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Autore: FatSalad    21/11/2015    4 recensioni
Giulia ha 17 anni ed è in tutto e per tutto ciò che si potrebbe definire “normale”. Tutto tranne la sua eccessiva timidezza, che le impedisce di farsi molte amicizie tra i coetanei, anche se dentro di sé sente il desiderio di essere apprezzata e amata per quello che è.
Grazie a Spartaco, suo fratello, che ha tante qualità da sembrare la reincarnazione di un qualche eroe dei fumetti ed è tutto ciò che si potrebbe definire “extra-ordinario”, Giulia farà la conoscenza di Nathan.
Giulia e Nathan si parlano regolarmente ormai da diverso tempo. Scherzano, flirtano, si confidano... ma sempre tramite sms. Come mai lui la evita sempre quando si incrociano faccia a faccia nei corridoi del liceo? Prima o poi il mistero dovrà venire a galla, perché Giulia da quel ragazzo dall'aria malinconica e sfuggente è sempre stata inspiegabilmente attratta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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PARTE I: CHAT

Capitolo 1 - Il Gladiatore

- Come va?

- Stanca di studiare, ma tutto bene. Te?

- Distrutto dagli allenamenti... ma tutto bene! Che fai stasera?

- Danno Il Gladiatore in tv, quindi starò in casa.

- Mmm... ok, mi sa che lo guardo con te.

Giulia ebbe un tuffo al cuore. Nathan avrebbe guardato un film con lei. Nathan, il ragazzo di cui era segretamente innamorata dall'inizio del liceo, quel ragazzo che l'aveva colpita subito per il suo sguardo malinconico e la voce sorprendentemente bassa per un fisico così minuto.

Nathan in effetti piaceva, era affascinante, anche se Giulia si rendeva conto che non era il ragazzo più bello della scuola, quello lo conosceva bene, si chiamava Spartaco e condivideva il suo stesso sangue: suo fratello maggiore. A volte Giulia si trovava a nutrire un po' d'invidia per il fratello, le pareva che avesse esaurito tutti i geni migliori dei loro genitori e anche se gli somigliava si sentiva come una sua copia brutta e sbiadita al femminile. Spartaco aveva capelli ricci, folti e di un nero lucente, una spavalda manifestazione di superiorità nei confronti delle ciocche lievemente ondulate, sfibrate e quasi scolorite di lei. Spartaco aveva due brillanti occhi verdi, lei due macchioline grigiastre non meglio definite. Spartaco era sportivo, capitano della squadra di calcetto della scuola e leader indiscusso, lei era vergognosamente timida e impacciata. Spartaco... si chiamava Spartaco! Insomma, anche il suo nome si faceva notare, mentre Giulia era una ragazza qualsiasi che si perdeva nel mare indistinto di omonime.

Nonostante tutto, però, Spartaco aveva dei meriti per farsi amare. In primo luogo, grazie alle partite di calcetto, Giulia aveva visto per la prima volta Nathan, che giocava come esterno, con il numero 7. In secondo luogo, anche se tra fratelli non avevano un rapporto troppo stretto, Spartaco aveva invitato Giulia e la sua amica Lilla la prima volta che era andato con alcuni amici e compagni di squadra a provare la nuova Mini Cooper, regalatagli dai genitori che si fidavano ciecamente delle sue indiscusse doti di autista (al contrario di quelle di Giulia, imbranata e negata per la guida). Inutile dire che tra i compagni che erano venuti con loro c'era anche Nathan.

Erano passati un paio di mesi da quella sera, ma Giulia se la ricordava come fosse passato un giorno solo. Si era preparata controvoglia, immaginando che la sua presenza fosse stata contemplata solo perché suo fratello voleva provarci con Lilla, ma aveva dimenticato ogni lamentela quando, aspettando l'altra macchinata di amici che li avrebbero accompagnati, era arrivata anche una Vespa turchese e ne era sceso un ragazzo dinoccolato dalla camminata fin troppo nota.

«Scusa il ritardo, capitano.» Aveva detto il ragazzo con la sua voce calda.

«Tranquillo, Scheggia, gli altri non sono ancora arrivati» Aveva risposto Spartaco mollandogli una pacca sulla schiena e Giulia aveva temuto che gli avesse incrinato qualche osso, tanta era la forza che ci aveva messo. Avrebbe rimproverato il fratello, se solo la lingua non si fosse appicciata al palato, mentre il cuore le batteva a un ritmo forsennato.

«Loro sono Giulia – mia sorella – e Lilla. Lui è Nathan, lo Scheggia.». Meno male era intervenuto Spartaco, perché lei non era certa di ricordare bene il proprio nome, o il modo in cui si articolava una frase. Un «Piacere» biascicato fu tutto quello che riuscì a pronunciare in quel momento, sperando che le cose migliorassero dopo, quando avrebbero bevuto qualcosa a un pub. Arrivata la comitiva di amici, infatti, si erano diretti a un pub di periferia, scelto chiaramente perchè la strada più lunga permetteva di dare maggior sfoggio all'auto nuova. Dopotutto Spartaco, traboccante di pregi, aveva un grande difetto: sapeva di averli. Sapeva di essere il ragazzo più bello e ambito del liceo e il suo ego si era ingigantito col tempo, per cui a 20 anni Spartaco era irrimediabilmente narcisista ed esibizionista. Certo, era anche bocciato un anno, ma la stupidità non poteva rientrare tra i suoi difetti, se, come lui diceva, era bocciato a posta, si era preso una anno sabbatico atipico per decidere cosa fare in futuro mentre continuava ad essere “il capitano” e rimorchiava ragazze più giovani.

Giulia, adombrata dalla presenza del fratello, anche quella sera non aveva brillato, durante il viaggio in macchina non era riuscita a spiccicare parola, dovendosi abituare alla presenza di un certo ragazzo al posto del passeggero. Anche dopo era rimasta per la maggior parte del tempo nel suo angolino, in silenzio, sciogliendosi leggermente solo quando la prima birra aveva abbassato i freni inibitori, aiutata anche da Lilla, che ridendo e scherzando con tutta la squadra di calcetto, quella sera sembrava non averne alcuno, di freno.

Di Lilla tutti i ragazzi si sarebbero ricordati, di Giulia avrebbero solo riso per il modo da finta maestrina con cui aveva detto «Tu stasera devi guidare!» a suo fratello, prima di bergli la birra che aveva ancora nel boccale.

Sapeva di essere stata un disastro, un manuale di asocialità, e sapeva che a fine serata un Nathan alticcio le aveva chiesto il numero solo per cortesia, perché l'aveva chiesto anche a Lilla e perchè lei era la sorella del capitano.

Invece dopo un po' di giorni lui le aveva mandato un messaggio. Un meraviglioso e inaspettato “Ciao, come va?”. Leggendo il nome sullo schermo Giulia aveva, in successione, strabuzzato, strizzato e stropicciato gli occhi, poi con mani tremanti aveva aperto il messaggio e l'aveva letto con la bocca semi-aperta. Dieci minuti dopo era ancora a cancellare l'ennesima bozza e quando aveva inviato la risposta con gli occhi chiusi non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato solo il primo di una serie interminabile di messaggi.

Avevano iniziato così, parlando del più e del meno, e poi avevano imparato a conoscersi meglio, erano arrivati a mandarsi messaggi anche di una certa profondità, rigorosamente dopo l'una di notte, orario universalmente noto per essere favorevole a carpire le più importanti questioni umane, sociali e trascendentali.

Così, dopo due mesi, Giulia era venuta a sapere che Nathan era un favoloso meticcio di padre italiano e madre anglo-tailandese, di qui si spiegavano quegli occhi un po' a mandorla, ma di un verde luminosissimo, i capelli nerissimi e lucenti e quel nome anglofono. A scuola andava bene a biologia, mentre il suo tasto dolente era il latino in cui rischiava ogni anno di essere rimandato a Settembre, ipotesi sempre scongiurata, per il momento. Oltre al calcetto aveva una passione per il rap e per i film e, almeno qui, Giulia aveva trovato un terreno d'incontro.

E proprio per un film Nathan le aveva appena detto «mi sa che lo guardo con te». Giulia non poteva crederci, voleva mettersi a urlare, ma si trattenne per dignità.

Con te. Quelle parole erano così belle, risuonavano ancora nella testa di Giulia, martellavano... finchè la parte cinica (o realista?) del suo cervello non le fece ridimensionare la gioia. Perché Nathan le aveva sì detto “mi sa che lo guardo con te”, peccato che lo avesse fatto... per messaggio. Peccato che quel “con te” tanto amabile sottintendeva un altrettanto scomodo “contemporaneamente, ognuno a casa propria, alla propria televisione, con il proprio sacchetto di popcorn”.

Giulia sospirò, tornando con i piedi per terra mentre metteva da parte il cellulare.

Bhè, era già qualcosa. Si stavano avvicinando, no? Magari prima o poi lui le avrebbe chiesto davvero di vedere un film con lei, “con” nel senso di insieme, nella stessa stanza, lo stesso schermo davanti e lo stesso sacchetto di popcorn in mano. Improvvisamente si rabbuiò. Perché mai Nathan avrebbe dovuto chiedere una cosa del genere a una ragazza insulsa come lei?

«Come mai un ragazzo meraviglioso come lui, popolare, dolce, premuroso...» Già si era scordata dove doveva andare a parare con quel ragionamento, persa nelle fantasticherie su Nathan e si ritrovò a sghignazzare da sola: «Ma avrò il mio Nathan... in questa vita o nell'altra!»



Il mio angolino:
______________

Se siete arrivati fino a qui... grazie!
Questo capito è più che altro un prologo, una presentazione dei protagonisti, prometto che i prossimi capitoli saranno più lunghi e che cercherò di aggiornare regolarmente!
Vorrei precisare che, sebbene i capitoli siano titoli di film, non c'è alcun riferimento alla trama, ma solo al significato stesso delle parole.
Ringrazio fin da subito chi vorrà lasciarmi una recensione, una critica o un parere (sono una principiante, io! XD), soprattutto sarò contenta di volta in volta se mi farete notare gli errori che ho fatto!

Grazie!!!
FatSalad

   
 
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