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Autore: RLandH    27/11/2015    3 recensioni
-Si con i titoli faccio schifo -
Raccolte di fanfiction per l'iniziativa proposta da CampMezzosangue dei "100AU"
(Non sono certa di riuscire a scrivere tutte e cento le storie, ma tentar non nuoce)
#32(Frank/Hazel)
#81 (Leo/Calypso)
#87 (Luke/Thalia)
#10(Jason/Piper)
#100 (Nico/Will)
#18 (Travis/Katie)
#11 (Chris/Clarisse)
#42(Reyna/Annabeth)
#5 (Leo/Khione)
#23 (Percy/Annabeth)
#34 (Percy/Reyna)
#33(Luke!Centric)
#28(Leo/Echo)
#90(Michael/Clarisse)
#98(Percy/Rachel)
#19(Jason&Leo)
#65 (Annbeth/Luke!Past)
#77 (Calypso/Lester)
#39 (Harry Potter!AU) (Charlie/Silena)
#15 (Nico/Will)
#38 (Annabeth/PercyPercy/Calypso)
#17 (Percy/Calypso)
#70 Quella spogliarellista ha un aspetto familiare OMG sei tu!AU (Nico&Reyna)
#2 Mi sono infiltrato in casa tua alle due di notte perché ero ubriaco e pensavo fossa casa mia!AU(Leo/Calypso)
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I sette della Profezia, Quasi tutti
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo(Storia): I Cento Mo(n)di
Titolo Capitolo: “Ci faccio un'offerta che lui non può rifiutare”-cit.
Prompt: #5 lo so che ci odiamo, ma un matrimonio sarebbe conveniente per entrambi!AU(Leo/Khione)
Personaggi: Leo, Khione (Citati: Lou Ellen, Cecil, Jason Grace, Piper McLean, Thalia Grace, Hazel Levezque, Esperanza Valdez, Sammy Valdez, Calypso, Percy Jackson e Cymopoleia)
Paring: Khileo(minor!Jasper, minor!Lou/Cecil, minor/OneSide!Caleo)
Rating: Verde
Warning: Modern!AU/NoCamp!AU(?)/ COSEBRUTTE!AU
Beta: Nessuna
Note: Si. Ho esagerato, chiedo umilmente perdono. Questa coppia è indecente, ma si prestava piuttosto bene ed il finale è molto meh … ma Leo ha una certa intregrità e mi fido di lui, invece so che Khione non la ha, quindi si le ho fatto fare davvero la donna di facili costumi. E OK … E non è ok.
Spero rispetto alla OS precedenti di far sta volta ridere (alla precedente non potevo; The100 senza Angst è un po' come giocare a Tre Sette a Perdere con una Napoli a Bastoni ed un Ottimo Gioco di Tre, ovvero: Non c'è verso).
Cecil-Leo-Jason come coinquilini era qualcosa che era stata presentata già nella seconda os, così come Calypso loro vicina. Il veganismo di Calypso era anche stato accennato in quella stessa os, ma ripreso anche nella quarta. (Sebbene le storie siano slegate, volendo questa potrebbe essere antecedente di poco alla seconda, volendo).
Mi sono resa conto di non aver ancora scritto nulla sua Percabeth, miei dei xD.
Buona lettura, spero possiate – nonostante la coppia – apprezzare.
Ringraziamo sempre CampMezzosangue per i prompt, che potete trovare qui.

 

 

Ci faccio un'offerta che lui non può rifiutare”-cit.

 

 

 

 

Leo si stava dedicando a farsi una tisana di erbe, che con molta gentilezza Lou Ellen – la non-ragazza di Cecil – aveva lasciato l'ultima volta che era stata lì. Non apprezzava molto stare da sola, era un vero animale da compagnia, ma la verità era che quel giorno di starsene in pigiama nel salotto del suo appartamento gli dava una certa serenità. Jason era fuori con Piper, come era giusto che fosse, Leo si sentiva piuttosto soddisfatto, e forse anche in parte stordito, dalla sua abilità di combinare coppie e innata capacità di sistemarsi, visto i suoi non-progressi con la vicina di casa. Mancava anche Cecil, dove fosse però lo ignorava del tutto, tra lui ed il suo coinquilino funzionava così: non-chiedere, non-dire. Ed era meraviglioso.
Tè bollente, plaid e Come è fatto?(1) in tv, accompagnato da qualche messaggio stupidito di Percy sul gruppo di whatsApp: Gli eroi dell'Olimpo, Leo si sentiva particolarmente soddisfatto di quel nomignolo. Si mostrava come un'ottima mattinata da non spendere sui libri o altro, ma qualcuno aveva deciso di disturbare la sua meravigliosa pace. Si era alzato dal divano, posando la tazza di tè sul tavolinetto basso di vetro davanti la televisione, senza sotto bicchiere, Jason sarebbe andato fuori di testa – come si sentiva selvaggio.
Arrivò al citofono, non poteva essere Cecil che aveva perduto le chiavi, tralasciando che le aveva perse mesi fa, trovava molto più stimolante forzare la porta ogni volta. Jason? Leo si augurava per lui che non lo fosse.
“Chi è?” aveva chiesto comunque con allegria, sperava non fosse qualche splendida ragazza, tipo Hazel o Thalia, che lo spingesse ad indossare qualcosa di più decente da mettere e ridare una sistemata alla casa, magari era Calypso che aveva bisogno di qualcosa. Questo lo aveva fatto sorridere come uno sciocco.
Dal citofono era venuta una voce femminile e per quanto fosse irritata non era quella della sua vicina bella come il sole. “Valdez” glaciale.
“Ah! Khione” aveva sussurrato, abbattuto. “Mi fai salire?” aveva chiesto scontrosa la voce, Leo era davvero tentato di non farla entrare, ma sua madre gli aveva insegnato ad essere galante con le donne. “Sali” aveva sbuffato, premendo il pulsante con la chiave, decisamente tetro.
Aveva aperto la porta e se ne era tornato a sprofondare sul divano recuperando la sua tazza di tè, Khione non meritava neanche che fingesse di essere splendente. “Ora ci vorrebbe un churrus” commentò, con voce cupa mentre aspettava di vedere la figura della sua sgradita ospite apparire sulla soglia.
Leo aveva un sacco di aggettivi da affibbiare a Khione, alcuni suggeriti anche dalla sua amica Piper, ma si sentiva sempre mortalmente incolpa che ogni volta che lo vedesse il primo fosse sempre: stupefacente.
Era anche vero che la ragazza era un po' come un trip di acidi andato male.

 

Khione era emersa sulla soglia, aveva fiocchi di nevi e cristalli sulle spalle e nei capelli corvini, indossava una giacca pesante e foderata, probabilmente era l'unica persona nel creato a poter star bene con un abbigliamento da pinguino infagottato, ma sembrava essere a suo aggio. “Non mi offri un caffè, un tè?” aveva domandato lei, fissandolo severa con gli occhi scuri, “No” aveva risposto Leo avvolgendosi ancora di più nel plaid con i fulmini di Jason. La ragazza lo aveva offeso in francese, anche se era una lingua gentile, Leo era piuttosto certo che le parole pronunciate non fossero state molto carine. Khione si era sfilata guanti, sciarpa e giaccone per appenderlo sull'uomo morto senza aspettare il suo invito. Era una stronza, ma una bella stronza. Indossava una lunga maglia bianca di lana, abbastanza aderente, che lasciava intravedere il ventre piatto ed il vaccino spezzato. “Come hai scoperto dove abito?” aveva domandato Leo, bevendo un sorso del suo tè, ormai si era raffreddato e non gli ustionava più la lingua, peccato adorava le cose calde.
Khione aveva alzato le spalle, erano sottili, femminili – un po' come le su, insomma - “Sono brava a trovare le cose mi interessano” aveva risposto lei, ferace. Si era accomodata al suo fianco, con le gambe chilometri accavallate, gli occhi truccati perfettamente magnetici, puntanti suoi suoi. “Stai cercando di sedurmi?” aveva domandato confuso, mentre Khione allungava le mani per toglierli la tazza. “Potrei” aveva risposto lei tutta accattivante, come sapeva fare quando voleva qualcosa, Leo si stava ancora chiedendo come si fosse ritrovato ad intrecciare la sua vita con quella della giovane.
“Ma se una volta mi hai rovesciato una granita addosso perché ti ho detto che eri caliente” aveva detto d'un fiato Leo, mentre osservava Khione sistemare la tazza sul tavolino, con un sorriso piuttosto dolce e finto ghiacciato sulle labbra, “Cosa vuoi che ti dica: ho commesso molti errori” aveva ripreso tutta leziosa. “Vuoi un te?” si era lasciato sfuggire Leo – Piper lo avrebbe ucciso. “Meglio il caffè” aveva risposto lei.

 

Era voltato mentre avvitava ancora la macchinetta del caffè, lamentandosi nella sua testa di non avere i bicipiti di Jason e l'abilità della chiusura ermetica. “Tu sei nato in America o tua madre ti ha fatto passare il confine nascosto in una cesta di focacce?” aveva domandato Khione, seduta sullo sgabello che dava sulla penisola di marmo, “Adoro il tuo razzismo da americano medio” aveva risposto mentre accendeva il fornello a gas con un certo nervosissimo, “Sono nato qui, i Valez vivono in America da generazioni” aveva risposto poi con un certo orgoglio. Ricordava quando sua madre si fermava a raccontare di come il suo bisnonno Sammy con i suoi genitori era riuscito a passare il confine. Racconti da brivido.
“Sono contenta che tu non sia un clandestino” aveva commentato Khione, con quella sua secca autorevolezza. Davvero Leo si chiedeva come era finito ad avere a che fare con la versione cattiva di Elsa – le mancava giusto di poter lanciare ghiaccio dalle mani. “Ehm … grazie?” aveva risposto lui, voltandosi finalmente verso di lei e caffè sistemato sulla macchinetta.
Khione sorride in una maniera un po' perversa, “So che non andiamo esattamente d'accordo” aveva ripreso quella, leggermente diplomatica, “Tu mi odi” aveva risposto Leo in automatico, “Ed il sentimento è ampiamente ricambiato” aveva messo in chiaro lui. La ragazza non si era affatto fatta scoraggiare, neanche un po'. “Lo sai, no, che io sono nata in Quebec?” aveva domandato retorica Khione, Oh il Canada patria idealistica di persone sempre gentili a detta almeno di Robin Scherbatsky(2) – come diamine c'era uscita Khione? Si chiedeva allora.
“Allora mio non-clandestino Valdez ha già trovato una fidanzata?” aveva domandato Khione, mentre osservava il caffè cominciare ad uscire dalla macchinetta, se avesse bevuto qualcosa a Leo sarebbe andato di traverso. Aveva pensato a Calypso che gli offriva pasticcini vegan e biologici e … “No” aveva risposto con leggero imbarazzo, mentre toglieva la macchinetta dal fuoco e spegneva il gas, meditando di darsi fuoco nel mentre, glielo aveva detto Khione che non avrebbe mai trovato una donna.

“Ma è fantastico” aveva detto. Ecco appunto. Leo le aveva versato il caffè in una tazzina con sguardo feroce, “Dovremmo sposarci” aveva detto con un sorriso allegro, il liquido scuro era sbordato ma lui aveva continuato a versarlo con un espressione vacua, inondando il tavolo di caffè. “Eh?” era riuscito a bisbigliare.
Khione aveva sorriso, di zucchero proprio, “Sarebbe conveniente per entrambi sposarci” aveva risposto lei, continuando il suo discorso, “Perchè?” aveva ribattuto Leo, smettendo di versare il caffè ridestatosi dal tepore. L'altra aveva sbuffato, prima di tirare via una ciocca di capelli scuri dal viso ed afferrare la tazzina, “Su, avrai mai visto Ricatto d'Amore” aveva risposto lei sorridendo. Lea, la sorella di Percy, una volta aveva costretto lui, Jason ed il fratello a vedere quel film, ricordava, per lamentarsi di quanto erano stupidi i matrimoni forzati o combinati o in generale. “Quello della strega canadese che costringe l'impiegato a sposarla per evitare l'espatrio?” aveva domandato lui confuso, lei aveva annuito, “Sta per scadermi il visto” aveva risposto Khione con un sorriso falso sulle labbra, “Sposarci sarebbe vantaggioso per entrambi” aveva chiarito, mentre sistemava la tiazina svuotata sul tavolo doveva aveva anche steso un fazzoletto per coprire la sua macchia. Aveva le labbra sporche di caffè.

“Tu guadagni un visto, ma io?” aveva domandato Leo, confuso, forse intrigato, ma certamente scandalizzato da quell'assurdità. Khione aveva sorriso come se non aspettasse altro che quella domanda, “Oh! Non lo farei gratis” aveva detto mentre si alzava dallo sgabello, aveva afferrato gli orli della maglia lunga e l'aveva sfilata con un movimento fluido ed aggraziato, restando con la pelle nuda davanti a lui ed un reggiseno di pizzo nero (molto)vedo (e poco) non-vedo semi trasparente. I capelli scuri si erano scompigliati, ma Leo non ci aveva fatto proprio caso, la carne era debole.
“Sei una sgualdrina” aveva commentato lui, illuminato quasi, “E se accettasi lo sarei io?” aveva domandato, “O sarei un pappone?” aveva domandato avvilito. Khione si era sbottonata il pantalone dei jeans, “Mentre pensi alla tua coscienza” aveva cominciato, sfilandosi i pantaloni sulle gambe magre e toniche, “Io comincio senza di te” aveva aggiunto, lanciando i pantaloni da qualche parte assieme agli stivaletti e dirigersi in biancheria verso il divano.
No!No!No!” strillò Leo, prima di trovarsi lanciato addosso un perizoma bianco su cui i ricami ricalcavano la fantasia di fiocchi di neve.

NO. Era moralmente sbagliato.

 

 

 

 

(1) Programma di Real Time(?) che mostra l'intero processo di costruzione, dai singoli componimenti nelle fabbriche al prodotto finale di qualsiasi cosa. Lo trovavo adatto a Leo.

(2) Una dei protagonisti di How I Met Yout Mother, di origini Canadesi. Telefilm dove il Canada è sempre stata rappresentato come paradiso della gentilezza e gente fatta di zucchero filato (un po' come io descrivo l'Australia)

   
 
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