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Autore: Alex995    25/11/2015    6 recensioni
-Scusate posso aiutarvi?-
I ragazzi non si voltano neanche ma uno di loro, un ragazzo con i capelli biondi e gli occhi azzurri, mi risponde con un semplice : "No grazie."
Uno dei tre sta scrivendo qualcosa su un minuscolo fogliettino di carta.
-Non lasciare il tuo numero, non lasciare il tuo numero..- dice il ragazzo biondo con la felpa dei Toronto Blue Jays che mi ha liquidato prima.
-Non sto lasciando il mio numero , ma il tuo!- dice un secondo ragazzo rispondendogli euforico.
-Quella è la mia camera.- dico attirando la loro attenzione. Si girano verso di me e mi squadrano da capo a piedi.
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Universo alternativo dove Felicity Smoak e Oliver Queen si incontreranno tra i corridoi di Yale. Spero di avervi incuriosito.
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Felicity Smoak, Oliver Queen, Sarah Lance, Tommy Merlyn
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Felicity's POV

Mi hanno dimessa da qualche giorno. Visto che non sono in grado di affrontare un viaggio in aereo, non possiamo ancora lasciare Starling City e ritornare a Yale. Fortunatamente non è periodo di esami, anche perchè tra qualche settimana saremo ufficialmente dei neo-laureandi.
Le ragazze hanno insistito per rimanere con me e ripartire dopo domani. Si sono spaventate molto soprattutto Sara.
Mi ha raccontato che mentre ero nelle mani di Cooper, si respirava un'aria di tensione che si poteva tagliare con un coltello da cucina.
Almeno metaforicamente. 
Oliver era intrattabile, per poco non rompeva la maggior parte degli oggetti presenti nel salotto per via della rabbia che ribolliva dentro di lui in quei giorni.
Mia madre è ripartita ieri. Dopo essere stata ospite della famiglia di Oliver, è ritornata a Las Vegas dovendo tornare a lavoro. Ho trascorso dei momenti bellissimi in sua compagnia, ritornando indietro nel tempo, come quando ero bambina ed ero malata , lei si prendeva cura di me e mi coccolava.
Oliver, al contrario, non mi lascia un secondo sola. Da quando ho lasciato l'ospedale, se Thea deve andare a scuola o deve trascorrere del tempo con Roy, ha  delegato John Diggle di controllarmi. 
E' snervante sapere di essere dipendente da qualcuno, ma per ora devo farci l'abitudine: ho una costola inclinata, e non posso muovermi troppo altrimenti la situazione  potrebbe peggiorare.
Già ora indosso un busto ortopedico per stare dritta. Mi provoca un fastidio assurdo ma devo indossarlo per il mio bene.
-Non posso crederci che quella vipera abbia fatto una cosa del genere.- dice Sara sconvolta dopo che le ho raccontato cos'è successo tra Isabel e Oliver.
Cerco sempre di non nominarla e di non pensare a lei. Oliver ha visto che mi comporto più freddamente nei suoi confronti, e non perchè non ci tenga a lui ma perchè una parte di me ha paura di essere presa in giro.
Non è riuscito a darmi una valida motivazione sul perchè non si sia scostato da lei. E' una parte di me, non fa altro che pensare, che tutto questo sia solo un gioco, o un bel sogno dal quale mi sveglierò a momenti.
-Shh.- dico facendole segno di stare zitta avendo visto John Diggle sulla soglia della porta.
-Cos'hai intenzione di fare?- 
Cosa dovrei fare? Non farò proprio niente. 
-Niente, Sara.- dico mettendomi meglio sul divano nel salotto di casa Queen visto che la posizione inizia a risultare scomoda.
-Niente? Dio, Smoak sei la donna più cazzuta che conosco e non vuoi fargliela pagare?-
-Come potrei fare Sara? Lei è.... lei è lei.- dico scoraggiata.
Ho sempre voluto evitare un confronto con Isabel. Lei ed io siamo cosi diverse, ma entrambe vogliamo la stessa cosa. 
In fondo so che non si fermerà fin quando non avrà avuto ciò che vuole.
E io non voglio obbligare Oliver a stare con me solo per quello che è successo. Lui dice di essere innamorato di me, ma se invece si trattasse solo di compassione?
Dio, quanti dubbi.
-Cosa ti passa per la testa, Smoak?- 
-E se......-
Sto per dirle quali sono i miei dubbi, quando Oliver fa il suo ingresso in salotto indossando uno dei suoi tanti completi.
Anche stamattina è andato in ufficio con il padre per poter parlare con l'addetto alle pubbliche relazioni sulla questione del rapimento: ormai ne parlavo tutti i giornali e i notiziari.
Alcuni mi dipingono come l'amica di passaggio di Oliver Queen, altri come la mente della squadra che ha fatto irruzione alla Queen Consolidated...
Solo in pochi, quelli che hanno una versione più romantica della vita, credono che tra Oliver e me ci sia qualcosa di vero. Parlano addirittura di matrimonio.
Per non parlare di Cooper: lo descrivono come un mostro senza cuore, che era in cerca di soldi per cambiare stile di vita. 
Nonostante tutto, il signor Queen quando gli ho raccontato la storia sull'infanzia di Cooper, si è offerto di pagargli i funerali. 
-Hey, come ti senti?-
Oliver che si è avvicinato a me, si sporge un pò per far incontrare le nostre labbra in un bacio a timbro.
-Sto meglio.- dico accennando un sorriso.
-E gli altri?-
Dopo essersi tolto la giacca, si slaccia un pò il nodo della cravatta, e poi si siede accanto a me mettendomi un braccio sulle spalle.
-In giro....Laurel è con papà, Tommy da Malcom, Ronnie e Caitlin sono andati a fare un giro con Iris e Barry.- dice Sara prontamente.
-E Ray?- chiedo maliziosa facendole l'occhiolino. -Come vanno le cose?-
-Sai cosa? E' da un pò che non lo vedo. Vado a cercarlo. - Sara si alza e fugge da me sapendo che ero pronta ad iniziare un interrogatorio.
-Non finisce qui, Lance!- dico a voce più alta quando scompare dal salotto.
Oliver sorride, poi si volta verso di me e inizia a fissarmi.
-Sicura che stai bene?-
-Che me dici di te, Queen? Da quanto tempo non ti fai una bella dormita?- chiedo ignorando la sua domanda.
Sono solo le 11, c'è tempo prima che Raisa prepari il pranzo. In casa non c'è nessuno se non noi e i domestici. Potrebbe fare un sonnellino.
-Mmm, non lo so.- dice stendendosi sul divano, in modo che la sua testa finisca sulle mie gambe. Mi accarezza dolcemente il ginocchio mentre le mie mani finiscono tra i suoi capelli per fargli un massaggio rilassante.
-Com'è andata in ufficio?- chiedo curiosa.
Da quando sono tornata a casa, sono stata cosi distratta dagli altri che non ho avuto molto tempo di concentrarmi su Oliver. Ovviamente condividiamo la stessa stanza ma a causa delle medicine che sto prendendo una volta che tocco il materasso, crollo quasi subito come una pera cotta.
-Sempre le solite cose.... non vedo l'ora di tornare al campus... lontano da tutti, solo tu ed io.-
-Lo dici per Isabel?- chiedo senza pensarci due volte pentendomi subito della domanda fatta. Oliver si irrigidisce di colpo, e si rimette seduto sul divano.
-E' questo il motivo del perchè sei cosi fredda nei miei confronti?- 
-Vuoi darmi torto?- chiedo retorica. 
Volevo dimenticarmi la cosa, ma è difficile farlo. Ho troppi dubbi. 
-Pensavo che il discorso fosse chiuso.- sussurra portandosi entrambe le mani sul volto.
-Chiuso? Beh mi dispiace dirtelo Oliver, ma per me non è chiuso affatto.-
Tento di alzarmi un pò troppo velocemente dal divano, sussultando per il dolore quando una fitta atroce si irradia in tutto il corpo.
-Come devo dirtelo?- mi chiede seguendomi mentre mi dirigo in cucina per prendermi un bicchiere d'acqua.
Quando arrivo, c'è Raisa ai fornelli che sta preparando il pranzo. Altri domestici stanno lucidando l'argenteria.
-Sto parlando con te.- dice Oliver a voce un pò troppo alta. Tutti escono dalla stanza, lasciandomi sola con lui. Mi avvicino al frigo, per prendere la brocca d'acqua e poi alla credenza per prendere un bicchiere di vetro. 
-Tu non ti fidi più di me.- sussurra inorridito. 
E' vero. Una parte di me non si fida più di lui. 
-Felicity guardami.-
Con pochi passi, mi mette le mani sulle spalle e mi fa voltare verso di lui.
-Ti prego, guardami negli occhi.-
Quando alzo lo sguardo, e incontro il suo, lui mi fissa per alcuni secondi come se volesse leggere qualcosa nei miei occhi.
-E' vero.- dice lasciandomi andare. -Tu non ti fidi più.-
-Io ho paura.- sussurro imbarazzata per mostrarmi cosi scoperta davanti a lui. 
-Di cosa, dannazione?- urla furioso.
Quando mi vede sussultare per lo spavento, si rende conto di ciò che ha fatto e si riavvicina a me per calmarmi.
-Mi dispiace, non volevo.- mi tira verso di lui e mi stringe tra le sue braccia. -Mi dispiace, perdonami.-
Quando le mie braccia si stringono intorno al suo corpo, Oliver si rilassa e tira un sospiro di sollievo.
-Che cosa vuoi che faccia?- chiede staccandosi da me per guardarmi. -Dimmi cosa vuoi che faccia.-
-Io... non voglio che tu faccia niente. Ho solo bisogno di sapere che non provi niente per lei.-
-Pensi che provi qualcosa per Isabel?- chiede confuso. -Fel, te l'ho detto che non è cosi.-
-E allora perchè non ti sei scostato?-
Ritorniamo sempre a quella domanda. Una domanda che non ha una risposta ovvia. 
Una domanda che non ha una risposta che possa annullare le mie paure e le mie preoccupazioni. Abbasso lo sguardo concentrandomi sul pavimento.
-Non lo so perchè non mi sono scostato, ok? Sono stato un coglione.-
Non l'avrei definito proprio cosi ma preferisco non contraddirlo.
-Urlami contro, picchiami ma non chiuderti in te stessa. Ho già provato questa sensazione ed è stata orribile. Non voglio di nuovo ripetere ciò che è successo mesi fa.-
Potrei picchiarlo. Ovviamente senza fargli del male.
Anche se sono sicura che anche se gli dessi uno schiaffo, non riuscirei a spostarlo neanche di un centimetro vista la sua massa muscolare.
Sto davvero pensando di fare una cosa del genere?
-Felicity.. ti prego.-
Si sporge verso di me, mi mette due dita sotto il mento e mi costringe ad alzare il viso verso di lui. Si avvicina quel pò, affinchè le sue labbra possano toccare le mie. Chiudo gli occhi, assaporando quel tocco leggero, ma che in me risveglia subito la fame che ho di lui. 
E' da giorni che non facciamo l'amore, giorni che non ci tocchiamo per questa stupida fasciatura e questo stupido tutore.
Lui ovviamente, segue le indicazioni del medico alla lettera. Non mi bacia più del dovuto per non cadere in tentazione.
-Qualche giorno fà, hai detto di amarmi.- sussurra costringendomi ad aprire gli occhi. Lo vedo che mi fissa. -E' cambiato qualcosa?-
Come fa a chiedermi una cosa del genere? Come puoi un sentimento cosi grande cambiare da un giorno all'altro?
Se fosse cosi facile, guarda quante persone dopo un errore,smetterebbero di amarsi. 
-No.- sussurro imbarazzata. Non ho mai detto a un uomo di amarlo, perchè non avevo mai capito cosa davvero significasse essere innamorati. Ora, invece,  guardo la persona che ho di fronte a me, e mi rendo conto che la risposta era proprio sotto al mio naso.
-Non seguire la testa.... - dice prendendomi il viso tra le mani.
-Non posso non seguirla... -
-Si che puoi. Il tuo cuore sta che non sto mentendo. Lo sai bene che ti amo.- dice facendo congiungere le nostre labbra di nuovo.
La mia mente proprio non vuole sbloccarsi: resto immobile praticamente bloccata tra Oliver e l'isola della cucina, senza sapere cosa fare.
Dovrei cedere? Dovrei credergli?
Il mio cuore sa bene che Oliver è innamorato di me. Eppure, la mia testa è ancora indecisa sul da farsi.
Nel momento in cui Oliver mi tocca il sedere però tutte le incertezze crollano. Sa bene come provocarmi o come farmi cadere nella sua trappola.  
Le mie mani finiscono subito dietro alla sua nuca per impedirgli di separarsi da me.
Non ho nessuna intenzione di fare dei passi indietro. Non ora.
Prima che me ne renda conto, Oliver mi prende per i glutei facendomi sedere sull'isola della cucina. Una parte di me vorrebbe fermarsi visto il luogo dove ci troviamo, ma l'altra..... la mia dea interiore sta facendo i salti di gioia per quello che sta accedendo qui.
Oliver geme nella mia bocca e mi slaccia lentamente i bottoni della camicetta rivelando il reggiseno di pizzo nero. Segue il merletto del reggiseno lasciando  dei baci languidi su tutto il petto, prima di risalire su per il collo e infine ritornare sulle labbra.
Le mie gambe istintivamente si chiudono intorno alla sua vita per far avvicinare le nostre intimità ancora separate dagli indumenti. Questa volta tocca a me sbottonargli la camicia bianca, accarezzando con le dita gli addominali scolpiti per poi scendere verso il suo bacino volendo raggiungere altro.
-Felicity non possiamo qui.- dice quando la mia mano arriva a toccare il suo membro già eccitato attraverso la stoffa dei pantaloni. -In realtà non potremmo e basta.-
Oh nono. Non farai marcia indietro signor Queen. Non quando siamo arrivati a questo punto.
Sono eccitata al massimo e voglio essere soddisfatta. Non è questo il compito di un fidanzato ben dotato e bravo  a letto?
-Non mi interessa se possiamo o no... in questo momento ho bisogno della tua fottuta brutalità. Quindi Queen datti da fare.- sussurro alla suo orecchio prima di mordergli il lobo dell'orecchio e farlo gemere a voce alta.
Quando mi riprende in braccio, le costole mi fanno male. Ma è un dolore sopportabilissimo visto il piacere che sto provando solo baciando l'uomo che amo.
Mi porta in giro per casa, e in cuor mio spero di non incontrare nessun domestico. 
Ho avuto gli occhi chiusi per un bel pò, ma quando li riapro mi ritrovo nel corridoio al piano di sopra dove ci sono le camera da letto. Oliver raggiunge la sua, apre la porta  e la richiude con un calcio.
Lentamente mi stende sul letto, provocandomi una fitta di dolore atroce difficile da mascherare. Si accorge dal mio viso che qualcosa non va.
-Felicity.- dice Oliver cercando di spostarsi da sopra di me. Gli occhi mi si velano di lacrime per il dolore ma cerco di non pensarci. Lo blocco con le gambe affinchè non si possa muovere.
-Baciami.- sussurro. 
-Non possiamo andare oltre.- dice scuotendo la testa.
-Mi ami, non è cosi? Ti sto chiedendo di baciarmi perchè è quello che voglio. Quindi fallo.- dico quasi supplicandolo.
Un pò titubante, Oliver si china su di me e mi ribacia. Le sue braccia sono piegate e disposte ai lati della mia testa, cosi da tenersi leggermente sospeso in aria e non gravare con il suo peso sul mio corpo.
-E' un ricatto lo sai vero?- chiede quando gli tolgo definitivamente la camicia e passo alla cintura dei pantaloni per slacciargliela.
-Ti desidero troppo.- dico eccitata facendogli perdere il controllo. 
Mi aiuta a sfilarsi i pantaloni e i boxer, mostrando il suo membro ben eretto, poi si concentra sui miei leggins e le mie mutandine.
-Non strapparmele, mi devi già un paio di calze.- dico ricordando la nostra prima volta.
-A Natale ti regalo un set nuovo.- dice ignorando completamente la mia richiesta e lacerando in due il tessuto di pizzo. Mi fa aprire le gambe e senza preavviso, mi penetra con una sola spinta.
Inarco il corpo in risposta e gemo a voce alta per la straordinaria sensazione di pienezza che mi provoca il suo membro. Oliver inizia a muoversi senza sosta,con delle spinte profonde, baciandomi i seni che chissà come sono stati liberati dal reggiseno.
Più spinge, più la mia eccitazione cresce alle stelle. Sto sentendo anche dolore visto che la posizione che abbiamo assunto mi provoca un leggero fastidio per la  costola inclinata ma indossando ancora il busto, non dovrebbero esserci grossi problemi.
-Quanto mi era mancato.- sussurra Oliver in prende all'eccitazione penetrandomi senza sosta con delle spinte decise.
-Più veloce, più veloce.- dico palpandogli i glutei più volte affinchè possa regolare diversamente la penetrazione.
Oliver produce dei suoni sconnessi con la bocca, baciandomi il collo e poi le labbra per far incontrare le nostre lingue in una danza sensuale ed erotica.
Dopo non so quanto tempo, la mia intimità si stringe intorno al suo membro, e il mio cervello si annebbia a causa di un ponderoso orgasmo che mi provoca spasmi in tutto il corpo.
Dopo qualche secondo, Oliver mi segue a ruota accasciandosi sopra di me senza forze.
Ci mettiamo un pò a recuperare fiato visto che, quando Oliver si accorge di essere praticamente steso su di me si sposta di lato, e mi trascina con lui in modo da potermi continuare a baciare.
-Sono stato abbastanza brutale?- chiede divertito e malizioso.
-Fin troppo.- 
-Ti ho fatto male?- chiede preoccupato piegando le braccia per alzarsi di poco dal letto.
-No, scemo.- dico tirandolo verso di me per baciarlo di nuovo.


-Devi aiutarmi.-
E' il giorno della partenza. I bagagli sono pronti, i ragazzi stanno caricando le macchine per andare all'aereoporto.
Prima di partire c'è una cosa che devo fare per questo motivo chiedo aiuto alla piccola Queen.
-Hey pensavo che dovessi partire.- dice Thea alzandosi dal letto mentre ascoltava la musica ad alto voluto. Prende un telecomando e spegne lo stereo accanto al televisore al plasma. Entro in camera sua e chiudo la porta affinchè nessuno ci sente.
Mi squadra da capo a piedi notando che non sono vestita come gli altri giorni: indosso un paio di jeans, una camicetta bianca e una giacca nera con i bordini bianchi. In questi giorni, a causa del busto, Thea mi ha visto girare con certe tuta di Oliver che mi rendevano enorme. 
-Devo partire infatti. Il volo è tra due ore.-
-Cosa succede?- chiede curiosa.
-Devi darmi uno strappo alle Queen Consolidated.-
Dopo circa venti minuti, mi ritrovo a camminare nel vialone dove una settimana fà mi hanno rapito. Thea ha insistito per accompagnarmi fin dentro, e per questo ho dovuto spiegarle il motivo della mia visita in azienda. All'inizio pensava che volessi salutare i suoi genitori, poi quando li abbiamo incrociati entrambi nel vialone di Villa Queen ,Thea si è inventata una balla per coprirmi.  
Arriviamo al piano dell'ufficio di Isabel, e quando il campanello ci avvisa di essere arrivate, l'ansia inizia ad assalirmi. 
-Fagliela vedere Smoak.- dice Thea spingendomi verso la scrivania dell'assistente di Isabel. Non appena dico il mio nome, l'assistente sbianca di colpo e si alza dal suo posto, chiedendomi di seguirlo per farmi accomodare nell'ufficio della vipera.
-Desidera qualcosa da bere signorina Smoak?- chiede premuroso. 
-Ho molta fretta, voglio solo parlare con la signorina Rochev.-
Non appena pronuncio il suo nome, la bella vipera, fa il suo ingresso in ufficio, nel suo solito completo nero e la sua solita maschera da morto vivente.
-Oh....Felicity, giusto?.- chiede sorpresa di trovarmi qui. 
Sai bene come mi chiamo vipera. 
-Signorina Rochev.-
L'assistente ci lascia sole e chiude la porta dell'ufficio.
-Pensavo che ci fosse Oliver, c'è Thea qui fuori.- dice lanciandomi una frecciatina. 
-Oliver è all'aeroporto. Siamo partendo per ritornare a Yale. Thea è con me.-
-Sono contenta che sia ancora viva... è un bene che sia arrivata in tempo la polizia.- dice sorridendomi falsamente.
Vipera di m****, spero che tu possa affogarti con il tuo stesso veleno!
-Anch'io sono contenta di essere ancora viva... cosi da poterti finalmente parlare.-
-Oh.- dice Isabel fingendosi sorpresa. -E' successo qualcosa?-
Mi prende alla sprovvista. 
Come può una persona mentire cosi? Sa perfettamente di cosa sto parlando. Anche se non avessi visto la cosa con i miei occhi, Oliver me l'avrebbe detto.
-Sai bene cos'è successo. Ti ho visto con Oliver..-
Isabel mi guarda come se avessi detto la cosa più ovvia del mondo. Sorride poi mi dice: 
-Felicity, so che questo potrà fare male, ma devi accettare la verità: Oliver ed io abbiamo qualcosa che tu o le altre non capirete mai. Tra di noi c'è feeling.-
Feeling? Scopare un ragazzo più giovane di lei , ora si definisce feeling?
-Isabel, Isabel , Isabel.- dico sporgendomi verso di lei accavallando le gambe. Ignoro il dolore atroce alle costole -Tra te e Oliver c'era tutto tranne che feeling. Qualuque cosa ci fosse, è passata. Lui adesso sta con me.-
-Le cose potrebbero sempre cambiare.- dice in tono arrogante. 
-Sai, mi fai pena.- dico facendole sgranare gli occhi.
-Come dici?- chiede perplessa.
-Mi fai pena. Sei una donna di successo, obiettivamente molto bella, ma sei sola. E' questa la verità. Cerchi di rubarmi Oliver perchè un giorno speri di 
rovinare anche la sua vita come hai fatto con la tua. Ma lascia che ti dica una cosa.-
Mi alzo dalla sedia sulla quale ero accomodata e poggio entrambe le mani sulla scrivania di legno.
-Fin quando io starò con Oliver, tu non ti avvicinerai più a lui.-
-Chi ti credi di essere? Sei solo una stracciona di Las Vegas.- dice lei tentando di ferirmi.
-Sarò anche una stracciona, ma Oliver sta con me.- dico facendole spalancare la bocca. -Ed inoltre non sottovalutare questa "stracciona." Con un semplice click tutto quello per il quale hai lavorato in questi anni, finirebbe come donazione per i poveri. E io non credo che tu voglia provare ad essere povera.-
Dopo averle sorriso falsamente, le do le spalle, e mi dirigo verso la porta.
-Ah quasi dimenticavo. Buona giornata.- dico educata prima di raggiungere Thea nel salottino all'ingresso del 15° piano.

 
  
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