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Autore: G RAFFA uwetta    27/11/2015    2 recensioni
Dal testo: "La spelonca è illuminata a terra da piccoli focherelli che ardono innocui dentro alcune scatole di vetro. Meravigliato e allo stesso tempo curioso, Zoggy li tocca e scopre che non bruciano. La fiamma sembra rifuggire, quando avvicina la mano, lasciando un vago pizzicore."
Ho voluto dare un volto e una personalità al "corpo" di Voldemort descritto nel 4 libro.
Questa storia partecipa al contest "forever shot - contest libero per linkare one-shot a tutto spiano - II edizione" indetto da CeciliaMargherita sul forum.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nagini, Nuovo personaggio, Peter Minus, Voldemort
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Io sono leggenda

L'autunno scalpita impaziente di poter ricoprire di uggiosa nebbia le alte cime frastagliate. L'aria frizzante è satura di menta e dei richiami striduli che si rincorrono tra le rocce. Grossi nuvoloni minacciano il pallido sole, mentre tenta la scalata verso il mezzodì. Un boato assordante deturpa la quiete propagandosi di roccia in roccia: il primo scroscio d'acqua annuncia che l'estate è finita.

Un fruscio di sterpaglia secca e due capre pezzate si inerpicano tra due massi, spaccati dalle radici di una vecchia quercia. Un ragazzino, ormai zuppo fino al midollo, rincorre le due indisciplinate bestie saltando agile tra un ostacolo e l'altro. Zogmanel, questo il suo buffo nome, le richiama a gran voce inseguendole sul sentiero ormai sdrucciolevole. Affannato le raggiunge a ridosso di uno stretto canalone intente a brucare ciuffi di erba montana.

Zoggy, soprannominato così dagli altri pastori, è un ragazzino smilzo. All'età di otto anni i genitori lo hanno ceduto, per una modica somma, ad un allevatore della vallata che si affaccia sul lago Scutari. Capelli scuri e carnagione chiara, occhi marroni dal taglio orientale, supera di pochi decimetri il metro. Sebbene abbia già compiuto i quindici anni la sua corporatura rimane quella di un bimbo di undici.

Zoggy ricorda poco della sua infanzia: solo le favole raccontate dal vecchio nonno. Così, steso sotto le stelle, immagina mondi sconosciuti dove lui è l'eroe, che passa alla storia, sognando di inforcare il fucile mentre alza vittorioso il corpo senza vita di una bestia feroce. Ama scrutare le stelle e dedicargli nomi ampollosi. Per esempio: la stella, che sorge per prima nel cielo morente, è fedele alla Luna e la insegue ovunque proprio come un cagnolino docile. Un'altra brilla così intensamente da potersi ritenere la più bella di tutte. Una piccina, tutta rossa, scompare e riappare nel suo fulgore come un guerriero appena tornato vittorioso da mirabolanti avventure. Con le dita tratteggia immaginari percorsi unendo i puntini luminosi a formare i mitologici animali dei racconti del nonno.

Ma l'astro che attira di più l'attenzione è la luna. Zoggy non sa leggere, gli hanno insegnato a tener contate le capre usando un ferretto con inciso delle tacchete: una per ogni animale. Però, nel fondo della bisaccia, c'è una tasca ritagliata dove ripone i suoi tesori. Il nonno, prima che venisse mandato a Scutari, si assicurò di lasciargli una foto sgualcita di giornale con ritratto l'uomo-luna. Nella sua povera ignoranza, arricchita da una fervida immaginazione, si ritrova spesso viaggiatore di mondi e scopritore di luoghi inviolati. Un po’ come questa valle chiusa tra due costoni di roccia impenetrabili.

I pascoli che vengono assegnati, sono tutti lungo il fiume Drin, ai piedi della catena montuosa. Zoggy, essendo l'ultimo arrivato e quindi completamente inesperto, venne mandato ai margini della riserva di caccia ritenuta, dai pastori, la zona più erbosa e meno impegnativa. Inoltre da lì, essendo vicina alla città, è più facile raggiungere dei luoghi di distrazione durante le calde estati. Così, inseguito dai pastori intenzionati a prendersi con la forza il suo territorio, sprona il gregge verso le rocce frastagliate e taglienti. Le capre, saltando agili tra i massi, trovano presto una fenditura obbligando il piccolo ragazzino a seguirle.

Mai decisione fu più fortunata: ai suoi occhi si aprì una piccola vallata arricchita da un torrente dal canto cristallino; dell'erbetta aromatica che insaporisce il latte rendendolo speciale; piccole nicchie da usare come giaciglio; un'abbondante presenza di cereali e animaletti con cui nutrirsi.

Ormai è giunto il tempo di riunire il gregge e tornare a valle. Zoggy ha avuto un buon maestro nell'arte del fischio. Il vecchio mandriano Thobias, un italiano iracondo e disertore, gli ha insegnato tutti i trucchi per un fischio pulito e ottimo per tutte le occasioni. Gli ha spiegato la posizione delle dita, come muovere le labbra e la lingua, quanto fiato usare senza sprecarne troppo durante una corsa.

Posizionandosi sul ciglio del costone rivolto a nord, emette un basso sibilo intervallato da due più acuti. Questo è l'ordine per le capre che devono radunarsi al centro della piccola valle in prossimità del passaggio. Il piccolo gregge, che gli è stato affidato tempo fa, è cresciuto negli anni. Ora conta quasi trenta capi, compresi i sei nuovi agnellini. Raggiunge a balzi la valle e, usando il ferretto, controlla che le bestie ci siano tutte.

Ben presto è evidente che mancano due dei sei agnellini e tre delle capre più vecchie. La stranezza, però, è il comportamento delle madri. Sono... terrorizzate? Si agitano e scalpitano innervosendo il resto del gruppo. Zoggy, perplesso, tocca le mammelle pensando che, essendo gonfie di latte, possano fare male. Invece, sorpreso e leggermente allarmato, il latte è completamente sparito. Cosa può aver spaventato le capre a tal punto da prosciugare le vene del latte?

Ripensandoci, ultimamente, gli era parso di sentire strani fruscii lungo il versante ovest del costone.

In quella zona potevano arrivarci solo le capre, che agili, riuscivano a mantenersi in bilico sulle rocce friabili. Sovente, piccole valanghe di pietrisco ruzzolavano lungo il pendio fino al torrente; il suo corso veniva costantemente deviato per il formarsi di dighe naturali. La più grande di queste permetteva a Zoggy di farci il bagno immergendosi completamente.

Ma lo spettacolo maggiore era la cascata sul versante nord. Una piccola fonte di acqua purissima fuoriesce dalle rocce, scivola sinuosa su una lastra bombata e sgocciola a raggera formando un impalpabile velo da sposa. La caverna che si defila, al di sotto della lastra, contiene oggetti di antica fattura. Infatti è lì che Zoggy ha trovato parte dei gingilli che formano la collana che gli orna il collo leggermente rachitico.

Perplesso alza la testa ed è in quel momento che scorge, tra i gradoni prossimi alla vetta, una lunga ombra insinuarsi nelle crepe delle rocce. Il pietrisco, che lieve infarina il terreno ai suoi piedi, è la conferma che non sta sognando.

Armato del coraggio degli incoscienti e dell'ardore di poter realizzare finalmente il suo sogno di diventare una leggenda, si inerpica lungo il sentiero sino alla vetta. Se solo si fosse soffermato a guardare le capre prima di lanciarsi all'inseguimento di una chimera, forse le cose si sarebbero evolute diversamente.

Sulla vetta è facile individuare le tracce: la polvere friabile è smossa e forma dei semi cerchi. Sul pianale più alto è ubicata la grotta più grande dell'intera vallata. Zoggy non ci viene mai perché è un facile rifugio per gli animali selvatici; due anni prima vi si era insediata una famigliola di sciacalli.

Cauto, brandendo un ramo nodoso come arma, si avvicina all'apertura cercando di fare meno rumore possibile. Il vecchio italiano l'aveva messo in guardia sui possibili animali che avrebbe incontrato tra le montagne; lui è l'unico a cui ha confidato il luogo dove fa pascolare il gregge - benché non conosca il posto.

La spelonca è illuminata a terra da piccoli focherelli che ardono innocui dentro alcune scatole di vetro. Meravigliato e allo stesso tempo curioso, Zoggy li tocca e scopre che non bruciano. La fiamma sembra rifuggire, quando avvicina la mano, lasciando un vago pizzicore.

Un leggero scalpiccio di passi annuncia l'ombra tremante di un topo sulla parete: il pastore è lesto a catturarlo. Zoggy non ha mai visto un topo così macilento: manca il pelo in più punti ed è terribilmente magro, oltre che esausto. Sembra terrorizzato, gli occhietti guizzano in ogni direzione, mentre squittisce agitandosi nella presa; ad una zampina nota l'assenza di un dito.

Troppo preso dall'esame del piccolo animale non avverte il pericolo giungere alle spalle. Qualcosa lo colpisce con durezza scaraventandolo con forza contro la parete di pietra. Un secondo prima di perdere i sensi le sue pupille, già velate dall'inconsapevolezza, si dilatano mentre sulla rètina si stampa la figura di un enorme serpente a fauci spalancate. Con un ultimo singulto il corpo di Zoggy si affloscia svuotato di ogni animosità.

L'estate prima, al rientro dai pascoli, Zoggy era stato richiamato a casa per assistere al funerale dell'amato nonno. Spaesato, si era accorto di non riconoscere più quei luoghi, così come le persone. Al cimitero era stato avvicinato da uno dei suoi fratelli che gli intimò di tornarsene dalle sue capre perché quello era il luogo ideale per un mostro come lui. Deridendolo gli aveva fatto notare che non sarebbe stato nemmeno un buon pasto per la Bestia Immonda, che si aggirava da qualche tempo sui monti che dominano Scutari. Infatti circolava la voce che un leggendario Drago aveva già mietuto più di mille vittime e chiunque si era avventurato per catturarlo non era più tornato indietro. Zogmanel, con la sua testa deforme ed il corpo sciancato dal rachitismo, giurò al fratello che avrebbe catturato la Bestia. L'eco della risata cattiva rimbomba tutt'ora nella testa dolorante che lentamente si sta svegliando.

Anzi, la risata si confonde in voci che diventano più nitide man mano che il cervello si ricollega alla realtà. Attraverso il velo di dolore, che martella insistente dietro l'occhio sinistro, si delinea la figura tarchiata di un uomo chino su un topo. Acciambellato a pochi passi, un grosso serpente dalle scaglie lucenti e maculate, frusta l'aria con la lingua emettendo continui sibili.

Con un colpo secco la Bestia colpisce la pietra nuda attirando, finalmente, l'attenzione dell'uomo. Le enormi fauci si spalancano rivelando i denti ricurvi capaci di reciderti il collo oltre che iniettarti il veleno. Zoggy sa che ci sono serpenti abbastanza grandi che strisciano sulle montagne, ma quello è decisamente enorme: potrebbe ingoiarlo in un sol boccone! Sibili e zufoli riempiono l'aria facendo accapponare la pelle e Zoggy è sicuro che anche l'uomo ne è terrorizzato, tanto quanto lui. Lo vede tremare e balbettare, scuotendo involontariamente il topo che continua a tenere nelle mani.

Il dolore incessante non diminuisce e gli fa chiudere gli occhi, le palpebre vibrano e sembrano improvvisamente troppo pesanti. Muovendo a scatti la mano riesce a raggiungere il focolare del dolore, sentendo subito che il liquido pastoso comincia a raggrumarsi ai bordi della ferita. Non avverte quasi più le gambe e il freddo comincia ad intorpidirgli i sensi. Lacrime impotenti scorrono senza sosta facendo solo intensificare il dolore; con piccoli colpi di tosse percuote il costato in un inutile tentativo di alleviare la pressione del panico sul petto.

Improvvisamente una voce rude e gracchiante rimbomba per la grotta facendogli spalancare gli occhi così velocemente da disorientarlo per un attimo. Vede chiaramente la bocca dell'uomo piegata in una smorfia terrorizzata, ma decisamente serrata.

Da dove giunge quel suono? E poi, perché l'uomo continua a fissare il topo annuendo con quell'atteggiamento viscido che spesso ha visto fare dai pastori verso il loro padrone?

- Codaliscia! Inutile essere, se lui muore per la tua negligenza sarai un ottimo pasto per Nagini. - Queste sono le parole che Zoggy riesce a captare sforzandosi di superare il lancinante dolore al cranio.

- Ma... ma... mio Signo... re - balbetta impaurito l'uomo - non capi... sco, non è me... glio uccider... lo? -

- Tu non devi capire, tu devi solo fare ciò che ti dico! - Ordina perentoria quella voce che Zoggy intuisce intrisa di cattiveria.

- S-si mi... o Si... gnooo... re. -

Allarmato dai bruschi movimenti dell'uomo, Zoggy cerca di racimolare abbastanza forze per allontanarsi. Striscia lungo la parete, mentre il grosso serpente scuote la coda nell'aria diventata improvvisamente densa. Non perdendo di vista l'uomo, tra le palpebre sempre più pesanti, lo vede estrarre un bastoncino e puntarglielo addosso. La sorpresa e così palese che per un secondo gli sembra di galleggiare nel vuoto - come quando piccolino cadde nel pozzo del convento e, tutt'intorno, le immagini scorrevano a rilento mentre le pareti si chiudevano su di lui - e tutto si fa inconsistente. L'aria intorno a lui brulica e la sensazione di dolore svanisce, strappata e riassorbita dal raggio luminoso che è partito dal bastoncino teso verso di lui. Zoggy, sopraffatto dalla meraviglia, sviene.

Quando riprende conoscenza, il suo corpo è steso su un letto di paglia vicino ad un caldo fuocherello con il serpente, dagli occhi dall'iride verticale, puntati fissi su di lui.

Il dolore alla testa è scomparso, così come l'intorpidimento e la sensazione di gelo. Muove cauto gli arti accorgendosi subito della costrizione. Infatti, nel momento in cui ha cercato di spostare la mano, questa immediatamente è apparsa pesante e inamovibile: più cercava di contrastare la sensazione, più questa stringeva la morsa fino a diventare dolorosa. Preso dal panico il corpo si contorce aumentando, di riflesso, il soffocamento. Ormai terrorizzato e non più in grado di controllarsi, comincia ad urlare. La voce stridula ed isterica veniva centuplicata dagli stretti cunicoli creando un intricato gioco di suoni macabri. Poi tutto tacque. Con occhi talmente spalancati, da sembrare che volessero sgusciare via, Zoggy si trova impossibilitato a muoversi oltre ad essere completamente incapace di emettere qualsiasi suono.

- Sta zitto stupido ragazzino! Se non servissi al Padrone saresti già stato mangiato da Nagini. - La voce cattiva e untuosa dell'uomo di prima attira la sua attenzione, così come il rametto che ha in mano.

Da quest'ultimo partono piccole scintille e dal nulla appaiono posate, piatti e una pentola già pronta e fumante su un allegro fuoco. Per la mente semplice di Zoggy tutto diventa troppo incomprensibile facendolo, di nuovo, cadere nell'oblio.

- Tutto è pronto, mio Signore, il ragazzo è in grado di accoglierlo. -

Zogmanel era rimasto dei giorni in uno strano dormiveglia. Vedeva accadere strani eventi intorno a lui, realizzando che i peggiori incubi potevano diventare realtà.

- Bene... ricordati di eseguire correttamente i miei ordini... lo conosci bene il trattamento riservato a chi mi tradisce... Nagini si farà mungere, ma bada bene a non stuzzicarla... diventeresti il suo pasto. -

Non riesce ad afferrare tutto il discorso fatto da quella voce sibilante. Una patina di sudore freddo gli ricopre il corpo, mentre si sente sollevare e galleggiare al centro della spelonca. Il corpo, sospinto dall'inerzia, rotea lentamente su se stesso così da riuscire a guardarsi intorno.

Vede due delle capre del gregge legate ad un bastone fissato a terra intente a brucare della paglia: placide ed indifferenti a tutto. Segue l'ombra del suo corpo disegnarsi come un'onda di risacca sulla parete spoglia. Il grosso serpente arrotolarsi nelle sue spire emettendo suoni oscuri: la guizzante lingua biforcuta a saggiare l'aria. L'uomo, con il suo inseparabile bastoncino, lancia flebili raggi colorati accompagnandoli con una strana litania verso un piccolo topo.

Da quest'ultimo fuoriesce lentamente una sostanza fumosa di colore grigio che prende la vaga forma di una figura umana. Terrorizzato, Zogmanel sposta febbrilmente gli occhi intorno cercando una via di fuga quando, per sbaglio, incrocia lo sguardo della creatura d'aria. Due tizzoni rossi lo trafiggono colmi di vuota crudeltà. Ricordava perfettamente la cattiveria e la perfidia dei suoi conoscenti, ma questo, tutto quel livore che ad ondate lo investiva, andava oltre l'umano.

- Ritieniti onorato - in lui riconosce la gelida voce che ha accompagnato i suoi recenti incubi - sono una persona importante nel mio Mondo e lo diventerò ancora di più - continua avvicinandosi inesorabilmente - sarò grande tra i Grandi e tu solo un piccolo tassello per ottenere la mia vittoria. - Ormai lo sovrasta completamente - sarò la leggenda eterna sulla bocca di tutti, l'uomo che ha sconfitto la Morte. -

Zogmanel chiude gli occhi nello stesso momento in cui la sostanza vaporosa lo avvolge ed entra in lui, attraverso ogni orifizio, conquistandolo. Se prima pensava di vivere in un incubo ora è certo di essere finito all'Inferno.

L'ultima cosa che percepisce la sua debole coscienza, prima di andare alla deriva nel cosmo, è la risata spietata che Lord Voldemort emette con la sua stessa voce.


 

Note autrice: mi sono presa la libertà di dare un volto e una personalità al "corpo" di Lord Voldemort descritto nel 4 libro, non cruciatemi troppo!

Il nome del ragazzo è l'unione dei due nomi dei Re che l'Albania ha avuto nel preriodo a cavallo tra le due guerre mondiali: Zog I, autoproclamatosi Re, e Vittorio Emanuele III di Savoia. Tutto ciò che ho descritto è pertinente alla morfologia albanese, compreso i nomi dei luoghi. Il banner è preso da una foto trovata su Google. Spero di aver fatto un buon lavoro.

Questa storia è nata come alternativa per l'ultimo contest indetto da Lady e mi sembrava giusto farla partecipare ad un'altro. Spero possa piacere e sono graditi i commenti.

Buona lettura.

Storia patecipante al contest "forever shot - contest libero per linkare one-shot a tutto spiano - II edizione" indetto da CeciliaMargherita sul forum.

 
   
 
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