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Autore: MaryCooper    24/11/2015    0 recensioni
[...]Lascio che le lacrime scendano, seguendo quella melodia così dolce e straziante allo stesso tempo.
Ho sessant'anni, ma mi sembra di aver vissuto più di un secolo.
Dentro di me porto il ricordo e la sofferenza di vite così lontane da avermi sfiorato, ma soprattutto possiedo un dolore di cui non posso parlare a nessuno. [...]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grido soffocato, il buio.
Mi alzo di scatto, seduto sul letto, e sento le mani calde di mia moglie che mi accarezza la testa.
“Ancora quegli incubi?”
Sospiro.
La rassicuro, le dico che sto meglio, che può tornare a dormire. Aspetto che si sia addormentata, poi mi alzo per prendere un bicchiere d'acqua.
Ho ancora il petto che mi pulsa e il respiro troncato, ma il peggio è passato – almeno per questa notte.
Mi accascio su una delle sedie in cucina e bevo, mandando giù ogni sorso con riluttanza, come se fosse veleno. Il mio stomaco chiuso ha deciso che non posso dissetarmi.
Questa è una di quelle tante notti in cui il ricordo si fa vivo, in cui il macigno che mi porto sulle spalle da una vita mi cade addosso e mi schiaccia.

Cerco di pensare alla melodia che mia madre mi cantava da piccolo per farmi dormire, quella che sussurrava alla mia anima che potevo dormire sonni tranquilli, che tutto sarebbe andato bene.
Inizio a cantarla tra me e me, poi mi fermo: non me la ricordo.
Il terrore mi assale. Non voglio dimenticare, non posso farlo.
Mi alzo di scatto, meritandomi un forte giramento di testa, ma proseguo verso il mio studio.
Apro il primo cassetto della scrivania, alzo il sottofondo e tasto il legno per cercarlo.
Tiro un sospiro di sollievo. È lì. La mia ancora per il passato è rimasta dove l'ho lasciata.
Sembra stupido pensare che qualcosa possa scomparire da un momento all'altro, ma per me non sarebbe la prima volta che accade.
Tengo tra le mani quel piccolo carillon, lo accarezzo prima di abbandonarmi alle note che mi rassicurano.
Lascio che le lacrime scendano, seguendo quella melodia così dolce e straziante allo stesso tempo.
Ho sessant'anni, ma mi sembra di aver vissuto più di un secolo.
Dentro di me porto il ricordo e la sofferenza di vite così lontane da avermi sfiorato, ma soprattutto possiedo un dolore di cui non posso parlare a nessuno.
La canzone finisce, e le ultime parole mi muoiono in bocca.
Il silenzio più assoluto mi avvolge, e la solitudine torna a farmi compagnia.
Con la coda dell'occhio, vedo la luce della luna che entra dalla finestra riflettere su una superficie liscia.
La nostra foto.
Sorrido e mi asciugo le lacrime; da qualche parte esisti ancora, e me lo stai urlando forte.

 

 

 

 

  
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