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Autore: Altair13Sirio    26/11/2015    2 recensioni
Kate è una tredicenne ribelle e solitaria. Ha pochi amici e non va d'accordo con i suoi genitori. Una notte torna a casa dopo una festa, e durante il suo ritorno a casa succedono cose strane... E' una ragazzina coraggiosa, affronta il pericolo a testa alta, ma ha paura... Una grande paura che la opprime nei momenti peggiori.
Kate è seguita da qualcuno, o qualcosa, e sente la sua presenza e la sua influenza farsi sempre più insistenti, e non ha nessuno con cui confidarsi, nessuno a cui appoggiarsi...
Lei è piccola. E' solo una piccola ragazzina che vorrebbe essere grande, e non può nulla contro i pericoli del mondo, ma ci sarà qualcuno, o qualcosa, a proteggerla, alla quale si affezionerà particolarmente, amandolo e desiderandolo, confidandosi con egli, diventando "sua"... Il suo angelo custode.
Genere: Fluff, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Monster'
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Le posate tintinnavano delicatamente durante la cena. I due adulti presenti non muovevano gli occhi dai loro piatti, mentre la ragazzina continuava a girare lo sguardo da loro all’ospite che aveva portato quella sera. Si stava davvero divertendo: il suo sorriso era il più genuino che avesse mai assunto, e non stava facendo niente per nasconderlo. I suoi genitori si sentivano minacciati dalla presenza di Slend, ma lei sapeva che non c’era niente di cui preoccuparsi.
Sta andando tutto alla perfezione. Pensò Kate rivolta verso Slender Man, sapendo che il suo amico l’avrebbe sentita. Quello stava con la schiena dritta, perfettamente aderente alla sedia su cui era seduto, molto più piccola di lui sfortunatamente. Teneva la testa alta e lo sguardo dritto, ma quando Kate gli parlò con la mente, le fece un piccolo cenno, per esprimerle il suo consenso.
In realtà, dalla situazione non sembrava che stesse andando tutto bene: i genitori di Kate non degnavano Slender Man di uno sguardo, spaventati com’erano, ma volevano anche parlare, volevano capire cosa fosse successo alla loro figlia e come fare per poterla far rinsavire e allontanarsi da quel mostro… Non capivano che Kate era felice con lui, non voleva lasciarlo. E per questo voleva che loro lo conoscessero come lo aveva conosciuto lei; avrebbero imparato ad apprezzarlo, e dopo sarebbero stati gli altri a conoscerlo, e presto Slend sarebbe stato accettato come un qualunque cittadino.
Probabilmente Slender Man stava esercitando la sua influenza sui genitori di Kate, nonostante avesse promesso di trattenersi; non poteva annullare completamente i suoi poteri, questo Kate lo sapeva, ma poteva fare in modo che i due adulti nella stanza non impazzissero a causa sua. Kate pensò che avrebbero potuto sopportare un po’ di dolore: lei ne aveva provato tanto…
Gli effetti sulle deboli menti dei due umani erano evidenti: il padre di Kate continuava a sudare, mangiando lentamente e bevendo molta acqua, mentre sua madre non riusciva a smettere di tremare, la sua forchetta tintinnava di continuo, a volte si lasciava sfuggire un gridolino, scusandosi con lo sguardo subito dopo, come se avesse fatto qualcosa che non doveva fare. Non avevano ancora capito che Slender Man non era lì per far loro del male, né per valutare la loro condotta con Kate: era andato lì per conoscerli come una persona normale, come se Kate avesse portato a casa un fidanzatino…
Kate fece notare quella situazione a Slend con uno sguardo serio: se continuavano a comportarsi così, non sarebbe andata come voleva Kate. Il suo sorriso sparì nell’istante in cui si rese conto della situazione. Si era anche vestita bene per quella cena; aveva messo quel vestito nero che aveva sognato, quello stesso vestito nero che l’aveva attirata a sé per comprarlo, sapendo che si trattasse di una occasione speciale. Doveva andare bene!
Improvvisamente dal tavolo cadde la forchetta della madre di Kate sollevando un forte tintinnio; la donna urlò un’altra volta, zittendosi subito mettendosi una mano davanti alla bocca e girandosi sulla sedia. Tutti quanti si girarono verso di lei a controllare cosa fosse successo e la donna si ritrovò in imbarazzo molto rapidamente. Sorrise con fare nervoso e cercò di dire qualcosa, ma dalla sua gola uscirono solo dei sospiri rauchi. Si abbassò per raccogliere la forchetta caduta accanto a sé, ma a quel punto trovò la mano di Slender Man a reggere la posata per lei.
Slend si era piegato drasticamente con la schiena per raggiungere il pavimento e afferrare la forchetta con la sua enorme mano; avrebbe potuto semplicemente muovere il braccio più vicino, abbastanza lungo da poter raggiungere anche il posto del padre di Kate, situato nel lato opposto del tavolo, ma preferì fare così, forse perché questo gesto gli avrebbe permesso di ritrovarsi faccia a faccia con la madre di Kate. Infatti il suo viso vuoto e bianco era adesso davanti a quello pallido e contratto della donna, e tra le dita della mano destra stringeva delicatamente la forchetta. Prego. Disse cercando di essere gentile, provocando una forte scossa che attraversò la colonna vertebrale della donna.
<< Grazie… >> Balbettò la mamma di Kate senza mai smettere di sorridere. Era davvero nervosa; si poté vedere in viso tutto il suo terrore non appena fu tornata al suo posto, ma Kate non lo notò: il gesto di Slender Man l’aveva incantata, era rimasta a fissarlo con occhi sognanti mentre si ricomponeva su quella sedia troppo piccola per lui. Era perfetto.
La situazione sembrava essere cambiata; dato che erano riusciti tutti a distendere i nervi, molto lievemente, la madre di Kate cercò di mostrare un po’ di gratitudine verso Slender Man per il suo gesto e parlò:<< Allora, Slender Man… >> Disse tremando non appena pronunciò il suo nome. Rivolse uno sguardo incerto verso Kate, che aveva di nuovo voltato gli occhi verso di lei; sembrava contenta. Lei si schiarì la voce per sembrare più sicura. << Ehm… Gradisci la cena? >> La donna assunse un largo sorriso quando si voltò verso Slender Man e sperò che l’essere non complicasse troppo la situazione.
A quella domanda, Slend girò la testa verso il piatto posto davanti a lui; non aveva toccato ancora niente, ma Kate non avrebbe pensato che non gli sarebbe piaciuta la cucina di sua madre: la donna non era una cuoca formidabile, ma sapeva cavarsela discretamente, e poi non sapeva nemmeno se Slend potesse mangiare… La cena era un pretesto per fargli incontrare la sua famiglia, era ovvio.
Dopo aver fissato a lungo e in silenzio il piatto di polpettone con patate cucinato in fretta dalla madre di Kate, Slend prese la propria forchetta e ne ammirò il profilo prima di portarla sul viso, dove avrebbe dovuto avere la bocca, come aveva visto fare ai genitori di Kate, e se la conficcò nella pelle bianca, senza il minimo fastidio. I due adulti rimasero a guardare quella scena senza parole, incerti su cosa dire. E’ molto buono, signora. Disse con calma girando la testa verso la donna, con ancora la forchetta conficcata nella pelle da cui neanche un rivolo di sangue usciva.
I genitori di Kate si guardarono attoniti, completamente incapaci di capire la logica di quell’essere strano che era entrato in casa loro, mentre Kate si colpiva la fronte con il palmo della mano, imbarazzata dal gesto ridicolo di Slender Man. L’uomo smilzo sembrò rendersi conto della scemenza che aveva fatto e cercò di rimediare, suonando sincero e dispiaciuto: Mi spiace signora, purtroppo io non posso mangiare, e quindi non potrei mai darle un parere sulla sua cucina. Cercò di sembrarle sincero, e nonostante potesse suonare così alle orecchie della madre di Kate, la donna non riuscì ad accogliere le sue scuse come una persona normale. Era una situazione troppo surreale per comportarsi come se niente fosse.
La mamma di Kate cercò di ricomporsi accarezzando il tovagliolo posto alla propria destra e sorrise impercettibilmente. << Non fa niente, Slender Man… >> Mormorò cercando di non far sentire il tremore nella propria voce.
Mi chiami pure Slend. Disse gentilmente lui piegando un po’ la testa.
La donna sorrise più profondamente e fece lo stesso gesto di Slender Man, più lentamente. << Slend. >> Riuscì a pronunciare senza perdere la voce. Dopo di quello tornò a mangiare con gli occhi bassi. In tutto questo, i due spettatori facevano guizzare gli occhi da una parte all’altra: Kate era contenta di vedere che sua madre tentasse di socializzare con Slender Man, mentre suo padre ne avrebbe fatto volentieri a meno.
A un certo punto, dopo che gli sguardi di Kate e Slend furono tornati sui propri piatti, la madre della ragazzina lanciò un’occhiataccia al marito, come per dirgli di provare a fare qualcosa, come stava facendo lei. L’uomo avrebbe preferito di no, temendo chissà quale reazione dell’essere, ma fu costretto a tirare fuori il coraggio e parlare; così, mantenendo lo sguardo sereno sul piatto cominciò:<< E allora, Slend… Da quanto tempo conosci Kate? >>
Per rispondere a quella domanda, Slender Man dovette riflettere un attimo: Venticinque giorni esatti, con questa notte. L’accuratezza della risposta lasciò sbalorditi gli adulti, che rimasero con gli occhi spalancati per alcuni istanti. Ma non è esatto dire che ci conosciamo da allora: in effetti, Kate mi ha conosciuto un po’ dopo del nostro primo incontro…
Kate si girò verso Slender Man e lo interruppe:<< Ora che mi ci fai pensare, stiamo per compiere un mese da quando ci siamo incontrati! >> Esclamò eccitata. << E’ come un anniversario! >> Sorrise contenta a Slender Man, che non poté che ricambiare con un cenno composto. Trascinata da quel suo stesso pensiero, Kate continuò a parlare:<< Lo sai che quest’anno mamma e papà compiranno quindici anni di matrimonio? Non è stranissimo? >> Continuava a sorridere come una bambina.
Slender Man si girò verso la madre di Kate e disse: Sul serio? Tanti auguri! All’augurio la donna sorrise imbarazzata facendo un piccolo cenno con la testa.
<< Pensa a noi due tra quindici anni, chissà come saremo… >> Continuò Kate a voce un po’ troppo alta. Non appena sentì quella cosa, il padre di Kate cercò di cambiare argomento più in fretta possibile.
<< Aspetta Slend… >> Disse fingendo di non essere turbato dall’affermazione della figlia. << Dici che lei non ti ha conosciuto subito… Cosa significa? >> Chiese col tono di una persona ragionevole, unendo le mani come per dire che fosse interessato dall’argomento.
Slender Man si girò verso di lui e si mise una mano sul petto mentre l’altra andava verso l'esterno. E’ semplice, vede: Kate mi ha conosciuto più tardi perché prima non aveva idea di chi io fossi. Io sapevo tutto su di lei, ma lei non sapeva niente di me. Alzò poi un indice come per puntualizzare una cosa. Però è una ragazza molto perspicace: ha sospettato della mia presenza sin da subito!
A quella affermazione i due adulti non seppero come reagire, e si guardarono l’un l’altro confusi. << Quindi… Stai dicendo che… La spiavi? >>
Kate fece roteare gli occhi un po’ imbarazzata. << Papà… >> Disse con tono scocciato. Il padre la guardò interrogativo, poi alzò le mani chiedendo scusa, dicendo che non voleva accusare nessuno di niente.
<< Mi stavo solo chiedendo come vi siate conosciuti… Deve essere stato imbarazzante… >> Cercò di giustificarsi lui girando attorno all’ostacolo.
Kate e Slender Man si guardarono e la ragazzina sorrise divertita. << Mi sono svegliata nel bel mezzo della notte a causa di un incubo e… Slend è venuto a consolarmi. >> Sorrise imbarazzata quando disse quella cosa e si avvicinò un po’ a Slender Man con la sedia, poggiando la testa al suo braccio, dritto e solido come il ramo di un albero.
In realtà il loro primo incontro non era andato esattamente così; Kate non era stata consolata per davvero da Slender Man, l’essere l’aveva spaventata la prima volta che l’aveva visto, e lei lo aveva respinto sperando che la lasciasse da sola, ma ora capiva che in quel momento Slend voleva solo aiutarla e farla sentire meglio con le sue parole, quando aveva cercato di spiegarle chi fosse e cosa le causasse la sua compagnia. Qualcuno che avesse potuto vedere come fossero andate veramente le cose al loro primo incontro avrebbe detto che ora Kate era stata soggiogata dal mostro e che non riusciva più a pensare con la propria testa, ma lei non la pensava così: credeva piuttosto che fosse lui a sottostare alle sue regole, come quando gli diceva di non guardarla mentre si spogliava, o di non seguirla ovunque andasse; Kate era riuscita a trasformare Slender Man in un essere più buono, con tanti sacrifici, e forse c’era ancora molta strada da fare, ma pensava di avere ancora la propria identità ben chiara e le proprie idee salde nella propria mente. Non avrebbe detto di essere influenzata da Slender Man in ogni cosa.
I due adulti si guardarono di nuovo quando Kate si appoggiò a Slender Man sorridendogli in quel modo così sognante e felice; che cosa aveva fatto alla loro figlia, quell’essere?
Suo padre si schiarì la voce:<< Che… Cosa fate solitamente quando siete insieme? >> Chiese guardando prima Kate e poi Slend. Temeva le possibili risposte.
I due lanciarono delle occhiatine divertite prima di lasciare che Kate rispondesse ridacchiando:<< Oh, lui è sempre con me, quindi tecnicamente facciamo tutto assieme, ma… Normalmente ci piace parlare… >> I genitori di Kate sembrarono tirare dei sospiri di sollievo dopo quella dichiarazione e Kate andò avanti. << Anche se agli inizi mi sono dovuta abituare alla sua presenza, e non è stato facile… >> Aggiunse alzando la forchetta e muovendola avanti e indietro. A quel punto i due adulti tornarono a guardarsi. Cosa voleva dire ora?
A quel punto il padre di Kate sembrò richiamare a sé tutte le sue forze per trovare il coraggio di fare la sua domanda a Slender Man. << Slend, ho una domanda per te… >> Disse con calma guardandolo serio. Slender Man si girò verso di lui. << Che cosa fai nella vita? >> Il padre di Kate unì le mani mettendole vicino al viso. Stava rischiando molto, chiedendo a Slender Man cosa facesse, ma Kate sapeva che non avrebbe fatto niente ai suoi genitori; la sua preoccupazione era un’altra: andava bene dire la verità a loro? E come avrebbero reagito se avessero saputo che Slender Man aveva ucciso centinaia di persone nel mondo? Come potevano dirglielo senza che si infuriassero?
Dopo un attimo di esitazione, Kate prese la parola sudando dal nervosismo. << Papà… Slend non è come una persona normale… Non ha un lavoro o… >>
Suo padre si mostrò calmo. << Lo avevo capito, Kate. >> Disse abbandonandosi allo schienale della sedia. Sembrava quasi aspettarsi quella risposta. << Ma per quanto singolare, qualsiasi esistenza deve avere uno scopo. Avrai qualche hobby, delle aspirazioni… >> Finito di parlare unì le mani sotto al mento, intendendo che avrebbe lasciato Slender Man parlare. Ecco che arrivava la parte antipatica di suo padre, quella che faceva andare su tutte le furie Kate e che significava sempre “no”. Se l’uomo si fosse alterato le cose avrebbero potuto complicarsi…
Slender Man sembrò essere colto alla sprovvista da quella domanda; rivolse il suo sguardo all’uomo con calma, in realtà, senza movimenti bruschi o scatti inaspettati, lasciò che i suoi gesti, solitamente grotteschi e inquietanti, apparissero armoniosi e delicati. Mi piace collezionare ricordi da tutto il mondo. Rispose con semplicità alla domanda, quasi deludendo il padre di Kate per la banalità della sua risposta.
<< Davvero? >> Chiese l’uomo spingendosi in avanti sulla sedia.
Slender Man annuì posando una mano sul bordo del tavolo. Avendo molto tempo libero, da sempre, mi piace viaggiare e scoprire i luoghi più affascinanti del mondo, luoghi dove ancora l’uomo non ha messo mano, dove non arriverà mai per rovinare quei capolavori della natura… Concluse la sua spiegazione con un piccolo cenno in direzione del padre di Kate. I due adulti si guardarono attoniti un’altra volta, mentre Kate sorrise soddisfatta verso Slender Man; quello le rispose con un piccolo cenno. In realtà, Kate non sapeva se Slender Man avesse mentito lì, oppure avesse detto la verità; non aveva mai pensato a come fosse Slender Man prima di incontrarlo, se non per il fatto che fosse un assassino, rapitore di bambini… Ora pensava che Slender Man avesse un’anima buona, nonostante le apparenze, e che non fosse stata lei a donargliela… Ora nascevano nella sua testa domande che non aveva mai fatto prima a Slend: cosa aveva fatto prima di rimanere rinchiuso nella vecchia villa della città per cinquanta anni, e dove era stato, quanto aveva vissuto fino ad allora? Per molte altre domande avrebbe dovuto aspettare, mentre a soddisfare la sua curiosità su una di queste ci pensò sua madre.
<< Slend, ma tu quanti anni hai…? >> La donna fece la sua domanda quasi con troppo slancio, temendo di non essere stata molto delicata, ma quando l’essere rispose con calma, la tensione si allentò.
Slender Man sembrò divertito mentre rispondeva guardando dritto verso di lei. In verità non saprei darvi una risposta precisa nemmeno io. Diciamo solo che ho vissuto molto più di voi, e vivrò ancora per molto tempo… Non appena concluse quella frase, i due adulti furono attraversati da un brivido lungo le loro colonne vertebrali; quella semplice informazione che sarebbe potuta sembrare una normalissima formalità, suonò alle loro orecchie come una minaccia.
Dopo aver riacquistato il contegno, il padre di Kate si rivolse alla moglie e le chiese di seguirlo un attimo nell’altra stanza. A quel punto i due adulti si alzarono scusandosi con Slend e Kate e li lasciarono lì. << Stai andando benissimo! >> Si complimentò a bassa voce Kate con eccitazione. << Come fai ad essere così bravo? >>
Ne sei sicura? Chiese Slender Man piegandosi verso la piccola Kate. A me sembra che siano ancora spaventati di me.
<< Questo è normale! Anche io avevo paura di te, i primi tempi. >> Rispose Kate muovendo una mano come per dirgli di non preoccuparsi di quello.
Tu però non volevi saperne di avere a che fare con me. Ribatté lui senza muoversi. E ci è voluto parecchio per conquistare la tua fiducia.
<< Tu non ti preoccupare e continua a comportarti come sai: sei un perfetto gentiluomo, mia madre è già conquistata! >> Disse Kate senza ascoltare le obiezioni di Slender Man, che sembrò non condividere il suo stesso pensiero, pur annuendo con poca convinzione.
I due tornarono con le schiene dritte e attesero il ritorno dei genitori di Kate, che non ci misero molto a riunirsi a loro; quando furono di nuovo nella stanza da pranzo, il padre di Kate le chiese di seguirlo un attimo fuori, mentre sua madre tornava a sedersi al suo posto a tavola e cominciava a intrattenere Slender Man.
<< Cosa c’è, papà? >> Chiese Kate camminando a passi rapidi dietro a suo padre. L’uomo sembrava nervoso. Si girò verso di lei sudando e mettendole le mani sulle spalle.
<< Kate! Che cosa ti ha fatto quell’abominio? >> Chiese terrorizzato sperando che la ragazza tornasse in sé, anche solo per quell’istante.
<< Che cosa? >> Chiese Kate confusa e con un certo scherno nella voce. Cercò di prendere quell’insulto come uno scherzo. << Di che stai parlando, papà? >> Chiese ridendo e cercando di distrarlo per cambiare argomento rapidamente.
I gesti elusivi di Kate non riuscirono a distrarre l’uomo, che insistette. << Kate! Ti sta ingannando! Ti ha riempito la testa con tutte le sue bugie e chissà cos’altro! E’ un mostro, come puoi non vederlo? >>
A quel punto Kate indietreggiò di un passo e rivolse uno sguardo minaccioso al padre. << Come puoi dire cose così cattive? Non lo conosci nemmeno! >>
Il padre di Kate sembrò fare fatica a trovare le parole; o aveva paura, oppure non sapeva cosa dire per convincere la figlia. << Non si deve conoscere un mostro per riconoscerlo! >> La ragazzina lo fissò con diffidenza aspettando una spiegazione che tardò ad arrivare. << Conosco le leggende che girano nella zona, ho sempre vissuto qui, credi che sia stupido? >> Kate continuava ad attendere con le braccia incrociate, decisa a non farsi convincere; era arrivata fino a lì con Slender Man, non poteva lasciare tutto all’improvviso! E poi Slender Man non l’aveva lasciata prima, perché avrebbe dovuto farlo ora? << “Lo Slender Man è un mostro senza volto che rapisce i bambini cattivi e se li mangia!” Questo è quello che ci dicevano da piccoli per non disobbedire. Non ho mai creduto a simili scemenze, fino ad ora… Mi hai dimostrato che tutte le storie sul paranormale che ci raccontavano da bambini sono vere! Di’ un po’, dove l’hai trovato, in una villa abbandonata? >> Sembrò provocarla mentre diceva quelle cose, quasi come se fossero risapute e solo lei ci fosse ingenuamente cascata.
Kate non poteva sopportare di sentirlo parlare così di Slender Man; che diritto aveva lui di giudicarlo a quel modo, non aveva idea di chi fosse realmente, si stava basando su vecchie credenze popolari che non facevano che aumentare la disinformazione e la paura. << Non è vero! >> Esclamò furiosa Kate, senza preoccuparsi di non farsi sentire nell’altra stanza. Suo padre sembrò spaventarsi quando la ragazzina lanciò quell’urlo pieno di rabbia, quasi come se immaginasse che Slender Man sarebbe arrivato a punirlo per averla infastidita. Che stupido! Patetico e fifone! Ecco cos’era realmente un adulto. << Non hai il diritto di dire queste cose! >> Continuò strillando Kate. Stranamente nessuno accorse dall’altra stanza, forse pensando che i due avessero bisogno di sistemare le cose tra loro. << Mi fai schifo! Non hai idea di quello che ho fatto io per accettare lui! E dopo che io vi ho praticamente spianato la strada e difeso sin dall’inizio, quando decido di presentarvelo, voi mi dite che sono pazza! >>
L’uomo sembrò in difficoltà. << Kate, ti prego, abbassa la voce… >>
<< NO! >> Strillò ancora più forte lei facendolo indietreggiare. << Sei solo spaventato da ciò che non comprendi, e non ti sforzi neanche un poco per superare questa paura! >>
<< Sono preoccupato per te, Kate! >> Esclamò il padre cercando di avvicinarsi a lei. Ma la ragazzina sfuggì alle mani del padre, che sembravano cercarla alla cieca nella stanza poco illuminata.
Questa volta Kate abbassò il tono e sorrise sarcastica. << Se foste stati preoccupati, vi sareste accorti da soli di quello che stava succedendo! >> Quella frase sembrò congelare l’uomo, che spalancò gli occhi tristemente. << E’ la verità. Mi avete abbandonata proprio nel momento del bisogno, quando ero completamente vulnerabile, confusa e spaventata. Mi avete liquidata con una scusa… >>
Suo padre si guardò intorno come per cercare una risposta nella stanza. << Il lavoro… >>
<< NON M’INTERESSA IL TUO LAVORO DI MERDA! >> Sbraitò Kate spingendolo con ostilità, interrompendolo ancora prima che potesse cominciare la sua frase. Prima che suo padre potesse trovare uno spazio per intromettersi nel discorso, Kate recuperò ossigeno in fretta e tornò a parlare, sentendo la respirazione farsi più affannata e il battito cardiaco accelerare. << Sono tua figlia! Dovrei importare qualcosa… >> Avrebbe voluto trattenere le lacrime che le stavano scendendo dagli occhi, ma non poté bloccarle, e allora scrollò con forza la testa, facendole schizzare via, nella speranza che il padre non le notasse. << Non sono un trofeo da esibire nei momenti più opportuni, e poi da nascondere quando indesiderato! Anche io ho dei sentimenti nonostante tutti mi credano un mostro! >> Mentre diceva quelle cose, l’espressione di suo padre si intristì; avrebbe voluto fare qualcosa, abbracciarla, dirle che avrebbe tentato di farla stare meglio, ma niente di tutto quello sarebbe servito, Kate non lo avrebbe mai ascoltato, perché lo odiava. << E anche lui… >> Kate alzò un braccio a puntarlo fuori dalla stanza, verso la cucina dove c’era Slender Man seduto con la madre della ragazza. << Anche Slend ha dei sentimenti, anche se sembra un mostro! >> Cercò di suonare convincente, furiosa, ma la sua voce era debole, rischiava di perderla da un momento all’altro, e non sembrava nient’altro che disperata in quel momento.
Il padre di Kate aveva perso ogni volontà di rispondere alla figlia. Se ne stava lì fermo, con le braccia inerti lungo i fianchi, con un’espressione sconsolata stampata in volto, nonostante non avesse niente di cui rattristarsi. Lui non capiva quello che voleva dire lei, non l’aveva mai ascoltata, e non l’avrebbe fatto ora, di sicuro.
Kate rise mestamente. << Ma in fondo che ci parlo a fare con te? >> Chiese senza aspettarsi una risposta dal padre; non l’avrebbe comunque ricevuta. << Sei un adulto, non capisci… Non vuoi capire, perché secondo te, tu hai sempre ragione. >> Il padre cercò di reagire a quelle frasi, quegli evidenti segnali di una mancanza di fiducia nei propri genitori, ma non riuscì a trovare un momento per farlo, né un modo con cui agire. << Anche il signor Tucker… Anche lui è come te, in fondo… >> Mormorò tristemente ripensando a Shaun Tucker e alla delusione che le aveva recato. << Solo che prima io mi fidavo… >> Aggiunse mestamente. << Ora non ho più nessuno. >> Concluse allargando le mani per poi farle ricadere lungo i fianchi.
L’uomo afferrò il senso delle ultime parole e cercò di fare leva su quello per convincere la ragazza a passare dalla sua parte. Nonostante tutte quelle cose che le aveva detto la figlia, lui voleva ancora convincerla ad ascoltarlo. << Che cosa diceva il signor Tucker? >> Kate non rispose; non voleva rispondere. << Che cosa ti ha detto per farti perdere la fiducia in lui? >>
<< Ha detto che Slender Man è un mostro. E anche lui non sa niente! >> Questa volta Kate rispose prontamente, senza nascondere l’astio nella propria voce. << E’ un adulto anche lui… Pensate tutti allo stesso modo! Io non voglio ascoltarvi! >> Si mise le mani a coprirsi le orecchie e si girò dall’altra parte, ignorando il padre.
<< No, Kate, ascolta! >> Esclamò lui facendola girare verso di sé con una mano. << Il signor Tucker ha detto questo. Tu ti fidavi del signor Tucker. Se non vuoi ascoltare me, ascolta almeno lui! >>
Kate si liberò dalla mano del padre e lo guardò con disgusto. << Tu odi il signor Tucker! Perché dovrei starti a sentire? >> Sarebbe stato capace di fare un patto col diavolo pur di raggiungere il suo scopo.
Suo padre sembrava disperato. << Perché la situazione è seria! >> Esclamò contraendo i muscoli del viso. Sembrava davvero spaventato in quel momento, Kate si sarebbe aspettata di vederlo scoppiare dalla pressione da un momento all’altro.
<< No! Voi non volete nemmeno provare ad ascoltare me, quindi farò quello che mi pare, come ho sempre fatto! >> Si voltò per uscire dalla stanza, ma suo padre la chiamò un’ultima volta, facendola voltare infuriata. << Che c’è? >> Chiese rapidamente, facendo intendere di non voler perdere altro tempo.
Suo padre alzò un dito e lo puntò verso di lei. I suoi occhi decisi facevano intendere che quello che stava per dare era un ordine, ma non avevano lo stesso impatto di sempre; aveva paura. << Non voglio vederti assieme a quel mostro. >> Disse puntandole il dito contro. Lo mosse di nuovo verso di lei scuotendo la testa. << Né in casa mia, né fuori… Devi stargli lontana! >>
Kate lo fissò impassibile finché non ebbe finito di parlare, poi si voltò senza neanche degnarlo di una risposta e tornò nella sala da pranzo, dove sua madre e Slender Man aspettavano ai rispettivi posti; mentre Slend stava con la schiena dritta e lo sguardo vigile, controllando attorno a sé di continuo, la mamma di Kate si era fatta più piccola possibile sulla sua sedia, come per nascondersi, o per ignorare il furioso litigio che aveva appena avuto luogo nell’altra stanza.
<< Andiamocene, Slend. >> Disse velocemente Kate entrando nella stanza e girando attorno alla tavola.
Sia Slender Man che la madre di Kate furono sorpresi da quella frase e la donna cercò di trattenerla:<< Tesoro, che dici? Non vuoi un altro po’… >>
<< No! >> La zittì fulminea Kate rivolgendole uno sguardo assassino che incusse terrore nella donna. A sentire quell’urlo, il padre di Kate tornò nella stanza a difendere la moglie.
Kate, forse non è una buona idea… Cercò di ragionare Slender Man senza muoversi dal suo posto. Ma Kate era sicura e non accettava obiezioni. << Ho detto andiamo! >> Ripeté a denti stretti costringendo Slender Man a rialzarsi con lo sguardo. Questa volta l’uomo alto e magro non si oppose e cercò di rivolgere un piccolo saluto alla madre della ragazza, mentre quella si dirigeva verso la porta della stanza. In quel momento sopraggiunse il padre di Kate.
<< Non osare rivolgerti a tua madre con questo tono, signorina! >> Esclamò infuriato puntandole di nuovo il dito contro. Girò attorno al tavolo cercando di raggiungere la figlia, ma lei fu più veloce e aggirò il tavolo al centro della stanza con agilità. << Hai portato un mostro in casa nostra, ci hai sempre mentito e ignorato e ora ti permetti di comportarti così con tua madre? >>
La mamma di Kate cercò di calmare l’uomo; lei aveva capito che non era il caso di far arrabbiare la figlia. << Caro, non importa… Lascia stare… >> Ma le sue suppliche furono inutili contro l’ira del padre.
<< NO! >> Tuonò l’uomo scrollando il braccio che la donna gli aveva sfiorato per poterlo calmare. Non voleva lasciare andare l’occasione per imporre la sua autorità; quando Kate gli disobbediva si sentiva male, si sentiva nessuno, senza realizzare il fatto che fosse “nessuno”. Lo faceva infuriare così tanto, dover abbassare la testa a una bambina, che non poteva rimanere in silenzio; doveva sempre aprire bocca. Non era adatto a fare il padre, ma questo Kate non glielo avrebbe detto, per risparmiare quel minimo di dignità che gli era rimasto… << Tu non vai da nessuna parte adesso! >> Esclamò fuori di sé. La sua voce era forte, ma non intimorì la figlia neanche un po’. << Sei matta! Ti faremo rinchiudere in un manicomio se sarà necessario a salvare te e gli altri! >> Quello non avrebbe dovuto dirlo. Non era lui a dover decidere se fosse matta o no. << Mi hai sentito, Kate?! Puoi scordarti questo atteggiamento strafottente che assumi ogni giorno con i tuoi genitori, dimenticati gli amici e le feste! Non uscirai più di qui se farai un altro passo! >> Stava esagerando. Si stava avvicinando lentamente, probabilmente con l’intento di afferrarla per non lasciarla scappare. Kate avrebbe aspettato ancora un po’ prima di perdere la pazienza, gli avrebbe dato ancora una chance… << E puoi dire addio a quell’abominio del tuo amico, SLENDER MAN! >>
A quel punto Kate non vide più niente. L’ira la accecò completamente e le sue mani si mossero da sole: si girò in un modo che non avrebbe mai creduto possibile e afferrò un coltello posto in cucina, vicino al lavandino; con una forza mai mostrata prima, la ragazza alzò il coltello affilato e lo piantò con rabbia nel tavolo, frapponendo il braccio fra lei e il padre, levando un forte rumore di legno che si spezza e tintinnio di posate. Dalla potenza dell’urto, le stoviglie sul tavolo si mossero; un bicchiere di vetro cadde a terra frantumandosi in mille pezzi. Tutti sussultarono in quell’istante: il padre di Kate fermò la sua avanzata rimanendo impietrito a fissare la mano della figlia che aveva levato il coltello, mentre la madre lanciò un urletto terrorizzato, saltando sulla sedia dove era rimasta sin da prima e portandosi le mani al viso. La reazione di Slender Man fu la più singolare: l’essere inarcò la schiena e spinse in avanti la testa, producendo un sibilo acuto e minaccioso, come un serpente di fronte a un pericolo.
Kate rimase immobile con le dita ancora strette attorno al manico del coltello, fissando il padre con sguardo vuoto; la sua furia sembrava essersi scaricata a terra attraverso quel coltello che aveva affondato nel tavolo da pranzo. Nonostante stesse tremando per la forza che aveva attraversato il suo corpo un attimo prima, il suo respiro intenso era rilassato, non mostrava segni di cedimento, come invece facevano suo padre, in modo contenuto, e sua madre, molto più evidentemente. Le dita sembravano essersi irrigidite in quella posizione, era impossibile staccarle da quel coltello in quel momento, e solo allora nella mente di Kate si fece largo il ricordo di aver già stretto quel coltello, con meno fermezza, tempo addietro, per ferire sé stessa. Questa volta lo aveva usato per spaventare qualcun altro, per dare un colpo di avvertimento, ma chissà se lo avrebbe utilizzato di nuovo per ferire?
<< Se fai un altro passo, dirò a Slender Man di attaccarti. >> Scandì con odio nella voce, senza nemmeno dare il tempo al padre di interpretare quel messaggio. I suoi occhi erano fissi su di lui, la sua espressione neutra faceva capire quanto fosse seria; non voleva utilizzare il termine “uccidere” perché non avrebbe voluto fare quello a uno dei suoi genitori, nonostante provasse un profondo odio verso di loro in quel momento, ma voleva suonare abbastanza minacciosa da fargli capire cosa sarebbe successo in quel caso. Era ovvio, tuttavia, che se Slender Man avesse attaccato, la vittima non sarebbe mai sopravvissuta…
Il padre di Kate rivolse lo sguardo teso a Slender Man, incurvato verso Kate, pronto a scattare come una molla al suo ordine; ma forse non credette che l’avrebbe fatto davvero. Dopo di quello, Kate si voltò e si diresse verso la porta per andare all’entrata della casa e uscire da lì; prima che potesse sparire dalla sua vista, il padre scattò verso di lei per afferrarla, facendo rumore mentre spostava via le sedie per fare più in fretta. Probabilmente pensava che se avesse preso la figlia prima dell’attacco del mostro, si sarebbe potuto salvare.
Errore.
Kate si girò spingendosi delicatamente indietro rivolgendo a suo padre uno sguardo profondamente deluso e allo stesso tempo minaccioso, nonostante la sua compostezza. Il piccolo saltello che fece per allontanarsi dal padre spinto verso di lei la fece sembrare ancora di più una bambina e nello stesso istante in cui si muoveva, i suo pensieri raggiungevano la testa di Slender Man, che alzò un braccio per colpire l’uomo.
Ad assistere a quella scena, partecipando in modo passivo alla discussione, c’era la madre di Kate, che aveva visto tutto quanto; ogni particolare che suo marito o sua figlia non avevano notato a causa della confusione: la posizione della ragazzina rispetto al padre, la lunghezza delle braccia dell’enorme amico di sua figlia, la forza che aveva mostrato Kate un attimo prima, facendo schiantare il coltello sul tavolo, e quella che ancora non aveva sprigionato Slender Man, ma che aveva facilmente intuito grazie ad alcuni segnali. Probabilmente si era anche accorta di quell’oscurità negli occhi di Kate, capace di incutere timore negli altri, ma non aveva detto niente, sperando di essersi sbagliata. Dopo aver assistito attentamente a quello che stava accadendo, dopo aver provato ad impedirlo, fallendo per colpa della testardaggine di suo marito, e dopo aver visto la decisione negli occhi di sua figlia, la donna aveva già capito come sarebbe andata.
Suo marito sarebbe morto.
   
 
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