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Autore: laragazzadislessica    30/11/2015    1 recensioni
È stata nascosta in un corpo non suo. Ha dovuto combattere nonostante nessuno le avesse insegnato a farlo, ma è ancora viva. Avrà una seconda possibilità per poter vivere la vita che le è stata strappata troppo presto?
Dal Testo:
...- Lo so bene. È per questo che ora andrò a New Orleans. –
- Cosa? No, no, no. Caroline non puoi… - Bonnie venne presa dal panico e lo si sentiva bene.
- Bonnie ho tutto sotto controllo...
Genere: Fantasy, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: CarolineKlaus, Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo, personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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House of the rising sun
Parte Seconda



- Pensi davvero che sia una buona idea? – la voce di Caroline risuonò nella stanza completamente vuota. Era tarda notte e tutti i loro amici erano andati a dormire, Elena le aveva appena abbandonate per il suo turno di guardia a Damon, mentre Bonnie era rimasta a farle compagnia anche se era tutta indaffarata a messaggiare con qualcuno col suo telefono. – Voglio dire, Klaus potrebbe farsi cattive idee? Sai piombare a casa sua è esattamente una cosa che una donna innamorata farebbe ed Elena ha torto marcio su questo, e come se ne ha, io non sono affatto innamorata di lui. Insomma lui ha promesso di non rivedermi mai più, capisci? Dopo una notte di fuoco lui mi promette di non farsi più vedere, andiamo anche una stupida capirebbe che non vuole impegnarsi. Cioè la mia vita è qui! Giusto? Ok, sono stata io a farglielo promettere, ma lui poteva anche non so… non farlo! Forse… -
- Caroline! – Bonnie le scosse forte la spalla per richiamare la sua attenzione. Era così presa da quel discorso da non aver visto che la sua amica le stava mostrando da un po’ il suo telefono. C’era un messaggio ancora nella casella di testo. Curiosa Caroline afferrò il telefono dell’amica e iniziò a leggerlo a mente.
“Che diavolo ha Elena??????????? Come può essere così pro-Klaus? Come può spingerti ad andare a New Orleans? Perché? Io le ho dato corda solo per vedere fino a che punto sarebbe arrivata, ma non pensavo fino a questo?...” Caroline interruppe la sua lettura e la guardò, sapeva che tutto quell’entusiasmo verso l’ibrido originale che detestava con tutta sé stessa non era normale, ma saperlo la deluse comunque. “So che forse è folle, ma ho un'idea. Alla sua morte Katherine non è passata attraverso di me per andare nell’aldilà, quindi io credo che sia ancora viva…”
- Perché diavolo non l’hai detto prima? – la sua voce scoppiò dalla sorpresa, non riusciva a credere a quello che aveva appena letto.
- Shhhhhhh! – Bonnie le indicò un orecchio con l’indice. Non voleva farsi sentire da chi poteva udire da lontano, non voleva farsi sentire da Elena.
“ …Ho paura che abbia usato l’incantesimo da Viaggiatrice che le ha insegnato Nadia, per entrare nel corpo di Elena.”
La bocca di Caroline avrebbe urlato a squarcia gola, se non sé la fosse bloccata con le sue stesse mani. Veloce prese il suo cellulare e incominciò a digitare.
“Perché lo dici solo ora? Cavolo è passata una settimana dalla morte di Katherine?”
“Lo so, ma pensavo che la sua anima fosse scivolata direttamente all’inferno.”
“Ok. Mettiamo il caso che davvero Katherine sia nel corpo di Elena, perché dovrebbe insistere nel farmi andare a New Orleans?”
“Stefan”
Fu tutto quello che scrisse Bonnie, ma fu sufficiente. Caroline capì tutto.
“Che grande… vuole liberarsi di me perché le sto impedendo di tornare con Stefan. Non riesco a crederci. Cosa facciamo adesso?”
“Il coltello. Io vado da Matt. Tu intrattienila finché non l’avrò trovato.”
A questo Caroline rispose annuendo. Bonnie infilò il suo cellulare in tasca e afferrando la sua borsa uscì di corsa da quella casa.
Caroline si mise le mani nei capelli scuotendo il capo. Stupida. Stupida. Stupida. Come aveva fatto ad non accorgersene prima? Elena era la sua migliore amica. Era cresciuta con lei, come aveva fatto a non distinguerle? Espirò con forza perché era l’unica cosa che poteva fare per sfogarsi. Non poteva neanche camminare nervosamente altrimenti Katherine avrebbe sentito i suoi passi e si sarebbe insospettita. Quella grande… non riusciva neanche a trovare una parolaccia che potesse definirla. Aveva pensato a tutto. Lasciare Damon perché era una causa persa, spifferare a Tyler di lei e Klaus, anche la loro chiacchierata era un subdolo modo per poterla persuadere a fare ciò che lei voleva. Non c’era niente da ridere, ma Caroline si trovò a farlo. Era stata una stupida a credere anche solo per un secondo che le sue amiche avessero capito quello che lei provava per Klaus, ma non era stato così. In fondo come si poteva farlo visto che non ci capiva niente neanche lei. Erano bastate poche paroline false dette dalla voce della sua migliore amica a metterla in crisi. Ci aveva davvero pensato, sì, aveva pensato di impacchettare tutto e fuggire da lui, di vivere le avventure che le aveva promesso, di accettare che il suo cuore battesse al solo pronunciare del suo nome. Era davvero una stupida. Nessuno avrebbe mai capito. Klaus era un mostro senza cuore, incapace di amare, e che non meritava l’amore di nessuno, punto e basta.
Ahh!
Doveva smettere di pensare a Klaus. Il suo compito era intrattenere Katherine ed era a quello a cui doveva pensare. Ok, come? Ci mancava una bella mezzora piena prima che Katherine finisse il suo turno con Damon e… Oh no DAMON!!!!
 
Rebekah aveva rovistato in tutta la libreria lanciando a rifuso le cose che trovava. C’erano una quantità esorbitante di libri e pergamene appartenute a così tante streghe in quella stanza, ma del libro di Bry non c’era la minima ombra. “Grande, viola, con un'infissione di rame rotonda al centro”. Non c’era niente del genere. Aveva cercato in ogni cassetto, ripiano, baule, ma era stato tutto inutile. L’ultimo baule che possedevano giaceva svuotato davanti a lei. Che altro poteva fare? Si diede un’ultima occhiata in giro quando i suoi occhi da vampiro videro qualcosa. Un luccichio rosso, proprio sul fondo del baule appena setacciato. Si piegò sulle ginocchia e con l’unghia grattò la superficie che circondava quel strano codino. Le sembrava uno di quei fili di stoffa per tenere il segno nei libri. Il legno sotto le sue indistruttibili unghia veniva via trasformato in segatura, poi si accorse del doppio fondo. Diede un forte colpo con il palmo della mano spezzando il legno in mille pezzi rivelando così quello che si celava dietro a quell’asse. Una dozzina di oggetti dalla natura sconosciuta. Calici, collane, tiare, aghi, fili di ogni colore, ciondoli, tanti ciondoli. Chissà chi aveva nascosto tutte queste cose. Sua madre? Non aveva tempo per porsi delle domande e cercò il libro richiesto da Bry. Lo trovò. Aveva delle dimensioni molto più grandi degli altri libri di magia che Rebekah era abituata a vedere e per curiosità lo aprì. Fu sorpresa da quello che vide. Niente. Assolutamente niente. Il libro era vuoto.
- Bry! Ho trovato il libro, ma non credo che faccia al caso nostro – Rebekah percosse la distanza libreria-cortile nella sua corsa soprannaturale. Bry però non si voltò.
-  È entrata in trans cinque minuti fa, non può sentirti. – la informò Klaus, prendendole il libro dalle mani.
Bry stava bloccando la trasformazione di Hayley connettendosi al sangue della bambina. Come avrebbe fatto poi a salvarle entrambe, non era chiaro a nessuno, neanche a Klaus, ma la lasciò fare. Con ogni probabilità Brynhild era l’essere più potente che lui avesse mai incontrato nella sua vita e inoltre non avevano altre opzioni.
- Bene. Ci ha rimasti soli alle prese di un libro inutile. – Rebekah incrociò le braccia indicando il libro con un gesto della testa.
Klaus, con quel grimorio tra le mani, sembrò calmarsi. Raggiunse un tavolo e lo appoggiò sopra. L’incisione di rame era grande quanto tutta la copertina del libro e aveva delle strane forme al suo centro. Klaus sapeva però cos’erano. Lo ricordava grazie a Bry. Con il polpastrello sentì i diversi rilievi di cui era fatto. Era formato da cinque cerchi movibili. Klaus iniziò a girare il primo anello.
- Si muovono? – chiese Rebekah più incuriosita che stupita.
- Se messi nel giusto modo, dovrebbero formare… - sotto le sue mani quegli anelli formarono un’immagine. Un lupo ululante ai piedi di un grande albero rugoso e folto. “Il medaglione di papà”. Ecco come lo aveva chiamato Bry prima di cadere in trans. Klaus lo ricordò ciondolare sui pettorali di suo padre, più di una volta, più in uno di quei ricordi di gioventù umana che Bry gli aveva fatto ricordare.
L’infissione di rame fece uno strano rumore, come un sonoro clic e si sollevò dalla copertina di qualche millimetro. Klaus lo alzò scoprendo un scomparto segreto. Al suo interno c’era un pezzo di vetro grande come un piattino da tè. Lo prese. Era spesso e doppio, opaco ai lati, proprio com’era il vetro di mille anni fa.
- Che cos’è? – chiese Rebekah mente osservava ogni gesto del fratello con estrema attenzione.
- Hai dimenticato com’erano le lenti d’ingrandimento di un tempo? – le rispose aprendo il libro. Avvicinò quel disco di vetro a una delle pagine bianche e magicamente, attraverso la lente si potevano vedere delle parole. Un trucchetto che gli aveva insegnato Bry tanto tempo fa.
- Che lingua è? – Elijah sbirciò dal suo posto quella scrittura che non aveva mai visto prima e non ne fu affatto contento.
- È un vecchio libro Hoenan, in che lingua vi aspettavate che fosse scritto? – Klaus, l’unico che sembrava essere tranquillo, iniziò a sfogliare il libro, scrutando ogni rigo attraverso quel vetro magico.
- Come facciamo? Nessuno qui parla… com’è che si dice? Hoeniano?! – Rebekah lanciò una mano nell’aria innervosita da tutta quella situazione pazzesca.
- Mia dolce sorella, io conosco innumerevoli lingue Hoenano compreso – le disse sorridendo Klaus. In quel millesimo di secondo Rebakah fu travolta da un ondata di rassicurazione. Vedere suo fratello sereno, le faceva sempre uno strano effetto.
- Come puoi conoscere l’Hoenano? – gli chiese poi curiosa.
- È una lunga storia. -  Sì, Klaus conosceva la lingua dei Hoenan, Brynhild gliela aveva insegnata. Il giorno in cui la inseguì in quella selva credendo che fosse un cervo, non fu l’unica volta che si erano visti. Klaus, affascinato da quella bambina licantropa, volle diventare suo amico. Le rivolgeva ogni tipo di domanda, le chiedeva ogni cosa, curioso verso quella razza così temuta e lei rispondeva ogni sua curiosità. Non solo, gli insegnò anche la sua lingua. Gli Hoenan erano una razza socievole e fiduciosa verso il prossimo, per questo insegnarono alle streghe tutto ciò che sapevano, così li aveva giustificati Bry durante il suo discorso, ma lei era diversa, si lei aveva legato con Klaus perché lui era suo fratello. Il fratello che sua madre non gli permetteva di vedere. Bry lo portava in ogni posto Hoenan o licantropo in cui lui volesse andare, anche nel luogo in cui i lupi mannari si trasformavano. Quel giorno fu l’ultimo della loro amicizia…
Tra i pensieri trovò la pagina dell’incantesimo che Bry gli aveva detto di cercare. “L’albero della vita”.
La scrittura degli Hoenan era formata da ologrammi simili a quelli asiatici, ma più rigidi e squadrati. Ogni ologramma era una parola o a volte un intera frase e per fortuna Klaus ricordava ogni simbolo. Trovò gli ingredienti che servivano e li tradusse ad alta voce perché gli altri potessero capire.
- Acqua, sale, radici, corteccia, more blu… – Klaus prese il suo telefono e scrisse l’occorrente a Marcel, che era uscito per far saziare i suoi vampiri percossi da Bry.
- Davvero? Tutto qui? - Rebekah andò a controllare anche se non riusciva a capirci niente di quella lingua strana – Degli ingredienti davvero troppo comuni per un incantesimo salva vita, non credi? –
- Se non fosse per i dieci sacchi di terra consacrata – Klaus la guardò con la mente assente, cercando di capire cosa potesse essere quest’ultimo ingrediente.
- Siamo a New Orleans, questa città è fondata sulla terra consacrata – per Elijah era difficile rivolgersi al fratello, ogni volta che incrociava il suo sguardo si sentiva soffocato dalla colpa.
-  A New Orleans la terra è consacrata dalle streghe, ci serve della terra consacrata dagli Hoenan – Klaus rivelò il suo pensiero ad alta voce.
- Che palle questa consacrazione. Dove andiamo a prendere questa terra ora? – Rebekah sbracciò impaziente nell’aria. Se solo Bry avesse spiegato qualcosa prima di entrare in trans. La osservò. Era in piedi dietro alla testa di Hayley con le mani alle sue tempie. Aveva gli occhi chiusi e tutti i suoi arti superiori erano circondati da fulmini blu che scendevano fino ad avvolgere l’intero corpo di Hayley. Chissà se ne era davvero capace? Chissà se fosse davvero riuscita a salvarle entrambe?
- Semplice, nel posto in cui sono morti innumerevoli Hoenan. Il posto in cui nostro padre ha iniziato il loro sterminio. – Klaus le sorrise e un fervore di felicità gli fece brillare gli occhi. Lui ne era davvero convinto, Bry avrebbe salvato sua figlia. – Il posto che adesso chiamiamo Mystic Falls. – i due fratelli lo guardarono mentre di nuovo maneggiava il suo telefono, stava digitando un numero a memoria. – So che fare –.
 
Caroline fu in cantina appena in tempo. Katherine aveva aperto le catene che bloccavano Damon e lui si stava cibando di lei. Stava incominciando a diventare ovvia e Caroline non si sorprese nel vedere quella scena, anzi pensò seriamente di lasciarla lì, ma se lei fosse morta lo sarebbe stata anche Elena. Corse in suo aiuto staccandola dalle fauci fameliche di Damon e le ci volle tutta la sua forza. Il corpo di Katherine roteò all’indietro rivelando il paletto che aveva tra le mani. Aveva staccato un piede dalla sedia di legno che adesso giaceva a terra. Non voleva solo che Damon l’attaccasse, ma voleva addirittura ucciderlo. Caroline capì il suo piano, si sarebbe giustificata con il fatto che Damon la stesse per uccidere e bla… bla… bla… Come se poi Elena fosse stata capace di una cosa del genere. Lei si sarebbe fatta prosciugare tutte le vene, ma non gli avrebbe torto un capello.
- Caroline. Oh mio Dio! Meno male che sei arrivata. – Katherine si mise una mano al collo cercando di fermare il sangue, ansimando dalla debolezza. Forse era già da un po’ che aveva aperto le catene. Per prima cosa Caroline, le tolse quel paletto casareccio dalla mano, poi, prima che Hannibal Lecter facesse di lei il dessert, incatenò Damon chiudendo tutti i lucchetti.
- È stata lei ad aprirli e poi sì è ferita il collo. So che soffri senza di me dolcezza, ma addirittura ricorrere all’autolesionismo mi sembra troppo – la bocca di Damon grondava di sangue. Gli scorreva sul mento e giù sul collo fino a macchiargli la camicia nera. I suoi occhi erano ancora pieni di venuzze viola e anche se il suo viso era arricciato in una delle sue smorfie, Caroline vide altro.
- Io… io volevo solo mostragli che poteva resistere alla tentazione del sangue – si giustificò Katherine mentre seduta a terra con la schiena al muro, stava prendendo fiato e Caroline inchiodò i piedi al pavimento, perché altrimenti l’avrebbero presa a calci.
- Andiamo via. Damon può stare da solo per un’ora – ma invece andò ad aiutarla. La aiutò ad alzarsi usando la stessa premura che avrebbe usato con Elena e in quell'istante i suoi occhi si incrociarono con quelli di Damon. Quello era il Salvatore che detestava di più, non solo per quello che le aveva fatto al primo anno, quando la soggiogava come una bambola a suo piacimento, ma anche per il fatto che Elena lo amasse senza condizione di causa, ma quando vide nei suoi occhi il terrore di aver appena cercato di uccidere l’amore della sua vita, Caroline si sentì male per lui.
- Andiamo, ti porto a letto – la scortò nel corridoio, chiudendosi la porta alle spalle, ma una presenza la bloccò. Stefan.
- Cosa è successo? – chiese guardando la gola della ragazza che aveva così tanto amato. Stava dormendo nella sua stanza e forse i rumori lo avevano svegliato. Katherine lasciò la presa di Caroline e corse da lui buttandosi tra le sue braccia.
- Oh Stefan! Ho avuto tanta paura. – e poi pianse. Sì, quella vipera stava piangendo con vere lacrime, come si poteva essere così falsi? Caroline guardò Stefan che incrociò il suo sguardo. Lei scosse la testa agitando le mani sotto al suo collo.
“Non è Elena. Katherine. Katherine. ” mimò e indicò l’amica che Stefan stava abbracciando. Le sopracciglia di Stefan si strinsero tra loro cercando di capire cosa stesse accadendo, ma Caroline non poteva fare altro, Katherine era furba e se avesse insistito avrebbe capito tutto.
- Shh! Andiamo in cucina. Ho del sangue in frigo. – Stefan accarezzò la testa di Elena esattamente come avrebbe fatto con lei e per un secondo Caroline fu convinta che non avesse capito niente, ma nel girarsi Stefan guardò la sua amica bionda, con due occhi sorpresi e terrorizzati allo stesso tempo. Aveva capito, sì, ne era certa.
Arrivarono in cucina e Stefan fece sedere Katherine su una sedia vicina al tavolo di legno. Si recò al frigo dove prese una busta di plasma rubata dall’ospedale di Mystic Falls, che poi mise nel microonde. Pochi secondi dopo il din del timer li avvertì che il loro inquietante cibo era pronto. Stefan lo prese e glielo passò a Katherine strappando il tappo di plastica. Lei ne diede un primo gran sorso e con altri della stessa intensità finì subito il contenuto.
- Sono stata una stupida! - Krudelia Petrova appoggiò la busta vuota sul tavolo, mentre con l’altra mano si copriva il viso che aveva appena iniziato un nuovo fintissimo pianto. – Volevo solo farlo uscire da lì, ma Damon è andato, l’ho perduto per sempre. – addirittura si fece venire i singhiozzi. Caroline non ne poteva più e non sapeva a cosa aggrapparsi per impedire alle sue mani di strapparle il cuore dal petto. “Elena”. Ecco cosa la bloccava. Se avesse fatto del male a Katherine, avrebbe ucciso Elena.
Stefan iniziò a consolarla dicendole delle parole che Caroline non potette seguire perché le era appena arrivato un messaggio da Bonnie.
“Il coltello è scomparso. Matt non ricorda niente. È stato sicuramente soggiogato, questo vuol dire che avevamo ragione. Katherine è nel corpo di Elena. Dobbiamo fare presto. Ci serve un incantesimo di locazione. Ci serve la magia. Caroline ti prego, chiama Klaus. È la nostra unica soluzione”.
Caroline cancellò il messaggio, prima che Katherine potesse arrivare a leggerlo con qualche altro suo marchingegno.
- Chi era? – chiese appunto Katherine mostrando che non se lo era fatto scappare.
- Mia madre. È tardi ed è preoccupata per me nonostante sia una vampira immortale. – sorrise poi usando la sua arte nel mentire.
- Tua madre ha ragione. Vai a casa Caroline, qui ho tutto sotto controllo. – Stefan si appoggiò alla cucina mettendo le mani in tasca. Caroline era convinta che il suo amico avesse capito il pericolo, ma adesso non riusciva a seguirlo.
- Non posso, devo fare il mio turno e… -
- Damon ha già avuto abbastanza sangue da Elena e forse stando un po’ solo può pensare a quello che ha fatto. – gli occhi verdi di Stefan le stavano dicendo di fidarsi di lui, ma cosa avrebbe pensato Katherine se lei se ne fosse andata, lasciandoli soli?
- Vai Caroline, io resterò qui. Non c’è la faccio ad arrivare al campus. – Katherine si appoggiò allo schienale socchiudendo gli occhi. Certo! Katherine ne era felice, era riuscita quasi a mandarla a New Orleans per avere Stefan tutto per se, figuriamoci se avesse obbiettato ora che stava recitando la parte della povera vittima da curare.
- Ok, ho davvero bisogno di una doccia e di una dormita. Ci vediamo domani. – come si aspettava Katherine non fece tante storie nel restare sola con Stefan, in fondo dovevano intrattenerla mentre cercavano il coltello e chi poteva farlo meglio di lui.
La sua macchina era nel vialetto di truciolato dei Salvatore e i suoi stivali affondavano a ogni passo, quel rumore era l’unica cosa che si sentiva in quella notte buia. Salì e mise in moto, la radio si accese su una bella canzone che avrebbe canticchiato se non avesse avuto tutte le sue membra smosse dalla rabbia. Bonnie aveva ragione, dovevano chiamare Klaus.
Sbuffò nell’aria e aprì il finestrino. Il vento fresco le scompigliò i capelli, ma le stava rinfrescando le guancia accaldate dal nervoso. Lo avrebbe fatto non appena sarebbe arrivata a casa, così nel tragitto avrebbe pensato a cosa dirgli. Sì, avrebbe fatto così.
La canzone orecchiabile fu sovrapposta dalla sua suoneria. Spense la radio con il bottone apposito dietro al manubrio, azionando invece quello del Bluetooth.
- Bonnie, dimmi che hai trovato il coltello dei Viaggiatori. –
- Viaggiatori?! Era da tanto che non li sentivo nominare. – ma la voce che risuonò nell’abitacolo non apparteneva alla sua amica, né a nessuno altro lì a Mystic Falls. I suoi occhi saettarono sul display del cruscotto quasi a chiedere conferma per quello che le sue orecchie avevano udito. Le lettere cubitali rosse le brillarono negli occhi e per un attimo Caroline vide solo quelle.
Klaus.
Era Klaus.
L’aveva chiamata.
Lui.
Klaus.
Il piede le si impuntò sul freno. Si fermò in mezzo a quella strada isolata che la stava portando a casa, incapace di proseguire.
- Immagino che ti stia trovando in un'altra avventura rischiosa stile Mystic Falls. – continuò a parlare e la sua voce uscì da tutti gli altoparlanti dell’auto, entrandole in ogni poro e tutto quello che aveva nascosto dentro di lei uscì fuori inondando la sua mente. Klaus le aveva chiesto qualcosa… doveva rispondergli… doveva dire… ma il cuore le batteva così forte da farle tremare la bocca.
- Sei nei guai? –
Le chiese. Era preoccupato per lei, come sempre. Dopo tutto quel tempo. Caroline espirò forte concentrando tutte le sue forze sul muscolo della lingua.
- No – disse solo perché solo quello riuscì a dire, si era completamente paralizzata. Doveva riprendersi però, non doveva provare questo per lui, non doveva e basta.
- Caroline se c’è qualcosa che non va io posso… -
- Io sto bene Klaus. – riuscì anche a dire il suo nome e ne fu fiera. Dopo però la persona che le stava facendo sentire in quel modo, fece una cosa che la mise ulteriormente in crisi. Sospirò.
Perché?
Perché sospirare?
Sospirava perché non le credeva? Sospirava perché era felice di sentirla? Sospirava perché le mancava o…
- Ne sono felice, ma io non posso dirti la stessa cosa. –
Caroline sentì il corpo precipitare.
- Che succede? – ma se ne pentì subito. Perché le importava?
- Mi è successa una cosa terribile e mi serve il tuo aiuto. –
No. No. No. No. Cos’era quella botta al cuore. Perché le importava? Pensa a un'altra cosa. Una battuta, sì, ma sembrava così triste. Cosa doveva dirgli?
- Posso richiamarti? – e attaccò. Era stata presa dal panico e gli aveva letteralmente staccato il telefono in faccia. “Ottimo Caroline”. Perché reagire così? Lei non provava niente per Klaus, tutto quello che le aveva detto Katherine era una bugia. Lei non lo amava e poteva avere una normalissima telefonata con lui, anche se lui sembrava a pezzi. Maledetto Klaus. Caroline uscì dalla sua auto. Le stava mancando il respiro. L’aria fresca le gelò le narici, portandole nuovo ossigeno al cervello. Aveva il cuore a mille, salivazione a zero e ogni centimetro della sua pelle sudata. E se Katherine avesse ragione… Ahhhh cosa diceva. Si tolse il giubbotto di pelle bianco e lo lanciò nel finestrino aperto facendolo atterrare sul suo sedile. Doveva solo respirare e pensare. Era la prima volta che aveva sentito Klaus turbato. Lui che era l’invincibile immortale ibrido e sentirlo per la prima volta preoccupato, l’aveva turbata. Ecco qua. “Che incredibile bugia Caroline!”. Lo aveva visto turbato altre volte. Per Silas, per Kol, per Mikael e lei non aveva reagito così. In fondo Klaus attirava a sé i guai come una calamita. Probabilmente aveva combinato qualcosa a New Orleans, chissà fatto arrabbiare qualcuno o altro… era tutto ok. Doveva solo calmarsi.
Aspetta.
Aveva detto che gli serviva il suo aiuto. Perché? Come poteva lei aiutarlo? Il suo cervello però le mandò un ulteriore input. Se Klaus aveva bisogno di lei allora lei poteva chiedergli di sua sorella e della magia. Perfetto.
Prese il suo telefono dalla tasca e trovò il suo numero nelle ultime chiamate. Si scosse tutta per cercare di rilassarsi, e quando credeva di essere pronta, pigiò il tasto di chiamata. Al primo squillo Klaus rispose e Caroline si rese conto che non sarebbe mai stata pronta.
- Cosa devo fare? –
- Ricordi il posto dove ho completato la mia trasformazione. –
- Vuoi dire dove hai ucciso la zia di Elena. –
- Sì. – fu così che rispose alla prima frecciatina che Caroline riuscì a lanciargli. Si aspettava una risatina, o un'altra frasetta delle sue, ma non un semplice sì. Gli era successo qualcosa di grave, adesso ne era sicura.
- Non ti chiederò niente e farò quello che vuoi, ma devo chiederti una cosa. – un attimo troppo lungo ci fu prima che Klaus le rispondesse.
- Tutto ciò che vuoi. –
Caroline si sentì davvero male. Moriva dalla voglia di capire cosa gli stesse accadendo e nello stesso tempo si sarebbe uccisa con le sue stesse mani se glielo avesse chiesto, ma la cosa che più la stava straziando era l’approfittarsi di quella situazione.
- So di tua sorella, della Divina Brynhild. –
- Allora? –
- È lei che sta bloccando la magia delle streghe? –
Ancora attimi di silenzio che Caroline non riuscì a definire.
- Potrebbe anche essere e davvero vorrei correre in tuo aiuto, come ho fatto sempre, ma ora sei tu che devi aiutare me, non te lo chiederei se non fosse importante. –
Qualcosa nella sua voce tremò e se non fosse stato Klaus, Caroline avrebbe giurato che fosse stato per il pianto.
- Ok. – riuscì a dirgli concentrando tutte le sue forze.
- Fatti trovare al confine di Mystic Falls tra tre ore. – attaccò lasciandola nella confusione più totale.
   
 
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