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Autore: LalyBlackangel    02/03/2009    13 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare il tag b, se non in casi particolari.
Rinoa81, assistente amministratrice.

Raccolta di One-Shot della serie "Naruto's Souls"
**001 - Il Mio Obiettivo (Naruto Centric)
Naruto Uzumaki.
Tutti lo vedono come il ragazzino combina guai, pasticcione.
Il mostro.
Nessuno vede un bambino.
Un bambino la cui primissima parola è stata ignorata.
Un bambino i cui primi passi sono stati soffocati.
Un bambino i cui giorni sono sempre stati immersi nella solitudine.
Solo una pagina di diario può accogliere questo sfogo.
“Perchè un diario non sa.
Non pensa, non discute, non guarda male.
Non giudica.”
Partecipante al contest indetto da Sasori e Deidara “Una Pagina di Diario”
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Il mio Obiettivo.



Caro Diario.
E’ forse una delle pochi frasi che non pensavo sarebbero mai uscite dalla mia bocca.
O, come in questo caso, dalla mia penna.
Non so cosa mi abbia spinto a comprare un diario, in tutta sincerità.
Forse il viaggio che sto per affrontare, forse il fatto che con Jiraya non posso parlare di tutto, forse…
Boh, forse è che mi sento solo, anche quando sono circondato di gente.
Sto andando via da casa mia, sto lasciando alle mie spalle delle persone che probabilmente tengono un po’ a me (anche se non ne sono poi così sicuro) e che però mi considerano un cretino, fondamentalmente.
Eppure io non sono come loro pensano, l’idiota che fa casini e che combina guai.
Voglio solo un po’ di attenzioni.
Come, del resto, si addice a qualunque orfano che si rispetti.
Forse è per questo che ho comprato un diario.
Perché un diario non sa.
Non pensa, non discute, non guarda male.
Non giudica.
Ma assorbe, se ne sta fermo senza far nulla, valvola di sfogo per gente che non viene ascoltata, le cui opinioni non interessano a nessuno.
Persone come me, ad esempio.
Un ragazzino di dodici anni che al mondo sbatte in faccia una mentalità da bambino di due, quando sa che il suo pensiero funziona di più come quello di un adulto, infantilismo a parte.
Si, sono infantile, lo so.
D’altronde, che cosa ci si può aspettare da un ragazzino di dodici anni senza genitori che abbiano potuto dargli un conforto?

(Naruto alzò la penna dal foglio a righe.
Non aveva mai scritto così velocemente fino a quel momento.
Gli faceva male la mano e un po’ la testa.
No, le lacrime di frustrazione che scendono dagli occhi non c’entravano nulla.
Con una manica si asciugò furtivo le guance, e si dipinse sul viso il solito sorriso.
Grande attore, nulla a che dire.
Non aveva nemmeno più gli occhi rossi.
D’altronde, erano dodici anni che fingeva.)

Ma che vuoi, dei fogli di carta non possono giudicare.
Mi chiamo Naruto Uzumaki.
Ho dodici anni, sono considerato lo scemo del villaggio e sono orfano.
Non ho mai conosciuto i miei genitori, sono morti il giorno della mia nascita per colpa del demone che ho dentro di me.
Non so chi siano.
Non so se, guardandomi allo specchio quando sarò grande, vedrò il riflesso di mio padre o di mia madre.
Non ho mai avuto nessuno che mi dicesse cose tipo “Guarda Naruto, ha gli occhi di sua madre”, oppure “Guardalo quel ragazzino, lo stesso carattere del padre”.
Nessuno che mi facesse regali per il mio compleanno, nessuno che addobbasse la casa per natale e lo festeggiasse con me.
La mia prima parola l’ho detta a nove mesi, l’ha sentita un’infermiera che ha alzato spallucce e poco dopo ha detto al gestore del chiosco in cui era andata a fare pausa pranzo “Bah, mi sembra abbia detto tata, ma in fondo chi se ne frega.”

(E se lo ricorda benissimo, Naruto, di quando Ichiraku glielo ha raccontato.
Quel giorno ha ricevuto uno dei pochi gesti affettuosi nei suoi confronti.
Una carezza sulla testa e un “Avrei voluto tanto sentirla”.
Altro che quella stronza di infermiera.)

I primi passi in piedi li ho fatti a meno di un anno e mezzo.
L’infermiera mi aveva preso in braccio e mi aveva detto “Dove diavolo scappi, mostriciattolo? Sta fermo e buono qui.”
Fuori dalla porta un ragazzino aveva assistito alla scena e aveva pianto.
Gli era parso infinitamente crudele trattare così un bambino piccolo che ha appena raggiunto un traguardo.
Iruka, poi, è diventato ciò che di caro ho più vicino alla figura di un padre.

(E Naruto si ricordò di quella volta che, per sbaglio, lo chiamò papà.
Aveva cinque anni.
Iruka sorrise, gli carezzò la testa e gli disse
“Non sono tuo papà, ma anche se non lo sono, in questo momento sono felice”.
Naruto gli chiese perché, Iruka rispose con un semplice sorriso.)

A meno di due anni ho imparato a fare la pipì nel vasino, a vestirmi e lavarmi da solo, senza nessuno che mi aiutasse a stare al di sopra del lavandino troppo alto per me.
Me le spostavo da solo le scalette in giro per casa.
L’unica cosa è che le scalette le chiese un Anbu per me.
Chi fosse, non ne ho idea.
Forse un po’ gli facevo pena.
A tre anni e mezzo ho imparato a farmi la spesa coi pochi soldi che mi venivano dati ogni settimana.
No, non ho mai vissuto in un orfanotrofio.
Vivevo da solo, isolato da tutti i bambini, guardato a vista da degli Anbu che si davano il cambio. D’altronde ero un mostro.
Gli Anbu smisero di fare la guardia a casa mia solo quando avevo sei anni.
Ormai ero diventato indipendente.
Cucinavo (nulla di più complicato di un ramen istantaneo, vero, ma l’acqua dovevo bollirla comunque. E a sei anni di solito un bambino deve stare ben lontano dai fornelli.), facevo la spesa, andavo all’accademia.
Tutto da solo.
Iruka era l’unico che ogni tanto mi dava una mano.
Ichiraku e sua figlia furono gli unici, oltre a Iruka, a prendermi in simpatia.

(E Naruto chiuse gli occhi un momento.
Nella sua testa si formò l’immagine della figlia di Ichiraku che, timorosa,
gli porgeva una ciotola di ramen.
-Tutte le sue amiche le dicevano che quel bimbo era un mostro.
Ma con che coraggio osavano chiamarlo mostro quando diceva “Nee-chan!”
in un modo così dolce e triste?-
Naruto ringraziò con gioia, e fece un sorrisone alla ragazza.
Di solito era Ichiraku che lo serviva, mai lei.
Il timore in lei scomparse e gli diede un bacio sulla fronte.
“Lo sai che sei un bambino molto dolce, Naruto-kun?”
Naruto sorrise di nuovo e le diede un bacino sulla guancia.
“Lo sai che sei una ragazza molto buona, nee-chan?”
E Naruto riaprì gli occhi.)

Poi arrivò il momento in cui vennero formate le squadre.
Sakura-chan, Sasuke e io.
Col tempo

(Naruto scosse la testa.
Cazzo, erano passati solo quattro mesi da quel giorno.
Kami quanto sembrava lontano.)

divennero i miei due migliori amici.
Poi ci furono Shikamaru, Chouji, Kiba, Rock Lee, Neji, Shino.
E la dolce Hinata, la bella Ino, la forte Tenten.
Poi Gaara, Temari e Kankouro della Sabbia.
E poi…

(Alzò la penna dal foglio.
Faceva male, la ferita era ancora aperta.
Il suo lato infantile gli diceva che sarebbe andato tutto bene.
Quella che era cresciuta da sola, al buio di un’infanzia mai esistita, gli diceva che quella ferita
non si sarebbe mai rimarginata.
E gli diceva che la speranza è solo per chi non si è rassegnato a voler a tutti i costi vivere
con il cuore di un bimbo.)

E poi Sasuke se n’è andato.
Per seguire la sua vendetta.
E io persi un fratello.

(La sveglia suonò accanto alla foto del Team 7.
Era ora.)

Ora parto.
Parto con Jiraya verso un mondo che non conosco, armato di me stesso, delle mie armi e di questo diario.
Parto per diventare più forte.
Parto per crescere.

(Appoggiò la penna sul diario.
Aveva scritto quasi tre pagine.
Prese la foto del Team 7 in mano.
Fece per metterla nello zaino, ma a metà strada ci ripensò e torno indietro,
rimettendola esattamente dove era prima.
Riprese la penna.)

E lo farò ancora una volta da solo.
O meglio, con maestro Jiraya.

(Piccola pausa.
Un lieve sorriso nacque dalle labbra di Naruto.)

Caro Diario
Voglio crescere, amare ed essere amato.
Questo è il mio obiettivo.
E non m’importa di ciò a cui andrò incontro.
Lo supererò con le mie forze, come ho sempre fatto.
E nessuno mi farà cambiare idea.
E’ ora di voltare pagina.

(Chiuse il diario e lo mise dentro lo zaino.
Uscì di casa e corse verso Jiraya e le porte di Konoha.)

Bimbo, mi chiedi cos’è l’amore?
Diventa grande e lo saprai.
Bimbo, mi chiedi cos’è la felicità?
Resta bimbo e lo saprai.








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Allora, iniziamo col dire la semplice verità.
Questa fanfiction si è classifcata penultima parimerito nel contest “Una Pagina di Diario” di Sasori e Deidara.
I giudizi furono:
Grammatica e Stile 6/10,
Originalità: 9/10,
Attinenza alla traccia: 9/10.
Giudizio personale: 5/5.
La spiegazione?
“Pecchi un po’ sui nomi: Kankurou al posto di Kankuro e Chouji al posto di Choji. Però è sicuramente la più commovente e quella che sa emozionare. La fine contrastante poi… Brr… *Brividi di apprezzamento* Complimenti, bravissima.”
A Voi l'ardua sentenza di giudicare questi giudizi.
No, non è una semplice ripetizione.
E' la semplice constatazione dei fatti.
Per maggiori informazioni leggere qui.

Nonostante tutto sono soddisfatta di questa storia.
E' per questo che l'ho scelta per aprire la Seconda Raccolta della serie "Naruto's Souls". Spero piaccia anche a Voi.
Aspetto tanti commenti e recensioni, di qualsiasi genere.
Spero ne arriveranno.

Questa One-Shot è dedicata a Tya, bambi88, Mala_Mela, Tone88, Luly alias Sakurina, VavvyMalfoy, sasusakuxxx, uchiha-girl, superkiki92 (hachi), Hika-chan e Sky Eventide.

LalyBlackangel
  
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