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Autore: MaxB    24/11/2015    6 recensioni
Raccolta di one-shots e mini-long basate su immagini di Rboz e Blanania, che mi hanno dato l'autorizzazione. Gajevy totale con accenni ad altre coppie.
Elenco dei capitoli per genere o caratteristiche:
- Serie di immagini: 1, 6, 8, 9, 14
- Immagini singole o a coppie: 2, 5, 7, 12, 18, 19, 23, 24
- Drammatiche: 3, 13
- AU: 5, 15, 18, 19, 20, 22, 24
- Pirates AU: 10, 11 (conclusa)
- School AU: 4, 15, 20
- Council Gajevy: 16, 21
- Gajevy Week 2015: 17
Scrittura e disegno sono due forme d'arte che se accoppiate fanno scintille!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Chatting (School AU 3)

Disegnatrice: Rboz
Universo: AU
Caratteri: IC
Genere: fluff; romantico
Personaggi: Gajeel Redfox; Levy McGarden; vari
Coppie: GxL; accenni NaLu
Rating: verde
POV: esterno
Lettura: orientale (destra a sinistra)
Contestualizzazione: imprecisata
Avvertimenti: storia facente parte della serie School AU, capitolo 3.

 
Riassunto capitoli precedenti: Levy prende l’autobus ogni mattina per andare a scuola, ma un giorno non trova posti a sedere ed è costretta a restare in piedi. Peccato che sia troppo bassa per appendersi ai sostegni e, temendo di vederla cadere, Gajeel, che va alla sua stessa scuola, le offre il braccio per aiutarla. Nelle settimane successive, infatuato, il ragazzo cerca in ogni modo di attirare la sua attenzione, stuzzicandola e facendola innervosire, finché non trova il coraggio di invitarla ad uscire. Lei rifiuta timidamente, ma il ragazzo riesce a farsi dare da lei ripetizioni di matematica, durante le quali Levy leggerà i messaggi che Gajeel si scrive con il suo miglior amico Panther Lily. Messaggi che, naturalmente, vedono Levy come argomento principale. Grazie a questo, la ragazza accetta di uscire con Gajeel, che ringrazia il suo amico per l’aiuto fornitogli.
 
Levy era in trepidante attesa dell'autobus. Il giorno prima, dopo essere tornata a casa dal pomeriggio di ripetizioni a Gajeel, non aveva fatto altro che pensare a lui. Si chiedeva come fosse possibile essere attratti così tanto da una persona che si conosce a mala pena. Probabilmente era solo un'infatuazione passeggera per qualcuno di intrigante, una cosa che non sarebbe durata. O magari, per qualche caso strano, era amore vero. Comunque Levy vedesse la cosa, non riusciva a togliersi il ragazzo dalla testa.
Troppo immersa nei suoi pensieri, non si era nemmeno resa conto che l'autobus si era fermato proprio davanti a lei. Stava per rivederlo.
Sorrise mentre saliva il primo scalino per entrare sul mezzo pubblico, immaginandosi dove lo avrebbe trovato in quel momento. Magari seduto, tenendo libero un posto accanto a sé solo per lei? Oppure in piedi? STravaccato su un posto singolo che le avrebbe ceduto, essendo consapevole del fatto che lei non era abbastanza alta da aggrapparsi ai sostegni? E se le avesse chiesto di sedersi in braccio suo? Leggermente agitata, Levy non si rese conto di una cosa fondamentale: Gajeel non c'era. Se ne accorse solo quando le porte dell'autobus si chiusero e la partenza del mezzo le fece perdere l'equilibrio. Si guardò intorno aspettandosi di vederlo ridere di lei, pronto a stuzzicarla come sempre, ma nessuno la stava osservando. Nessuno le teneva il posto. Senza riuscire a mascherare la delusione, Levy diede un'ultima occhiata all'autobus e si sedette su un posto libero, prendendo il nuovo libro.
E per la prima volta nella sua vita, Levy si chiese se quelle pagine che avevano il potere di trasportarla in un altro mondo sarebbero riuscite a farlo anche in quel momento, nonostante i pensieri che vorticavano attorno ad un unico argomento come falene impazzite di fronte alla luce: Gajeel.
 
- Levy-chan, com'è andata ieri? Raccontami TUTTO! - urlò Lucy correndo per il corridoio, inducendo una decina di persone a girarsi e spingendone un'altra decina nel percorso.
- Lu-chan! Sh, non urlare! - le intimò l'amica a bassa voce.
- Allora? - chiese una voce alle spalle di Levy, che la fece sussultare.
Di fronte all'armadietto aperto da cui la povera vittima stava prendendo i libri, Mira, Erza e Lisanna aspettavano risposte con le braccia incrociate, in trepidante attesa. Mancava giusto...
- Juvia arriva dopo, Gray-Sama! Juvia deve parlare con Levy-san. Juvia tornerà presto dal suo adorato Gray-sama!
Ormai la curiosità che Levy aveva attirato era troppa, e il corridoio si era fatto estremamente silenzioso: tutti aspettavano di sapere cosa Levy doveva raccontare alle amiche.
- Fatevi gli affari vostri o vengo io a farveli fare! - sbraitò Erza.
Inutile a dirsi, il frastuono che riprese come di consueto rese difficile alle ragazze parlarsi.
- Cosa volete sapere? - chiese Levy innocentemente.
- TUTTO - gridaronoo in coro le amiche.
- Non c'è niente da...
- Ti ha baciata? - chiese Mirajane.
Levy avvampò. - No, no ma che dici!?
- Ti ha stuprata?
- Erza ma che cavolo...?!
- Ti ha invitata ad un appuntamento? - la interruppe Lucy.
- Be'...
Cinque paia di occhi si spalancarono. - Juvia vuole i dettagli hot!
Rossa come non era mai stata, Levy raccontò di come l'aveva fatta sentire bene durante il pranzo, della vicenda con il cellulare, dell'invito e dell'autobus.
- Gajeel-kun è cotto. Juvia lo giura perché lo conosce bene.
- Questo è ovvio - disse Mirajane, - ma Levy è cotta?
La ragazza si fece più piccola del solito sotto allo sguardo inquisitore, emozionato ed estremamente ossessivo delle sue compagne.
- Be'... diciamo che non mi dispiace. Altrimenti non avrei accettato, no?
- Ma quanto non ti dispiace? - indagò Lisanna.
- Non mi dispiace tanto.
- Juvia non capisce se si parla così!
- Ha detto che le piace. In fondo parliamo di un ragazzo che è riuscito a smuovere il cuore di carta di Levy - disse Lucy, contenta per l'amica.
La campanella suonò proprio in quel momento.
- Juvia adesso è in classe con Gajeel-kun. Deve dirgli qualcosa?
- Ma sei pazza? Assolutamente no! E comunque oggi non c'è.
- Quando uscite? - chiese al volo Mira.
- Non lo so, non abbiamo definito la cosa.
- Sembrate una coppia di sposi da come parli.
Levy abbassò lo sguardo, imbarazzata.
- Cerca di non stuprarlo! - gridò Erza dalla metà del corridoio.
Indovinate: chi fu l'oggetto delle occhiate fin troppo invadenti e ironiche di mezza Fairy Tail School?
E chi da quel momento diede una definizione letterale di "gote rosso fuoco" e "imbarazzo"?
Da qualche parte, un ragazzo ridacchiò. - Gihihi.
 
Dopo due intense ore di letteratura Levy si diresse verso l'armadietto. Nel giro di due minuti sarebbe dovuta andare nella classe di latino. Adorava le lingue antiche e, non a caso, era la migliore dell'istituto.
Giunta di fronte al suo armadietto, allungò una un braccio per inserire la combinazione che lo avrebbe aperto, ma una mano grande e olivastra la precedette e lo aprì per lei.
Levy sgranò gli occhi. - Ehi...! - si lamentò prima di alzare lo sguardo e incontrare le iridi rosso fuoco di... - Gajeel?!
Lui ridacchiò e si appoggiò agli armadietti degli altri, le braccia incrociate e le sopracciglia inarcate. O meglio, i piercing inarcati. Sempre che questa frase abbia senso.
- Buongiorno Gamberetto.
- Che ci fai qui?! - chiese lei, sconvolta. Dire che la sua presenza la mandava in confusione era un eufemismo.
Gajeel si grattò la tempia. - Be', siamo a scuola. Sai com'è...
- Ma non eri in autobus questa mattina.
- Mi pedini per caso? Gamberetto stalker - disse ridacchiando.
Levy gonfiò le guance, irritata. - Io non...
- Sì sì va bene. Ho solo perso l'autobus. Ho preso quello successivo e sono arrivato un minuto prima del suono della campanella. In tempo per sentire uno scoop interessante.
La ragazza aggrottò le sopracciglia: non le interessavano i gossip. Tuttavia chiese: - Che scoop?
- Come sei curiosa! Vuoi davvero saperlo?
- Ormai mi hai incuriosita, muoviti che devo andare in classe - borbottò.
Gajeel ridacchiò. - Una piccola secchiona si è presa una cotta per qualcuno che avrebbe stimato meno di una pipa di tabacco. Indovini di che colore ha i capelli questa ragazza o ti illumino io?
Levy avvampò e ficcò la testa dentro all'armadietto, nascondendo l'imbarazzo fingendo di cercare un libro.
- Sei così piccola che potresti chiudertici dentro.
- Hai finito di prendermi in giro?! - sbraitò con ira. Ma era troppo tenera e Gajeel ridacchiò, attirandosi un'occhiata furibonda.
- Nah. Vuoi sapere un'altra novità?
Levy sospirò. - Dimmi.
- Quella ragazza uscirà con il ragazzo per cui ha una cotta questo venerdì sera. E andranno al cinema.
Chiudendo l'armadietto, lei finse disinteresse. Si appoggiò al freddo metallo con il busto rivolto verso di lui, imitandone la posizione. Ma non alzò lo sguardo. - E a che ora andranno?
- Alle otto, magari. Tu a che ora supponi che andranno?
- Io credo che... - disse prima di essere interrotta dalla campanella. - Credo che questi due ragazzi ne parleranno a ricreazione. A dopo Gossip Boy.
Levy si allontanò dandogli le spalle, facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non girarsi a guardare la sua reazione. Ma se lo avesse fatto, avrebbe scoperto che l'espressione dipinta sul suo viso era speculare alla sua: sorrisino sghembo e occhi brillanti.
Gajeel ghignò prima di avviarsi verso la sua classe canticchiando.
 
Venerdì pomeriggio Levy stava respirando profondamente per cercare di calmarsi e non urlare. Nel gruppo di WhatsApp chiamato Fairy Girls, in cui c'erano lei, Mira, Erza, Juvia, Lisanna e ovviamente Lucy, insieme a Kana che però era ammalata, si stava scatenando l'inferno: messaggi vocali a raffica, il 60% dei quali erano di Erza che sbraitava e minacciava le altre di smetterla di registrare audio che intasavano il cellulare, mandando in palla, nel frattempo, quello delle altre. Anche con il volume a livello 1 Levy poteva udirla come se stesse parlando ad alta voce. Mira e Lisanna si davano ordini a vicenda sebbene fossero nella stessa casa e potessero dirsele a voce invece di contribuire al caos di WhatsApp. Natsu, che per chissà quale motivo era a casa di Lucy (lei aveva detto per studiare, ma nessuno ci credeva), si impossessava ogni due minuti del cellulare della padrona di casa e inviava selfie di lui e del suo gatto o della casa di Lucy, inducendo Erza a registrare più audio e Lucy a riprendersi del telefono e chiedere scusa mentre la furia dai capelli rossi insultava anche lei.
Mi serviva solo un parere sul vestito, scrisse Levy con la faccina abbattuta.
Puoi andare vestita di stracci che lui manco se ne accorgerà. È talmente cotto di te da cantare ogni dannata sera. Fidati che non è una buona cosa per le mie orecchie. Anzi, grazie davvero, scrisse Lucy. O, meglio, Natsu, presunse Levy.
Perché lo senti cantare ogni sera? Siete vicini di casa?, indagò Mirajane.
Lunga storia, rispose Lucy-Natsu.
Levy metti la minigonna. O il vestito corto, intervenne Lisanna.
Erza sta registrando...
Levy si buttò sul letto sbuffando e premette il pulsante play dopo aver caricato l'audio.
MA SEI PAZZA?! È INVERNO E LEVY NON ANDRÀ MAI IN GIRO IN MINIGONNA, TANTO PIÙ CON QUESTO FREDDO!!
Va sempre in giro in mini! Calmati!, scrisse Lucy. Probabilmente.
Erza sta registrando...
NON ANDRÀ AL PRIMO APPUNTAMENTO CON UN SOCIOPATICO PIENO DI PIERCING CHE...
Levy stoppò l'audio e decise di arrangiarsi da sola. Chi fa da sé fa per tre, no? Mai proverbio più vero era venuto in mente a Levy.
Un altro messaggio, ma questa volta con la suoneria riservata ai messaggi privati. Incuriosita, Levy prese il cellulare e lesse il messaggio di Juvia, inviato sulla chat singola: Levy-san vestiti bene e non andare in minigonna. Magari metti anche i leggings. Potresti prendere freddo.
La ragazza aggrottò le sopracciglia: come poteva prendere freddo al cinema? Si avvicinò al suo armadio come in trance, senza considerare che strada stava facendo. Rifletté sulla conversazione avuta quel pomeriggio con Gajeel, prima di scendere dall'autobus.
- Allora questa sera alle otto? - aveva chiesto timidamente avviandosi verso la porta scorrevole.
Il ragazzo aveva borbottato un assenso e poi aveva ghignato con malizia. - Passo a prenderti un po' prima.
- Passi a prendermi?! - aveva chiesto lei con stupore.
- Ovvio Gamberetto! Come credi che andremo al cinema?
- Veramente non ci avevo pensato... Ma tu hai la macchina?
- No.
- E allora con cosa mi vieni a prendere? - aveva domandato, sempre più confusa.
Gajeel si era avvicinato pericolosamente al suo viso e aveva bisbigliato: - In bici.
Levy aveva sgranato gli occhi. - Hai il tandem?
- No, io pedalo e tu resti seduta sul tubo fra il sellino e il manubrio - aveva detto ridacchiando di gusto. - Perdi la fermata, Gamberetto.
Levy era corsa giù dall'autobus un secondo prima che le porte si chiudessero, chiedendosi se Gajeel avesse scherzato o meno. Si era convinta che fosse tutto uno scherzo, ma Juvia le aveva messo la pulce nell'orecchio. Insomma, con la minigonna in bici era freddo e anche... scomodo.
Lanciando improperi al cellulare sul quale continuavano ad arrivare notifiche, Levy indossò dei leggings neri con degli shorts sopra, più comodi della minigonna, e una maglia attillata arancione e bianca. Scarpe da ginnastica arancioni, fascetta nera con un fiore abbinato alla maglia e una collana identica: un regalo dei ragazzi per il compleanno. Un filo di ombretto e lucidalabbra, borsetta e... cellulare.
Levy sbuffò e si sedette in soggiorno dopo aver preso il giubbotto. Facendo appello al suo autocontrollo, sbloccò lo schermo e fissò WhatsApp: 157 notifiche. Levy aprì la chat delle Fairy Girls e scrisse:
Ora smettetela che devo uscire. E non voglio tornare a casa con 600 notifiche. Altrimenti mi incavolo come Mirajane.
Ahia
, commentò Lucy. Forse era Natsu.
Levy hai il suo numero?, scrisse Lisanna.
La ragazza spalancò la bocca. Non aveva il suo numero e non gli aveva nemmeno detto dove abitava! Lui avrebbe potuto intuirlo vedendo dove scendeva, ma casa sua era un po' nascosta. E se si perdeva chi chiamava?
RAGAZZE NON HO IL SUO NUMERO E LUI NON SA DOVE ABITO O.O
Ha pensato Juvia a dargli l'ndirizzo Levy-san. Magari questa sera vi scambiate i numeri.

Sarebbe anche ora..., commentò Lucy.
Un colpo di clacson fece sobbalzare Levy. Incuriosita, la ragazza si affacciò alla finestra che dava sul giardino anteriore e sgranò gli occhi: Gajeel era davanti a casa sua a cavallo di una moto nera lucida. Le fece un cenno con la mano e le mostrò il casco pronto per lei. A Levy parve di intravedere il solito ghigno accattivante sotto il casco. Mentre un brivido di eccitazione le scuoteva la spina dorsale, spense le luci, afferrò le chiavi, uscì di casa e chiuse la porta.
Quando si girò assunse un'espressione noncurante, come se non facesse differenza per lei andare al supermercato o in qualche paradiso tropicale. Si morse il labbro per non sorridere, cercando di fingersi una tosta.
- Non ci sono i tuoi? - chiese Gajeel con voce ovattata.
- No... storia lunga.
Lui non indagò oltre e le porse il casco, toccandole poi i capelli. - Temo che tu debba toglierti la fascetta.
Levy arricciò le labbra e ubbidì, mettendo il nastro nella tasca della giacca. Chinò la testa e la tirò indietro di scatto per infilarsi il casco, mentre Gajeel constatava quanto fosse simile ad un pulcino con quella massa vaporosa di capelli scompigliati. Era così tenera...
- Come si allaccia? Ho paura di pizzicarmi.
Gajeel l'attirò a sé per i fianchi e le fece reclinare la testa, allacciandole i cordoncini. - Tieniti stretta a me.
Ed ecco perché, a dispetto del freddo invernale, aveva preso la moto.
- Ti piacerebbe - disse Levy dandogli una pacca sul braccio. Posandogli le mani sulle spalle e mettendo il piede su uno degli appoggi per il passeggero, tentò di salire.
La moto sobbalzò quando Levy si sedette di peso, facendo ridacchiare Gajeel. - Tieniti forte.
- Che cos... uoh! - gridò lei aggrappandosi a lui, facendolo ghignare. Quando rallentò gli diede una testata con il casco. - Baka!
Indignata, Levy si staccò da lui e afferrò le maniglie ai suoi lati, con disappunto di Gajeel.
Il viaggio per arrivare al cinema fu breve e tranquillo, il ragazzo era un bravo guidatore. Tranne quando prendeva i dossi ai sessanta all'ora per far sbattere Levy contro di sé e farla urlare. Alla fine, dopo quattro rallentatori affrontati come in una gara di moto cross, la ragazza aveva deciso di godersela invece di dargliela vinta e arrabbiarsi. Così si era messa a ridere.
Gajeel parcheggiò dritto di fronte all'entrata del cinema e Levy scese con grazia, porgendogli il casco.
Quando sollevò lo sguardo lui scoppiò a ridere, una vera risata, non il solito "gihi", fragorosa come quella di un orso. Se gli orsi ridessero…
Un po' spiazzata, Levy era arrossita senza motivo, appurando quanto carina fosse la sua risata. - Che c'è?
- I tuoi capelli! - esclamò lui.
Non se l'aspettava. Probabilmente il casco le aveva elettrizzato i capelli e li aveva resi simili ad un caspo di banane, a dei dreads fatti male, o a quelli di un'afroamericana. O tutte e tre le cose insieme. Sbuffando, gonfiò le guance come ogni volta che si irritava e recuperò la fascetta dalla tasca. Con pochi e abili gesti si ricompose e guardò Gajeel con aria di sfida. - Meglio?
- Non ho detto che non mi piacevano -  ridacchiò lui scendendo dalla moto.
Levy si fiondò all'interno del cinema quasi a passo di marcia, senza accertarsi di essere seguita. Improvvisamente si sentì afferrare la mano e Gajeel la tirò dalla parte opposta a quella in cui stava andando. - Di qua Gamberetto.
Imbarazzato, le lasciò la mano una volta sicuro che lei lo stesse seguendo. Essendo venerdì sera non c'era troppa gente, per cui la fila era poca alla biglietteria.
- Che film guardiamo? - chiese Levy.
- Mmm... non lo so. Cosa proporresti?
- Uno di avventura? Quello nuovo che sembra Indiana Jones? O quello ambientato dopo la fine della Terra?
- E... altrimenti quello d'azione? È comico ho sentito dire.
Levy guardò la locandina del film con occhio critico e alla fine annuì.
- Senti, ti do i soldi per i biglietti mentre vado a prendere da mangiare. Hai cenato? – indagò lui.
- No, ma basta che tu mi dia i soldi del tuo biglietto. Il mio me lo pago io. E ti do anche i soldi per il cibo.
Gajeel scosse la testa. - Offro tutto io. Cosa vuoi da bere?
- Non essere sciocco, voglio che dividiamo.
Roteando gli occhi, il ragazzo prese il portafoglio e le mise in mano due pezzi da dieci. - Prendi due biglietti. Vado a comprare il resto.
- No.
Gajeel fu scosso da un brivido di fronte all'espressione così fiera di Levy, che lo fronteggiava a mento alto cercando di sembrare più grande. Testardaggine fatta persona.
Dato che era arrivato il loro turno, Gajeel si frappose fra lei e la commessa. - Le do i soldi, la mia... ehm... be', la ragazza dietro di me le dirà per che film. Non la faccia pagare, ha capito?
La commessa annuì con timore e Gajeel se ne andò con aria soddisfatta, mani calcate bene in tasca.
Levy roteò gli occhi e si rese conto di una cosa strana: Gajeel non sorrideva mai. Non a lei, ma in generale. Non era il tipo cordiale e avvicinabile, lui... incuteva paura! Con i piercing e i canini troppo affilati nonché il ghigno talvolta crudele, sembrava proprio un delinquente.
- Due biglietti per... - si bloccò.
A quel gioco potevano giocare in due. A lei non faceva paura.
Con un ghigno alla Gajeel, Levy ripetè: - Due biglietti per il cartone animato sui gatti.
- Fatto? - borbottò lui quando lo raggiunse al bar.
- Mm-mm - annuì lei sorridendo. - Grazie. Tieni il resto.
Gajeel prese le monete che Levy gli aveva allungato e le mise insieme ai venti euro che aveva preparato per pagare tutto.
- Venti euro? Quanta roba hai preso?
- Praline al cioccolato, pop-corn grandi salati, patate medie e due Coche grandi. Altro? Caramelle?
Levy strabuzzò gli occhi. - Io vomito.
- Nah.
- Ventidue - disse il ragazzo che aveva posato gli ordini sul bancone.
Gajeel gli allungò banconota e monete senza sorridere. Prese lo scontrino, le bibite e i pop-corn e si allontanò di un passo.
- Grazie - disse Levy sorridendo calorosamente al ragazzo, che ricambiò.
Prese patatine e praline e affiancò Gajeel.
- E quello cos'era? - mugugnò lui.
- Quello cosa?
- Quel sorriso.
Levy lo fissò: sembrava irritato sotto alla facciata impassibile. Che fosse... - Geloso? Stai scherzando?
- Perché dovrei, Gamberetto?
- L'ho solo ringraziato. Regole base dell'educazione! Tu sei stato scorbutico.
- Non sorridi così a tutti. A me non sorridi così.
Levy sgranò gli occhi e poi ridacchiò: era proprio geloso. - Tu mi irriti e basta. Se mi stuzzicassi meno magari sarei più amabile.
- Tsk - borbottò lui.
Lei gli sorrise e porse i biglietti al ragazzo che indicò loro la sala.
Stavano per entrare quando Gajeel si bloccò. - Ohi, è sbagliata. Noi non siamo qui.
Levy fece marcia indietro e ridacchiò. - Può darsi che abbia cambiato idea riguardo al film.
- Gamberetto che hai combinato...? - chiese lui nel pallone. Un gelido panico gli stava attanagliando le viscere.
- Orsù, Gajeel - scherzò lei prendendolo a braccetto. - È commovente vedere dei micetti che si alleano contro i cani del quartiere.
La pubblicità portò via i lamenti e gli sbuffi di un orso che era finito in una sala gremita di bambini.
 
- Mi è piaciuto un sacco! - esclamò Levy all'uscita dalla sala. - A te no?
Gajeel aveva lo sguardo vacuo mentre la ragazza lo trascinava nella sala principale del cinema, abbastanza silenziosa; eccetto per i bambini elettrizzati che si dirigevano verso l'area dei giochi.
- Gajeel?
- Dimmi - mormorò lui con un filo di voce.
Levy ridacchiò ripensando al suo comportamento. Pur di non guardare il film aveva mangiato quasi tutto quello che aveva ordinato, concentrandosi su qualsiasi cosa non fosse lo schermo gigante da cui provenivano le voci acute dei micetti "inutili e irritanti", come li aveva definiti lui. A metà film, quando aveva iniziato a lamentarsi perché aveva finito il cibo, Levy gli aveva preso la mano sperando di farlo tacere. E aveva funzionato. Gajeel si era ricordato del fatto che era al cinema con lei, che erano seduti vicini, al buio. Si era messo tranquillo e aveva trattenuto la sua mano quando lei aveva cercato di ritrarla. Si era accasciato verso il bracciolo che separava le loro poltrone in modo da accostare il braccio al suo. E l'aveva fatta ridere tanto, troppo, commentando ad un soffio dal suo orecchio le azioni dei gatti.
- Quello è sull'altra sponda, non vedi gli atteggiamenti? E poi ha la gonna. Un gatto con la gonna.
- Ma Gajeel -, aveva protestato lei ridendo, - è la sua padrona che è convinta che sia una femmina!
- Tutte scuse - aveva borbottato facendosi ancora più vicino. - Vedi quello? È castrato. Non senti la sua voce?
Levy era scoppiata a ridere di gusto, e si era tappata la bocca un istante dopo quando dei bambini si erano girati a fissarla: aveva riso durante la scena più "drammatica" della storia. Era arrossita e aveva fissato trucemente Gajeel, anche se nei suoi occhi brillava ancora il divertimento.
- Quello è il mio preferito. È un vero gatto. A casa ne ho uno che gli assomiglia.
-  A quale?
- Quello scuro. Pelo marrone scuro con la cicatrice sull'occhio destro. È un grande gatto. Ha anche i pantaloncini verdi da combattente!
Sorridendo, Levy gli aveva appoggiato la testa sulla spalla, facendolo gongolare.
- Ti ho chiesto se ti è piaciuto - ripeté Levy di fronte al ragazzo amorfo, riportandolo alla realtà.
Gajeel le lanciò un'occhiata interrogativa. - Ma eri con me durante il film o era un'altra la ragazza di fianco a me?
- Penso fosse un'altra - scherzò lei.
- Oh. Be', era parecchio bella.
Levy arrossì e gli diede un buffetto sul braccio. - Andiamo in libreria?
- Stai scherzando? Prima i gatti sterilizzati e ora la libreria?
- Dai, brontolone!
Gajeel sbuffò e la seguì in silenzio. Levy gli sorrise prima di entrare nel negozio, e lui non poté non notare il lampo di gioia nei suoi occhi. La seguì fra gli scaffali mentre scannerizzava in silenzio tutti i titoli dei libri e indicava alcune copertine sorridendo: probabilmente quelle che appartenevano a storie già lette.
Mordendosi le labbra afferrava qualche volume e leggeva la trama, annuendo e segnando titolo e autore nel cellulare.
- Oddio! - esclamò prendendone in mano uno. - Finalmente è uscito l'ultimo?
- È una... saga? - chiese Gajeel, titubante. Sperava di aver pronunciato bene il nome.
- Sì! - rispose lei fissandolo con gli occhi emozionati. - Era da mesi che l'aspettavo.
- Di cosa parla? - domandò lui appoggiandosi allo scaffale.
Levy lo fissò di sottecchi e raccontò per sommi capi la storia di avventura e amore che l'aveva incantata. Odiava quando qualcuno le chiedeva cosa stava leggendo, ma si scoprì desiderosa di parlarne a Gajeel. Così non si rese conto di aver monopolizzato la conversazione per quattro minuti senza essere mai interrotta: lui la fissava con aria assente.
- Scusa, non volevo annoiarti - disse con un sorriso di scuse.
- Non mi stavo annoiando, ti stavo ascoltando. Quasi quasi hai fatto venire voglia pure a me di leggerlo.
- Davvero?
- Sì. Aspetta, ho detto quasi. Due volte. Ma mi piace come racconti le storie.
Levy arrossì e gli sorrise, grata. - Grazie. Di solito non mi piace parlare dei libri che leggo perché ne sono gelosa. E poi divento ossessiva.
- Non farti problemi con me, Gamberetto. Lo prendi?
- Assolutamente sì. Andiamo?
Gajeel annuì e la seguì alla cassa.
- Ehi, guarda cosa c'è qui... -  esordì Levy con aria divertita.
Il ragazzo seguì il suo dito fino a notare dei portachiavi con la forma dei gatti del film. - No, ti prego - si lamentò, in agonia.
Levy rise e si sporse per guardarli. - Ce ne sono anche da attaccare al cellulare. Che forti!
- Non starai mica pensando di comprarli, spero.
- No... Guarda quelli lì - esclamò poi indicando un punto vicino ad una pila di libri.
Approfittando della distrazione del ragazzo Levy afferrò due miniature del gatto che Gajeel aveva apprezzato, quello scuro con i pantaloncini verdi, e li diede in fretta alla commessa che li mise sorridendo nel sacchetto con il libro.
- Cosa devo guardare?
- Me che esco - rispose lei avviandosi verso l'uscita.
Confuso, Gajeel la seguì all'esterno e le porse il casco, slacciandole la fascetta. - Fa più freddo, quindi fidati, è meglio se ti aggrappi a me.
- Buona scusa - disse lei ridendo.
- È vero. Non sai che per scaldarsi la cosa migliore da fare è spogliarsi e abbracciare qualcuno? Condivisione di calore. Ti avrei detto di spogliarti, ma siamo in moto e non conviene.
Levy ridacchiò e si infilò il casco. - Smettila di dire fesserie e partiamo.
 
- Arrivati - annunciò Gajeel togliendosi il casco.
- Grazie. Ora penso che andrò a vomitare le schifezze che ho ingurgitato.
- Che poetica. Vomiterai leggendo il libro nuovo.
- Ovvio. A proposito di libro, ho un regalino per te. Dammi il tuo cellulare.
Gajeel aggrottò le sopracciglia. - Perché dovrei...
- Ubbidisci e basta - disse lei con severità.
Il ragazzo le porse il cellulare estratto dalla tasca della giacca e la fissò mentre lei tirava fuori dal sacchetto...
- Gatti?! Ma è un incubo! Probabilmente a casa sarò terrorizzato da Lily!
Levy, che stava cercando si sistemare l'action-figure del gatto sul bordo del cellulare, lo fissò brevemente, interdetta. - Ma Lily non è il tuo migliore amico?
- Si chiama Panther e di secondo nome fa Lily, ma tutti lo chiamano Pantherlily. Gli ho sempre detto che per me è un nome da gatto, così ho chiamato Lily il mio gatto.
La ragazza sorrise di fronte a quella logica e gli porse il cellulare. - Guai a te se lo togli.
Il gatto era costruito in modo da stare senza difficoltà su un cellulare; non c'era bisogno di utilizzare fili. Con le zampe anteriori si appoggiava allo scherzo e il corpo era sulla parte posteriore del cellulare, come se stesse cercando di scavalcare il bordo superiore dello smartphone. Gajeel non l'avrebbe mai ammesso, ma era dannatamente carino.
- E dovrei andare in giro con questo coso? Neanche per sogno!
- Almeno fino a lunedì.
- No.
- Dai!
- Cosa ci guadagno?
Levy si prese il mento tra pollice e indice, riflettendo. - Ora ci penso...
Gajeel chinò il viso verso il cellulare che teneva in mano, rigirandoselo tra le dita per osservare meglio quel gattino clandestino. Era così concentrato che si rese conto di quanto Levy fosse vicina solo quando la sentì bisbigliare: - Questo...
Colto alla sprovvista, girò di scatto la testa verso di lei e le loro labbra aderirono nel bacio più casto del mondo. Forse non poteva essere nemmeno considerato un bacio.
I due ragazzi spalancarono gli occhi e si allontanarono di scatto. Non che non si sentissero attratti l'uno dall'altra, ma era solo il primo appuntamento e Gajeel non considerava Levy una ragazza da bacio alla prima occasione. Voleva creare l'atmosfera.
Le gote morbide le si imporporarono e lei farfugliò: - Non avevo intenzione di... cioè non intendevo... io…
- Colpa mia, mi sono girato all'improvviso. Anzi, più che colpa, merito mio!
Gajeel ghignò e Levy non poté trattenere un dolce sorriso di gratitudine. - Ora sei costretto a tenerlo fino a lunedì.
- D'accordo - acconsentì lui. - Sarà meglio che entri o prenderai freddo. Ci vediamo lunedì.
- Buon weekend - gli augurò dirigendosi verso il cancello di casa. Poi ci ripensò e tornò indietro mordendosi un labbro. Gli diede un bacio sulla guancia come aveva progettato di fare all'inizio, indugiando dopo aver saggiato la morbidezza di quella pelle fresca di dopobarba. - E buonanotte - bisbigliò prima di scappare in casa.
O meglio, prima di cercare di scappare in casa. Gajeel infatti l'aveva afferrata per il polso e l'aveva tirata verso di sé, facendola avvicinare più di quanto avesse voluto. Sbilanciata dallo strattone, Levy urlò e gli cadde addosso, abbracciandolo. Appena ritrovò l'equilibrio si allontanò rossa in viso.
- Scusa - borbottò lui. - Il tuo numero.
- Il mio...?
- Il tuo numero di cellulare? No?
- Oh, sì. Sì. Ehm...
- Inseriscilo - disse lui porgendole il suo telefono, sbloccato e aperta sulla schermata della chiamata.
Levy obbedì e lo osservò mentre salvava il numero a nome di Gamberetto.
- Sei un infame - disse con irritazione.
Gajeel ridacchiò. - O Gamberetto o Piccoletta.
- Ti salverò come... come...
- Gajeel.
Levy sbuffò e gli diede le spalle.
- Ma va bene anche "Amore della mia vita". Non mi offendo - aggiunse con quello che lei sapeva essere un ghigno malizioso.
Levy sorrise, ma non glielo diede a vedere. Alzò la mano in segno di saluto e si avviò verso la porta.
Veramente, questa volta. Solo quando entrò in casa sentì la moto di Gajeel allontanarsi nella notte.
Sfinita, si spogliò, si lavò, indossò il pigiamone e andò a dormire.
Attaccò il cellulare scarico alla presa dietro il comodino e lesse i messaggi. 452 messaggi dalle Fairy Girls. Come prima, aprì e chiuse la chat senza leggerne nemmeno mezzo. Poi ci ripensò e diede la buonanotte, notando come Erza e Mira avessero monopolizzato la conversazione: la prima con messaggi vocali in cui esprimeva preoccupazione per la sorte dell'amica e lanciava minacce di morte allo “scimmione", e la seconda immaginandosi scenari hot descritti in toni rosa e velatamente erotici. Era un demonio quella ragazza.
Un messaggio dalla mamma, che le dava la buonanotte, una trentina dal gruppo Shadow Gear in cui Jet e Droy cercavano di convincersi a vicenda di essere con Levy in quel momento.
Un numero sconosciuto.
Se non altro il cibo è stato buono. Appena posso brucio il gatto - G.
La ragazza sorrise e salvò il numero, prima di rispondere: Non lo farai altrimenti non uscirò più con te :P
Che ricattatrice. Mi implorerai di uscire ancora con me! - G.
Pensi che sia figo firmarti con una G ad ogni messaggio?
Ovvio - G.
Non lo è, fidati xD
Sì, lo so. Era una cosa che avevo impostato e ora non so più come togliere! - G.
Ahahahahahahah stai scherzando?
Ti sembro uno che scerza? - G.

Ridendo un altro pochino, Levy gli spiegò come fare a togliere la firma.
Sei un'hacker? o.o
No, sono un genio^^ (o una che ha fatto la tua stessa esperienza)
Tipico. È già mezzanotte. Qual è il tuo record di ora in cui sei andata a dormire?
Perché?
Te lo farò infrangere.
Non ci vorrà molto ^^"
Bene. Allora preparati a messaggiare convulsamente. E se dormi vengo a svegliarti. So dove abiti *faccina pervertita*

Levy rise prima di scuotere la testa, pensando a quanto è vero che l'amore arriva all'improvviso.
 
Due giorni e sette ricariche della batteria del telefono dopo, Levy era sconvolta. Aveva messaggiato così tanto con Gajeel da aver reso la chat con lui una delle più usate, fatta eccezione per quella di Lucy, che aveva il primato. Avevano scambiato foto, audio, canzoni e ovviamente messaggi. Avevano imparato parecchio l'uno dell'altra anche con quel metodo. Ad esempio, Levy aveva scoperto che Gajeel non metteva faccine nemmeno sotto minacce, e non si esponeva troppo se voleva parlare di sé, come succedeva anche quando parlavano senza cellulare. Lui invece aveva capito che Levy perdeva qualsiasi traccia di timidezza, diventando quasi intraprendente, quando non vedeva dal vivo il suo interlocutore. Aveva parlato di tutto senza freni inibitori, scrivendo cose che a voce non avrebbe mai avuto il coraggio di riferire. Quando Gajeel glielo aveva fatto notare, lei aveva scritto sì e no una trentina di righe di un messaggio per dirgli che la tecnologia era deleteria da questo punto di vista e lei si pentiva spessissimo di ciò che scriveva.
Quel lunedì mattina era salita sull'autobus sorridendo, andando a sedersi vicino al ragazzo che le aveva tenuto il posto. Avevano chiacchierato un po' di cose futili visto che Gajeel le aveva già chiesto come stava via sms, dandole il buongiorno. E alla fine Levy aveva iniziato a leggere, conscia dello sguardo indagatore del suo vicino. Il silenzio che li accompagnò fino al corridoio della scuola li faceva sentire a loro agio. E poi, era pur sempre lunedì mattina. Gajeel le scompigliò i capelli con affetto.
- Vado a litigare con il Fiammifero e il Ghiacciolo perverso. A dopo Gamberetto.
- A dopo - rispose lei sorridendo.
Lo osservò allontanarsi e proprio mentre stava per girare l'angolo lo vide tirare fuori dalla tasca il suo cellulare. Cellulare su cui era ancora posizionato il gatto. Levy strabuzzò gli occhi e trattenne a stento una risata: lo aveva tenuto fino a quel giorno, non lo aveva tolto.
- Gajeel! - chiamò, ma era troppo tardi.
Provò a scrivergli un messaggio, ma le Fairy Girls l'avevano accerchiata ancora prima che lei potesse mettere la mano nella tasca della giacca.
- Allora?!
- Levy-chan, racconta!
- Juvia vuole i dettagli hot!
Proprio in quel momento suonò la campanella e Levy si diresse con gioia verso la sua classe, consapevole che non sarebbe potuta fuggire a lungo dalle amiche affamate di gossip. Per lo meno la prima ora aveva lezione da sola.
Non disponibileSi sedette al banco e tirò fuori il telefono che altrimenti avrebbe dovuto lasciare nell'armadietto. La prof della prima ora era famosa per i suoi ritardi. Appoggiando la guancia sulla mano e sbloccando il cellulare con la destra, Levy selezionò la prima chat che le apparve, e inviò un cuore.
Arrossì leggermente, senza però perdere il sorriso dolce, rendendosi conto che il ragazzo poteva fraintendere quel cuore così improvviso.
Ho notato il gatto sulla tua cover. Non l'hai tolto, specificò allora.
In un'altra classe, Gajeel stava messaggiando nel gruppo con Natsu e Gray. Litigando più che altro.
Non disponibileAveva la testa appoggiata alla sua mano priva di guanti, e ghignò leggermente quando vide che Levy gli aveva scritto.
Mi sono dimenticato di levarlo. Ora provvedo, rispose.
Non lo farai.
Chi te lo dice?

Non lo farai, ripeté lei.
Dammi un motivo per non farlo.
Sto chattando con la prof in classe!
Ti ho portato sulla cattiva strada, Gamberetto.
Può essere...    
Esci ancora con me.   
Vediamo... non so...
, scrisse soffocando una risata.
Guarda che tolgo il gatto.
Uff, va bene. Come sei insistente.
Ti porto fuori a cena.
Va bene ^^ Ora vado.
A dopo Piccoletta.

Gajeel mise via il cellulare sorridendo al gatto che aveva letto dall'alto tutti i suoi messaggi.
 

MaxBarbie’s
Eh-eh-ehi! Ciao… io sono MaxBarbie e circa un anno fa ho iniziato a scrivere questa ff che è una raccolta di o-s. E ora sto riassumendo tutto perché non mi faccio sentire da così tanto tempo che se non vi ricordaste chi sono non mi sorprenderei^^”
Però sono qui. Ho smesso di scrivere AHAHAHAHAAH stupendo. Però dico sempre che continuerò a farlo, e almeno l’altra ff DEVO finirla, per cui… sì… ricomincerò. No, dai, sto scribacchiando quando ho tempo. Poco, ma lo faccio.
Per cui… questa AU è una delle mie preferite e spero vivamente che sia anche una delle vostre o che, per lo meno, vi piaccia. Un pochino. Che altro dire… non lo so. Ahahahahah dovevo dire una cosa che non ricordo… già. Spero che ricordiate gli scorsi capitoli di questa AU e AH SI’ ORA RICORDO: spero Gajeel non sia OC. La vedo dura…
Ditemi se i messaggi messi in grassetto e con un altro carattere sono più semplici o fanno più confusione.
Va be’, qualsiasi cosa vogliate dirmi, qualunque insulto vogliate lanciarli, tutti i vostri pensieri commossi, se avete sentito la mia mancanza o stavate meglio senza di me non esitate a dirmelo! (Questa frase non ha un senso logico, ma la loica è sopravvalutata come ogni cosa).
Grazie mille e “A presto” (lo spero),
MaxBarbie

 

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