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Autore: Yume No Akuma    29/11/2015    1 recensioni
♥ Dal testo. ♥
[...] Continuai a camminare fino a raggiungere il grande portone che mi separava dal mio – ormai ex – rivale. Poggiai il palmo della mano sul marmo freddo e pensai nuovamente al motivo per cui il giorno prima mi ero preparato in fretta e furia ed ero partito per quel luogo che avrei anche potuto non trovare; la risposta era alquanto semplice: mi mancava N, se n’era andato subito dopo essere diventato mio amico e questo non lo sopportavo. Be’, forse perché non lo consideravo un amico come tutti gli altri.
Aprii il portone, che lentamente mi liberò il passaggio. [...]
{ N x Touya/Isshushipping | shounen-ai }
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: N, Touya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Quella mattina fui svegliato dal dolce tepore dei raggi del Sole che entravano dalla finestra, diffondendosi in tutta la stanza e illuminandola piacevolmente. Dopo due anni avevo finalmente dormito in un comodo letto, un letto che potevo definire mio, in una stanza che potevo definire mia, eppure non rimpiansi nemmeno per un istante i cieli stellati e i paesaggi completamente selvaggi che avevo visto con i miei stessi occhi; sicuramente sarei partito nuovamente per vederne altrettanti. Al fianco del letto notai subito il mio fedele Serperior che se ne stava beatamente appallottolato su se stesso godendosi come me la luce del mattino, scesi con un balzo dal materasso e mi avvicinai a lui, accarezzandogli subito dopo il muso verde e freddo. «Svegliati, non impigrirti» gli sussurrai ridacchiando, cercando di scuoterlo per fargli aprire almeno uno dei suoi occhi cremisi. Quando lo fece, il mio pokémon mi guardò in malo modo, seccato, ma subito dopo capì le mie intenzioni e si mise a stirarsi come un elastico, finendo per scuotere praticamente tutti i mobili della mia stanza. Poco dopo mi preparai, infilandomi la stessa ‘uniforme’ che mi aveva accompagnato da due anni a quella parte: felpa di due tonalità diverse di blu, pantaloni neri e cappello con una pokéball disegnata sopra, un po’ il simbolo del mio essere allenatore e ormai Campione. Ogni volta ci pensavo sorridendo in modo strano, pensando a chi avevo dovuto affrontare la prima volta per ottenere tale titolo.

Quando fui pronto per scendere al piano di sotto ritirai il mio compagno nella sua sfera e raggiunsi mia madre, che a differenza di me non era per niente cambiata in quei due anni; il suo viso era sempre giovane, il suo sorriso gentile e i suoi capelli di uno strano castano leggermente ramato. «Buongiorno, Touya, dormito bene?» mi chiese con gentilezza e premura, io sorrisi e mi sedetti a tavola per fare colazione, fino a quando una voce a me familiare non attirò la mia attenzione: Belle. «E qui abita un mio amico, devi sapere che è un allenatore molto forte, è riuscito persino a diventare Campione della Lega!» la sentii esclamare, evidentemente convinta di non poter essere udita da me o da mia madre. Aprii lentamente la porta e la trovai davanti a me che rivolgeva la schiena, come se stesse presentando una casa a qualcuno che la stava cercando o come se io fossi un oggetto da esposizione al Museo di Zefiropoli. Quando si fu accorta della mia presenza sobbalzò leggermente, si sistemò gli occhiali e si avvicinò a me balbettando: «T-Touya…! N-non pensavo che fossi tornato… n-non proprio oggi diciamo!». Sospirai piano, nemmeno Belle era cambiata affatto, se non fosse stato per il fatto che adesso portava un paio di occhiali appoggiati sul naso – che sinceramente gli conferivano un’aria meno professionale del dovuto. Dopo quelle mie considerazioni silenziose ridacchiai, voltandomi subito dopo per scoprire l’identità dell’interlocutore della mia amica; mi sorpresi del vedere che si trattava di un giovane allenatore, probabilmente anche lui nel bel mezzo di un viaggio intorno alla regione di Unima.

«Piacere,» dissi mentre allungavo la mano verso di lui «sono Touya e come ti ha detto Belle sono un allenatore come te.»

«P-piacere mio! Mi chiamo Kyouhei…è un onore conoscerti» rispose lui, con un tono velato da imbarazzo e ammirazione. La cosa mi fece arrossire leggermente, non mi ero mai reso conto di quanto il mio viaggio potesse essere d’ispirazione per qualcun altro, eppure l’allenatore che avevo davanti mi stava dimostrando proprio questo.

Con il suo solito – e a volte fuori luogo – entusiasmo, Belle propose una sfida proprio tra noi due: una lotta uno contro uno, entrambi con un solo pokémon. Ovviamente decisi di utilizzare il mio Serperior, il mio primo pokémon, il mio primo compagno e il mio insostituibile migliore amico; era da molto tempo che non si presentava una sfida interessante per noi due. La lotta si rivelò ancora più ardua a causa della scelta del nostro avversario: aveva scelto di combattere con un Emboar. Nonostante tutto vincemmo quella piccola lotta amichevole, e in questo modo capii che Kyouhei non era simile a me solo nell’aspetto e nello sguardo, ma anche nel carattere. Poco dopo io e lui ci ritrovammo nel laboratorio della professoressa Aralia, un luogo che aumentò nuovamente la mia nostalgia. La professoressa rimise in sesto i nostri pokémon e controllò entrambi i pokédex, iniziando come sempre a esaltarsi per ogni nostro progresso; sorrisi teneramente nell’osservare che davvero nessuno lì a Soffiolieve era cambiato.

«Sai, sei davvero forte come diceva Belle, sei sicuramente uno degli allenatori più forti che io abbia incontrato nel mio viaggio» mi rivelò il ragazzo a fianco a me, interrompendo così l’ordine dei miei pensieri.

«Ah, sì? E chi è al mio stesso livello?» risposi ridacchiando, cercando anche di mostrarmi un po’ altezzoso – sebbene solo per scherzo, senza sapere che la risposta che sarebbe arrivata di lì a poco mi avrebbe letteralmente a bocca aperta.

«Be’, oltre a te, ai Superquattro e la Campionessa, di certo c’è un ragazzo che ho conosciuto a causa del ritorno del Team Plasma. Mi ha persino aiutato, infatti non credo sia un mio rivale. Credo che si chiami…N

Sentendolo persino la professoressa Aralia e Belle – ancora lì con noi – si voltarono, ferme entrambe a fissare la mia bocca che si schiudeva un poco e i miei occhi che si spalancavano leggermente. «Hai detto… N?» chiesi, sebbene in modo quasi retorico. Avevo sentito bene quel nome e sapevo bene che poteva appartenere solamente a una persona.

 

Esattamente il giorno dopo mi ritrovai davanti alla grotta nascosta nella Via Vittoria, la stessa grotta nella quale Kyouhei mi aveva detto di poter ritrovare N. Ero felice e nervoso allo stesso tempo, dopo averlo cercato per così tanto tempo ora lui era tornato, ma non sapevo ancora se volesse davvero rivedermi. E se anche fosse non sapevo nemmeno io per quale motivo avevo desiderato così ardentemente di poter parlare nuovamente con lui. Feci un profondo respiro ed entrai nella grotta, stando attento a non scivolare: mi ritrovai davanti alle rovine del suo Palazzo, lo stesso luogo che avevo con i miei occhi visto uscire dalle viscere della terra, lo stesso luogo che era stato il campo della nostra ultima lotta. Quelle macerie rispendevano leggermente grazie alle goccioline che scendevano dall’alto, ma allo stesso tempo un’aria gelida sembrava intimarmi di andarmene. Con attenzione iniziai a scendere le scale, domandandomi se fossero esattamente le stesse che avevo già percorso anni prima e quando fuori nuovamente su una superficie liscia mi lasciai scappare un sospiro di meritato sollievo. Avanzai lungo i larghi corridoi ora feriti dalla caduta di pietre e detriti, ma che continuavano a farmi sentire piccolo, insicuro e forse inadatto, come la prima volta. Passai davanti alle stanze che avevo già visitato una volta, soffermandomi ogni tanto a ripercorrere le mie stesse memorie; mi soffermai soprattutto a guardare la stanza dei giochi di N, chiedendomi se lui fosse davvero ancora lì a fissare il vuoto o se si fosse ormai accorto della mia presenza in quel luogo. Continuai a camminare fino a raggiungere il grande portone che mi separava dal mio – ormai ex – rivale. Poggiai il palmo della mano sul marmo freddo e pensai nuovamente al motivo per cui il giorno prima mi ero preparato in fretta e furia ed ero partito per quel luogo che avrei anche non potuto trovare; la risposta era alquanto semplice: mi mancava N, se n’era andato subito dopo essere diventato mio amico e questo non lo sopportavo. Be’, forse perché non lo consideravo un amico come tutti gli altri.

Aprii il portone, che lentamente mi liberò il passaggio.

Purtroppo a causa del tempo trascorso si era posata parecchia polvere sul pavimento, che fu smossa dalla grande porta e dai miei primi passi. Vidi un nuvolone color ocra alzarsi davanti a me, fino a farmi starnutire e tossire. Cercai di avanzare di qualche passo lungo quella stanza che ancora riuscivo a ricordare nei minimi dettagli, pulendo un po’ l’aria con un gesto meccanico della mano. Subito dopo alzai lo sguardo e lo vidi. N era proprio lì, davanti a me, che mi rivolgeva il viso contornato da un dolce sorriso e dai suoi capelli color prato. Sentii solamente i battiti del mio cuore aumentare e il silenzio che invece calava al di fuori del mio corpo. Raddrizzai la schiena e ricambiai il sorriso, avvicinandomi lentamente all’altro, anche se sapevo quanto fossero diventato rosse le mie guance e quanto arduo era contenere le proprie emozioni.

«Finalmente sei arrivato, Touya» disse, facendo scomparire ogni mio freno semplicemente pronunciando il mio nome con la sua voce. Gli saltai prontamente addosso – sebbene fosse rimasto più alto di me – e lo abbracciai con tutte le mie forze rischiando di fargli male. Affondai il viso nella sua maglietta per evitare di mostrare la mia ridicola espressione facciale. Sentii N ridacchiare e successivamente la sua mano posarsi tra i miei capelli, dato che il cappello era ormai caduto, dopo l’impatto dei nostri corpi. «Mi sei mancato, N» sussurrai, con un sussurro naturale. Avvertii le braccia del ragazzo dai capelli verdi stringersi ancora di più intorno alla mia vita, sentii la sua testa posarsi con facilità sulla mia ed ebbi l’impressione che stesse sorridendo. Stava sicuramente sorridendo. «Anche tu mi sei mancato, Touya» disse a sua volta.

In un attimo ricordai il nostro primo incontro, la nostra prima battaglia, i discorsi sulla ruota panoramica, le lotte che avevo vinto io e quelle che aveva vinto lui, lo scontro finale, la sua e mia gratitudine e il suo apparente addio, che non ero riuscito a mandare giù fino a quel momento. Ricordai perché il desiderio di rivederlo era stato così grande. Forse… forse mi ero innamorato. Innamorato dei suoi strambi discorsi, della voglia che aveva di combattere per la sua verità, della sua dolce ingenuità e soprattutto dei suoi rari ma dolci sorrisi. Appena me ne fui reso completamente conto mi staccai un po’ bruscamente, liberandomi da quell’abbraccio, con le braccia sul volto per nascondere il rossore aumentato in modo esponenziale. Non potevo sapere quale fosse l’espressione sul volto di N, ma ebbi come l’impressione che stesse per scoppiare a ridere. Pochi istanti dopo sentii le sue mani afferrare i miei polsi per poter lasciar scoperto il mio viso, io alzai lo sguardo giusto poco prima di sentire le sue labbra sulle mie; tenni la bocca chiusa, ma chiusi gli occhi e mi godetti quella nuova sensazione accompagnata da piccoli brividi lungo la schiena. Quando si staccò potei incontrare nuovamente il suo sguardo e vidi che anche lui, come me, era arrossito leggermente. Sorridemmo entrambi. Finalmente c’eravamo riunificati. In quel momento pensai che fosse proprio così che doveva essere.

 

 

 

 

Era passata una settimana da quando io e N c’eravamo rincontrati e mi sembrava ancora tutto un sogno, mi sembrava quasi un’illusione creata dallo Zoroark del ragazzo dai capelli verdi, ma ogni volta che glielo chiedevo lui scoppiava a ridere facendomi sentire stranamente meglio. Dato che vivere in un castello in rovina non era una grande idea io e mia madre avevamo deciso di ospitarlo in casa nostra, infondo ero abbastanza sicuro che N non avrebbe mai trovato il coraggio per saltarmi addosso in malo modo durante il sonno…o almeno ogni giorno speravo che non accadesse una cosa del genere. La mattina dell’ottavo giorno mi svegliai a causa del suo gironzolare per casa, come era successo fin dal primo giorno che lo avevamo ospitato. Secondo lui doveva “aiutarci” per ripagare il “debito”, ma forse non era consapevole del fatto che in quel modo faceva tutto l’opposto – anche perché in quanto pulizie ne sapeva di certo meno di me.

«La colazione è pronta! Tua madre è dovuta uscire presto stamattina, per cui ho deciso di preparartela io, in questo modo è ancora calda!» lo sentii esclamare. Voltai la testa di novanta gradi e me lo ritrovai sulla soglia della porta della stanza, con un sorrisetto ingenuo sul volto, come se si stesse aspettando dei ringraziamenti. Con un occhio aperto e l’altro ancora chiuso scesi lentamente le scale seguendo i suoi capelli molto più simili a un cespuglio e raggiunsi la tavola, dove poco dopo N posò un piatto con delle frittelle a forma di vari pokémon. «Non va un po’ al di fuori della tua filosofia questo?» chiesi ironicamente prima di iniziare a mangiare, anche se dovetti fermarmi poco dopo a causa del suo sguardo beato puntato addosso. «C-comunque sono buone» sussurrai, non prima di essere arrossito leggermente; mi faceva davvero arrabbiare non poter controllare le mie reazioni in sua presenza.

Quando ebbi finito di mangiare tornai a prepararmi e scesi nuovamente le scale, tornando da N, pronto a sua volta. Mi chiesi dove volesse portarmi, ma volevo comunque che fosse una sorpresa, così mi feci guidare da lui e dalla sua chioma. Gli rimasi esattamente dietro, senza fiatare, senza dire nulla. Il ragazzo si fermò solo quando il Sole fu alto nel cielo, davanti agli alberi di uno dei tanti percorsi che ormai conoscevo.

«Uh?» sussurrai tra me e me, facendomi comunque sentire da N. «Meandri nascosti. L’ho imparato in questi due anni» mi rispose con un sorriso soddisfatto per poi entrare tra i due alberi. Quando ci provai anch’io mi accorsi che era facile passarvi attraverso e che subito dopo si apriva uno spazio senza alberi, nascosto e silenzioso. Mi lasciai scappare un “oh” di sorpresa e iniziai a guardarmi incontro, per poi raggiungere l’altro, ormai seduto sull’erba soffice, con un cestino per pic-nic che stranamente notai solo in quel momento. Mi sedetti al suo fianco, ma rimanemmo entrambi in silenzio.

Solo quando N mi svegliò mi resi conto di essermi addormentato, rannicchiato sull’erba da un tempo imprecisato; forse un paio di ore, dato che la mia fame era più forte di quanto me la ricordassi. «Tieni» mi sussurrò, allungandomi un panino – probabilmente preparato da lui – che afferrai saldamente tra le mani e che iniziai a mangiare in fretta. Entrambi iniziammo a mangiare, eppure questa volta fui io a tenere lo sguardo fisso sull’altro.

«Come mai non ti fai chiamare con il tuo nome per intero? Insomma…il tuo nome…è bello» sussurrai una volta finito il mio panino.

«Non lo so…» mi rispose lui, con un velo di malinconia nella voce.

«A me piace.»

«Allora…puoi usarlo. Se vuoi, chiamami così» disse sorridendo.

«Natural

Qualche attimo dopo ci baciammo. Non era una cosa comune, a dirla tutta era la seconda volta che succedeva da quando ci eravamo ritrovati, eppure mi sembrava di essermi già abituato a sentire le sue labbra sulle mie e mi sembrava un sogno poterlo avere vicino a me, ora più che mai come rivale, come amico e forse anche come qualcosa di più. Rimasimo in quel luogo magico per un tempo indeterminato, volevo sapere tutto di lui, cosa aveva visto in quegli anni, le persone che aveva conosciuto e le sfide che aveva affrontato. Volevo sapere tutto riguardo alla persona che amavo. Quando iniziammo ad accorgerci che il Sole stava tramontando decidemmo di uscire dal meandro e di tornare a casa, ma questa volta fui io a scombinare i piani prefissati.

 

«Aspetta» sussurrai, afferrando la maglietta di N. Poco dopo ci ritrovammo in volo sopra la regione di Unima, io grazie a Unfezant e lui con Archeops, che ci condussero in poco tempo a Sciroccopoli. Molto probabilmente N capì cosa ci facevamo lì e arrossì leggermente, almeno quanto me. Essendo una sera d’estate la gente riunita lì era parecchia, così potei afferrare la mano di Natural senza problemi e lentamente ci dirigemmo verso la Ruota Panoramica. Poco dopo salimmo e la grande ruota iniziò lentamente a girare. Io e N eravamo uno di fronte all’altro, ci stavamo guardando negli occhi senza dire nulla e lo facemmo per qualche altro istante, prima che io mi mettessi al suo fianco. Ci baciammo nuovamente, prima in modo dolce, poi iniziai a sentire il sentimento che aumentava e i miei pensieri si confusero e mescolarono tra di loro. Lo amavo, lo amavo davvero, non lo avrei lasciato andare via, mai più. Prima che il giro finisse affondai il viso tra i suoi capelli verdi e m’impressi il loro odore nella mente, mentre lui mi abbracciava con dolcezza. «Grazie. Grazie a te… non ho più bisogno di pensare al passato. Ora ho dei nuovi, dolci ricordi» mi sussurrò, mentre le stelle brillavano sopra di noi.

 

 

♥ Spazio autrice: è da molto che non scrivo su questo sito, ma volevo condividere questa mia idea a causa della scarsa presenza della Isshushipping (NxTouya/Hilbert), almeno nella community italiana. Spero di non aver fatto troppi errori a causa della velocità, purtroppo sono tornata in fissa con loro due e mi sono fatta prendere. ^^' Spero che vi sia piaciuta e grazie per essere arrivati fino a qua. ♥ Inoltre ci tenevo a dire che ho scritto soprattutto per esporre la mia idea, sono ben pronta ad accettare critiche come i complimenti, ma lo scopo principale non è quello di ottenere recensioni (di entrambi i tipi), quanto quello che esprimere il mio amore per una shipping. Detto questo, mata ne-

  
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