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Autore: agatha    26/11/2015    3 recensioni
L’idea di base di questa storia è una trilogia, che approfondisce il personaggio di Loki sotto diversi aspetti. Il primo è la figura di Loki in qualità di “figlio”, dove ho cercato di dare spazio al suo rapporto con Frigga. La storia inizia dopo gli eventi di “Thor 2: The Dark World” anche se ci saranno dei piccoli cambiamenti rispetto ai film Marvel. A causa di una promessa, Loki si ritrova su Midgard contro il suo volere, vittima dello stessa situazione in cui aveva incastrato suo fratello Thor tempo prima. Ho cercato di mantenere, come nei film Marvel, un po’ di drammaticità ma anche di momenti ironici.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La serata era proseguita in un clima più disteso. Beth, lasciata libera da Loki, aveva fatto vagare lo sguardo intorno alla stanza, notando il vassoio di muffin pieno solo per metà da una parte e due libri aperti, insieme a vari block-notes pieni di scarabocchi e simboli strani.
“Avete organizzato un party senza invitarmi?”
Nessuno dei due ragazzi rispose. Andrew perché non era preparato a quella domanda e non aveva una scusa plausibile mentre il dio dell’inganno perché, semplicemente, non lo riteneva un suo compito né pensava di dover giustificare niente di quello che faceva.
“In realtà… ho invitato qui Loki perché era solo e mi sembrava giusto fargli un po’ di compagnia” la buttò lì il ragazzo, sperando bastasse.
Beth gli scoccò un’occhiataccia, dato che ovviamente non gli aveva creduto.
“E il tuo concetto di fare compagnia include, guarda caso, parlare di duelli con un pugnale con relativa rievocazione storica?”
“Loki si stava divertendo” commentò il ragazzo, stringendosi nelle spalle.
“Di tutte le scuse questa è…”
La ragazza ammutolì, restando a bocca spalancata, senza finire la frase. La sua attenzione era stata attirata da una scena che non si sarebbe mai aspettata di vedere: Bifrost era saltato sul divano, acciambellandosi in grembo a Loki.
“Hai scambiato il tuo gatto con un altro identico?” sbottò, cambiando discorso.
“No, è sempre lui” le rispose Andrew sorridendo.
“Non è possibile. Quello lì non può essere il tuo gatto malefico che odia tutti gli essere umani”
“E’ Bifrost invece” confermò l’amico, divertendosi nel vedere lo stupore di Beth.
“Non ci credo”
“Ha adorato Loki fin dal primo giorno che ha messo piede qui dentro” sottolineò Andrew, perfidamente.
Il dio dell’inganno sorrise altezzosamente, per confermare di aver fatto breccia dove lei aveva fallito. Beth sollevò le sopracciglia incredula e poi tornò a rivolgersi all’amico.
“Cosa intendi dire con fin dal primo giorno da quanto è che vi vedete voi due?”
Loki, che non aveva preso parte alla discussione, guardava alternativamente i due mortali, divertendosi nell’assistere a quello stupido battibecco. Intanto si stava dilettando ad accarezzare il pelo morbido di Bifrost, che ricambiava facendogli le fusa.
“Perché devo renderti conto di chi invito a casa mia?”
“Perché ti avevo detto di lasciar stare Loki e non incasinargli di più la mente con le tue assurde teorie su Asgard” risposte prontamente Beth.
“Ha delle idee valide e realistiche il mortale, attenta a quello che dici” si intromise il dio dell’inganno, indispettito dal tono superficiale usato dalla ragazza.
Il suo intervento servì a far ammutolire Beth, che alzò le braccia in segno di resa.
“Ok, ci rinuncio, avete vinto. Credo di essere in una realtà parallela, dove Bifrost adora gli umani e voi due siete diventati amici del cuore”
Dopo quella dichiarazione si avvicinò al tavolino per prendere un muffin e mangiarlo con gusto.
 
Il tempo trascorse velocemente ed era ormai ora di andare a dormire. Loki si concesse un sorriso mentre si lasciava andare contro la spalliera del divano, sgranchendo le spalle indolenzite. Guardò i due mortali che gli stavano facendo compagnia e realizzò che, per quanto non fosse stata una serata degna di un asgardiano del suo livello, non era stata così inutile come pensava. In passato ne aveva trascorse alcune insieme a Thor e alla sua squadra di fanatici e si erano concluse sempre nello stesso modo: lui veniva preso in giro per qualcosa che non sapeva fare o non lo faceva bene come il suo perfetto fratello. Quanto li aveva odiati per quegli atteggiamenti derisori nei suoi confronti. Erano solo degli stupidi che lo sbeffeggiavano perché erano in maggioranza rispetto a lui, per quel motivo non aveva mai reagito, perché sapeva che avrebbero finito per farsi beffe di lui ancora di più.
Anche i due mortali aveva riso ma con lui, non di lui e questa differenza era abissale.
Gli avevano proposto una specie di gioco, chiamato “non ho mai”: dove a turno uno faceva una dichiarazione su cosa non aveva mai fatto e gli altri dovevano bere del vino se invece avevano compiuto quell’azione. L’aveva giudicato abbastanza stupido e infantile però, man mano che andavano avanti, le dichiarazioni erano state interessanti per capire i caratteri dei due mortali. In più, particolare non indifferente, si era divertito quando alcune sue affermazioni, tipo non aver mai copiato a scuola o non aver mai preso un brutto voto, avevano portato Beth a bere mentre Andrew si era stampato in volto un’espressione orgogliosa da primo della classe, in cui lui si era riconosciuto. Il momento più bello però, era stato quando il mortale aveva detto di non aver mai fatto una cosa a tre e lui aveva bevuto, sotto lo sguardo sorpreso degli altri due ragazzi. Erano state impagabili le loro espressioni. Aveva evitato di raccontare i particolari di quella serata, quando suo fratello e la sua compiacente ragazza occasionale lo avevano coinvolto per divertirsi insieme, dopo aver bevuto troppo vino, per festeggiare una battaglia vinta. Ricordava ancora chiaramente quello che era successo.
“Hai un sorriso mefistofelico”
“Come?”
Le parole della mortale l’avevano strappato alle sue riflessioni.
“Stavi sorridendo e il tuo sorriso non prometteva niente di buono”
“Mi piace incutere paura”
Beth lo guardò.
“Adesso capisco perché tu e quel gattaccio andate così d’accordo”
Questa volta Loki scoppiò a ridere, una risata di gusto, forse appena accentuata dal vino bevuto che, su di lui, aveva un effetto blando ma che gli aveva scaldato il corpo e prese l’ultimo muffin rimasto sul tavolo. Beth lo osservò e le tornò in mente quando gli aveva ricordato di come fosse buono il cioccolato. Chi l’avrebbe detto che ne sarebbe diventato così dipendente?
 
 “Questa cosa sarebbe?”aveva chiesto Loki, con uno sguardo di diffidenza.
“Scusa? Non puoi aver scordato il cioccolato!” l’aveva rimbeccato lei.
“Il cioccolato non esiste su Asgard”
Sbuffò cercando di capire se Loki la stava prendendo in giro o se era serio. A volte le sembrava un vero mistero quell’uomo. L’istinto le diceva che era sincero quando faceva certe affermazioni, oppure quando scorgeva quell’espressione stupita di fronte al funzionamento del forno a microonde o trovandosi davanti una pizza fumante. Però, a volte, le sembrava di cogliere una sfumatura ironica in quello che diceva o nello sguardo furbo che saettava per un momento sul suo viso.
Era un enigma. Per giunta era un enigma molto carino.
La mano di lui, che si trovò sventolata a pochi centimetri dal naso, la riscosse da quelle riflessioni.
“A cosa stavi pensando? Eri molto assorta” domandò indagatore.
Possibile che avesse capito che stava pensando a lui?
“Niente di particolare” gli rispose, scrollando le spalle per enfatizzare le proprie parole.
Loki si sporse verso di lei, appoggiando i palmi sul ripiano di legno del tavolo, guardandola negli occhi e Beth si tirò indietro per tenere distanza fra loro.
“Che c’è?” lo aggredì, sperando di non arrossire.
Lui continuò a guardarla, come se stesse cercando di leggere nella sua mente, ovviamente perché cercava di metterla in imbarazzo.
“Assaggialo e vedrai che ti ricorderai quanto ti piaceva” aveva insistito, cambiando argomento.
“Come lo sai?” l’aveva sfidata nuovamente.
Stufa di quella strana ritrosia di fronte ad una cosa da mangiare, Beth aveva scartato un cioccolatino e glielo aveva avvicinato alle labbra.
“Apri la bocca e mangia, asgardiano” ordinò bruscamente.
Si erano fissati per qualche secondo, in uno scontro di forza di volontà, poi lui aveva aperto la bocca piano, come se le stesse facendo una concessione e lei l’aveva imboccato con il cioccolatino, sfiorandogli il labbro inferiore con i polpastrelli delle dita. Fu questione di attimi ma entrambi sembrarono consapevoli di quel tocco. Beth si domandò se Loki avesse fatto apposta a sfiorarle le dita oppure no. Ma accantonò quel pensiero osservando l’espressione di lui che sembrava estasiata.
  
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