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Autore: Clara_Oswin    26/11/2015    3 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 8 Verità svelate

 

Il silenzio era calato tra di loro dopo quelle tre fatidiche parole “noi siamo fratelli” Aris si bloccò con la mano a mezz’aria incapace di capire se Elena stesse scherzando oppure stesse parlando sul serio.

“cosa?” gli uscì un tono incerto, non era possibile una cosa del genere. O forse sì?

Elena si allontanò dal suo tocco a malincuore, “noi condividiamo lo stesso sangue” iniziò a spiegare. “ho motivo di credere che tuo padre sia anche il mio…”

Vide formarsi sul volto di Aris diverse emozioni, tutte quelle che aveva avuto lei quando, con la foto in mano, aveva realizzato come stessero i fatti. Lui tentò di mantenere la calma ma gli si leggeva in volto che quella notizia l’aveva sconvolto.

Lui era un tritone e lei un’umana, quante probabilità c’erano che loro fossero imparentati?

“che prove hai?” chiese ridestandosi da quello stato confusionale.

“non ti sto prendendo in giro, Aris!” lei capì che forse poteva suonare come una scusa, ma non era questo il caso, lui doveva capirlo che gli stava dicendo la verità.

 “ieri sera ho trovato una tua foto di quando eri piccolo…” continuò

“una mia foto? Ne sei sicura?” quella rivelazione lo sconvolgeva, non aveva mai avuto una sua foto, a corte gli era stato fatto qualche ritratto, ma…

Lei annuì, “posso andare a prenderla se vuoi… è nascosta sotto il mio letto, con te c’è anche una giovane sirena dai capelli rossi… credo sia tua madre” disse in tono lieve.

Quando Aris sentì che vi era anche sua madre impressa sulla foto iniziò a credere davvero alla sua storia. “ti aspetto qui” le disse semplicemente lui.

La ragazza si alzò lentamente reggendosi ad uno spuntone. “non sparirai di nuovo… vero?” Aveva paura, mai come in quel momento che lui potesse sparire e andarsene per sempre, dopotutto una cosa del genere era già avvenuta, e forse per colpa del destino oggi si erano potuti rincontrare.

“no, ti aspetterò” la guardò negli occhi carico d’apprensione, poteva leggere nei suoi occhi che lei non si fidava ancora del tutto della sua parola “ te lo prometto” aggiunse quindi dopo un istante.

Elena s’avviò verso la scala, quando si ricordò di dovergli dire una cosa davvero importante, si voltò verso di lui, le sembrava così triste, stava soffrendo come aveva sofferto lei quella sera, nessuno meglio di lei poteva capire cosa stava provando, avrebbe voluto accanto qualcuno che la potesse rincuorare, lo avrebbe voluto accanto, ma lui non c’era e adesso lei aveva la possibilità di fare qualcosa per stargli vicino.

“per quello che conta in queste circostanze…ti amo.” Non sapeva nemmeno lei cosa le fosse passato per la mente, quelle parole le uscirono di bocca in maniera così rapida che non se ne era resa nemmeno conto. Si girò ed incominciò a correre verso la scala, non voleva sentire una risposta, non avrebbe comunque contato nulla visto che le circostanze dicevano che loro erano fratellastri… ma averglielo detto le aveva alleggerito il cuore notevolmente. Adesso aveva almeno rivelato i suoi sentimenti, gli aveva rivelato che lo amava e forse adesso, andare avanti con una nuova vita e dimenticare quel sentimento così sbagliato non sarebbe stato più così difficile.

La strada per ritornare nella sua stanza le sembrava infinita, prima le scale della botola poi la cantina ed infine quelle che portavano al secondo piano. Dopo più di quindici minuti era arrivata, aveva preso la foto ed era ritornata da lui.

Quando raggiunse nuovamente la grotta ebbe il timore che lui se ne fosse andato, girò l’angolo delimitato da una grossa roccia che si apriva su una piattaforma che sporgeva su quel lago scavato nella pietra, e lui era ancora lì, questa volta in acqua, con il busto eretto per metà fuori. Il suo cuore iniziò a battere violentemente in petto in preda all’adrenalina del momento.

Elena si sedette sulla riva, il più possibile vicino all’acqua e a lui. Nelle mani teneva stretta la foto, quel misero pezzo di carta che gli aveva rovinato ad entrambi la vita, “ecco la foto” gliela porse a faccia in giù con la scritta ben evidente sul retro. Aris si sporse dall’acqua ma non prese la foto che la bionda gli porgeva, le prese il volto e l’attirò a sé “per quello che conta” iniziò a dire lui serio ma s’interruppe poco prima per baciarla.

Le loro labbra si congiunsero nuovamente, e nonostante l’avesse baciato poco prima questo contatto era totalmente diverso, era carico di amore e dolore allo stesso tempo, era come fosse il primo vero bacio ma anche l’ultimo.

“ti amo anch’io” le sussurrò a fior di labbra ritraendosi. Le lacrime erano in procinto di scenderle nuovamente dopo quella dichiarazione così imprevista, ma si controllò abbastanza da ricacciarle indietro. Lui la fissò intensamente negli occhi, come a volerle giustificare il perché di quel gesto, prima che le cose si complicassero ulteriormente tra di loro.

“dovevo farlo almeno un ultima volta”.

 Le prese la foto dalle mani e ne scrutò il contenuto, come se quell’ultima frase fosse sufficiente a calmare il turbinio di emozioni che le aveva provocato.

“questa è mia madre…” asserì lui accarezzando la foto come incantato.

Lei non proferì parola, attese pazientemente che poco alla volta lui si aprisse.

“è morta quando ero ancora piccolo, di lei ricordo poco e nulla. Rivedere il suo volto in questa foto…” s’interruppe un attimo, sembrava commosso. Sollevò lo sguardo velato di lucido “ti ringrazio”

Elena gli sorrise timidamente. “puoi tenerla se vuoi”

Lui la guardò riconoscente. “era nella stanza di mio padre ma appartiene a te.”

Aris voltò la foto e lesse le parole incriminate. "Aris Greene”

“è il mio cognome, l’ho ereditato da mio padre…Eric Greene” annunciò lui. Elena ebbe un tuffo al cuore, sapeva già quella verità, ma sentirla confermare era ancora più dura di quanto potesse immaginare.

“Eric Greene è il nome di mio padre… è venuto ad abitare in questa casa dopo il divorzio con mia madre, lei sospettava che lui la tradisse” lasciò le parole sospese a mezz’aria.

“Sono cresciuto con le mie zie e mio nonno, Tritone; nonostante lui fosse contrario le zie non mi hanno mai impedito di passare del tempo con mio padre, devo a lui molto… dopo la morte della mamma mi è stato sempre vicino; un padre presente.”

“non si è mai fatto sentire, né un bigliettino per natale né un semplice sms, si è completamente disinteressato di me e di mia madre, fino a chè con la sua morte non mi ha nominato erede dei suoi beni compresa questa casa.” Nel suo tono vi era una sorta di velato risentimento, era vero allora che non tutti i figli sono uguali, suo padre aveva preferito suo fratello a lei, non si era mai curato di farsi vivo in tutti quegli anni mentre cresceva Aris in un clima amorevole.
Ci fu una lunga pausa di silenzio, il mormorio dell’acqua risuonava come un eco di sinfonie nella grotta, ognuno dei due era perso nei propri pensieri.

“credi veramente che siamo fratelli?” Il tritone spezzò quel quieto silenzio.

“ma certo Aris!” sbottò lei. “è chiaro che mio padre ha avuto una relazione con la tua, e poi sei nato tu!” forse si era rivolta troppo bruscamente, ma sentiva montare la rabbia dentro di sé, anche se una piccola parte razionale le gridava che non era colpa del ragazzo.

“Potrebbe anche essere il contrario!” esclamò irascibile lui sentendosi accusato di essere il figlio di una relazione clandestina. “quanti anni hai?”

“ne compio 18 a settembre” ammise lei. Quella risposta parve turbare il ragazzo il quale le rispose “19 li ho fatti ad aprile…” fece un sospiro “sembrerebbe che io sia più grande di te…”

Essendo Aris più grande era stato concepito prima, il chè faceva di lei la seconda arrivata; lei lo guardò come se lo guardasse per la prima volta, cercava in lui qualche segno di suo padre. “sei mio fratello maggiore” asserì “credo sia il sogno di ogni ragazza avere un fratello maggiore su cui contare…” Anche se non avrei mai voluto fossi tu. Ripetè mentalmente quell’ultima frase.

Il rosso si portò la mano ai capelli “ed io ho una sorella minore.” La scrutò con attenzione.

“non assomigli proprio a papà,” portò una mano ad accarezzarle una guancia scostandole i capelli ancora bagnati dal volto, “tu me lo ricordi tanto invece” sorrise timidamente di rimando mentre lui le sistemava la ciocca dietro le orecchie. Si guardarono per un attimo che ad entrambi parve interminabile poi, come fossero di comune accordo, s’abbracciarono. Elena l’abbracciò disperata, stringendosi forte contro il suo petto nudo, contro suo fratello, lo sentì ricambiare e affondare la testa nei suoi capelli biondi.

“come facciamo adesso Aris?” gli sussurrò ancora stretta all’orecchio. Sentiva il suo cuore battere forte contro il suo.

“scappiamo via,” le disse con tale emozione che per un momento le sembrò potesse risolversi davvero tutto scappando, tenuta stretta tra le sue solide braccia tutta quella situazione le sembrava surreale, il ragazzo che la stringeva così, quello di cui aveva sperato ogni notte la ricomparsa, era lì con lei, le sussurrava di fuggire con lui, che l’amava... “fuggiamo da tutti questi problemi, e restiamo insieme per sempre.” La strinse più forte quasi la volesse davvero trascinare via con sé verso le profondità marine.

Elena scosse la testa a malincuore. “Non si può. Fratello e sorella non dovrebbero provare certi sentimenti l’uno per l’altro.”

“non voglio dirti addio” le rispose deciso.

La bionda si scostò per guardarlo negli occhi. “Dovremmo riprendere le nostre vite e ignorare quanto successo? Dovremmo dimenticare tutta questa faccenda? Di esserci conosciuti?? Io non posso farcela. Non dopo averti conosciuto, ho già perso mio padre, non voglio perdere anche mio fratello. Sei tutta la mia famiglia adesso, non voglio rinunciare a te, sia come amico che come fratello” disse lei sciogliendo il loro contatto.

“solo come amico…?” le lanciò un’occhiata che poteva voler significare tutto o niente.

Lei sospirò, questa situazione non le piaceva affatto e lui non faceva altro che metterle più pressione, era come se a lui non importasse nulla del fatto che condividessero lo stesso sangue; inizialmente poteva pur essere rimasto sconvolto, ma ciò sembrava non averlo turbato tanto quanto lei.

“se solo ci fosse un modo per poter confermare il nostro legame di sangue, se avessi anche solo un dubbio io…” Era di questo che si trattava, trovare una prova che potesse infrangere quel muro che adesso ostacolava la loro relazione, provava trasporto per lui, sin da quando si erano incontrati la prima volta; il suo sguardo i suoi modi lenti e gentili, la sua forte personalità… non ci erano voluti giorni di frequentazione per capire che se ne era innamorata, era successo e basta, come un fulmine a ciel sereno, ma adesso la situazione cambiava. Anche amandolo con tutta sé stessa non avrebbe mai compiuto niente di così moralmente sbagliato. I suoi sentimenti erano un conto, il sangue che condividevano un altro.

“tu… potresti ricambiarmi?”

La ragazza annui, “perché tu non sembri turbato da questa scoperta? Quando ho visto la foto ho pianto per ore” iniziò ad innervosirsi, perché sembrava solo lei ad avere un po’ di buon senso in quel momento?! Si preoccupava solo lei di una relazione incestuosa?!

Aris prese le distanze “che tu non sapessi niente della mia esistenza è normale,” iniziò lui calmo “sono un tritone, papà non avrebbe mai potuto dire a tua madre dell’esistenza della nostra specie, ma non c’era motivo per non dirmi dell’esistenza di una sorella; noi parlavamo di tutto, ma non ha mai accennato di te o di tua madre; ti dirò quello che penso Elena” si avvicinò nuovamente per avere l’attenzione della ragazza. “io non penso che tu sia mia sorella”. Lo disse in un modo talmente tanto tranquillo, come se gli avesse appena dato le ultime previsioni del meteo che la fece saltare su tutte le furie, si alzò di scatto ribadendo quanto già gli aveva detto “la foto, i ricordi incrociati, tutto fa pensare a questo Aris! Siamo imparentati! Come fai ancora ad essere scettico!”

“Non assomigli minimamente a Eric!” sbottò lui con forse troppa energia.

“Ho passato con lui molto tempo, conosco il volto di mio padre, capelli nerissimi come l’ossidiana, occhi azzurri, pelle abbronzata.” Il ragazzo la scrutava duramente. “guardati Elena!” la indicò con un gesto eloquente della mano “Sei bionda come l’oro, hai la pelle candida e rosea e i tuoi occhi sono di un bellissimo dorato. A meno che tua madre non abbia una di queste caratteristiche dubito fortemente che tu sia sua figlia, una foto non prova niente Elena; magari sei stata adottata!” smosse l’acqua con la coda turbato, forse aveva esagerato e ciò gliene diede una conferma il volto di lei diventato rosso d’imbarazzo. I suoi occhi erano diventati lucidi, le aveva detto che era stata adottata, aveva tutti i motivi in quel momento per avercela con lui.

“è meglio che vada adesso” disse voltandosi senza replicare a quella provocazione assurda.

Aris non poteva correrle dietro, fermarla e farla ragionare, poteva solo rimanere nell’acqua guardandola impotente andare via. Aveva fatto troppo, ma ormai non si tornava indietro.

“Scappare non risolverà le cose!” le gridò dietro. Le sue uniche armi erano le parole, poteva contare solo su quelle per farla ragionare.

“è quello che qualche minuto fa mi avevi proposto proprio tu!” replicò lei, la sua voce era un eco rimbalzante sulle pareti di roccia.

“se fossi stato quell’altro avresti accettato subito!” il ragazzo si riferiva ovviamente a Nick, il giovane con cui l’aveva vista sulla spiaggia tempo fa.

La bionda sbucò da dietro una roccia tornando indietro come una furia, giusto per chiarire quell’ultima affermazione prima di lasciarlo e non volerlo più vedere per i prossimi giorni se non mesi!

“Ancora questa storia? Sul serio?! Nick è un bravo ragazzo Aris, non ti permetto di parlare così di lui; e comunque non sarei fuggita, non è così che mi hanno insegnato a risolvere i problemi; se Eric non fosse stato così infedele non ci ritroveremmo in questa situazione!” lo bionda lo guardò severa.

“sarà pure stato con tua madre, ma ti ricordo che se anche per breve tempo lui poi ha sposato la mia. Una delle due è stata sicuramente tradita dall’uomo che ti ostini a venerare evidentemente!”

“non dare la colpa a lui” disse in tono più moderato il rosso. Aveva ragione, per quanto gli costasse ammetterlo, aveva stramaledettamene ragione, una delle due era stata tradita da Eric.

“è colpa sua se siamo in questa situazione!” rincarò lei

“se lui non avesse fatto ciò che ha fatto noi non staremmo qui a discutere; tu probabilmente staresti con un fidanzatino bipede normale e non avresti di questi problemi” rispose lui con una punta di veleno.

La ragazza rimase turbata dal suo atteggiamento, stava davvero pensando ad una vita alternativa senza uno di loro?

Si piegò sulle ginocchia per essere alla stessa altezza del suo sguardo, il suo tono si addolcì “e tu probabilmente avresti una tranquilla vita da tritone con uno stuolo di belle sirene a farti la corte”. Chissà come, la rabbia si era momentaneamente dissolta, sarà stata l’espressione triste che velava gli occhi di Aris nel momento in cui aveva desiderato non esserci o l’ormai consapevolezza che per quanto s’arrabbiasse non cambiava la loro condizione?

“e chi ti dice che io non le abbia…?” le lanciò il suo sguardo sbieco. Elena sbuffò facendosi sfuggire un mezzo sorriso, forse non stava poi così male se nel bel mezzo di un acceso litigio riusciva ancora a fare battute sarcastiche.

“Non sparire, basta fughe e lunghe assenze, o potrei pure dimenticarti” gli disse risollevandosi in piedi quasi come fosse una minaccia.

“chissà che le cose non si rimettano a posto da sole…” sussurrò lui.

“Continueremo a vederci allora?” chiese lei titubante.

“Ci sono tante cose che voglio sapere su di te”

“ed io su di te. Magari, poco alla volta, la nostra sbandata si sistemerà da sola…” ma nel momento in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca già conosceva la risposta, e la conosceva anche il tritone con gli occhi guizzanti e i capelli fulvi che la fissava dal bordo delle rocce.

“ci vediamo domani” le disse lui con gli occhi che brillavano di una luce particolare. Non aveva risposto alla sua ultima frase, come poteva del resto? Era sicuro che per lui le cose non sarebbero mai cambiate, ma evitò di dirlo per ferirla; aveva anche paura che decidesse di non rivederlo più, e d’altronde, lui era vincolato al mare, non avrebbe potuto fare comunque niente per impedirglielo.

“dove?”

“alla nostra spiaggia al calar del sole”

Ci fu una lunga pausa di silenzio, poi la ragazza parlò “Aris, mi dispiace per l’altra volta…per aver portato Nick”

Il Tritone scosse la testa, incredibile come quel bel viso gli avesse fatto passare l’arrabbiatura che per giorni si era portato nel cuore da quando li aveva visti sulla spiaggia. “non potevi saperlo; ma adesso sai quanto sia importante…”

Le loro mani si sfiorarono per poi intrecciarsi, non avrebbero voluto lasciarsi adesso che in qualche maniera si erano ritrovati;

“a domani” e con queste parole i due si salutarono, promettendosi di rincontrarsi il giorno dopo.

 

Elena aveva molto da fare prima di rivederlo; avrebbe condotto delle indagini su suo padre, e per avere delle informazioni dettagliate avrebbe messo alle strette una persona che lo conosceva bene, e che forse poteva gettare un po’ di luce su quel mistero… sua madre.

 

  
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