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Autore: Romanova    26/11/2015    5 recensioni
A Ulysses piaceva il tempo di Wanda, che era il tempo del deserto .
A volte si può decidere che ci sono guerre che non vale la pena combattere
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Un Natale per due personaggi estremamente particolari che spero apprezzerete ! Mi auguro vi risulti sfizioso e divertente il leggere questa storia, perché per me lo è stato scriverla.
//Partecipa alla sfida di Natale del gruppo"EFP Famiglia: recensioni, consigli e discussioni" con la consegna numero venti.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Informazioni su Wanda Maximoff, in caso siate curiosi: https://it.wikipedia.org/wiki/Scarlet_(Marvel_Comics)
Partecipa  alla sfida Natalizia del gruppo:EFP Famiglia: recensioni, consigli e discussioni. Ho fatto leggere la storia ad alcune persone e  mi han confermato che può risultare godibile anche ai non inclusi nel fandom, ma in caso segnalatemelo sempre nelle recensioni <3 .
Buona lettura!
“Dovresti imparare a minacciare qualcuno”lo citò lei.
“Ho ucciso per molto meno,signorina impertinente:dove stai accompagnando questo vecchio lupo stanco?”
“Alla sua tomba,in teoria”.
“In pratica ?”
“In pratica c’è sempre un’altra scelta”sussurrò la ragazza baciandolo sulle labbra secche e spaccate dal sole.
Lo sentì rispondere al gesto premendola famelico contro di sé,aveva sapore di sigaro,Ulysses.
Sigaro e gin,rhum e sigaro,Wanda e sigaro.
Si strusció lentamente contro di lui sentendo la sua eccitazione.
Le aveva bloccato le mani contro il muro dell’ufficio,stava spogliando sé stesso con foga mentre la magia la denudava lentamente .
Qualcosa nella sua coscienza sussurrava che avrebbe dovuto sentirsi pedofilo,sbagliato e sporco.
Qualcosa negli occhi di Wanda lo aveva reso dipendente da lei.
Dal suo corpo forte e snello,dai suoi capelli lunghi,dal suo sapore orientale e rinfrescato da un vago aroma di menta e sale.
Qualcosa nel corpo di Wanda che si contorceva fintamente docile sotto di lui,lo aveva reso schiavo.
Che fosse come chiamava il suo nome nell’orgasmo?
Sentí un rumore famigliare.
Si era sfilata da lui,quanto tempo era passato?
Era la carta di una caramella.
Alla menta.
La sentí frantumarla coi denti.
La mora annuí:”Non mi hai ancora detto se c’è una guerra poco interessante che possiamo chiudere con discrezione,Ulysses”.
“Potrebbe,ma tu cosa ci guadagni?”chiese ancora sospettoso”e dovresti fidarti della mia parola,Wanda”proseguì”io sono il Lupo cattivo da consegnare a mamma Shield quando suonerà il fischietto per tornare a cuccia”.
La ventenne si legò i capelli:”Un Natale meravigliosamente apolitico e senza battaglie ideologiche in cui non credo,una nuova scusa per una caramella e …”ancheggiò fino a lui prima di uscire dal suo ufficio”una nuova scusa per rifarmi l’abbronzatura,mi pare sufficiente”.
“Lasci solo il tuo giocattolino rosso fiamma a fare la guerra per Stark?”domandò pungente Ulysses mentre il fumo del sigaro si spandeva nell’aria.
“Visione sa badare a sé stesso e col bene che posso volergli,è nato per ubbidire a Stark e meno ho a che fare con quel che concerne quell’individuo meglio è”.
“Pensi che quei due idioti avrebbero potuto evitare di farsi la guerra?”chiese ora incuriosito Ulysses.
“La licenza di uccidere è anche la licenza di non uccidere”commentò lei in risposta infilandosi una sigaretta fra le labbra dal trucco rovinato”quando si perde il controllo è…pericoloso e io sono abbastanza consapevole di quanto sono piccola da non voler restare vicina a due elefanti che combattono”concluse”insomma potevano fermarsi in ogni momento,hanno scelto di non farlo,non è un problema mio:Natasha ha già perso tutto quello che aveva da perdere ma se Stark è quello giusto come avevo visto devo essere io a dividerli o indirizzarli?No”sospirò infilandosi il cerchietto.
Ulysses le sciolse i capelli:”Ti preoccupi di troppe cose per essere qualcuno di disinteressato”disse sistemandole il piccolo gioiello che aveva sulla fronte,composto da piccoli triangoli dorati .
“Sono preoccupata per Natasha perché avevo un debito con lei dopo averla ridotta a un piccolo e fragile esserino tremante,ho imparato da lei quello che ha potuto insegnarmi e le ho riparato il cervello,domani mi laureo in neuroscienze al Cairo,passi in centro?”
Mugugnò qualcosa che era ovviamente un sì.
Fra di loro,dopo il primo Natale si erano costruite delle abitudini.
Dopo il secondo Natale Wanda aveva deciso che poteva studiare in Africa che era lontano dall’America,dall’Europa,da Pietro,dal sangue e dal dolore. Aveva rintracciato Ulysses e lui l’aveva presa in simpatia,dandole un pugno di monete e dicendole di tornare con un lavoro ,lei lo aveva fatto.
Al terzo Natale avevano iniziato a fare sesso perché non si erano trovati attraenti,forse era una coincidenza di solitudini e stanchezze a fare un uomo completo.
Loro insieme erano un uomo completo.
Avevano litigato spesso ,poi lui aveva accettato che quella davvero pericolosa era lei e che quindi entrambi avrebbero potuto osare fino a un certo punto.
Al quarto Natale Wanda era lì,in giro a studiare per il buco che Ulysses chiamava covo oppure a casa sua,sulle rive del Nilo,una casa bianca e piccola,quadrata e pulita.
Il quarto Natale aveva spiegato la situazione a Natasha e lei le aveva dato una strana benedizione:”Non si sceglie chi amare,si sceglie per chi non morire”.
Quindi lei aveva deciso che era un si e aveva chiesto la cittadinanza egiziana.
Non erano mai stati tipi di troppe parole,effettivamente.
Un giorno aveva trovato un posto da cameriera in un hotel,dicevano che col suo portamento e la sua aria occidentale rassicurava i clienti.
Quindi andava bene.
Poi passava le giornate a farsi arrostire al sole,Ulysses le aveva regalato un paio di sandali di tessuto così leggero e graziosamente traforato che ora pareva Wanda avesse un ricamo bianco sui piedi piccoli,da ballerina.
Era una donna rispettabile e rispettata,al Cairo,era una delle tante laureate che rappresentavano la cultura di un paese,la possibilità di essere libero senza dovere qualcosa a nessuna agenzia governativa.
Era scappata da sola.
Aveva sovvertito le regole soltanto con un pugno di monete in mano e non le aveva mai spese fino a quel loro quinto Natale.
In realtà quindi un regalo a Ulysses lo aveva fatto. Ed era un bel regalo,davvero.
Un cappello,a lei piacevano i cappelli.
“Ti sta bene”commentò provandoglielo senza curarsi del suo consenso:era un cappello semplice,bianco e con scritte blu di buon augurio.
“Ora mi spieghi perché hai convinto un vecchio comunista laico a mettersi in albero di Natale in casa e farsi cambiare cappello? Perché per te è tanto importante il Natale?”
La ragazza non ci dovette pensare molto:”Natale significa famiglia,per molti e per molti è nascita di qualcuno”iniziò”questo è il mio primo Natale da egiziana,sul Nilo,in un posto che per me significa qualcosa di diverso dalla sofferenza,dalla morte e dalla fine della mia famiglia”.
“Non puoi scappare da ogni dolore,elfetto”.
“No,ma posso concedermi di ricominciare a vivere,me lo devo e tu mi hai dato un’opportunità “disse tranquilla”ho speso solo oggi quelle tue monete,porto uno stipendio a casa,ho un titolo di studio e qualcuno che prende sul serio ogni pregio come ogni mio difetto,mi hai fatta sentire adulta,amata,mi hai insegnato quanto valesse rispettarsi” sorrise”non penso ci possa essere qualcosa di più prezioso,per cui buon Natale,Ulysses”.
Uscirono in terrazza,col fiume che sciabordava pacifico metri sotto di loro e la Luna piena a illuminare la notte.
“Ah,si anche a te”replicò l’uomo mugugnando un’imprecazione dietro al sigaro mentre cercava qualcosa.
Le diede un pacchetto.
“È una…stilografica?”la studiò perplessa”sembra che abbia attraversato una guerra,questa penna”.
Ulysses ghignò:”Con quella penna ci ho firmato il mio primo atto di cessione di armi,fanne buon uso”.
“Posso usarla per firmare la mia tesi domani,la piccola elfetta malvagia che parte in guerra contro il mondo,immagino”valutò studiando l’oggetto alla luce notturna”ci ammazzi i vampiri con questa,è argento affilatissimo”notò ammirata.
“Aveva un’altra utilità ai miei tempi,ma so che le darai una destinazione più nobile” concesse Ulysses.
Wanda sorrise:”Vado a metterla in camera,domani sarà una giornata importante e non ho nessuna idea di cosa mettermi”.
“Mettiti i sandali che ti ho regalato, dovresti mostrarli spesso quei piedi” disse il cinquantenne.
“Perché sono ricamati come quelli delle principesse del deserto?”domandò la mora”sento Nefertari che si rivolta nella tomba”ironizzò.
“Penso che ti avrebbe messo a selezionare l’harem”ironizzò a propria volta lui dandole un bacio”sarà ora di dormire anche per questo Natale, immagino”decise spogliandosi e aprendo le zanzariere”ma davvero ti laurei a Santo Stefano?”
“Pensi ancora come un collegiale americano”ridacchiò lei stringendosi contro il soldato.
“E che male c’è? Tutti sognano gli anni del college”ribattè ancora divertito quanto lei”dormi, tutte le Lune, per quanto belle, per splendere devono tramontare dietro le dune”.
Chiusero gli occhi entrambi sulla notte stellata del Nilo e Wanda lasciò al compagno un biglietto con orari e dettagli per la laurea, insieme ai soliti vestiti e il cappello nuovo.
Una promessa di una notizia.
Si presentò alla laurea perché dopotutto era davvero un vecchio sentimentale e non afferrava del tutto la motivazione per cui lei, proprio lei, aveva deciso di ribaltare le carte in tavola e di fermarsi lì, dall’altro capo del mondo civilizzato all’Egitto che era ugualmente civilizzato ma che nessuno a distanza di così poco tempo avrebbe imparato a chiamare casa.
Perché casa è la tua storia, il tuo passato, il tuo essere, il tuo corpo, il tuo sangue, casa è dove mangi una caramella sapendo che niente di brutto potrà succedere, casa è dove un abbraccio di una persona amica ti accoglierà anche nelle giornate in cui siete arrabbiati entrambi.
Casa non è realmente in Egitto, in America o in Europa, casa non ha confini e casa non aveva colore o bandiera.
Perchè l’amore non ha colore o lingua o barriere e la notizia che recepì in modo apparentemente distante in realtà lo aveva travolto come un tuono sconquassa il cielo.
Era incinta.
Wanda era incinta, con un bellissimo abito bianco addosso a risaltare sulla pelle ora bronzea, i sandali e i ricami ai piedi, i gioielli e un velo simbolico sulla fronte ed era incinta e bellissima ed era lì a dirglielo e lui la stava abbracciando impietrito dalla gioia, in qualunque caso fosse stato possibile una situazione che violasse così tante leggi fisiche contemporaneamente.
Si era messo in disparte e in ultima fila non per qualche istinto sentimentale o paternalistico, semplicemente perché era il posto in cui preferiva essere.
L’aveva vista tirarlo a festeggiare con le sue amiche parlando un arabo e un inglese fluente.
Ebbe mal di testa perché tante donne tutte insieme metterebbero k.o. chiunque, ma non potè dire di non essersi divertito.
Rientrarono a casa sotto il sole cocente di mezzogiorno.
Non aveva niente di particolare da rimpiangere o da contestare, alla propria vita, il buon Ulysses.
Insomma, malgrado ogni tot scommettessero chi avrebbe tirato prima le cuoia, era un bel Natale.
Era davvero Natale.
Dicevano che Natale va passato con la famiglia, per essere meraviglioso, ma lui da bravo militare era semplicemente felice e lo era anche Wanda.
Era felice.
E sono poteva passarlo con la sua famiglia,almeno crearsela poteva essere un ottimo modo per cominciare l’anno nuovo.
   
 
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