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Autore: FatSalad    28/11/2015    3 recensioni
Giulia ha 17 anni ed è in tutto e per tutto ciò che si potrebbe definire “normale”. Tutto tranne la sua eccessiva timidezza, che le impedisce di farsi molte amicizie tra i coetanei, anche se dentro di sé sente il desiderio di essere apprezzata e amata per quello che è.
Grazie a Spartaco, suo fratello, che ha tante qualità da sembrare la reincarnazione di un qualche eroe dei fumetti ed è tutto ciò che si potrebbe definire “extra-ordinario”, Giulia farà la conoscenza di Nathan.
Giulia e Nathan si parlano regolarmente ormai da diverso tempo. Scherzano, flirtano, si confidano... ma sempre tramite sms. Come mai lui la evita sempre quando si incrociano faccia a faccia nei corridoi del liceo? Prima o poi il mistero dovrà venire a galla, perché Giulia da quel ragazzo dall'aria malinconica e sfuggente è sempre stata inspiegabilmente attratta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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Capitolo 2 – Mean Girls

 

Il suono della campanella fece schizzare in piedi alcuni sfacciati.

«Non ho ancora terminato, Fabbrini. Si rimetta subito a posto o la interrogo immediatamente»

«La Cinquetti è sessualmente frustrata» bisbigliò Lilla verso Giulia, che represse una risatina prima di rispondere «Il ciclo non ce l'ha di certo, direi che ha abbondantemente oltrepassato l'età».

Iride Cinquetti, la professoressa di storia e filosofia, così veneranda che sembrava raccontare la prima guerra mondiale per esperienza diretta, non era particolarmente amata dai suoi studenti. Non che si sforzasse troppo nell'intento, era sempre seria e crudelmente stretta di voti e poi, quanti altri professori delle superiori davano del lei ai propri alunni?!

Quel giorno concluse sadicamente pronunciando le parole con una lentezza snervante. Era chiaro che aveva già finito la spiegazione, ma intendeva prolungare la sofferenza come punizione per l'ardito Fabbrini. Giulia non la ascoltava più quando le orecchie le si svegliarono alle parole «Per oggi è tutto. Andate pure a ristorarvi. Tutti tranne... Fabbrini»

«Ma prof... essoressa!» Si lamentò quello, che per lo sgomento aveva quasi dimenticato che l'amabile reperto archeologico non tollerava l'appellativo “prof”.

«Che fai, non vieni?» chiese Lilla in un sussurro.

«No... non esco mai per l'intervallo»

«Preferisci rimanere qui?» insitette sgranando gli occhi in un cenno verso il malcapitato compagno di classe.

«Forse vengo...»

Due minuti dopo si trovavano presso le scale al primo piano, quelle più vicine al bar della scuola, il naturale punto di ritrovo del liceo durante l'intervallo. La postazione non piaceva a Giulia, che si sentiva esposta allo sguardo di tutti i passanti, conscia anche del contrario e cioè che da quel punto si potevano tenere sotto controllo tutte le vie d'accesso ai distributori e quindi tutti i presenti. Si sentiva una vecchia comare di paese che scruta in cerca di gossip, insomma, e sapeva esattamente cosa, o meglio chi, stavano cercando i suoi occhi.

«Lilla!» una voce squillante fece girare entrambe verso le scale, da cui stava scendendo un gruppetto di tre ragazze. Quella che aveva parlato era una moretta con la faccia da bambolina di porcellana. «Come va, troietta?» disse la ragazza che aveva accanto, con la voce un po' roca. Giulia cercò di celare lo stupore nel sentire quel saluto volgare rivolto alla sua amica, ma dovette fare uno sforzo ancora maggiore quando vide in faccia l'ultima delle tre squinzie. Era una ragazza bellissima, capelli biondissimi e lunghissimi, occhi grandi e labbra carnose, eppure il suo volto nel complesso aveva lineamenti armoniosi e simmetrici che le fecero domandare se non facesse la modella di professione. Non solo il viso era perfetto, ma anche il suo corpo sembrava esserlo, era alta e magra, ma con un seno piuttosto abbondante e ben fatto. Giulia non aveva dubbi che parecchi ragazzi impazzissero per lei, anche perché ne conosceva uno.

«Piacere, io sono Selene» ed era anche carina.

«Piacere, Giulia.» ed era anche la ex di Nathan.

«Io sono Marta» si presentò Faccia-di-Bambola. «Lei invece è Emma» continuò indicando la ragazza sboccata, che stava facendo complimenti, sempre sboccati, a Lilla, senza prestarle attenzione.

«Bei pantacollant, ti fanno un bel culo».

«Ma che razza di persone frequenta Lilla?» Si domandò Giulia sempre più attonita, fissando ora la Sboccata, ora la mini-minigonna di Faccia-di-Bambola. Cercò invece di non fissare troppo Selene, nel timore di essere investita dalla sua bellezza o di essere assalita dall'invidia per ciò (per colui) che aveva avuto in passato. Un passato neanche tanto remoto, poi, dato che fino a quell'estate, a quanto ne sapeva, Nathan e Selene stavano ancora insieme.

Faccia-di-Bambola e Selene provarono a instaurare una conversazione con Giulia, ma desistettero presto, quando ebbere ottenuto due risposte striminzite quali «Sì, 4^ A», «Sì, con Lilla» e poco altro.

La Sboccata stava monopolizzando ormai i discorsi e Giulia la guardava ancora sconvolta dal numero di parolacce che inseriva ogni volta nella stessa frase... ed era abituata ai discorsi “da maschiaccio” di suo fratello e company! Le altre invece sembravano non farci caso, ridendo ad ogni battuta come se niente fosse.

«Maiala, come me lo farei quello! Secondo voi esistono eccezioni per tipi come lui, che rendono gli uomini legalmente stuprabili?». Disse a un certo punto indicando col mento in direzione di un bel moretto.

«Oddio, sì, c'ha un lato B che...» Faccia-di-bambola si interruppe appena vide lo sguardo di Lilla che cercava di farle intendere qualcosa, ammiccando segretamente in direzione di Giulia.

«Che c'è? Fa sesso anche a te, bella statuina?» chiese Emma rivolta a Giulia, senza vedere Lilla sbiancare.

«Veramente... Spartaco è mio fratello». Giulia non era particolarmente sconvolta dai discorsi di apprezzamento rivolti a suo fratello, di cose del genere ne sentiva in continuazione, ma, ehi! Aveva zittito la Sboccata! E anche le altre, a quanto pareva, erano cadute in un certo imbarazzo. «Non ci somigliamo molto» aggiunse in un sussurro, sperando di smorzare la tensione.

«Ho capito, niente stupri. Però gli occhi ce li ho e voglio sfruttarli al meglio». Riprese Emma.

Le sue amiche risero nervosamente, cercando di dissipare l'imbarazzo, ma non sembrava molto facile iniziare un'altro discorso in quel momento. Ci pensò Emma, stranamente.

«E quindi... per te è off-limits. Chi ti faresti, allora?» Giulia balbettò qualcosa. Ma erano domande da fare a una persona che si era appena conosciuta?!

«Magari ha il ragazzo...» provò ad indovinare Marta, poco convinta delle proprie parole.

«No...» ma che faceva Lilla? Perchè non la toglieva da quella situazione imbarazzante? Anzi, perché ce l'aveva portata?

«Ti piace qualcuno?» questa volta era stata Selene a parlare, interpretando il suo evidente disagio.

«Dai, si vede che c'è qualcuno!» la incalzò la ragazza, mentre Giulia continuava a balbettare e torcersi le mani. I bidelli si erano forse dimenticati di suonare la campanella? Perché quell'intervallo durava così tanto?

«C'è un ragazzo...» che sarebbe il tuo ex.

«Giulia! E non mi dici niente?» ci si metteva anche Lilla a rincarare la dose?

«Ma non c'è niente tra noi!» tentò di giustificarsi.

«Dimmi tutto quello che non c'è, allora».

Giulia studiò mentalmente una lunga e dolorosa tortura per la sua amica. Non le aveva ancora raccontato niente e lei le chiedeva di farlo davanti a delle sconosciute? Come se non sapesse che si sarebbe sentita tremendamente a disagio con qualunque sconosciuto, figuriamoci con la ex ragazza del soggetto in questione.

«Niente... messaggiamo...» cercò di rimanere sul vago il più possibile.

«E come si chiama?» chiese Faccia-di-bambola con sguardo furbetto.

Qualcuno ascoltò le sue preghiere, perchè, finalmente, squillò la campanella.

«Uh! Scusate dolcezze, ma noi scappiamo: abbiamo religione adesso» Giulia guardò Marta con occhi sbarrati, dato che le squinzie non le sembravano proprio interessate a questioni di etica e morale, da quel poco che aveva osservato.

«Lo Zagnoni c'ha un...»

Giulia non voleva sapere esattamente cosa avesse lo Zagnoni, ma si affrettò a ringraziare mentalmente quel professore che aveva distolto in un attimo l'attenzione da lei. Si avviarono anche lei e Lilla verso la loro classe, mentre lo spiazzo davanti ai distributori si svuotava lentamente.

«Guarda che tanto non mi scappi: ora mi dici chi è il ragazzo misterioso»

«Mi sa che non te lo meriti: mi hai fatto morire di imbarazzo»

«Daaai» cercò di insistere.

«Te lo dirò, ma non mi forzare, lo sai che ho tempi un po'... molto lunghi»

«Mpf, ok. Vado a fare plin plin» ma aveva avuto tutto l'intervallo per andare al bagno! Giulia scosse la testa, contenta che almeno si fosse rassegnata nella sua indagine.

Salì da sola l'ultima rampa di scale, doveva attraversare solo un corridoio e sarebbe arrivata a... Nathan?

«C-ciao» disse a voce bassa con un mezzo sorriso.

Lo “Sbam!” della porta che si sbattè dietro fu la sua unica risposta. Strano, le sembrava che anche lui l'avesse vista, ma forse non l'aveva notata, c'erano altre persone nel corridoio. O forse era concentrato nei suoi pensieri, sì, capitava anche lei di immergersi tanto nelle sue elucubrazioni da straniarsi dal mondo. Insomma, non poteva averla ignorata di proposito... o sì?

 

- Pizza o kebab?

- Se torni dagli allenamenti direi kebab

E Giulia sapeva perfettamente che stesse tornando dagli allenamenti, dato che anche suo fratello era sulla strada di casa.

- Ottima scelta, sono giusto vicino al Pirata

- Il Pirata?

- Non sei mai stata dal Pirata? Qui bisogna rimediare! Ha un dente d'oro e le unghie perennemente sporche, ma fa un kebab...!

Giulia rise piano. Solo il giorno prima non l'aveva salutata a scuola, facendola tormentare per tutto il giorno sulle giustificazioni, sui perché e i per come e adesso le mandava messaggi del genere? Non poteva che essere la prova che sicuramente non l'aveva vista, il giorno prima. Quel “bisogna rimediare”, poi? Non era forse un invito velato ad andare insieme dal kebabbaro?

Eppure Giulia per altri due giorni non aveva osato uscire all'intervallo, inconsciamente spaventata che potesse capitarle un altro icontro deludente con Nathan, poi si era convinta che voleva un nuovo incontro, giusto per avere la riprova di non essere stata ignorata di proposito. Così il terzo giorno dopo aver fatto la conoscenza delle tre squinzie, aveva timidamente chiesto a Lilla di uscire con lei all'intervallo per rivederle. Ok, rivederle non era proprio in cima alle sue priorità, però tutto sommato si era ritrovata a pensare che fosse più piacevole passare un quarto d'ora con loro invece che con i suoi amici Banco e Sedia o con il suo amante Termosifone.

Lilla l'aveva guardata con occhi sgranati nel sentire la sua timida richiesta, prima di rispondere «Certo che puoi venire con noi!» con non poco entusiasmo.

Prima ancora di arrivare allo spiazzo davanti ai distributori di merendine e caffè avevano incontrato Faccia-di-bambola e la Sboccata che le aveva fatte deviare verso la scala antincendio per “un cicchino veloce” e, oh, certo, con loro c'era anche Selene la Divina. Quando Giulia aveva proposto di rivedere le squinzie si era dimenticata che la sola presenza di quella ragazza poteva metterla in imbarazzo.

Si stava pentendo sempre più della propria scelta mentre osservava Emma e Marta fumare e trasformare il “cicchino veloce” in un lungometraggio. Non avrebbe mai visto uno sportivo come Nathan in un ritrovo per fumatori, in più, loro erano uscite attrezzate di cappotto, più adatto alle impietose ventate gelide di Novembre rispetto alla felpona grigia che indossava Giulia.

«Che cazzo ti mangi, oggi?» chiese Emma con la solita finezza rivolta a Selene, che era tutta intenta a scartare un pacchettino e tirarne fuori una sottospecie di cracker dall'aspetto pallido e vagamente plastificato.

«Cracker dietetici con semi di lino, soia e avena» rispose lei, tranquilla.

Dunque era di tali sottili e transgeniche barrette adatte alla dieta di un piccione che si nutriva la ragazza per mantenere il suo corpo divino e i suoi capelli lucenti? Giulia lanciò distrattamente un occhio alla marca della merendina, scrutando inconsapevolmente alla ricerca della voce “ambrosia” nell'elenco degli ingredienti. Non trovò la scritta per confermare la presenza della sostanza, ma d'altra parte era troppo lontana per riuscire a leggere bene.

«Poi mi accompagnate a prendere l'acqua al distributore? Non l'ho portata da casa»

«Ma avevi detto che non ti piaceva l'acqua del distributore!» si lamentò Marta.

«Non è la mia acqua diuretica, ma meglio di murare a secco...»

«Lascia stare Marta, non vorrai privare la troietta del suo mezzo litro d'acqua, vero? Chi cazzo la sente poi se le viene la cellulite su quelle cosce da pornostar? Se ti denuncia, poi, non puoi vincere la causa contro suo padre!»

«Il padre di Selene è un avvocato piuttosto bravo, o così si dice» bisbigliò Lilla all'orecchio di Giulia, per non escluderla dal senso dalla conversazione.

Bene, quindi si trovava a competere per un ragazzo che poteva vantare tra le sue ex una bella, gentile e perfino ricca pseudo-modella. Peggio di così non poteva andare: la curva della funzione autostima stava incresciosamente scendendo verso i numeri sotto lo zero.

«Lilla, ma perchè non abbiamo mai visto la tua amica, gli altri anni?» Comprensibile che adesso Marta si stesse rivolgendo a Lilla, considerate le scarse reazioni che avevano innescato le sue domande su Giulia, pochi giorni prima.

Perchè non esco mai di classe all'intervallo.

Perchè Spartaco mi fa ombra.

Perchè sono insignificante e praticamente invisibile.

«Perchè non è sempre stata qui, si è trasferita» sì, dal secondo anno! La funzione autostima mise a tacere la vocina ipercritica di Giulia e ringraziò la risposta così discreta di Lilla per averle evitato un ulteriore e doloroso tuffo verso il basso.

«Ah, e cosa faceva prima?» chiese Selene.

«Il liceo classico» si decise a parlare Giulia, rimangiandosi un acido «E potreste chiedere direttamente a me, dato che sono la diretta interessata» che premeva per uscire dalle sue labbra per risollevare la curva dell'autostima. Purtroppo o per fortuna la buona educazione e l'innata cortesia prevalsero.

Seguirono occhi sgranati e cori di «Oh» simili a quelli che si elargiscono in un giardino zoologico verso specie esotiche che incutono un po' di timore, per non dire a malati gravi di morbi altamente infettivi che ispirano raccapriccio. Per fortuna nessuna delle ragazze volle approfondire il discorso o dispensarle qualche battuta rassicurante o prefabbricata che era abituata ad ascoltare, quali «Ti piace studiare, eh?» o «Era troppo difficile per te?».

Poco dopo Giulia si ritrovò ad ascoltare conversazioni piatte su smalti e cosmetici vari, guardando con crescente impazienza l'orologio a sempre minori intervalli di tempo.

Ok, sono un'asociale cronica.

Nella sua mente poteva vedere la rappresentazione della propria autostima salire qualche gradino...

Sto veramente pensando di tornare in classe?

...pronta a percorrere tutta la lunghezza del trampolino....

Sì. Sto veramente rimpiangendo il caro Termosifone: almeno lui è caldo, confortevole e non assilla con chiacchiere inutili e noiose.

...piccolo balzello...

No, sono IO ad essere noiosa e inutile!

Tuffo perfetto nella piscina dell'autocommiserazione! Signore e signori, potete osservare la curva del grafico che scende a capofitto verso i numeri più distanti dal segno “+”, ed ecco un esempio di funzione con limite che tende a -∞.

Perché non chiacchiero con le altre come tutte le persone normali? Perché preferisco la compagnia di un oggetto inanimato a quello delle mie coetanee? E ora anche Lilla che mi conosce da una vita penserà che sono strana... più del solito: le ho chiesto io di portarmi con lei oggi!

Istintivamente portò una mano al cellulare, pensando alla sua ancora di salvataggio, e stava quasi per inviare una richiesta di aiuto, quando le tornò in mente il motivo che l'aveva spinta a seguire Lilla all'intervallo. Voleva cercare Nathan e trovare conforto nel saluto che sperava di vedere ricambiato dal ragazzo, non solo lamentarsi con lui per mezzo del telefono.

Giulia fu riscossa dai suoi pensieri dal suono della campanella (che tu sia benedetta, campanella!), proprio mentre Selene stava chiedendo: “Mi accompagnate a comprare l'acqua?”.

Fu la scusa perfetta per rifiutare garbatamente l'offerta e andare avanti nella sua missione di “caccia a Nathan”. Con un timido saluto Giulia si staccò dal gruppetto di ragazze e si diresse con un respiro profondo verso il corridoio della 5a D, quel corridoio che accostava le classi B alle D, infischiandosene di tralasciare le C che se ne stavano curiosamente al piano sottostante.

L'aspettativa dell'incontro che sperava di fare le fece battere più veloce il cuore, o forse fu l'effetto del passo accelerato che prese senza nemmeno accorgersene, mentre saliva la rampa di scale lasciandosi le classi C alle spalle.

Si stava avvicinando al punto X. Trattenne istintivamente il fiato e... lo vide. Eccolo lì, circondato da un paio di compagni, che si dirigeva verso la 5a D. Dio, come le piaceva! Stava ridendo e scherzando gesticolando con una mano, mentre l'altra era infilata con rilassatezza nella tasca dei pantaloni chiari. A volte si ritrovava a pensare che avrebbe pagato volentieri un biglietto per vedere Nathan indossare dei jeans al posto di quelle onnipresenti tute da ginnastica, ma in quel momento le sembrò che quella che aveva addosso si sposasse alla perfezione con l'aria di tranquillità che emanava. Le sembrava di averlo sorpreso nella calda intimità di una casa, in un'atmosfera da svaccamento sul divano, mentre invece vari studenti si affrettavano da ogni parte per tornare in classe. Rimase ad osservare i suoi movimenti fluidi, il pomo di adamo che emergeva dalla felpa, i capelli che ricadevano in ciuffetti scuri sulla fronte e quelli rasati ai lati della testa, stranamente liberi dai berretti di lana che di solito indossava nelle stagioni fredde, il sorriso che la faceva struggere, il naso con una leggera collinetta, e infine gli occhi che brillavano chiari, la malinconia relegata in una posizione di ombra lontana.

«Cia-» il saluto le morì in gola e il sorriso appassì lentamente quando si accorse distintamente che gli occhi tanto venerati di Nathan avevano incrociato i suoi... per poi distogliere lo sguardo immediatamente.

Giulia sentì di rimpiangere la temperatura invernale che era stata costretta a sopportare senza cappotto sulle scale antincendio, tanto era il freddo che la attanagliava adesso fino alle viscere.

Si chiese come fosse arrivata in classe quando si ritrovò come un automa con il libro di filosofia tra le mani, due ore di fisica tutte da dormire davanti, o meglio, da assistere in uno stato di trance, la testa piena di domande e al contempo vuota di qualsiasi risposta, il petto fastidiosamente dolorante, come stretto in una morsa impietosa.

Perchè Nathan mi sta evitando?

 

Il mio angolino
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Per prima cosa: GRAZIE!
Grazie a chi legge silenziosamente, a chi segue, ricorda, preferisce, ma soprattutto grazie a chi ha trovato un po' di tempo per recensire! Forse non lo sapete, ma date la carica per proseguire e la voglia di migliorare sempre.
Yesss! Nuovi personaggi! Sono state divertenti da scivere e spero lo siano anche da leggere...
Per critiche, reclami, suggerimenti, domande... ci sono tanti tasti per recensire..! :D

A presto,
FatSalad

   
 
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