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Autore: Guerildor    26/11/2015    1 recensioni
Sono passati quasi vent'anni dalla battaglia di Hogwarts.
Harry viaggia per la prima volta in vita sua su un taxi, per partecipare al suo primo funerale babbano.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dudley Dursley, Harry Potter, Petunia Dursley, Vernon Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il funerale babbano


Guardando il cielo grigio, scuro come il suo completo, Harry si ritrovò a pensare che quella era la prima volta che saliva su un taxi.
Aveva vissuto un quarto della sua vita da Babbano e mai ne aveva preso uno. Aveva viaggiato a bordo di scope, per camini, cavalcando scheletrici cavalli alati, sul sedile del passeggero di una Ford Anglia con le ali, sul side car di una moto volante e perfino sul dorso di un drago, ma mai aveva messo piede in un taxi. Harry, che aveva assistito a più funerali di quanto pensava potesse sopportare, si sentiva stranissimo. La telefonata di Dudley era arrivata inaspettata. Il cellulare era l'unico attrezzo propriamente babbano che Harry continuava ad utilizzare.
In presenza di incantesimi potenti il segnale impazziva ed era impossibile utilizzarlo, ma quando la bacchetta era a riposo era un modo comodo per comunicare. Ginny continuava a detestarlo, ma le cose che detestava diventavano ogni giorno di più. Chissà quando avrebbe cominciato a detestare anche lui...
Il taxi accostò a qualche metro dall'ingresso della chiesa di St. Lawrence, un edificio relativamente piccolo circondato da un muretto di mattoni rossi alto appena un metro.
L'orologio sulla facciata principale segnava le undici e un quarto con le sue lancette d'oro. La funzione sarebbe cominciata di lì a poco.
Gli occhi di Harry indugiarono sui visi di qualche passante e senza neanche pensarci presa nota di tutti i punti di fuga.
C'era un tombino che poteva far saltare in aria all'occorrenza, un'automobile che poteva tornare utile in caso di fuga necessaria. Nulla di tutto questo gli sarebbe servito, nessuno lo avrebbe attaccato. Ma la vita da Auror ti segna. Malocchio sarebbe stato fiero di lui.
Malocchio, che un funerale non l'aveva avuto...
Harry si trascinò in chiesa con passo lento e prese posto nell'ultima fila. Non voleva farsi vedere. Non sapeva esattamente perché fosse lì.
Si alzò meccanicamente quando il prete fece il suo ingresso con aria solenne. Smise di ascoltare quelle parole finte, che non avrebbero cancellato i tormenti che aveva subito da bambino.
"Petunia era una madre esemplare, una moglie gentile e premurosa, una donna valente, intelligente, allegra, felice".
Una madre esemplare. La mente di Harry vorticò al giorno in cui sua zia lo rapò di suo pugno lasciandogli solo una frangetta ridicola a coprire la cicatrice.
"Cosa ci faccio qui?" si ritrovò a pensare.
E poi vide Dudley salire sull'altare. Alto, robusto. I suoi occhi erano spenti. Aprì la bocca e la richiuse. Sembrava un grosso pesce rosso con lunghi capelli biondi. Strinse i pugni come per farsi forza. Harry era pronto a ciò che stava per dire. Agli elogi verso quella madre pronta a dare tutto per il suo Diddino, pronta a togliersi il cibo da bocca per saziare lo stomaco del suo bambino. Ma quando Dudley finalmente mormorò qualche parola Harry rimase di stucco.
"La morte di una madre è il bacio di un Dissennatore".
Nessuno dei presenti sembrò capire. Anche il prete rimase scioccato nel vedere andare via Dudley dopo quelle solo, enigmatiche, parole.
Harry non poteva credere che Dudley, un babbano al cento per cento figlio di Babbani, fierissimi del loro status, salutasse sua madre con quelle parole. Ma non c'era nulla nel mondo reale che potesse competere col dolore e l'angoscia portati dai Dissennatori. Forse solo la morte di una madre. Per Harry era stato impensabile accettare la morte della sua, nonostante conservasse di lei solo qualche vago ricordo. Cosa doveva essere per Dudley perdere una persona che gli era stata sempre così vicina?
Harry era ancora perso nei suoi pensieri quando la piccola folla presente alla cerimonia cominciò ad avviarsi verso l'uscita.
"Tu". Una voce roca, debole riportò Harry alla realtà. Erano passati vent'anni da quando Harry aveva visto l'ultima volta il viso di Vernon Dursley.
I folti baffi erano sempre curati, ma completamente bianchi. Nonostante Vernon risultasse elegante nel suo completo nero, Harry percepì subito il dolore di suo zio. Due occhiaie nerissime sottolineavano lo sguardo spento di Vernon, che guardava Harry incredulo. Harry nonsolo percepì il suo dolore, ma ne fu travolto.
"Ciao, zio" mormorò Harry cauto. Non sapeva come avrebbe reagito alla sua presenza, il giorno del funerale dell'adorata Petunia. Per fortuna la chiesa era semivuota, in caso di scenate non sarebbero stati molti i presenti.
"Co-come hai saputo...?" chiese Vernon.
"Dudley". Harry sospettó che Vernon non sapesse dei saltuari incontri tra la sua famiglia e quella di Dudley.
"E sei venuto". L'espressione di suo zio era strana, guardava Harry come se non lo vedesse davvero, come se la sua mente stesse pensando ad altro.
Harry non rispose, ma fu suo zio a riprendere la parola.
"Dopo il modo in cui ti abbiamo trattato, tu sei venuto". E per la prima volta nella sua vita Harry vide suo zio piangere.
Non qualche lacrima, ma un pianto incontrollabile, isterico. Singhiozzi cominciarono a riempire l'aria. Harry imbarazzato fece per toccare una spalla di Vernon ma Dudley lo salvò dall'imbarazzo.
"Papà, zia Marge è qui fuori, si starà chiedendo che fine abbiamo fatto, vai da lei".
Vernon tornò in sé ascoltando la voce del figlio. Strabuzzò gli occhi. Fece un cenno con la testa a Harry e andò via.
Dudley si sedette accanto a Harry sull'ultima panca della Chiesa e gli diede una pacca poderosa su una gamba.
"Sapevo che saresti venuto, Harry".
"Io no", confessò Harry.
"La mamma era cambiata... La sera prima che.... La sera prima... L'altra sera sfogliava un album di fotografie. C'erano solo lei e tua mamma. Credo che il modo in cui ti hanno... In cui ti abbiamo cresciuto sia stato uno dei suoi più grandi rimpianti".
Harry non rispose. Non sarebbero bastate due parole a cancellare diciassette anni d'odio e soprusi.
"Mamma e papà non sono cattivi...".
"Dudley, non devi spiegarmi niente, non so neanch'io perché sono venuto qui, davvero. Voglio solo dirti che penso di capire il tuo dolore, e mi dispiace".
"Non sto cercando delle scuse. Dispiace anche a me". Con queste parole Dudley si alzò e, con un cenno del capo uguale a quello che suo padre aveva rivolto a Harry, salutò il cugino.
Nessuno vide Harry smaterializzarsi. Nessuno lo vide piangere per la prima volta da anni.
   
 
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