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Autore: lolasmiley    30/11/2015    0 recensioni
«Ma tu, chi cazzo merda sei?»
«Non ha importanza.»
Questa affermazione mi fa arrabbiare non poco.
«Senti, mi hanno sempre dato fastidio i figoni che se ne escono con queste frasi alla James Bond, anzi, ti dirò di più, mi sta abbastanza sulle palle pure lui» mi calmo per fare una breve osservazione a bassa voce «tranne in Casinò Royale, quel film mi piace.» poi riprendo il mio tono incazzato «Ha importanza eccome. Ho assistito ad un omicidio, mi hanno quasi rapita, sei arrivato tu, mi hai salvata e adesso mi porti non so dove e mi dici che non posso andare alla polizia. Ora, non si tratta di avvenimenti irrilevanti per cui chi sei potrebbe non avere importanza. Non sei sbucato dal nulla per comprarmi un gelato, cazzo. Quindi adesso pretendo delle spiegazioni perchè non ho capito assolutamente nulla di quello che è successo.»
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(10)

 

 

 

 
 

«Dopo quella telefonata non l’ho più sentito e...» inizia Ashton, ma lo interrompo puntando l’indice contro un punto a caso della cucina.

«Questo non significa che ti abbia lasciato un indizio o, non so» scrollo le spalle e lancio qualche occhiata a tutti e tre i ragazzi, cercando il bagliore di qualche idea, e trovo lo sguardo serio e puntiglioso di Louis.

«Sai, negli ultimi due giorni siamo stati abbastanza occupati a risolvere i casini che hai creato, e non c’è stato tempo per giocare a Cluedo» 

 Lo fulmino con lo sguardo, piuttosto seccata, e decido che mi sta decisamente antipatico. Lui se ne sta lì seduto, con quell’aria sorniona e le labbra serrate in una linea dritta, rilassata, ma potrei giurare di aver visto nei suoi occhi azzurri luccicare l’ombra di un sorriso beffardo. E’ uno stronzo parzialmente apatico.

«Ce l’hai con me?»

«No» il suo tono così calmo mi dà ancora più fastidio.

«No, dico, ce l’hai con me?» mi indico, spazientita.

«Che problemi ha?» chiede Louis, rivolgendosi più che altro ad Ashton. Giuro che se gli risponde con qualcosa tipo non so, troppi mi giro e gli tiro un pugno dritto in faccia. Ma in che posto sono capitata?

«Piantatela»

La soddisfazione nel sentire Ashton richiamare Louis sbiadisce subito, non appena mi accorgo che il rimprovero era rivolto anche a me. Vorrei ribattere che ha iniziato lui ma decido di lasciar perdere e dedicarmi a qualcosa di più importante, così inizio a giocherellare con il mio orecchino alla ricerca di qualche colpo di genio degno della Signora in Giallo che è in me.

«Diamo un’occhiata alle prove dell’omicidio, magari c’è qualcosa di interessante» esordisco dopo un po’. Louis ridacchia e si guadagna la mia ennesima occhiataccia molto sentita, che però sembra non turbarlo affatto, e io mi trattengo dal fagli la linguaccia. Sto meditando su come vendicarmi.

«Adesso non siamo più nell’MI5, non possiamo chiedere l’aiuto a casa. Niente favori, non possiamo chiamare per avere informazioni su un caso» il tono di Calum è più dolce di quello di Louis mentre mi spiega come mai Mr. Simpatia davanti a me ha riso poco fa.

Annuisco, ma non demordo.

«Non avete proprio nessuno disposto a farvelo, un favore?»

Segue un silenzio piuttosto profondo, di quelli che ti fanno fischiare le orecchie. Calum ha lo sguardo perso nel vuoto, Louis sta osservando con grande concentrazione il bicchiere davanti a sè come una chiromante che ci vede il futuro. Immagino che stiano tutti passando in rassegna le varie conoscenze che hanno all’interno dell’intelligence alla ricerca di qualcuno a cui far fare il lavoro sporco di nascosto.

Infine noto Calum scuotere la testa, e mi affloscio sulla sedia sentendo la mia piccola banale idea che viene soffocata. Sospiro, delusa.

«In realtà... qualcuno ci sarebbe» 

Di scatto ci voltiamo tutti verso Ashton, che è ancora in piedi alle mie spalle, e lo fissiamo aspettano che continui a parlare.

«Chi?» chiediamo io e Louis, poichè Ashton sembra non avere intenzione di spiegarsi meglio, con pochi istanti di differenza. Mi giro velocemente e tiro una sberla leggera sul naso di 007 che ritrae la testa d’istinto, creando un piccolo doppio mento, e mi scruta sconvolto, quasi indignato. Scrollo le spalle, mascherando la soddisfazione della mia piccola vendetta. In realtà non l’ho davvero colpito per dispetto, solo perchè sono abituata a farlo. 

«Abbiamo detto la stessa cosa contemporaneamente» rispondo alla domanda silenziosa di Louis, poi rivolgo la mia completa attenzione ad Ashton. Fa per dire qualcosa, poi scuote la testa e si scompiglia i capelli ricci con una mano.

«Ci sarebbe Hemmings» Ashton si accarezza la mandibola seguendo l’accenno di barba, immerso nei suoi pensieri «tecnicamente mi deve un favore»

Calum scatta sulla sedia, si tasta le tasche dei jeans e poco dopo ne sfila il cellulare e lo porge ad Ashton.

«Che aspetti? Chiamalo!» 

«Hemmings non è uno di quei tecnici di laboratorio?» Louis si ferma solo per aspettare la conferma di Ashton, che annuisce sempre sovrappensiero.

«Sarà a dormire a quest’ora» 

«Non lo conosci» ridacchia Ashton «sarà davanti al suo computer ad esplorare qualche lato oscuro del mondo digitale, probabilmente in modo illegale»

Il sorrisino sulle labbra di Ashton mi farebbe pensare che lui e Hemmings siano grandi amici ma, considerando che il riccio non ha pensato subito di chiedere il suo aiuto, non ne sono così sicura.

Calum punzecchia con il telefono il fianco di Ashton per attirare la sua attenzione.

«Muovi il culo Irwin» 

Lui esita un ultimo momento, poi decide di accettare. Compone il numero a memoria e si porta il cellulare all’orecchio. Passano pochi secondi prima che qualcuno risponda dall’altro lato: il tempo che Calum sbotti “metti in viva voce”. 

«Ehi, Luke» esclama Ashton, zittendo Calum con un gesto della mano. In tutta risposta, l’altro ragazzo insiste e dà un pugno leggero sugli addominali al biondo, che sbuffa e poi mette in viva voce.

«C-chi è?» chiede questo Luke dall’altro lato del telefono. Il suo tono è incerto, e anche un po’ preoccupato.

«Sono Ashton»

«Ashton? Cos-» l’altra persona sembra fermarsi per riflettere «non conosco nessun... Oh santo cielo!» esclama infine, spaventato.

«C-come...?Com-» abbassa la voce, probabilmente preoccupato che qualcuno lo possa sentire «Come fai ad avere questo numero? I-io non... Ma che diavolo... che diavolo ti passa per la testa?» 

Farfuglia, è parecchio agitato. Ridacchio mentre nella mia mente si fa largo l’immagine di Melman, la giraffa di Madagascar, che parla al telefono con Ashton.

«Luke, come stai?»

«Come...c-come sto?» la sua voce si rallegra improvvisamente, dimenticandosi completamente dell’ansia che l’aveva assalito poco fa «Bene, bene, grazie, ho ancora...Ho ancora qualche problema alla schiena, sai. Poi l’altro giorno sono andato dall’oculista e, ecco, adesso ho un nuovo paio di occhiali che ci vedo uno spettacolo e, sì, ecco...» 

Fisso il cellulare appoggiato sul tavolo mentre cerco di non perdere il filo della parlantina di Luke. Melman, con la scoliosi e un paio di occhiali spessi un paio di centimetri, a digitare davanti ad un monitor.

«Sì, bene, mi fa piacere» Ashton lo ferma «Luke, mi servirebbe un favore»

Silenzio.

«Un...un favore? Ma che, che genere di favore, eh?»

«Ho bisogno del dossier sull’omicidio dell’agente Marcus...» non riesce a finire la frase, perchè Luke lo interrompe bruscamente con la sua parlantina sempre più accelerata.

«C-cosa? O-omicidio?» lo sento tichettare sulla tastiera in sottofondo, probabilmente alla ricerca di qualche informazione «Omicidio! Om...Oh cielo. Oh santo, santo cielo. No, no, no, assolutamente no. Non...n-non dovrei nemmeno parlarci io, con te, no, ma sei matto, dico? Adesso riattacco. Riattacco, buon dio» 

«No, fermo! Luke, ti ricordo che mi devi un favore»

Luke resta in linea, in silenzio. Lo sguardo mio, di Louis e di Calum vaga dal cellulare ad Ashton, in attesa. Stiamo tutti trattenendo il respiro e pendiamo dalle labbra di Ashton e Luke.

«Boston» si limita a dire il riccio accanto a me.

«Dannazione!» esplode Luke «Non posso darti queste informazioni, ti hanno... ti hanno sospeso, ti hanno sospeso, per dio! Mi licenzieranno in tronco, oh santo cielo. P-passare un dossier riservato ad un agente sospeso per cattiva condotta. Radiato dall’albo...così, c-così presto, una carriera stroncata ancora prima di nascere. Aspiravo ad uscire da questo buco di posto, s-sai? Il piano di sopra è, è molto meglio. Lì hanno le poltrone reclinabili e Mac a ventisette, ventisette pollici, la vista sul Tamigi e la macchina del caffè che funziona. Era il mio sogno, capisci? Se m-mi beccano a fare una cosa del genere... Grande Giove, cosa sto facendo. Cosa? Non dovevo rispondere, e-ecco. Maledetta mia madre che mi ha insegnato le buone maniere. Non risponderò mai più ad un numero sconosciuto. M-mai più. Oppure ti, ti attaccherò in faccia dopo la prima pa-parola» mi chiedo se Luke respiri, quando parla.

Sentiamo tutti abbastanza chiaramente che sta battendo sulla tastiera del computer, quindi penso che Ashton sia riuscito ad ottenere quello che voleva.

«Sono finito, spacciato, ciccia per gatti, sarò fortunato se l’MI5 mi terrà per pulire le ta-tazze dei gabinetti»

«Piantala Luke, sappiamo entrambi che nessuno riuscirà a rintracciare le ricerche che stai facendo. Sei il migliore» lo incoraggia Ashton.

«Sì, sì, certo, ovvio» la voce di Luke acquista una sfumatura ironica che finora non aveva avuto «“Sei il migliore Luke”, “vai Luke”, “ce la puoi fare Luke”, carino, davvero, tanto poi mal che vada, sì, daranno la c-colpa a me»

«Sei stato un hacker per otto anni» insiste Ashton.

«Già, e poi mi hanno preso e adesso sto qui invece che in prigione e, sai, mi piacerebbe che le cose restassero così»

«Resteranno così, devi solo cancellare le tue tracce»

«“Devi solo cancellare le tracce!” Be’, perchè, perchè non lo fai da te, eh? Oh santo cielo, cosa sto facendo...»

«Luke, ma l’hai trovato o no quel dossier?» 

«Oh, sì, certo che l’ho trovato, da un pezzo»

«E allora che aspetti a mandarmelo?» Ashton è leggermente seccato. Proteso in avanti sul tavolo, il suo viso è a pochi palmi dal mio e osserva il cellulare come se potesse vedere Luke dall’altro capo.

«Il mo-momento»

«Quale momento?»

«Sto scegliendo con cura il momento in cui far colare, far colare a picco la mia carriera. Devono...devono essere esattamente le undici e...»

«Luke! Nessuno ci scoprirà, mandami i file e basta!» sbotta Ashton.

«D’accordo, d’accordo, ora lo faccio. Ecco, l’ho fatto! L’ho fatto! Contento? S-sono finito. Grande Giove. Che ho fatto? Oh dio»

«Grazie, amico. Sei stato fantastico»

«Niente più favori. Ora siamo pari»

«Promesso» Ashton fa una pausa in attesa di una risposta, da parte di Luke, che però non arriva «Non mi chiedi perchè mi serve il dossier?»

«Cosa? Oh cielo no, no-non voglio sapere in quale losco giro mi hai fatto entrare, se mi faranno il test della macchina della verità voglio p-poter dire che non so nulla, nulla, senza far impazzire quel co-cosetto che va su e giù»

Ashton ride, scuotendo la testa.

«Ah, Luke, un’ultima cosa...»

«Eh? No, no, no, no, no, no, no, non se ne parla. Ho detto basta. Hai avuto la tua occasione e te la sei giocata, da qui in poi a-arrangiati. Chiedi a qualcun altro, io non sono più disponibile. Nein, no, niet, hai detto che eravamo pari...»

Ashton lo interrompe.

«...Grazie, davvero»

Luke resta in silenzio.

«Non si tratta di nulla di losco, comunque»

«Ah, no, no, no, no, no! No! Non dirmi nulla! Assolutamente n-nulla! Non lo voglio sapere, non mi interessa, non è affar mio. Divertiti. Ah, e se, se per caso mi danno la pena di morte, trova Cara Delevigne e dille che l’amo»

Luke chiude così la conversazione senza lasciare un secondo ad Ashton per ribattere.

Restiamo tutti in silenzio per qualche secondo.

«Quel tipo... non ha tutte le rotelle a posto» sussurro, agrottando le sopracciglia con lo sguardo ancora fisso sul display del telefono di Calum.

«Ti sorprenderesti, se lo conoscessi» commenta Ashton.

«Già: è peggio di come sembra» aggiunge Calum, ottenendo uno schiaffo dietro il collo da parte del biondo.

«Pensa a cercare il file» lo ammonisce, indicando il computer. Il moro ridacchia e segue le istruzioni di Ashton, esaltando poco dopo.

«Eccolo»

Gira il portatile verso di noi. Un documento pdf, l’analisi dell’autopsia e diverse foto occupano tutto il monitor coprendo ogni centimetro della scrivania. L’occhio mi cade sull’immagine del corpo senza vita di Marcus e rabbrividisco. Mi volto di scatto, trovandomi quasi a sbattere contro Ashton, che mi lancia un’occhiata un po’ preoccupata.

«Stai bene?»

Annuisco. Prendo dei respiri profondi e giocherello con l’anello di legno che porto al medio della mano destra, quando ho ripreso coraggio lancio un’altra occhiata allo schermo. Le foto sono sparite. Guardo Ashton riconoscente ma lui neanche se ne accorge, preso com’è dalla lettura del referto del medico legale.

«Dice che l’hanno pugnalato due volte, ma la seconda non era necessaria: il primo colpo ha reciso l’arteria»

«E’ morto dissanguato» conclude Louis. Ashton annuisce. 

Mi impongo di non sentirmi male. Prendo il bicchiere con il drink e butto giù due sorsi, consapevole che non servirà poi a molto.

«Alcune ferite da difesa, dei lividi sulle nocche, probabilmente era riuscito a colpire uno degli aggressori...Tracce di tessuto epiteliale sotto le unghie che non corrisponde a nessuno nel database...» continua Ashton, con voce piatta, scorrendo velocemente il testo. 

«Quei bastardi hanno portato via gli oggetti di valore»

«Per simulare una rapina» finisco io.

«Già, così buona parte delle prove è andata a fanculo...» 

«No, fermi, ragioniamo un attimo... Se foste stati nella situazione di Marcus, sapendo di aver scoperto qualcosa di importante, non avreste fatto in modo di proteggere le informazioni nel caso in cui vi fosse successo qualcosa?» provo, sperando di trovare una nuova soluzione.

«Ovviamente» risponde Louis, accigliato.

«E chi si porterebbe dietro informazioni del genere? Se ti prendono e ti fanno fuori e hai l’unica testimonianza addosso, è stato tutto un po’ inutile...» scrollo le spalle.

«Hai ragione. Marcus era bravo, quegli uomini sono solo dei mercenari» 

Guardo Ashton, che ha appena parlato, e annuisco.

«Non pensano, agiscono. Marcus non avrebbe nascosto nulla negli oggetti più ovvi come un cellulare o un portafoglio. Cos’altro aveva addosso, che non hanno preso?»

Ashton scorre sul documento.

«Un fazzoletto da taschino, una penna...»

«Ehi, guarda un po’ qui...» Calum gli porge il telefono, dove deve aver scaricato lo stesso file. E’ una foto del corpo in obitorio. Bevo di nuovo. Questa cosa mi brucia la gola. Non è un granchè.

«Questo... si è scritto qualcosa sul braccio» Calum ingrandisce la foto, in modo che si veda solo la parte di braccio con una scritta un po’ sbavata in inchiostro blu.

«“M. Friday, 1:39”» legge Ashton.

«Un appuntamento?» chiedo.

Louis si guarda l’orologio, e da quello che dice immagino che ci siano segnati anche i giorni:

«Venerdì è domani. Se si tratta dell’una del mattino, manca davvero poco. Muoviamoci, andiamo al suo appartamento» trascina indietro la sedia e scatta in piedi, pronto a partire.

«Sarà sigillato dalla polizia» dico. Il sorriso stampato sulla faccia di Calum dice chiaramente “povera ingenua”.

«D’accordo, come non detto» sollevo le mani e mi alzo in piedi. Violare un’altra legge, che sarà mai?

«Se sapete dove si trova, andiamo!» 

 

 

 

L’appartamento di Marcus è abbastanza incasinato, non so dire se sia anche perchè lui era un uomo disordinato o se è stata solo colpa degli agenti di polizia che hanno messo tutto a soqquadro. Lancio un’occhiata a Louis e Calum, che stanno facendo più o meno la stessa cosa: rivoltano tutto quello che trovano, alla ricerca di qualche indizio. Al momento si stanno occupando di quello che dovrebbe essere il salotto e che io non trovo particolarmente interessante. Ho già dato un’occhiata molto attenta al bagno, così mi ritrovo senza impiego e seguo Ashton che sta cercando con più calma tra le cose nella camera di Marcus. Anche questa stanza è stata rivoltata come un calzino. Il materasso è stato spostato, coperte e lenzuola sono sparite e l’armadio è spalancato. 

L’arredamento, in tutte le stanze, non è solo semplice. E’ piatto, privo di gusto, noioso, dai colori scialbi che richiamano il grigio della moquette e delle pareti. 

Ashton sente i miei passi, ma non si volta.

«E’ un casino» 

«Già» annuisco. Mi siedo sul letto e osservo la stanza.

«Marcus passava molto tempo qui?» 

Ashton scuote la testa, in silenzio. Si avvicina alla scrivania e rovista tra i vari fogli e le penne. Mi dà le spalle, così lo guardo indisturbata. Mi piacciono i suoi capelli. Mi chiedo come fa a non avere freddo nella giacca di jeans che indossa: io mi sto costringendo a fare respiri profondi per evitare di tremare troppo.

Dopo dieci minuti buoni, si lascia cadere sulla sedia della scrivania, sbuffando.

«Non c’è nulla qui! Dannazione!» impreca, battendo un pugno sulla scrivania. Poi lancia un’occhiata all’orologio che porta al polso.

«Mancano ventitrè minuti. Stiamo cercando da quasi un’ora» si passa una mano tra i capelli, preoccupato.

Picchietto con le dita sul materasso, alla ricerca di una soluzione, e improvvisamente una cosa attira la mia attenzione: una banale fila di libri appoggiati sulla mensola sopra la scrivania. Mi alzo di scatto e mi arrampico sul mobile sotto gli occhi perplessi di Ashton. Per arrivare ai libri devo stare in piedi sulla scrivania, e per stare in piedi sulla scrivania devo stare piegata.

«Quant’era alto Marcus?» 

«Un metro e settanta circa» risponde Ashton, confuso.

Sorrido soddisfatta della mia intuizione.

«Pochi centimetri meno di me» osservo «raggiungere questa mensola non è il massimo per chi non sfiora il metro e novanta. E’ abbastanza scomodo, ma davanti a due libri non c’è polvere, quindi deve averli usati da poco» concludo «e non penso fossero letture di piacere. Voglio dire, se non aveva tutto questo tempo libero...»

Sfilo i libri che sembrano essere stati spostati da poco e li passo ad Ashton che li appoggia sulla scrivania, aiutandomi poi a scendere. Una volta con i piedi a terra, prendo il primo dei due libri, Il ritratto di Dorian Gray, e lo porgo ad Ashton.

«Forse gli piaceva Wilde, dopotutto era irlandese anche Marcus, no?» butto là. 

«Magari ci ha scritto qualcosa...»

Mi siedo sul materasso con l’altro libro tra le mani. Leggo velocemente il titolo, Robinson Crusoe, e inizio a sfogliarlo. Nessuna annotazione a margine, nessun segnalibro, nemmeno un quadrifoglio secco tra le pagine. Dopo qualche minuto e diversi capitoli, però, un nome mi balza all’occhio. Scatto in piedi.

«Ashton, non è una data!» sollevo in aria il libro, entusiasta, in segno di vittoria «M. Friday! Venerdì! Man Friday

«Sei sicura?» mi guarda dubbioso.

«Qual era l’ora?» 

«Una e trentanove»

«O pagina centotrentanove» sfoglio velocemente fino ad arrivare a dove dovrebbe essere la pagina.

«Non c’è» giro la pagina centotrentasette e mi ritrovo davanti alla centoquaranta. 

Improvvisamente mi sento stupida per non averlo capito subito.

«Sono una cogliona» farfuglio «le ha incollate insieme. C’è qualcosa tra queste due pagine» dico ad Ashton, porgendogli il libro. Alza il libro per guardare il foglio controluce.

«Credo che sia una microsim o qualcosa del genere. Tipo una di quelle memorie espandibili...» strappa la pagina senza tanti compimenti e la piega in due, infilandola poi nella tasca della giacca.

 

 

 

 

QUANTO MI E’ MANCATO SCRIVERE QUESTA STORIA

Sul serio. Mi dispiace non aver aggiornato prima ma un po’ per la scuola, un po’ perchè il capitolo l’avevo scritto ma non mi piaceva e quindi l’ho cambiato, un po’ perchè (udite udite) ho questa idea strabella per una nuova fanfiction (due in realtà... anzi tre) 

Quindi vi annuncio ufficialmente che tra qualche giorno ne pubblicherò una sul genere più romantico dolcioso, a tema natalizio (perchè NO VEDO L’ORA CHE ARRIVI NATALE E VOGLIO LA NEVE E L’ALBERO E IL PANETTONE SENZA CANDITI, OMG)

Btw, la mia gatta si è beccata la sinusite, me l’ha passata, e le ho fatto l’aerosol. Non sto scherzando. Ve lo giuro sul mio biglietto per i Cinque Secondi. Ho fatto l’aerosol alla mia gatta.

A parte questa chicca, ultimamente la mia vita è piuttosto noiosa per cui non ho nulla da dirvi.

Per quanto riguarda questo capitolo....ECCO LUCAS AHAHAH

Amo il suo personaggio. Mi fa troppo ridere, e spero che diverta anche voi. Lo vedo perfetto per la sua parte, sinceramente (tralasciando che alice pensa che sia una vecchia talpa balbuziente con la scoliosi a cui piace dire Grande Giove cit. Doc Emmet Brown di Ritorno al futuro aka uno dei miei film preferiti)

Anywayyys se avete voglia di commentare o idk, fatelo pure! Se avete bisogno di qualcosa mandatemi pure un messaggio (non so cosa, consigli per l’aerosol ai gatti, se volete parlarmi della vostra vita o dei vostri insegnanti stronzi perchè diciamolo, ce ne sono troppi, o altro) molto sciallamente perchè mi farebbe piacere avere vostre notizie

Vi adoro, spero che vi ricordiate di questa storia, che avrete voglia di leggere quella che metterò tra qualche giorno, che le verifiche odiose di dicembre vi vadano bene e che natale arrivi presto! <3

 

 

Ciao ragazzuonzole! -cit. il mio prof di matematica (che è uno dei migliori che io abbia mai avuto)

 

lola 

 

ps. mi sono accorta che è da un fottio di tempo che non mi firmo ma oks

 

 

  
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