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Autore: Hi Im a Kupo    26/11/2015    1 recensioni
Il pirata e la ragazza dei fantasmi stavano nel grande salone di quel castello solitario.
Zoro, l'allievo il cui obbiettivo era quello di superare il maestro, aveva già abbandonato il maniero per ricongiungersi alla sua ciurma, e ora restavano solo quelle due anime solitarie sedute a pochi metri di distanza, entrambi sulla propria poltrona.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Drakul Mihawk, Perona
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pirata e la ragazza dei fantasmi stavano nel grande salone di quel castello solitario.
Zoro, l'allievo il cui obbiettivo era quello di superare il maestro, aveva già abbandonato il maniero per ricongiungersi alla sua ciurma, e ora restavano solo quelle due anime solitarie sedute a pochi metri di distanza, entrambi sulla propria poltrona.
Mentre lui, camicia bianca sbottonata, quel pugnale con l'elsa a croce appeso al collo, e i pantaloni scuri che rivestivano le gambe accavallate, era intento a leggere con interesse il giornale, lei, col vestito lungo a balze e i morbidi boccoli che le ricadevano dolcemente sulle spalle, accompagnati dalla curiosa frangetta che le solleticava delicatamente la fronte, sbuffava annoiata facendosi girare uno dei suoi tipici fantasmi attorno alla mano. 
"Mi annoio."
L'uomo alzò un sopracciglio e spostò lo sguardo ambrato contro di lei, prima di tornare a sfogliare le pagine di quel monotono quotidiano.
Nulla di interessante in quegli ultimi tempi, alcune nuove taglie dei soliti mocciosi incapaci, che probabilmente non arriveranno neanche a vederlo da lontano il Nuovo Mondo, un paio di annunci, e qualche novità stupida, irritante, di insensato interesse pubblico.
Il tramonto, che a trafiggere quelle tetre finestre dall aria spettrale, sembrava ancora più scuro del normale, e la poca luce che filtrava nella stanza opaca e imperiosa emettevano all interno del maniero una cupa aura di inquietudine, che più che paura incuteva alla curiosa ragazza fantasma un abnorme sensazione di noia.
Erano più di due anni che non viveva a Thriller Bark, con i suoi zombie a farle compagnia e ad alleviarle lo scorrere lento delle giornate. Ora, che pure il ragazzo dai capelli verdi se ne era andato, non rimanevano altri che il severo spadaccino dagli occhi di falco con cui condividere le casa.
E la cosa si stava facendo davvero pesante.
Perona, una volta dissolto il suo fantasma nel nulla, si inclinò in avanti, appoggiando il mento alle mani e le mani alle ginocchia, sbattendo ritmicamente i tacchetti degli stivali rossi contro al pavimento, fissando con i suoi occhioni incredibilmente grandi il burbero uomo in fronte a lei, il quale le aveva gettato già alcune occhiate seccate, dettate dal fastidio dei suoi occhi posati su di lui.
Avevano già cenato, le stoviglie erano già state lavate e riposte dove dovevano stare, e ora la pesantezza di quella interminabile serata gravava su di loro, o almeno, su lei.
Infatti Drakul Mihawk non sembrava affatto contrariato all idea di passare una rilassante sera comodamente seduto sulla sua poltrona, col suo giornale, avvolto dal silenzio. 
Già, silenzio.
Quella bellissima, preziosissima, adoratissima condizione, evidentemente impossibile da raggiungere. Perché si, la signorina si impegnava per minare la sua pazienza con sbuffi, fantasmi balbettanti, e la ripetizione nevrotica del ticchettio del tacco contro al pavimento.
Lui, abituato ad una vita solitaria, con un odio radicato verso l'interezza del genere umano, tanto che viaggiava in una barca costruita per trasportare un passeggero singolo, era stato obbligato da più di due anni a questa parte a convivere con quella insopportabile, fastidiosa, e irritante ragazzina dai capelli rosa.
Eppure doveva ammettere, benché a malavoglia, che non era stato affatto dispiaciuto nel vederla tornare dopo aver accompagnato Roronoa a congiungersi con la sua ciurma, anzi. Quando l'aveva vista tornare, o meglio, sentita, visto che la fanciulla aveva annunciato il suo arrivo inondando la casa con la sua voce, si era sentito, come dire, sollevato.
Naturalmente aveva dato la colpa di quella sensazione insolita all abitudine di avere quella fastidiosa ragazzina a girare per casa, o magari al fatto che fosse stata una giornata particolarmente bella, anche dovuta al fatto di non averla avuta fra i piedi per quasi 24 ore, da fargli sembrare quasi piacevole persino il suo ritorno.
Mihawk non aveva dato peso a questa emozione curiosa e debole, sparita appena Perona era arrivata da lui ad assillarlo con i suoi soliti futili problemi e capricci, tanto da farlo ricredere, maledicendo la poverina soltanto per essere tornata.
Ed ora, il suo tentativo di isolamento dall universo era andato in fumo già dal primo sbuffo infastidito della ragazza.
Alzò gli occhi, dopo l'ennesimo borbottio e il terzo fantasmino piagnucolante passatogli davanti alla faccia.
"Perona."
Lei spalancò ancora di più, se possibile, i suoi già grandi occhi quando sentì il suo nome uscire dalla bocca dell uomo, attenta. 
"Si?"
Un briciolo di impazienza usciva dalla sua voce, quasi sperasse che le parole di Mihawk le proponessero qualcosa di bello, giusto per rompere la noia, anche se sapeva che questo raramente succedeva. Non ricordava precisamente l'ultima volta in cui lui l'aveva coinvolta in qualcosa, di solito era lei a trovare ciò che fare, visto che l'uomo, burbero e severo, apprezzava maggiormente passare le sue giornate ad allenarsi, o a esiliarsi nel silenzio e nella pace, invece che divertirsi con lei.
E le parole apprezzava maggiormente sono utilizzate soltanto per dare alla situazione un aspetto meno drastico di quanto avrebbero potuto fare voleva unicamente oppure esigeva.
"Taci." 
Ed è con questa unica parola, queste due rapide sillabe ben scandite, che Mihawk spense quell unica scintilla di attesa dal viso di Perona.
Sbuffò lei, con tono lamentoso, mentre si alzava spingendo malamente via la sedia, facendola stridere contro al pavimento, infastidita.
"Allora mi vado a lavare.."
Diciamo che le mancava nettamente lo spadaccino dai capelli verdi. Almeno con lui poteva scherzare, poteva permettersi qualche dispetto senza il reale rischio di essere decapitata, o poteva semplicemente guardare i suoi continui e perpetui allenamenti. Sempre meglio che ora, costretta da giorni a guardare il nulla e torturarsi l'anima alle prese con questa noia opprimente.
Strisciò i piedi per terra, trascinandosi con pesantezza verso il tetro bagno del castello quasi deserto.
Noia. 
Oggi più che mai le mancava l'aria della sua precedente abitazione, dove non era costretta a ficcarsi sotto la doccia come unica risorsa per far passare il tempo.
Dopo essere entrata, chiusasi la porta alle spalle, si cominciò a spogliare.
Lasciò scivolare il lungo abito verso il basso dopo essersi tolta le scarpe, fino a farlo precipitare completamente a terra lasciandolo accartocciarsi ai suoi piedi. Lo scavalcò con leggerezza, senza premurarsi di spostarlo dalla sua posizione attuale. Si slacciò il reggiseno, e lo appoggio alla maniglia della porta serrata, stessa fine fece fare agli slip.
In punta di piedi, per evitare di lasciar aderire tutta la pianta al pavimento freddo saltellò verso la doccia, e ci entrò, accendendo l'acqua e lasciandola scorrere per un po' a vuoto, nell attesa che si riscaldasse.
La sfiorò più volte con la punta del piede fino a quando questa non raggiunse la temperatura desiderata, e solo allora si spostò in avanti lasciandosi sommergere completamente dai rivoli di acqua tiepida che le accarezzarono il corpo e le appiattirono i capelli, appesantendoli e dividendoli in grosse ciocche che le aderirono alla schiena ed al petto. Sollevò il viso verso il getto, così da lasciarselo bagnare assaporando il piacere del getto rilassante contro la pelle.
Dopo indeterminato tempo di rilassamento, decise di voltarsi, dando la possibilità ai suoi occhi di aprirsi, finalmente.
E ciò che vide non fu per niente di suo gradimento. In un angolo della doccia, poco distante da lei, si trovava un piccolo scarafaggio, che la fissava incuriosito con i suoi occhietti scuri, orribile.
Un brivido di ribrezzo e terrore le scivolò rapidamente lungo la schiena, gelandole il sangue e facendola saltare all indietro, appiccicandosi contro al muro in un vano tentativo di fuga.
Mente lui continuava ad osservarla, lei prendeva respiri profondi, tentando di recuperare la calma. Cosa che non successe.
In uno slancio di coraggio si precipitò fuori dalla doccia, agguantò il primo asciugamano che vide e si lanciò fuori dal bagno strillando come una bambina.
Quasi non le sembrò di percorrerlo, lo spazio che separava la stanza dalla quale era appena uscita al salone in cui si trovava prima, e dove Mihawk stava ancora seduto sulla solita poltrona.
"C'è un orribile insetto, vai subito ad ucciderlo!" strillò lei, una volta arrivata in fronte a lui, piantando imperiosa i piedi a terra e sistemandosi un po meglio l'asciugamano col quale si era avvolta durante la tremenda corsa.
E lo spadaccino sollevò lo sguardo, con lentezza, inarcando un sopracciglio infastidito fino a quando non posò gli occhi su di lei.
Il corpo magro, i lunghi boccoli rosa, aderenti alle sue spalle e la frangetta disordinata che le sgocciolava sul viso, rigandole le guance con vari rivoli d'acqua.
 Il corpo magro, ben formato. 
Le gambe lunghe, i fianchi larghi quanto basta.
Il seno abbondante nascosto malamente dietro a quell asciugamano che copriva appena ciò che doveva coprire.
Gli occhi grandi, le ciglia lunghe.
Quel corpo da donna e quel viso da ragazza.
La sua continua voglia di dare ordini, benché sapesse che non sarebbero mai stati eseguiti, e i suoi capricci noiosi.
Poco c'è da dire in fondo, alla vista della ragazza tutta scompigliata e così poco coperta, Drakul Mihawk capì perché era stato felice quella volta, nel vederla tornare.
E ghignò.

 
   
 
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