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Autore: _yulen_    30/11/2015    2 recensioni
Yekaterina Danilenko è una ragazza di origine russe, ma che prima dell'Apocalisse abitava a Fargo, un piccolo paesino in Georgia. Orfana di madre, morta dandola alla luce, è cresciuta con il padre che nonostante la mancanza della moglie, è riuscito ad educarla.
All'età di cinque anni fa la conoscenza dei fratelli Dixon e da lì nasce una profonda amicizia che l'accompagnerà per tutta l'adolescenza, ed è proprio in quel periodo che si innamora di Daryl, il minore dei due fratelli.
Quando i morti iniziano a risorgere, Kate sa che potrebbe morire da un momento all'altro, ma non vuole andarsene senza prima essere riuscita a dichiarare il suo amore.
Tra fughe da orde di vaganti e lotte per sopravvivere, Kate dovrà riuscire a trovare il coraggio di confessare al suo amico di vecchia data i suoi sentimenti e un'altro piccolo segreto che potrebbe distruggere la loro amicizia.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Merle Dixon, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo31
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo aver abbandonato la fattoria ed esserci addentrati nel bosco iniziammo a vagare tra la vegetazione. Non avevamo trovato alcun errante fino a quel punto e ad ogni secondo che passava senza sentire i loro rantoli era un secondo in cui mi aspettavo che uscissero da qualche cespuglio e mi saltassero addosso. Ero molto nervosa, quella era la prima volta che mi trovavo fuori dai confini della fattoria e sapere di essere vulnerabile mi spaventava.
Io e Daryl stavamo seguendo tracce di un cervo, ma ovviamente non riuscivo a vedere niente, era passata quasi tutta la giornata da quando ci eravamo messi in marcia e iniziavo a rimpiangere di non aver scelto di rimanere seduta vicino alla sua tenda ed essere importunata dal fratello maggiore.
«Non c’è nulla qui se non zanzare e moscerini» borbottai scacciando gli insetti con gesti secchi della mano.
«È ovvio se continui a spaventare ogni animale nell’arco di tre miglia».
«Tra poco farà buio e sarà impossibile continuare, torniamo indietro, abbiamo già tre conigli» proposi. Non mi aspettai che mi desse ascolto e quindi non mi sorpresi quando continuò a camminare guardando per terra.
Era la prima volta in assoluto che andavo a caccia con lui e non mi ero mai resa conto di quanto fosse bravo nel fare ciò che faceva. Ad ogni passo si guardava in giro per essere sicuro che non si fosse lasciato sfuggire neppure la più piccola impronta e ad ogni spiffero di vento, lui tirava su la testa e la voltava un paio di volte per capire da dove provenisse, un po’ come un serpente che con la lingua tasta l’aria alla ricerca di una possibile preda.
«Se volevi restare al campo perché sei venuta?» domandò inginocchiandosi.
Smosse con le mani del terriccio e poi si abbassò ancora di più, guardando una scia di qualcosa che catturò la sua attenzione.
Alzò una mano a mezz’aria e mi fece cenno di accucciarmi insieme a lui, avanzò su un piede e su un ginocchio cercando di fare poco rumore mentre io rimasi indietro, poi con velocità spostò un cespuglio, alzò la balestra e sparò. Ritrasse il dardo scoccato e fece passare la testa del coniglio appena ucciso oltre la cintura dei pantaloni. Un rivolo di sangue macchiava il pelo bianco e candido dell’animale e mi allontanai coprendomi la bocca con il dorso della mano.
Povera bestiola!
«Arriverà il giorno in cui dovrai imparare a farlo anche tu» commentò notando il mio disgusto.
«Preferisco morire di fame».
«È inutile che eviti la carne perché fa male quando poi fai il pieno di cioccolata e tutto ciò che ti fa venire il diabete».
«Ehi, la cioccolata ha anche benefici» risposi fintamente piccata. «E poi il motivo per cui io non mangio carne è perché non mi piace l’idea di uccidere per avere lo stomaco pieno».
«Quelli non la pensano allo stesso modo» disse indicando un gruppo di tre zombie chini su un cervo. Erano molto lontani e quindi troppo distanti per accorgersi di noi, ma per un momento mi paralizzai.
«Lasciamoli stare, sembrano più interessati alla loro cena».
Riprendemmo a camminare, ma questa volta invece di stare dietro di lui mi posizionai al suo fianco cercando di non guardare quello scempio che aveva attaccato alla cintura e che ondeggiava ad ogni suo movimento.
Passando di albero in albero mi accorsi che il paesaggio stava cambiando e non riconoscendo la caverna davanti a noi iniziai a preoccuparmi; non l’avevamo passata in precedenza e con il buio che stava calando iniziai ad innervosirmi, non volevo stare all’aperto mentre chissà quali cose infestavano il bosco.
Presi Daryl per un braccio e lo fermai.
«Non dovremmo tornare indietro? Questo posto mi dà i brividi».
Scuotendo la testa indicò con la mano il cielo arancione. «È già tardi e non torneremo mai prima che arrivi notte, staremo qui fino a domani».
Scostò i rampicanti che ostruivano l’entrata e io mi avvicinai per dargli una mano a liberare il passaggio, ma non ero preparata agli zombie bloccati all’interno che riuscirono a scappare quando tagliammo tutti rami.
Urlai, il mio grido però si spezzò in gola quando vidi uno di loro avvicinarsi a me, spaventata feci due passi indietro e chiusi gli occhi pronta a sentire i suoi denti affondare nella mia carne, ma non successe e quando riuscii a schiudere leggermente le palpebre vidi Daryl combattere da solo contro tre vaganti; li uccise velocemente con la balestra e poi estrasse i dardi dalle loro teste, il suo volto divenne una maschera di rabbia quando si voltò verso di me e mi strinsi nelle spalle sperando di diventare più piccola ed eventualmente sparire completamente.
Mi trascinò per un braccio stringendo con più forza del solito attorno al gomito, mi dimenai per sottrarmi dalla sua morsa, ma lui non mi lasciò andare.
«Mi fai male così» protestai.
Solo quando fummo all’interno della caverna mollò la presa, l’area dove la sua mano era stretta aveva iniziato a diventare rossa e la massaggiai leggermente per lenire il dolore che si presentò sotto forma di tante piccole punture.
«Ora dimmi quanto ci vuole per prendere il coltello e pugnalarli alla testa» domandò irato.
«I-i-io… è-è stato un momento di debolezza» risposi flebile. «Non accadrà mai più».
«Puoi ben contarci, ti avevo detto che non avevo tempo per guardare di te. Questa è stata la prima e l’ultima volta che ti porto con me, avrei dovuto dirti di no, non sono il tuo baby sitter».
«Certo, perché sono sicurissima che Carol sia altrettanto brava a difendersi, quella è già tanto se sa come si regge una forchetta, eppure non mi sembra che ti dia fastidio che ti segua come un cagnolino».
Il fatto che ora passasse così tanto tempo con lei mi faceva mangiare le unghie dal nervoso e anche se cercavo di passarci oltre non ci riuscivo.
«Sei ridicola» rispose ridendo in modo cattivo. «E tanto per la cronaca sono stato io a chiedere a Carol di venire con me, mentre tu ti sei solo autoinvitata».
Sentii un forte colpo al cuore al suono di quelle parole e dovetti sbattere gli occhi un paio di volte per non far cadere le lacrime. Non volli fargli vedere quanto ferita fossi per questo usai il mio miglior falso sorriso e gli misi una mano sulla spalla.
«Non preoccuparti, è l’ultima volta che ti darò fastidio. Passerò le mie giornate con Merle, sono sicura che lui saprà fare un buon uso del mio tempo. Lo ha sempre fatto». Detto ciò lo sorpassai continuando a sorridere e ancheggiare volutamente con fare smorfioso.
Mi fermai per capire la direzione da prendere per tornare alla fattoria e fu in quel momento che Daryl mi afferrò per un polso.
«Dove credi di andare?».
«Lontano da te tanto per cominciare, poi se riesco a tornare prima che Merle vada a letto ci penserò io a tenerlo sveglio».
«Smettila» mi ammonì con voce grave.
«Perché? Pensi di essere l’unico a poter giocare a questo gioco? Se vuoi farti Carol accomodati pure, per quello che mi importa sei libero di farti chi vuoi».
Con un gesto secco del braccio mi liberai e ripresi a camminare senza guardarlo, non mi voltai nemmeno quando mi chiamò, ero troppo arrabbiata per prestargli attenzione.
«Katerina!» disse con un tono di voce più alto e a quel punto mi fermai.
«Che c’è ora?» risposi con la stessa tonalità. «Pensavo non mi volessi tra i piedi, quindi a meno che tu non abbia qualcosa da dirmi io me ne vado».
«Andare dove? Ti perderesti e basta».
«Sono sicura che riuscirai a colmare la mia mancanza, al campo hai solo l’imbarazzo della scelta».
«Vuoi finirla? Non mi importa di nessun’altra» tuonò adirato dalle mie implicazioni.
Mosse qualche passo verso di me e io istintivamente mi mossi all’indietro fino quando la mia schiena non toccò il tronco di un albero, in trappola scattai verso sinistra sperando così di avere una via di fuga, ma Daryl mi fermò incastrando il mio corpo tra il suo e l arbusto.
«Di sicuro sei bravissimo a mostrare i tuoi sentimenti» replicai ironica.
«Cosa vuoi esattamente?» domandò. «Che ti tenga la mano ogni giorno fino quando non ti vedrò morire solo per ricordarmi che dalla vita non merito niente perché tutte le cose a cui tengo poi mi vengono portate via?».
«Non ti sto chiedendo di giurarmi amore eterno perché so che non abbiamo vita lunga, possiamo morire tra cinque minuti, ma se sono cinque minuti passati con te, io la morte non la temo».
«No» scosse la testa e allontanandosi ponendo una notevole distanza tra noi. «Mio padre sarà stato un bastardo, ma aveva ragione, non merito di essere amato. Tutte le donne con cui io ho avuto a che fare se ne sono andate quando hanno scoperto il fallito che sono».
A quelle parole tirai su di scatto la testa e avanzai verso di lui facendo battere i piedi sul terreno. Le mie labbra erano pressate insieme in una smorfia di rabbia e le sopracciglia erano inclinate verso il basso, gli occhi erano ridotti a due fessure piccolissime, la palpebra inferiore e superiore quasi si toccavano redendomi impossibile la vista.
Quando fui a pochi centimetri da lui iniziai a colpirgli il petto con la punta dell’indice.
«Tu sei un idiota, ecco cosa sei» ringhiai. «Il tuo problema è che non hai mai voluto sentire quello che io avevo da dire, hai sempre dato più peso alle dicerie della gente. Tu per me sei tutto fuorché un fallimento».
Presi la sua mano e la posai sopra il mio seno coperto dalla canottiera per fargli sentire il mio battito, strinsi le sue dita tra le mie e mi feci più vicina per posare la mia testa sul suo petto.
«Ogni volta che sei vicino il mio cuore batte così forte da far male».
Sentii la rabbia svanire a poco a poco e respirai a fondo calmandomi del tutto.
«Io ti amo, ma non posso continuare così. Se vuoi ignorare i miei sentimenti per me va bene, non è troppo tardi per far finta che non sia successo niente, ma non pormi dei divieti».
Lasciai lentamente la sua mano per gustare gli ultimi istanti in cui le nostra dita si sfiorarono e mi misi in punta di piedi del lasciargli un bacio fugace all’angolo della bocca.
«Torniamo alla caverna, voglio dormire» dissi.
Camminammo senza parlarci né guardarci nonostante io fossi al suo fianco e le nostre mani si sfiorarono in più occasioni, il silenzio creatosi non fu imbarazzante, ma l’idea di condividere uno spazio stretto con lui mi mise a disagio, avrei preferito mille volte passare la notte fuori che a contatto con lui.
Quando fummo davanti alla grotta Daryl mi lasciò sola per andare a cercare la legna, tornò dopo un’ora quasi con un fascio sotto il braccio e un sacchetto di bacche che furono la mia cena mentre lui si preparò uno degli scoiattoli catturati mettendolo a cucinare sopra il fuoco che aveva acceso.
«Faccio io la guardia, partiamo domani alle prime luci» disse Daryl finito di mangiare.
Non sentendomi dell’umore detto per ribeccare mi distesi raggomitolandomi in posizione fetale e dopo averlo guardato un’ultima volta chiusi le palpebre, addormentandomi.
 
 
 
 
 
Fu il rumore di ramoscelli spezzati a farmi svegliare. Stropicciai gli occhi e lasciai che i miei polmoni si riempissero d’ossigeno con un lungo sbadiglio, poi mi misi a sedere. Il fuoco ancora ardeva e alcune scintille scappate alle fiamme si alzavano dell’aria per poi spegnersi. Voltai lo sguardo verso l’entrata della caverna dove Daryl era inginocchiato e teneva la balestra sollevata, puntandola oltre l’intreccio di rami e foglie che nascondeva bene l’accesso della grotta. Gattonando mi avvicinai a lui e sporgendomi un po’ cercai un punto vuoto che mi permettesse di avere una buona visuale su qualsiasi cosa mi avesse svegliata.
«Stai cercando di farci scoprire?» domandò Daryl trascinandomi indietro per una mano.
«Voglio solo vedere».
«Rimani nascosta, è un gruppo di zombie grande più o meno come quello della cava».
Indietreggiai di qualche centimetro fino a trovarmi dietro la sua schiena e attesi che quella piccola mandria passasse. Inutile dire che stavo tremando come una foglia e che se non ci fosse stato Daryl io sarei entrata nel panico e mi avrebbero trovata subito.
Trascorsero alcuni minuti in cui cercai di non muovermi, cosa che mi sembrò comunque difficile da fare visto che sentivo le gambe molli come budino ma allo stesso tempo pesanti come se fossero state sepolte sotto il cemento. Alla fine i loro rantolii e passi strascicati non si sentirono più e portai una mano al petto per respirare profondamente. Solo in quel momento mi accorsi che per tutto il tempo la mano con cui Daryl mi aveva afferrata era rimasta intrecciata alla mia, voltai il capo verso di lui e mi ritrovai a fissare con sguardo corrugato i suoi bellissimi occhi, aprii la bocca per dire qualcosa di intelligente che potesse levarmi da quella situazione, ma non un suono uscì. Ringraziai l’oscurità che celò il rossore sul mio viso e mi morsi nervosamente il labbro inferiore fino quando due dita non lo spinsero verso il basso per liberarlo dalla tortura dei miei denti.
«Non farlo». Fu tutto ciò che fui in grado di articolare con voce tremante.
Daryl mi baciò e io rimasi ferma senza sapere cosa fare. Solo poche ore prima avevamo litigato e aveva praticamente rifiutato i miei sentimenti e ora era stretto a me con una mano su un fianco e l’altra dietro la schiena per attirarmi ancora di più verso il suo petto.
Risvegliandomi dal mio stato catatonico intrecciai le braccia dietro il suo collo e mi puntellai sulle ginocchia per essere alla sua altezza, schiusi le labbra quando sentii la sua lingua chiedere l’accesso e poco dopo la sentì accarezzare la mia. Le mie mani vagarono sul suo corpo da sotto la camicia fino ad arrivare alla schiena dove sentii i solchi delle cicatrici che squarciavano la sua pelle, segni che per lui erano la causa di tanto dolore e sofferenza, ricordi di un passato tormentato e non voluto. S’irrigidì leggermente, odiava quando qualcuno lo toccava lì, ma non potei impedirmi di farlo, volevo fargli capire che mi piaceva tutto di lui, che non doveva nascondersi da me.
Daryl mi fece stendere sotto di lui sulla dura roccia e iniziò a lasciare piccoli morsi sul collo e sul profilo della spalla facendomi mugolare più di una volta.
Non avevo idea di cosa stessi facendo e perché gli stessi lasciando fare ciò che voleva, era come se non avessi più il controllo delle mie azioni, ma non volevo fermarlo e porre fine a quelle sensazioni che attanagliavano il cuore. Era sbagliato? Probabilmente sì. Me ne fregava qualcosa? No, avrei fatto i conti con le conseguenze il mattino. Sciogliermi sotto il suo tocco e tremare ad ogni sua carezza era ciò che bramavo più di ogni qualsiasi altra cosa. In quel momento avrei fatto tutto ciò che mi avrebbe chiesto e sapevo che era sbagliato, ma non mi importava. Ero stanca di cercare di fare la cosa giusta che comunque non avrebbe fatto altro che dividerci ancora di più.
Mi aiutò a sfilare la canottiera e inseguito il reggiseno che lanciò da qualche parte, passò successivamente agli stivali e ai pantaloni lasciandomi solo in slip. Il freddo della caverna sembrò pungere più di prima sul mio corpo semi nudo, ma nonostante avessi la pelle d’oca non avevo freddo, ad essere sincera mi sentivo bollire.
Passando una mano sotto la schiena Daryl mi sollevò dal terreno.
«Reggiti» mormorò al mio orecchio.
Non capii cosa volesse fare, ma feci come mi aveva chiesto; allacciai le braccia e gambe attorno il suo collo e bacino, appendendomi a lui come se fossi stata una scimmia.
Risi piano quando avanzò a carponi verso il fuoco e approfittando del fatto che eravamo così attaccati spinsi il mio corpo verso il basso dove sentii la sua erezione premere contro il mio pube, tenendomi appesa a lui con una mano sola cercai di disfarmi della sua cintura, ma con scarsi risultati.
Daryl mi prese per i capelli alla base della nuca e tirò leggermente per farmi staccare, poi mi adagiò vicino al fuoco. Protestai con un lamento per avermi fermato, ma quel suono fu subito rimpiazzato da un gemito quando baciò lo sterno, il seno sinistro per poi spostarsi su quello destro, dove prese il capezzolo tra i denti e lo morse appena. 
Inarcai la schiena per il piacere ed approfittando di quel momento in cui ero completamente esposta, con la lingua tracciò la linea del mio tatuaggio partendo dal seno destro, passando per il torace finendo sulla coscia sinistra. I miei respiri si fecero accelerati quando due dita entrarono in me e iniziarono a muoversi con ritmi lenti, il cuore mi rimbombò nelle orecchie ed una forte scarica attraversò il mio corpo.
Dio.
Quando percepii un forte calore iniziare ad espandersi in tutto il corpo scattai su a sedere e prendendo Daryl per il polso lo fermai; non volevo che finisse tutto così in fretta.
Presa dall’eccitazione del momento lo spinsi per le spalle fino a farlo sedere e poi mi sedetti sulle sue gambe dove, con frenesia, cercai di far passare i bottoni della sua camicia per ogni asola senza strappargliela direttamente. Volevo prendere il mio tempo e ripagarlo con la stessa moneta, ma il bisogno di sentirlo dentro di me mi fece accelerare le mie azioni; lo privai velocemente di tutti gli indumenti e rimasta a cavalcioni sopra di lui mi abbassai lentamente sorreggendomi sulle sue spalle gettando la testa all'indietro quando il suo sesso mi penetrò completamente. Senza aspettare di abituarmi alla sua presenza, iniziai a muovermi ondeggiando leggermente, le sue mani sui miei fianchi accompagnarono i miei movimenti che si fecero via via più frenetici, le mie unghie graffiarono la sua schiena per poi finire tra i suoi capelli. La sua pelle era bollente e bruciava a contatto con la mia, era come essere avvolti dalle fiamme, e improvvisamente, tra le sue braccia, la fine del mondo non mi sembrò così brutta, se avessi potuto restare lì in quella posizione, per me l’apocalisse sarebbe potuta durare in eterno.
Chiusi gli occhi e mugolai quando sentii una mano tracciare la linea della spina dorsale fino a scendere sui miei glutei, Daryl si chinò in avanti mi stese a terra in modo che potesse coprirmi del tutto con il suo corpo. Tenendo le labbra premute sulle mie per camuffare i gemiti che stavano diventando sempre più acuti, riprese a muoversi dentro di me con più forza di prima.
«Daryl» mormorai al suo orecchio quando staccai la mia bocca per riprendere fiato.
Qualcosa scattò in lui e iniziò a spingere con colpi più decisi ma lenti fino ad arrivare a scontrarsi contro il mio punto più sensibile, sentii le pareti della mia intimità stringersi e contrarsi attorno il suo membro e scavai ancora di più nella sua carne, mugolando. Un nodo si formò al centro dello stomaco e sentii di aver provato una pace sconosciuta quando arrivammo all'apice del piacere, come se fossi finita in un luogo che non conosceva né dolore, né sofferenza.
Ci vollero alcuni minuti affinché riuscissi a respirare nuovamente ad un ritmo regolare e quando ci riuscii un sospiro lasciò le mie labbra. Daryl, incuriosito dal mio ansimo, alzò leggermente il capo per guardarmi, un ciuffo di capelli biondo sabbia gli si era appiccicato sulla fronte a causa del sudore così lo scostai e rimasi ad osservarlo per svariati secondi.
C'erano mille interrogativi, ma non volevo rovinare quel bellissimo momento con uno dei miei soliti viaggi mentali, perciò invece di dire qualcosa che avrebbe distrutto l'armonia creatasi lo baciai a fior di labbra lasciando che mi cingesse a lui ancora una volta per stenderci davanti il fuoco che ormai si stava spegnendo.
Gli voltai le spalle in modo che il suo petto premesse contro la mia schiena, fece passare il braccio destro attorno la mia vita, posò quello sinistro sul mio fianco e prima che il sonno mi offuscò la mente sentii due labbra umide appoggiarsi contro la mia spalla.











 
*angolo autrice*
Ciao! Ecco il 31esimo capitolo, anche se avevo programmato di pubblicarlo prima, la verità è che non mi andava di ricopiarlo su Word,
sono una pessima autrice, lo so.
Cercerò di ricopiare anche gli altri così li pubblicherò tutti a dicembre e a gennaio potrò iniziare con la seconda parte,
ora visto che è tardi vado a dormire, ma non prima di avervi salutati.
Ciao e alla prossima, 

yulen c:
   
 
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