Capitolo 8
Verità svelate
Il silenzio era
calato tra di loro dopo quelle tre
fatidiche parole “noi siamo
fratelli”
Aris si bloccò con la mano a mezz’aria incapace di
capire se Elena stesse
scherzando oppure stesse parlando sul serio.
“cosa?”
gli uscì un tono incerto, non era possibile
una cosa del genere. O forse sì?
Elena si
allontanò dal suo tocco a malincuore, “noi
condividiamo lo stesso sangue” iniziò a spiegare.
“ho motivo di credere che tuo
padre sia anche il mio…”
Vide formarsi
sul volto di Aris diverse emozioni,
tutte quelle che aveva avuto lei quando, con la foto in mano, aveva
realizzato
come stessero i fatti. Lui tentò di mantenere la calma ma
gli si leggeva in
volto che quella notizia l’aveva sconvolto.
Lui era un
tritone e lei un’umana, quante probabilità
c’erano che loro fossero imparentati?
“che
prove hai?” chiese ridestandosi da quello stato
confusionale.
“non
ti sto prendendo in giro, Aris!” lei capì che
forse poteva suonare come una scusa, ma non era questo il caso, lui
doveva
capirlo che gli stava dicendo la verità.
“ieri
sera ho
trovato una tua foto di quando eri
piccolo…” continuò
“una
mia foto? Ne sei sicura?” quella rivelazione lo
sconvolgeva, non aveva mai avuto una sua foto, a corte gli era stato
fatto
qualche ritratto, ma…
Lei
annuì, “posso andare a prenderla se
vuoi… è
nascosta sotto il mio letto, con te c’è anche una
giovane sirena dai capelli
rossi… credo sia tua madre” disse in tono lieve.
Quando Aris
sentì che vi era anche sua madre impressa
sulla foto iniziò a credere davvero alla sua storia.
“ti aspetto qui” le disse
semplicemente lui.
La ragazza si
alzò lentamente reggendosi ad uno
spuntone. “non sparirai di nuovo… vero?”
Aveva paura, mai come in quel momento
che lui potesse sparire e andarsene per sempre, dopotutto una cosa del
genere
era già avvenuta, e forse per colpa del destino oggi si
erano potuti
rincontrare.
“no,
ti aspetterò” la guardò negli occhi
carico d’apprensione,
poteva leggere nei suoi occhi che lei non si fidava ancora del tutto
della sua
parola “ te lo prometto”
aggiunse
quindi dopo un istante.
Elena
s’avviò verso la scala, quando si
ricordò di
dovergli dire una cosa davvero importante, si voltò verso di
lui, le sembrava
così triste, stava soffrendo come aveva sofferto lei quella
sera, nessuno
meglio di lei poteva capire cosa stava provando, avrebbe voluto accanto
qualcuno che la potesse rincuorare, lo
avrebbe voluto accanto, ma lui non c’era e adesso
lei aveva la possibilità
di fare qualcosa per stargli vicino.
“per
quello che conta in queste circostanze…ti
amo.” Non sapeva nemmeno lei cosa le
fosse passato per la mente, quelle parole le uscirono di bocca in
maniera così
rapida che non se ne era resa nemmeno conto. Si girò ed
incominciò a correre
verso la scala, non voleva sentire una risposta, non avrebbe comunque
contato
nulla visto che le circostanze dicevano che loro erano
fratellastri… ma
averglielo detto le aveva alleggerito il cuore notevolmente. Adesso
aveva
almeno rivelato i suoi sentimenti, gli aveva rivelato che lo amava e
forse
adesso, andare avanti con una nuova vita e dimenticare quel sentimento
così sbagliato non
sarebbe stato più così
difficile.
La strada per
ritornare nella sua stanza le sembrava
infinita, prima le scale della botola poi la cantina ed infine quelle
che portavano
al secondo piano. Dopo più di quindici minuti era arrivata,
aveva preso la foto
ed era ritornata da lui.
Quando raggiunse
nuovamente la grotta ebbe il timore
che lui se ne fosse andato, girò l’angolo
delimitato da una grossa roccia che
si apriva su una piattaforma che sporgeva su quel lago scavato nella
pietra, e
lui era ancora lì, questa volta in acqua, con il busto
eretto per metà fuori. Il
suo cuore iniziò a battere violentemente in petto in preda
all’adrenalina del
momento.
Elena si sedette
sulla riva, il più possibile vicino
all’acqua e a lui. Nelle mani teneva stretta la foto, quel
misero pezzo di
carta che gli aveva rovinato ad entrambi la vita, “ecco la
foto” gliela porse a
faccia in giù con la scritta ben evidente sul retro. Aris si
sporse dall’acqua
ma non prese la foto che la bionda gli porgeva, le prese il volto e
l’attirò a
sé “per quello che conta”
iniziò a dire lui serio ma s’interruppe poco prima
per baciarla.
Le loro labbra
si congiunsero nuovamente, e nonostante
l’avesse baciato poco prima questo contatto era totalmente
diverso, era carico
di amore e dolore allo stesso tempo, era come fosse il primo vero bacio
ma
anche l’ultimo.
“ti
amo anch’io” le
sussurrò a fior di labbra ritraendosi.
Le lacrime erano in procinto di scenderle nuovamente dopo quella
dichiarazione
così imprevista, ma si controllò abbastanza da
ricacciarle indietro. Lui la
fissò intensamente negli occhi, come a volerle giustificare
il perché di quel
gesto, prima che le cose si complicassero ulteriormente tra di loro.
“dovevo
farlo almeno un ultima volta”.
Le
prese la
foto dalle mani e ne scrutò il contenuto, come se
quell’ultima frase fosse
sufficiente a calmare il turbinio di emozioni che le aveva provocato.
“questa
è mia madre…” asserì lui
accarezzando la foto
come incantato.
Lei non
proferì parola, attese pazientemente che poco
alla volta lui si aprisse.
“è
morta quando ero ancora piccolo, di lei ricordo
poco e nulla. Rivedere il suo volto in questa
foto…” s’interruppe un attimo,
sembrava commosso. Sollevò lo sguardo velato di lucido
“ti ringrazio”
Elena gli
sorrise timidamente. “puoi tenerla se vuoi”
Lui la
guardò riconoscente. “era nella stanza di mio
padre ma appartiene a te.”
Aris
voltò la foto e lesse le parole incriminate.
"Aris Greene”
“è
il mio cognome, l’ho ereditato da mio padre…Eric
Greene” annunciò lui. Elena ebbe un tuffo al
cuore, sapeva già quella verità,
ma sentirla confermare era ancora più dura di quanto potesse
immaginare.
“Eric
Greene è il nome di mio padre… è
venuto ad
abitare in questa casa dopo il divorzio con mia madre, lei sospettava
che lui
la tradisse” lasciò le parole sospese a
mezz’aria.
“Sono
cresciuto con le mie zie e mio nonno, Tritone;
nonostante lui fosse contrario le zie non mi hanno mai impedito di
passare del
tempo con mio padre, devo a lui molto… dopo la morte della
mamma mi è stato
sempre vicino; un padre presente.”
“non
si è mai fatto sentire, né un bigliettino per
natale né un semplice sms, si è completamente
disinteressato di me e di mia
madre, fino a chè con la sua morte non mi ha nominato erede
dei suoi beni
compresa questa casa.” Nel suo tono vi era una sorta di
velato risentimento,
era vero allora che non tutti i figli sono uguali, suo padre aveva
preferito
suo fratello a lei, non si era mai curato di farsi vivo in tutti quegli
anni
mentre cresceva Aris in un clima amorevole.
Ci fu una lunga pausa di silenzio, il mormorio dell’acqua
risuonava come un eco
di sinfonie nella grotta, ognuno dei due era perso nei propri pensieri.
“credi
veramente che siamo fratelli?” Il tritone
spezzò quel quieto silenzio.
“ma
certo Aris!” sbottò lei. “è
chiaro che mio padre
ha avuto una relazione con la tua, e poi sei nato tu!” forse
si era rivolta
troppo bruscamente, ma sentiva montare la rabbia dentro di
sé, anche se una
piccola parte razionale le gridava che non era colpa del ragazzo.
“Potrebbe
anche essere il contrario!” esclamò
irascibile lui sentendosi accusato di essere il figlio di una relazione
clandestina. “quanti anni hai?”
“ne
compio 18 a settembre” ammise lei. Quella risposta
parve turbare il ragazzo il quale le rispose “19 li ho fatti
ad aprile…” fece
un sospiro “sembrerebbe che io sia più grande di
te…”
Essendo Aris
più grande era stato concepito prima, il
chè faceva di lei la seconda arrivata; lei lo
guardò come se lo guardasse per
la prima volta, cercava in lui qualche segno di suo padre.
“sei mio fratello
maggiore” asserì “credo sia il sogno di
ogni ragazza avere un fratello maggiore
su cui contare…” Anche
se non avrei mai
voluto fossi tu. Ripetè mentalmente
quell’ultima frase.
Il rosso si
portò la mano ai capelli “ed io ho una
sorella minore.” La scrutò con attenzione.
“non
assomigli proprio a papà,” portò una
mano ad
accarezzarle una guancia scostandole i capelli ancora bagnati dal
volto, “tu me
lo ricordi tanto invece” sorrise timidamente di rimando
mentre lui le sistemava
la ciocca dietro le orecchie. Si guardarono per un attimo che ad
entrambi parve
interminabile poi, come fossero di comune accordo,
s’abbracciarono. Elena l’abbracciò
disperata, stringendosi forte contro il suo petto nudo, contro suo fratello, lo sentì ricambiare
e
affondare la testa nei suoi capelli biondi.
“come
facciamo adesso Aris?”
gli sussurrò ancora stretta all’orecchio. Sentiva
il suo
cuore battere forte contro il suo.
“scappiamo
via,” le disse con tale emozione che per un
momento le sembrò potesse risolversi davvero tutto
scappando, tenuta stretta
tra le sue solide braccia tutta quella situazione le sembrava surreale,
il
ragazzo che la stringeva così, quello di cui aveva sperato
ogni notte la
ricomparsa, era lì con lei, le sussurrava di fuggire con
lui, che l’amava... “fuggiamo
da tutti questi problemi, e restiamo insieme per
sempre.” La strinse più forte quasi la
volesse davvero
trascinare via con sé verso le profondità marine.
Elena scosse la
testa a malincuore. “Non si può.
Fratello e sorella non dovrebbero provare certi sentimenti
l’uno per l’altro.”
“non
voglio dirti addio” le rispose deciso.
La bionda si
scostò per guardarlo negli occhi. “Dovremmo
riprendere le nostre vite e ignorare quanto successo? Dovremmo
dimenticare
tutta questa faccenda? Di esserci conosciuti?? Io non posso farcela.
Non dopo averti
conosciuto, ho già perso mio padre, non voglio perdere anche
mio fratello. Sei
tutta la mia famiglia adesso, non voglio rinunciare a te, sia come
amico che
come fratello” disse lei sciogliendo il loro contatto.
“solo
come amico…?” le lanciò
un’occhiata che poteva
voler significare tutto o niente.
Lei
sospirò, questa situazione non le piaceva affatto
e lui non faceva altro che metterle più pressione, era come
se a lui non
importasse nulla del fatto che condividessero lo stesso sangue;
inizialmente
poteva pur essere rimasto sconvolto, ma ciò sembrava non
averlo turbato tanto
quanto lei.
“se
solo ci fosse un modo per poter confermare il
nostro legame di sangue, se avessi anche solo un dubbio
io…” Era di questo che
si trattava, trovare una prova che potesse infrangere quel muro che
adesso ostacolava
la loro relazione, provava trasporto per lui, sin da quando si erano
incontrati
la prima volta; il suo sguardo i suoi modi lenti e gentili, la sua
forte
personalità… non ci erano voluti giorni di
frequentazione per capire che se ne
era innamorata, era successo e basta, come un fulmine a ciel sereno, ma
adesso
la situazione cambiava. Anche amandolo con tutta sé stessa
non avrebbe mai
compiuto niente di così moralmente sbagliato. I suoi
sentimenti erano un conto,
il sangue che condividevano un altro.
“tu…
potresti ricambiarmi?”
La ragazza
annui, “perché tu non sembri turbato da
questa scoperta? Quando ho visto la foto ho pianto per ore”
iniziò ad
innervosirsi, perché sembrava solo lei ad avere un
po’ di buon senso in quel
momento?! Si preoccupava solo lei di una relazione incestuosa?!
Aris prese le
distanze “che tu non sapessi niente
della mia esistenza è normale,” iniziò
lui calmo “sono un tritone, papà non
avrebbe mai potuto dire a tua madre dell’esistenza della
nostra specie, ma non
c’era motivo per non dirmi dell’esistenza di una
sorella; noi parlavamo di tutto,
ma non ha mai accennato di te o di tua madre; ti dirò quello
che penso Elena”
si avvicinò nuovamente per avere l’attenzione
della ragazza. “io non penso che
tu sia mia sorella”. Lo disse in un modo talmente tanto
tranquillo, come se gli
avesse appena dato le ultime previsioni del meteo che la fece saltare
su tutte
le furie, si alzò di scatto ribadendo quanto già
gli aveva detto “la foto, i
ricordi incrociati, tutto fa pensare a questo Aris! Siamo imparentati!
Come fai
ancora ad essere scettico!”
“Non
assomigli minimamente a Eric!” sbottò lui con
forse troppa energia.
“Ho
passato con lui molto tempo, conosco il volto di
mio padre, capelli nerissimi come l’ossidiana, occhi azzurri,
pelle
abbronzata.” Il ragazzo la scrutava duramente.
“guardati Elena!” la indicò con
un gesto eloquente della mano “Sei bionda come
l’oro, hai la pelle candida e
rosea e i tuoi occhi sono di un bellissimo dorato. A meno che tua madre
non
abbia una di queste caratteristiche dubito fortemente che tu sia sua
figlia,
una foto non prova niente Elena; magari sei stata adottata!”
smosse l’acqua con
la coda turbato, forse aveva esagerato e ciò gliene diede
una conferma il volto
di lei diventato rosso d’imbarazzo. I suoi occhi erano
diventati lucidi, le
aveva detto che era stata adottata, aveva tutti i motivi in quel
momento per
avercela con lui.
“è
meglio che vada adesso” disse voltandosi senza
replicare a quella provocazione assurda.
Aris non poteva
correrle dietro, fermarla e farla
ragionare, poteva solo rimanere nell’acqua guardandola
impotente andare via. Aveva
fatto troppo, ma ormai non si tornava indietro.
“Scappare
non risolverà le cose!” le gridò
dietro. Le
sue uniche armi erano le parole, poteva contare solo su quelle per
farla
ragionare.
“è
quello che qualche minuto fa mi avevi proposto
proprio tu!” replicò lei, la sua voce era un eco
rimbalzante sulle pareti di
roccia.
“se
fossi stato quell’altro
avresti accettato subito!” il ragazzo si riferiva ovviamente
a Nick, il giovane
con cui l’aveva vista sulla spiaggia tempo fa.
La bionda
sbucò da dietro una roccia tornando indietro
come una furia, giusto per chiarire quell’ultima affermazione
prima di
lasciarlo e non volerlo più vedere per i prossimi giorni se
non mesi!
“Ancora
questa storia? Sul serio?! Nick è un bravo
ragazzo Aris, non ti permetto di parlare così di lui; e
comunque non sarei
fuggita, non è così che mi hanno insegnato a
risolvere i problemi; se Eric non fosse
stato così infedele non ci ritroveremmo in questa
situazione!” lo bionda lo
guardò severa.
“sarà
pure stato con tua madre, ma ti ricordo che se
anche per breve tempo lui poi ha sposato la mia. Una delle due
è stata
sicuramente tradita dall’uomo che ti ostini a venerare
evidentemente!”
“non
dare la colpa a lui” disse in tono più moderato
il rosso. Aveva ragione, per quanto gli costasse ammetterlo, aveva
stramaledettamene
ragione, una delle due era stata tradita da Eric.
“è
colpa sua se siamo in questa situazione!” rincarò
lei
“se
lui non avesse fatto ciò che ha fatto noi non
staremmo qui a discutere; tu probabilmente staresti con un fidanzatino
bipede
normale e non avresti di questi problemi” rispose lui con una
punta di veleno.
La ragazza
rimase turbata dal suo atteggiamento, stava
davvero pensando ad una vita alternativa senza uno di loro?
Si
piegò sulle ginocchia per essere alla stessa
altezza del suo sguardo, il suo tono si addolcì “e
tu probabilmente avresti una
tranquilla vita da tritone con uno stuolo di belle sirene a farti la
corte”.
Chissà come, la rabbia si era momentaneamente dissolta,
sarà stata
l’espressione triste che velava gli occhi di Aris nel momento
in cui aveva
desiderato non esserci o l’ormai consapevolezza che per
quanto s’arrabbiasse
non cambiava la loro condizione?
“e chi
ti dice che io non le abbia…?” le
lanciò il suo
sguardo sbieco. Elena sbuffò facendosi sfuggire un mezzo
sorriso, forse non
stava poi così male se nel bel mezzo di un acceso litigio
riusciva ancora a
fare battute sarcastiche.
“Non
sparire, basta fughe e lunghe assenze, o potrei
pure dimenticarti” gli disse risollevandosi in piedi quasi
come fosse una
minaccia.
“chissà
che le cose non si rimettano a posto da sole…”
sussurrò lui.
“Continueremo
a vederci allora?” chiese lei titubante.
“Ci
sono tante cose che voglio sapere su di te”
“ed io
su di te. Magari, poco alla volta, la nostra
sbandata si sistemerà da sola…” ma nel
momento in cui quelle parole uscirono
dalla sua bocca già conosceva la risposta, e la conosceva
anche il tritone con
gli occhi guizzanti e i capelli fulvi che la fissava dal bordo delle
rocce.
“ci
vediamo domani” le disse lui con gli occhi che
brillavano di una luce particolare. Non aveva risposto alla sua ultima
frase,
come poteva del resto? Era sicuro che per lui le cose non sarebbero mai
cambiate, ma evitò di dirlo per ferirla; aveva anche paura
che decidesse di non
rivederlo più, e d’altronde, lui era vincolato al
mare, non avrebbe potuto fare
comunque niente per impedirglielo.
“dove?”
“alla nostra
spiaggia al calar del sole”
Ci fu una lunga
pausa di silenzio, poi la ragazza
parlò “Aris, mi dispiace per l’altra
volta…per aver portato Nick”
Il Tritone
scosse la testa, incredibile come quel bel
viso gli avesse fatto passare l’arrabbiatura che per giorni
si era portato nel
cuore da quando li aveva visti sulla spiaggia. “non potevi
saperlo; ma adesso
sai quanto sia importante…”
Le loro mani si
sfiorarono per poi intrecciarsi, non
avrebbero voluto lasciarsi adesso che in qualche maniera si erano
ritrovati;
“a
domani” e con queste parole i due si salutarono,
promettendosi di rincontrarsi il giorno dopo.
Elena aveva
molto da fare prima di rivederlo; avrebbe
condotto delle indagini su suo padre, e per avere delle informazioni
dettagliate avrebbe messo alle strette una persona che lo conosceva
bene, e che
forse poteva gettare un po’ di luce su quel
mistero… sua madre.