si ghiacciò nelle viscere e il cuore battè più lento, rimbombandogli nelle orecchie.
“Hai qualche problema che stiam-“ Sputò velenoso.
“Mica mi turba che siate gay, guarda me e Jabor!” Lo ribeccò, portandosi le mani ai grassi fianchi, squadrando il ragazzo molto più magro di fronte a lui.
“Girano brutte storie su quello lì.” Guaì Jabor: parlava sempre con la bocca larga, come a mostrare i denti cupamente grandi:” Hai presente l’incendio di tre anni fa? Dicono che sia stato lui. E per cosa poi? Soldi dell’assicurazione?” e scoppiò a ridere, somigliando molto a una iena.
Faquarl alzò gli occhi al cielo, e poi li posò su Bartimeus:” Questo tipo di storie. Che poi siano vere o meno, poco me ne frega, ma tutti sanno del caratteraccio di Underwood e l’ingente somma di soldi che gira nelle sue tasche. Come pensi che stia ancora studiando pur vivendo da solo?”
“La rettrice Whitwell.” Cantilenò in un sussurro Jabor, armato di un ghigno crudele.
Faquar tacque, ponderando accuratamente i pensieri.
“In ogni caso” ricominciò: ”Che tu ci stia per davvero o meno, ti dico queste cose perché devo ammettere che mi dispiacerebbe vederti finire male. E’ un lavoro che vorrei compiere io.”
Si portò le mani nelle tasche, osservando Bartimeus.
Jabor iniziò a passarsi la lingua sui denti, facendo schioccare ogni tanto le labbra.
Bartimeus sbattè le palpebre.
“Siete due coglioni.”
E se ne andò.
 
 
 
A passo di marcia attraversò mezzo campus, mandando gambe all’aria un paio di persone e rischiando di far cadere anche dei professori.
Alle persone che riconosceva nella sua furia cieca concedeva poche parole, chiedendogli con voce ringhiosa dove fosse Underwood.
In molti gli risposero per le rime, altri si limitarono a borbottare che non lo sapevano, oppure che doveva essere dove stava di solito.
Fu Asmira, che per poco non investì, a dirgli che l’aveva visto uscire con Tolomeo, forse per leggere in pace all’ombra di qualche albero.
La ragazza lo lasciò andare senza fargli nessuna domanda, e scuotendo lentamente la testa, sperò che Nathaniel non avesse adirato nuovamente Bartimeus, o l’opposto, e che non stesse per scoppiare una lite.
Già una volta era successo, e le scintille, per quanto metaforiche, lei le aveva viste davvero.
 
 
 
Lo intravide già da molto lontano, straiato sull’erba all’ombra di un grosso faggio, accanto a Tolomeo, invece steso su un fianco.
Stavano leggendo entrambi e non s’accorsero di Bartimeus finchè si intromise tra di loro sedendosi a terra con un gran tonfo e sollevarsi d’erba, lasciando cadere la testa sulla pancia di Nathaniel a peso morto.
Ahia! Imbecille, mi hai fatto male!” per tutta risposta, Nathaniel gli mollò uno scappellotto piuttosto forte col libro, borbottando altri insulti mentre tornava a leggere.
Tolomeo aveva alzato lo sguardo non appena qualcuno gli aveva riempito la faccia di steli e terra, e piuttosto innervosito s’era rizzato seduto, pronto a scaricare la propria irritazione sul maleducato.
Ma non disse nulla.
Bartimeus era nella sua tipica posizione da ”Non-parlarmi-sono-di-pessimo-umore”, consistente nel raggomitolarsi e ficcare le braccia intrecciate tra le gambe, stringendosi le caviglie, procedendo poi a ignorare tutto e tutti.
Tolomeo rimase in silenzio per un po’, studiando il fratello: era ovvio che qualcosa non andava, e anche Nathaniel, che immusonito fingeva di leggere, lo aveva notato.
Lo osservava con brevi occhiate, ma con le sopracciglia aggrottate e le labbra tese.
Conoscendolo, di certo in quel momento non si sarebbe premurato delle condizioni di Bartimeus.
Tolomeo sospirò e tornò lungo disteso, pensando che la cosa migliore fosse aspettare che entrambi si dessero una calmata, e risolvessero qualsiasi problema incombesse su di loro da soli.
 
 
 
Quando la sera bussò alle porte, il trio si rialzò: Nathaniel e Bartimeus non si scambiarono nemmeno un’occhiata, e dopo essersi lamentati dell’umidità e datesi una bella scossa ai pantaloni, i due si divisero, ognuno per la propria strada.
Tolomeo, rimasto lì come un fesso, li guardò sempre più esasperato.
Possibile che fossero così infantili?
 
 
 
Passare all’azione era una delle cose che Bartimeus preferiva.
Anziché starsene con le mani in mano, anche uno scambio di battute, che poi sarebbe degenerato probabilmente in una rissa epocale, andava bene per chetare il suo fuoco interiore che crepitava come fulmine.
Ma non quella sera.
Per quella notte decise che, a discapito del basso ringhio che gli ronzava nella testa e del groppo in gola, se ne sarebbe rimasto tranquillo in stanza, si sarebbe fatto una doccia e sarebbe andato a dormire.
Punto.
Si sarebbe limitato ad augurare la buonanotte a Tolomeo e basta, non avrebbe più proferito parola fino a nuovo ordine.
Tolomeo dal canto suo lo fissava come un gufo osserva dal ramo il lupo sotto di sé vagare irrequieto col pelo ritto.
Poi pensò che paragonare Bartimeus a un lupo, in casi come quelli, fosse un’offesa alla maestosa bestia, e che per ora somigliasse di più a un chihuaua offeso.
Il che è facile, quei topi se la prendevano per qualsiasi cosa.
Provò a sospirare molte volte, sempre più forte, oppure a intavolare una conversazione che si tramutò in uno scambio di grugniti, fino a diventare un assolo di borbottii e altri sospiri tutti del gemello minore.
Così, Tolomeo decise di agire al posto del fratello.
Sbuffò, si mise in piedi e iniziò a raccogliere le sue cose, ficcando tutto in una borsa scelta per l’occasione.
Non disse nulla a Bartimeus, chiuso in bagno e sotto la doccia.
Mentre usciva dalla stanza, pensò che ogni tanto i bambini avessero bisogno di una spintarella o di qualche incentivo.
E se l’incentivo fosse chiuderli nella stessa stanza, Tolomeo non si sarebbe tirato indietro.
 
 
 
Quando uscì dal bagno, con indosso i pantaloni del pigiama e una grossa salvietta sulla testa, non fece molto caso alla persona seduta alla scrivania.
Dall’altra parte, l’ospite non gradiva essere ignorato, perciò si schiarì la gola rumorosamente.
Credendo fosse un altro tentativo di Tolomeo per farlo parlare, con uno sbuffo da record si voltò, convintissimo di non proferire verbo.
E secondo le sue previsioni rimase muto come un pesce.
Ma non perché non volesse parlare, ma perché non gi riuscì di spiaccicare parola.
“Che c’è? Battuto la testa nella doccia?”
Tempo una battuta di ciglia che Bartimeus indossò di nuovo il viso arcigno e annoiato e si voltò, deciso a ignorarlo.
“Forse stamattina sei caduto dal letto, è tutto il pomeriggio che ti comporti come un idiota.”
Ci fu una pausa grave e silenziosa come una tomba.
“Ok, mettiamo da parte qualsiasi incidente di percorso, anche quelli infantili, e dimmi che diamine hai.”
Questo suonava più come un ordine, cosa che gli rizzò i capelli della nuca.
Iniziò a strofinarsi la salvietta tra i capelli con energia, passandosi la stoffa anche sulle orecchie, onde evitare di starlo a sentire.
Però non poteva continuare all’infinito, e quando si sentì le orecchie scottare abbassò le braccia indolenzite, scoccando un’occhiataccia al ragazzo.
Nathaniel se ne stava con le braccia incrociate, in piedi, fissandolo come una vecchia strega arcigna.
“Finito?”
Bartimeus gli lanciò la salvietta addosso, cercando la maglietta del pigiama.
Il panno tornò al proprietario, schiaffeggiandolo sulla pelle nuda.
“Che credi di fare?” Ringhiò levandosi di dosso la salvietta.
Nathaniel ricambiò con uno sguardo furente:” Che credo di fare?
Pensa un po’ a te! Stamattina ti ho visto felice e contento, e questo pomeriggio per poco non investi Asmira e ti comporti come uno stronzo.”
S’era avvicinato con pochi passi, guadagnando terreno, mentre Bartimeus era rimasto accanto al letto, rigido come una statua.
Mentre manteneva la propria posizione con la stessa testardaggine di un mulo, Bartimeus pensò amareggiato che di solito era il contrario, che era Nathaniel quello irragionevole e lamentoso, che costruiva ville e castelli in aria, non lui.
E ancora più rattristato, si rese conto che come ogni volta che litigavano, era per stupidate, case di carta e sabbia.
Nathaniel lo fissava dritto negli occhi, torreggiando su di lui come non aveva mai fatto, con pugni stretti oltre l’impossibile.
Rimase a lungo a fissarlo, nel più completo silenzio.
Probabilmente stava cercando qualcosa di cattivo da dire, da sputargli addosso: erano così bravi a dirsi cattiverie, a stuzzicarsi, che oramai venivano naturali, ed ogni pausa presa stava significare qualcosa di nuovo.
Si sentì subito lo stomaco rivoltarsi, schizzare nel subbuglio mentre la mente correva veloce alla ricerca di qualcosa di altrettanto tagliente.
Ma, contro ogni previdenza, dopo che lo sguardo di Nathaniel ebbe vagato febbrile nei suoi occhi per un poco, il viso affilato s’addolcì, diventando malinconico.
“Che è successo?” Mormorò.
Bartimeus accolse il cambiamento con una piccola smorfia, come una secchiata di acqua gelida sui piedi o una puntura d’insetto.
Rimase a bocconi a fissare Nathaniel come un pesce fuor d’acqua, quando s’accorse dell’ambiente circostante, della situazione, di dove erano arrivati.
Nathaniel, di fronte a lui, con jeans, stupide scarpe da ginnastica e una banalissima maglietta a maniche lunghe.
Probabilmente non si era nemmeno pettinato i capelli, perché alcuni schizzavano ribelli verso l’alto, e non si era nemmeno dato una sistemata, come se fosse uscito di tutta fretta.
Mentre lui, solo coi pantaloni del pigiama, i capelli ancora umidi e la maglietta stretta tra le mani.
La salvietta abbandonata a terra, i piedi scalzi.
Si sentì avvampare fino alla punta dei capelli, sentendosi nudo, sopraffatto dall’intimità del momento.
Quando s’erano fermati a guardarsi negli occhi?
Quando s’erano ritrovati a parlare, non a urlare, a discutere, a litigare?
Quando Nathaniel l’aveva fissato così intensamente?
Deglutì: certo, certo che vi erano attimi così, umidi e intensi, ma in quel momento ogni cosa era piatta, stravolta, ovattata di calma intimità.
Si sentì il responsabile di quello sguardo infelice e lo stomaco cadde, si perse da qualche parte: gli venne da vomitare.
Non si sentiva così in colpa dal quel vecchio litigio, quando s’erano urlati addosso di ogni, arrivando a non parlarsi per tre settimane intere.
S’accorse che non era la propria nudità, o la vicinanza di Nathaniel, a fargli pizzicare la pelle, a sentirsi le ossa come se fatte di elettricità pura.
Ma la tranquillità, la pacatezza dell’attesa di Nathaniel, di come tenesse le spalle basse mentre aspettava una risposta, di come si fosse fatto strada nel suo stesso soffocante ego per tirar fuori la compassione e la volontà di abbassarsi al suo livello, di raggiungerlo nel suo inferno personale.
Gli fu infinitamente grado e dopo pochissimi attimi, in cui Bartimeus si smarrì nel viso rattristato di Nathaniel, anche i suoi occhi persero il fuoco iracondo, tornando limpidi, umidi di malinconia.
“Nulla.”
Nathaniel sospirò, e le sue spalle caddero un po’ più in basso.
“Non è vero, si vede subito quando qualcosa ti turba.”
Bartimeus alzò le spalle, fissando il proprio letto e rigirandosi tra le mani la maglietta.
Le dita di Nathaniel gli sfiorarono il polso, e con un balzo spaventato, Bartimeus si ritrasse.
Gli erano sembrati ragni…
Nathaniel rimase lì lì, imbambolato, sorpreso, ma prima che potesse replicare o reputarsi offeso, Bartimeus gli afferrò la mano con forza, stringendola.
Era calda, morbida e liscia, bella come sempre.
“Nulla, davvero, non è successo nulla.”
Rimase così un poco, poi gli lasciò andare la mano, iniziando a vestirsi.
Nathaniel rimase in silenzio, osservandolo.
Quando la testa di Bartimeus sbucò dal collo della maglia, Nathaniel era ancora lì a studiarlo.
Sospirò pesantemente, chiudendo brevemente gli occhi per scacciare il suo viso triste:” Non è nulla, smettila di fissarmi in quel modo.”
Nathaniel non gli rispose e con uno sbuffò più spazientito Bartimeus roteò gli occhi, scuotendo leggermente la testa, tornando a fissare il letto.
“Non ti hanno insultato.”
Alzò la testa, allarmato.
Nathaniel stava ragionando, una piccola ruga gli si creava al centro della fronte, quando aggrottava le sopracciglia, e gli occhi si facevano scuri, come cielo tempestoso.
“Mi hanno insultato.” Realizzò a mezza voce, distendendo il viso corrucciato, sorpreso di tale idea.
Bartimeus alzò le spalle, con la noncuranza di chi non vuole essere scoperto.
“No-“
“E invece sì!” Nathaniel lo accusò puntandogli il dito contro, picchiandoglielo sul petto.
“Sì, perché mi ricordo alla perfezione quanto te l’eri presa quando avevano insultato Tolomeo e m-“
Si zittì tutto d’un tratto, arrossendo violentemente.
Anche Bartimeus arrossì, e per la centesima volta alzò le spalle:” No, cioè, quasi…” Borbottò.
Rimasero in un imbarazzante silenzio per un poco, poi Nathaniel rialzò lo sguardo che aveva piazzato sui piedi scuri di Bartimeus e sospirò.
“In ogni caso.” Disse portandosi le mani ai fianchi:” Fregatene altamente di quello che dicono, non mi interessa nulla.”
La testa di Bartimeus schizzò verso l’alto alla velocità della luce: cosa? Nathaniel che non dava peso a ciò che le persone dicevano e tramavano alle sue spalle?
“Non guardarmi come se avessi detto che faccio falò coi libri.” Lo sgridò: ” Non mi interessa quello che dicono, continueranno a ripeterlo, so che non è vero, e che me ne frega?”
Scrollò le spalle scuotendo la testa come una vecchia capra:” No, no, non ho più voglia di starci dietro, che mi spacco la testa a fare? Continueranno, anzi, probabilmente peggioreranno se mi mostro offeso.”
Sospirò, osservando il volto incredulo di Bartimeus.
“Chiudi la bocca che ci entrano le mosche.”
Seguì il consiglio, sbattendo le palpebre.
Si meravigliò di come Nathaniel apparisse ai suoi occhi: teneva la testa leggermente china, fissando, perso nei propri pensieri, il pavimento.
Con le mani ancora ai fianchi e le gambe morbide, appariva… Adulto, saggio, maturo.
Il nuvolone ronzante di pensieri che solitamente gli rabbuiava gli occhi era sparito, e ora brillavano limpidi, come acqua dolce sotto il sole.
Nathaniel alzò la testa lentamente, fissandolo assorto.
“Bhè? Che c’è?”
Bartimeus scosse la testa, e finalmente, anche i suoi i fulmini e i tuoni che ringhiavano e strillavano nel suo petto si chetarono.
Prese un lungo respiro, sorridendo per la prima volta dopo quell’inutile pomeriggio.
“Nulla.”
 
 
Accennò appena alla cosa, e con uno sbuffo che doveva esser spazientito ma risultò soltanto sollevato, Nathaniel gli rubò la solita maglietta, la più grande che avesse, e i pantaloni più lunghi, rimanendo comunque con buona parte delle caviglie nude.
“Se mi sveglio con crampi da parto è tutta colpa tua.” Lo aveva minacciato tempo prima, adocchiandosi i piedi fin troppo nudi e scoccandogli un’occhiata d’intesa per fargli capire che le conseguenze sarebbero state amarissime.
S’accoccolò com’era solito fare, lasciando che Bartimeus gli strofinasse il naso sul collo e gli circondasse la vita con le braccia, sfiorandogli i piedi con i propri.
“Finito?”
“No.”
Come ogni volta che dormivano assieme, Bartimeus si rigirò e si sistemò, sprimacciò il cuscino e s’appoggiò a Nathaniel.
Sospirò, provò una posizione poi la cambiò ancora.
Solitamente, solo quando Nathaniel era sul punto di scoppiare, trovava la posizione giusta e chiudeva gli occhi con un sorriso beato.
“Buonanotte!”
“-Notte.”
Silenzio.
“Però…”
“Però cosa?”
“… Mi pare di aver dimenticato qualcosa.”
“Bho, pensaci domani, ho sonno.”
Bartimeus alzò le spalle, soffiò sul collo di Nathaniel per infastidirlo un’ultima volta e poi chiuse nuovamente gli occhi.
 
 
 
 
“Avevi programmato tutto?”
“Bhe, sì.”
“Anche di rimanere chiuso fuori?”
Tolomeo sventolò per aria il suo pigiama, e Kitty tornò a leggere.
“Come sei previdente.”
L’altro alzò le spalle allo stesso modo del fratello e si sdraiò sul letto.
“Comunque grazie per l’ospitalità, non intendo entrare in stanza quando… Bhè, quando sono impegnati.”
“E tu che ne sai? Magari si sono uccisi a vicenda, tipo come in quei gialli scarsi e poco interessanti. Come due coniugi il cui matrimonio è minato dal giardiniere straniero, che filtra con lei, mentre lui passa il tempo al bar e giocare d’azzardo.”
Tolomeo scoppiò a ridere:” No, per loro sarebbe più alla Mr. e Mrs. Smith.”
“Pestarsi a sangue e poi riscoprire la passione?”
Annuì:” Per loro è più o meno così ogni giorno.” Disse divertito.
Poi tacque.
“In ogni caso.” Iniziò con un sospiro, fissando il soffitto con le mani intrecciate sul petto: ”Di certo qualcosa deve essere successo, intendo, ho spinto io Nathaniel a muoversi e gli ho costretti a parlarsi, e anche dopo ciò si sono completamente dimenticati di me.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avete presente quando siete incazzati e quindi anche il resto del mondo deve essere incazzato con voi altrimenti il cosmo non gira?
Stessa cosa in sta fic.
 
Essendo un’esperta in incazzature superflue, ho pensato che anche Bartimeus potesse essere una persona del genere, ma con l’abilità di tenere il broncio un po’ di più, riuscendo ad irritare chiunque gli stia attorno, anche se non centra.
 
 
 
Non ho molto da dire, è al solita Au dove tutti stanno bene e sono felici vivi e vegeti, quindi si, vi mollo subitissimo.
 
 
ADDIOH-
   
 
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