«Jo...Joanna che è succ...»
Dean si fermò osservando la piccola bimba accovacciata a terra poco distante da
lui, i suoi grandi occhi chiari lo guardavano ricolmi di lacrime.
«Ti sei fatta male piccola?» Chiese con fare apprensivo rannicchiandosi
accanto a lei e controllando che non ci fossero nuovi graffi sulle sue
ginocchia.
Sembrava tutto a posto, ma la piccola continuava a singhiozzare e Dean sapeva
che Sam, o peggio Jody, lo avrebbero
ucciso.
«Jo, parlami, ti sei fatta male?» Disse fra l’autorevole
e il preoccupato.
«Non io. Lui.» La piccola mugolò allungando le braccia verso Dean.
Fra le sue mani, l'uomo scorse un piccolo ammasso di piume.
Il passerotto pigolò fra le mani di Joanna e lei
fece una smorfia, richiudendo leggermente le manine, mentre le lacrime
riprendevano a scorrere lungo le guance.
«Non piangere, Jo...» Dean sussurrò carezzandole
i capelli corti, un sorriso si formò sul suo volto.
Sua nipote aveva un cuore enorme.
E stava bene, quindi forse
avrebbe avuto salva la vita.
«Dobbiamo curarlo zio Dean, dammi lo zaino di Dottoressa Peluche.» La
bambina parlo con un tono serio e Dean sentì stringersi il cuore nel petto.
Com'era possibile che toccasse sempre a
lui sfatare i miti di sua nipote?!
Si sentiva esattamente come quando, pochi mesi prima, era stato sorpreso a
mangiare la merenda di Babbo Natale, vestito a tema come richiesto, ma privo di
barba, poggiata in bella vista sul tavolo perché era chiaramente impossibile mangiare con quell’affare.
Ricordava ancora le urla e i pianti successivi perché “Zio Dean ha mangiato tutti i biscotti di Babbo Natale e adesso non
riceverò l'unicorno che ho chiesto.”
Nottata orribile.
Dover distruggere prima Babbo Natale e poi gli unicorni.
Era rimasto sveglio tutta la notte convinto che Joanna
non gli avrebbe più parlato.
E adesso, avrebbe dovuto spiegarle che la dottoressa Peluche non curava proprio
niente e nessuno.
Che tutte le volte che aveva finto di star bene dopo un intervento della
sua dottoressa preferita aveva appunto finto
di star meglio. O comunque aveva finto di star male in precedenza.
Non poteva farcela, ma doveva quindi
deglutì a fatica e iniziò a parlare.
«Joanna...Non possiam...»
Si grattò il mento dove iniziava a crescere un po’ di barba alla ricerca di un
modo per convincere sua nipote. «Il passerotto ha un'ala spezzata, non può
guarire in fretta...Dobbiamo portarlo da un veterinario.» Aggiunse alla fine
colpito da un’ispirazione improvvisa.
«No.» Joanna gonfiò le guance e lo guardò
seria. «Lo voglio curare io. È caduto per colpa mia...Io stavo giocando e lui è
caduto e quindi devo curarlo io.»
«Ma tesoro, non possiamo farlo...» Perché
né tu né io sappiamo un accidenti di medicina animale.
«Non hai tutti gli strumenti con te.» Dean disse mettendosi in piedi e
complimentandosi con sé stesso per essere riuscito a trovare una scusa abbastanza
decente.
Osservò sua nipote riflettere e poi annuire decisa.
«Ok, allora lo portiamo a casa.» Iniziò a correre sul sentiero dismesso da
cui erano arrivati.
«Rallenta Jo. Rischi di cadere e farti male.»
La piccola lo ignorò, come aveva fatto all’andata. «O fare ancora più male
all'uccellino.» Aggiunse sapendo bene che avrebbe rallentato per il bene di
quella pallina arruffata di piume.
Sorrise quando lei si fermò ad aspettarlo per riprendere poi a camminare
lentamente al suo fianco.
Per fortuna raggiunsero l'auto in fretta ed in un attimo furono a casa. Le loro
scampagnate nei boschi erano diventate un’abitudine fin da quando Joanna aveva passato un pomeriggio intero a ridere
aggrappata al petto di Dean, mentre lui stava seduto dondolando le gambe sopra
il ramo di un albero e Sam gli urlava contro in preda ad un infarto.
«Già di ritorno?» Sam domandò vedendoli rientrare e percorrere di corsa il corridoio.
«Vado a prendere il kit del pronto soccorso.» Alle parole di Dean, Sam si
alzò di scatto dal divano ed entrò in cucina guardando sua figlia.
«Stai be...» Si fermò quando la piccola gli mise fra le mani un uccellino
tremante e si allontanò a prendere una serie di panni da cucina.
«Dean...» Sam lo chiamò con fare incerto. «Perchè ho
in mano un uccello?» Chiese non appena suo fratello rientrò con il kit in cucina.
«Sorvolerò sulla tua pessima scelta di parole Sammy,
solo perché c'è Jo.» Rise il maggiore dei fratelli
posando la borsa sul tavolo e sistemando i panni che sua nipote aveva messo sul
tavolo.
«Molto divertente.» Sam gli rivolse una delle sue migliori bitchface, pronto ad aggiungere altro, quando Jo lo precedette.
«Papà, mettilo qui.» La piccola batté il palmo della mano destra un paio
di volte sui panni che Dean aveva organizzato.
«Dobbiamo fasciare l'ala...Credo...Sammy?»
Dean guardò suo fratello, il quale sollevò le mani verso il cielo.
«Dovresti essere tu l'esperto di ali non io...» Sam sogghignò sotto lo sguardo
contrariato di Dean.
Il passerotto provò ad aprire le ali, ma una rimase ferma e lui riprese a
pigolare.
Joanna strinse le labbra provando a ricacciare le
lacrime mentre Sam si avvicinava a lei dal lato opposto.
«Che state facendo attorno al tavolo?»
Tutti e tre si voltarono verso Jody e Castiel carichi
di borse della spesa e prima che uno di loro riuscisse a rispondere il
passerotto pigolò di nuovo.
«Perché c'è un volatile sul tavolo di cucina?» Chiese Jody avvicinandosi al
gruppetto e guardando l'animale.
«È ferito. Non può volare con l'ala in quel modo, va fasciata...» Cas si avvicinò e avvolse una mano intorno al passerotto,
muovendo il pollice lungo la lunghezza dell'ala sana.
«Non l'ho fatto apposta.» Joanna piagnucolò. «L'ho
sentito cantare e lo volevi vedere, non volevo...» La bimba iniziò a
singhiozzare. «Non volevo buttare giù il nido dal ramo.»
«Eri sopra un albero?! Dean!» Sam guardò suo fratello, mentre Jody
cercava di far smettere di piangere la piccola.
«Ehy...Io le avevo detto di non farl...» Dean protestò.
«Tranquilla, Jo.» Cas le
carezzò i capelli. «Sei una dottoressa, no? Dammi la mano.» Il moro poggiò
lentamente e con cura la manina di Jo sul passerotto.
«Carezza qui...Piano, con delicatezza...» Castiel
guidò la mano della piccola fra le piume e le penne dell'uccellino. «Ecco,
vedi? Così è più tranquillo.» Cas sorrise alla
bambina e poi sollevò lo sguardo verso Dean.
«Mi servirebbero una piccola stecca di legno e delle garze.»
Jody gli porse una serie di bacchette giapponesi mentre Sam apriva la
cassetta del pronto soccorso e gli porgeva delle garze.
«Sei anche veterinario adesso?» Dean aveva pensato di pronunciare la frase come
una presa in giro, ma in realtà era affascinato e teneva lo sguardo sulle mani
di sua nipote, colpito dall'effetto calmante che avevano su quell'esserino così
fragile.
Cas sorrise spezzando una bacchetta e avvicinandola
all'ala spezzata dell'animale.
«Non sono così diverse dalle mie...» Sollevò appena lo sguardo verso Dean
per vederlo stringere le labbra in una smorfia dolorosa e triste e sospirò
iniziando a fasciare l'ala al passerotto che sembrava essere completamente
rapito dalle carezze di Joanna.
«Dovrai prenderti cura di lui, piccola Jo, sembri
piacergli molto.» Aggiunse continuando a sistemare le garze, la bimba sorrise e
annuì. «Ci vorrà un po' di tempo prima che torni a volare, ma non è una ferita
così grave.» Affermò continuando la fasciatura.
«Volerà ancora?»
«Sì.» Cas sorrise e Joanna
fece un piccolo saltello sul posto guardando Dean.
«Sentito Zio volerà ancora.»
«Ne sono molto felice, piccola.» Dean sorrise carezzandole i capelli.
«Mamma, papà possiamo tenerlo?» Chiese sollevando lo sguardo verso i suoi
genitori.
«Certo. Fino a che non starà bene...» Sam iniziò.
«Anche dopo.» Disse risoluta.
«Piccola, non possiamo tenerlo in gabbia...» Iniziò a parlare Sam.
«Ma io...» Gli occhi di Joanna si riempirono
di nuovo di lacrime.
«Andiamo a prendere la gabbia, papà...» Jody lo prese per un braccio
trascinando lo via prima che lui potesse riprendere a parlare.
«Papà ha ragione sai piccola?» Castiel parlò con fare
calmo senza staccare gli occhi dal suo operato. «È destinato a volare, non puoi
chiuderlo in gabbia.»
Dean si mosse andando a sbattere contro una sedia e attirando i loro
sguardi su di sé.
«Devo andare in bagno.» Annunciò prima di allontanarsi.
Cas lo osservò fino a che non uscì dalla stanza
poi sorrise verso Joanna.
«Prenditi cura di lui. Dagli una casa in cui tornare. Tornerà. A volte non
vorrà volare vorrà solo riposarsi e stare a casa con te e tornerà.»
Joanna annuì convinta mentre Castiel stringeva un nodo per bloccare la fasciatura.
Non appena tornarono in cucina, lasciò Sam e Jody con la loro bambina e
uscì in veranda andando a sedersi accanto a Dean, in silenzio.
«Ti mancano mai?» Il biondo parlò senza voltarsi verso di lui.
«No.» Cas si voltò verso di lui. «Non mi mancano.»
Dean sorrise amaramente senza guardarlo. «So che non ci credi, ma non mi
manca volare.»
«Sei come...Eri come quel passerotto e io non sono riuscito a curarti.»
Dean si passò una mano fra i capelli incapace di guardare l’uomo al suo fianco.
«No, hai fatto di più.» Cas sorrise verso di lui,
posando il lato sinistro della faccia sulle sue ginocchia e guardando Dean. «Sei
assurdo. Dopo tutti questi anni continui a fartene una colpa.»
«Hai rinunciato...Hai perso tutto...» Provò a replicare il biondo.
«Ho guadagnato tutto.» Lo interruppe Cas, sapendo
benissimo il filo dei pensieri dell’altro.
«Smettila di dire così.» Dean finalmente si voltò verso di lui. «Sono
come Joanna ti ho fatto cadere e tu dovevi volare,
non vivere in gabbia.»
«Io volò con te, Dean Winchester.» Cas lo guardò
negli occhi rimanendo in silenzio per qualche attimo. «Ogni singolo sguardo che
mi regali, ogni carezza, ogni bacio...Sei tu che mi fai volare.» Gli afferrò il
volto fra le mani, posando le labbra sulla punta del naso di Dean. «E adesso la
smetti di immedesimarti in una bimba di quattro anni?!» Disse allontanandosi
leggermente negando all’altro il bacio che era già pronto a ricevere.
Dean sbatté le palpebre un paio di volte prima di sorridere di nuovo guardando
davanti a sé.
«E poi vorrei sapere che cosa ci hai visto di me in quell'esserino
spiumato.» Aggiunse sbuffando, Cas.
«Non saprei…» Dean gli passò una mano fra i capelli, spettinandolo un po'
prima di tirarlo a sé con il braccio sinistro. «Proprio non saprei.» Sussurrò
prima di far incontrare le loro labbra.
Ma salve!!
Ciao, o lettore,
presumo Destiel shipper che
hai deciso di aprire questa pagina di EFP. Spero che la tua giornata vada bene
e che non sia peggiorata di colpo con questa shottina
da diabete. Questa storia nasce nella mia testolina bacata una mattina
di fine Giugno, passata lavorando accanto ad un giardino dove cinguettavano
tanti uccellini. L’idea però rimane tale, fino alla notte fra Venerdì e Sabato
scorso, quando grazie a Vueling sono rimasta due ore
e mezzo in più all’aeroporto di Catania. E come ammazzare il tempo di attesa,
se non scrivendo una shottina Destiel?
Beh, sì, avete ragione, potevo fare milioni di altre cose, ma Dean e Cas hanno prevalso, quindi eccovi a voi questa FF a riprova
che non tutti gli aerei in ritardo vengono per nuocere. (?)
Altre due postille
riguardo alcune cose della ff (forse le prime
interessanti, però) allora… Jody e Sam, sì lo so fa strano, o meglio a me
faceva strano inizialmente, ma la mia maestra di Destiellesimo
(?) li shippa, quindi non potevo non omaggiarla in
qualche modo. E poi adesso che sapete che esiste anche questa ship non potrete non vederla nei prossimi episodi in cui ci
sarà Jody (lo dice una che ci è passata).
Joanna, l’ho scelto perché volevo omaggiare Jo Harvelle, perché bisogna
ricordare sempre che prima di Charlie c’era lei come sorella Winchster e avrà sempre un pezzo di cuore per me.
Bene e dato che in un
colpo solo ho ricordato Jo e Charlie me ne andrò a vedere
foto di Misha in Nicaragua per risollevarmi il morale.
Se vorrete lasciare un
commento, anche solo per il lancio di pomodori, lo sapete che mi fa sempre
piacere.
Ciao a tutti
Cos