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Autore: En Sev En    01/12/2015    1 recensioni
Tutto è compiuto. Il comandante Viola Shepard giace ai piedi delle rovine della Cittadella mentre il male che opprimeva la galassia sembra essere stato sconfitto. Ma l'oscurità la avvolge fin da Mindoir, passando per Akuze o con i razziatori e non sarà facile per lei rompere definitivamente questa minaccia. Eppure potrebbe bastare una piccola cosa di cui lei è ancora all'oscuro... presto Liara, il comandante è ancora in pericolo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“Shepard, Shepard, si svegli su, comandante...” una voce femminile risuonava nella mente di Shepard mentre una martellante emicrania le torturava la testa. Il suono, dapprima flebile, divenne sempre più intenso e non ci mise molto il comandante a capire che si trovava su di un soffice e caldo letto. Un viso sfocato le appariva di fronte, sopra di lei e provò come un senso di deja-vu;
“Miranda, sei ancora tu?”
Una risata spontanea e liberatoria coprì le parole della confusa degente mentre mano a mano il viso segnato dall'età ed i capelli grigi della dottoressa Chakwas divenivano sempre più definiti e riconoscibili.
“Ti ringrazio comandante ma non ho più l'età né la bellezza della signorina Lawson; ma apprezzo il complimento”.
Un rapido sguardo per la stanza svelò completamente la situazione: Viola era su di un letto di ospedale circondata da decine di strumenti e bendata come un'antica mummia egizia che aveva visto, qualche anno addietro, in una visita ad un museo di storia antica in uno dei rari permessi durante l'addestramento N7.
“Se non altro non sono chiusa in un sarcofago” osservò rapidamente “ed in più sono su di un soffice e comodo letto. Mi pare di non sdraiarmi più da un sec...” non riuscì a finire il pensiero mentre un crampo terribile le percosse lo stomaco e l'animo. Erano le stesse parole usate dall'ammiraglio Anderson prima di morire, il suo padre putativo David Anderson dopo le tristi vicende giovanili. Quel pensiero aveva subito riacceso la disperazione in un misto di rabbia e rimpianto: l'immagine di lui che si spegneva sereno al suo fianco era uno dei suoi ultimi e più nitidi ricordi e delle lacrime non poterono fare a meno di solcare il suo viso ancora segnato.
“Sono davvero così brutta adesso?” ribatté la dottoressa ma con il tono di chi aveva capito lo stato d'animo del suo interlocutore. Dopo tanti anni di servizio e dopo tante vicende passate e vissute insieme non aveva più bisogno di parole per capire cosa passasse per la testa di Shepard e, pur non intuendo pienamente la ragione di quella disperazione montante, non poté fare a meno di tentare di alleggerirne lo stato d'animo con una battuta scherzosa, detta con tono materno ed estremamente dolce.
“Mi scusi dottoressa ma ogni tanto affiorano pensieri cupi, riemerge l'oscurità che ci ha investito e che ci ha privato di così tanti amici. Ma sono contenta di rivederla perché questo significa che finalmente è finita. E poi sono sicura che in molti l'apprezzano ancora” benché debole e non ancora lucida , il comandante aveva subito ripreso il controllo delle sue emozioni sicuramente aiutata dalla presenza della fidata amica.
Perché ormai lei considerava Karin Chakwas una vera e propria amica e qualcosa in più: se Anderson era la figura paterna che le era mancata, con buona ragione la dottoressa Chakwas aveva assunto il ruolo di figura materna seppur in modo discreto.

“Bene vedo che reagisci in maniera rapida agli stimoli nonostante tu non abbia una sola parte del tuo corpo sana. Ma questa volta toccherà anche a me sdebitarmi” esordì una seconda voce lì vicino; dapprima non l'aveva notata ma all'improvviso realizzò che in quella stanza oltre alla vecchia amica c'era una terza figura: anche la dottoressa Chloe Michel non aveva voluto mancare l'opportunità di aiutare il comandante Shepard, opportunità che inseguiva già da tre anni dopo il loro primo incontro alla clinica sulla cittadella, opportunità che era sfumata sempre inesorabilmente. Ma ora finalmente poteva darsi da fare.
“Dottoressa Michel non l'avevo vista. Mi fa piacere ritrovarla e sopratutto non immersa nei guai come sempre.”
Un rossore avvolse il viso di Chloe che pur riconoscendo la verità dell'affermazione non potè non avere un piccolo moto di irritazione e vergogna.
“Stavo scherzando, fa sempre piacere trovarsi con persone fidate sopratutto in casi come questi in cui non sono in grado di sollevare nemmeno un bicchiere d'acqua con le mie forze”.

La Chakwas cambiò espressione, era venuto il momento di affrontare la situazione medica del soggetto così come avrebbe fatto con una qualunque paziente in passato e c'erano questioni molto serie da affrontare.
“Comandante vedo che lo spirito è buono ma la sua situazione fisica non è rassicurante: sono passati 24 giorni da quando è stata tirata fuori dalle rovine della cittadella e ne erano passati ben 3 prima che potessimo trovarla lì…”
“24 giorni?” pensò allarmata Shepard “Ma non è possibile! Devo sapere cosa è successo qual è la situazione...Hackett, devo assolutamente contattare l'ammiraglio Hackett...”
“...e quindi abbiamo dovuto per questo motivo rimuovere parte degli impianti. Non riusciamo a capire bene cosa sia successo ma dopo quella gigantesca onda di energia rossastra...”
“Cosa?” la interruppe Shepard, i cui pensieri avevano sovrastato le parole della Chakwas, “Gli impianti erano ancora presenti? Non era tutto distrutto o sparito? E come mai i macchinari sono in funzione regolarmente o le navi spaziali sono ancora attive?” dimenticando in quel momento che nessuno tranne lei sapeva ancora cosa fosse successo lì sulla cittadella. Nessuno sapeva del catalizzatore e di quel folle discorso che aveva subito senza più la forza di reagire e combattere ancora. Già, nessuno tranne lei, come con la Sovereign ed i razziatori; iniziava ad essere una costante noiosa della sua vita.
“Sono sicura che avrà un racconto molto interessante da farci comandante, ma si, funziona tutto regolarmente. O meglio ci sono guasti più o meno significativi a parte della tecnologia presente qui sulla Terra per quanto sappiamo ed avevamo immaginato che lei dovesse aver fatto qualcosa in tal senso. Come dicevo, dopo quella gigantesca sfera d'energia che si è propagata dal crucibolo, i razziatori ed ogni cosa a loro connessa si sono disattivati completamente. Con la Normandy siamo stati costretti ad atterrare sulla terra poiché l'onda sembrava aver sovraccaricato parte dei dispositivi della nave o almeno così ci hanno detto l'ingegner Adams e Joker, ma sostanzialmente non è successo nulla di irreparabile. Effettivamente molte tecnologie sia sulla Terra che nello spazio sembrano essere state danneggiate ma i problemi più grandi sembrano averli riportati solo le strutture costruite dai razziatori. Sinceramente temevo il peggio quando ho visto rompersi il portale della cittadella e quello del sistema Sol ma fortunatamente non è successo quello che avvenne con il portale Alpha nel sistema Batarian. Ma sono sicura che avrà spiegazioni che l'ammiraglio Hackett e ciò che resta del Consiglio saranno ansiosi di sentire. Invece i suoi impianti sono letteralmente impazziti sovraccaricandosi ed aumentando esponenzialmente i parametri di funzionamento, ma tutto sommato è forse grazie a questo che è sopravvissuta: senza i dispositivi di Cerberus probabilmente sarebbe morta, nuovamente.”
Nuovamente...è così strano sentire accostare quest'avverbio alla parola morte ed in più alla propria morte; di solito sono cose che succedono solo negli olo-film di infima regia.
“Forse in Blasto 5” pensò sbadatamente “però è così strano” di sicuro lo è per gli umani. Ma nel suo caso era una pura e semplice constatazione.

“Ed in fondo è grazie a Cerberus che sei sopravvissuta due volte, non è curioso? Ed ancora una volta devo essere io a supervisionare la tua rinascita ma spero che tu non intenda morire un'altra volta perchè inizia ad essere monotono e ripetitivo ed io non amo la ripetitività” dalla porta era entrata una figura elegante e sinuosa ma il cui viso era nascosto da un abbondante mazzo di fiori Serenis, una specie floreale tipica della colonia di Mindoir. Era Miranda Lawson che in virtù della sua esperienza con il progetto Lazarus e con gli impianti di Shepard, era stata chiamata dalla Chakwas a collaborare per aumentare le possibilità di guarigione. E Miranda in ogni caso non avrebbe avuto bisogno di essere invitata giacché alla notizia del salvataggio di Shepard si era già catapultata verso l'ospedale nel quale sarebbe stato ricoverato il comandante intuendo dove la dottoressa Chakwas e l'alleanza avrebbero allestito in gran segreto il ricovero. O meglio, intercettando le informazioni a tal riguardo. Le sue abilità di intelligence sviluppate con Cerberus e la sua intelligenza non comune le avevano permesso di capire in anticipo come avrebbe operato l'alleanza per nascondere Shepard. Ma scoprire segreti non era un problema per lei.
“Miranda. Alla fine non ho sbagliato di molto prima. Ma cosa hai... ti sei dedicata a vendere fiori o...” disse con fare sincero Shepard mai pensando che potesse essere un omaggio floreale per lei.
Visibilmente scossa, e con le guance che divennero di un colore rossastro per l'imbarazzo come più le era capitato ormai da tempo se non in età giovanile:
“Ecco, ehm io non...era un piccolo omaggio per te Shepard ma non sapevo bene cosa portarti. Ho pensato che un fiore originario delle tue parti potesse...ma in effetti, ecco...forse non sono bei ricordi...oddio scusami non volevo...”
Ma adesso anche Shepard era imbarazzata per l'evidente gaffe e la non consuetudine a ricevere doni. L'ultimo in ordine di tempo fu una mod asari per la sua Carnifex preferita da parte di Garrus e di certo non paragonabile ad un mazzo di fiori! La cosa più vicina ad un regalo normale era stato invece un anello da parte di Ida, di certo non una persona normale. Nella sua vita non c'era mai stato nulla di normale in fin dei conti.
“No Miranda, è un bellissimo pensiero davvero, non volevo dire che... ecco io...”
“E' stata Oriana in realtà a pensare cosa regalarti, ha visto quei fiori, in un negozio, che miracolosamente si sono salvati ed ha pensato che potessero essere un simbolo, i fiori di Mindoir che sopravvivono alla distruzione e segnano la speranza di rinascita in un mondo triste ma che guarda in avanti. Ed in più sono bellissimi. Lei è stata sempre brava con queste cose... al contrario di noi due.” Era sincera Miranda, il pensiero era della sorella minore ma lei lo condivideva apertamente: Shepard aveva rappresentato un punto di svolta nella sua esistenza, una vera e propria rinascita da una vita che non pensava di poter lasciare.
“Ecco vedi che alla fine siamo riuscite a fare qualcosa da donne come avevamo pensato poco tempo fa? Dovremmo evitare di farlo solo quando moriamo però” ironizzò bonariamente Viola ricordando il discorso di qualche mese prima presso il casinò sulla Sunstrip.

“Sembrate due zitelle in procinto di mettersi a spettegolare di qualcuno...magari del futuro primarca Garrus o delle prestazioni sessuali di Wrex. Ma in quest'ultimo caso non glielo dite, non vorrei essere scampata ai razziatori per trovarmi poi un Krogan inferocito alle calcagna!” intervenne Karin Chakwas. Chloe e Miranda al termine zitella si rigirarono guardandosi e sarebbero scoppiate in una fragorosa risata se la Chakwas con un gesto improvviso della mano non le avesse fatte interrompere bruscamente.
“Karin sono cose da dire di un capo clan? E poi ti rendi conto che ANCORA non mi hai mai chiamata per nome, nemmeno una volta da quando ci conosciamo? Secondo me anche sulla cartella clinica avrai scritto -paziente Comandante Shepard- ma io non mi chiamo comandante!”
“Scherzi? Se prima eri solo l'eroina della cittadella adesso sei l'eroina dell'universo! Colei che ha distrutto il culmine dell'evoluzione che regnava da milioni e milioni di anni! Hai annientato il punto massimo della civiltà galattica. Adesso non posso neanche chiamarti Shepard, va bene solo signora o devo aggiungere sua suprema maestà?”
L'atmosfera era diventata serena e distesa, le tre dottoresse si alternarono finalmente nel portare le cure necessarie. Gli impianti di Cerberus, che erano stati la sua salvezza, rischiavano però ora di creare danni neurologici ed alla mobilità generale di Shepard; in più era in atto un rigetto parziale dovuto al cattivo funzionamento come mai era avvenuto durante il precedente lavoro di Miranda. Le sue conoscenze in tal senso furono decisive e se il comandante poteva ancora osservare il cielo della Terra dalla sua finestra di ospedale, questo lo doveva di sicuro a lei.

Con estrema sensibilità il discorso non venne mai portato sugli ultimi drammatici eventi della cittadella e del crucibolo, era ancora troppo presto e c'era tanto da dover rielaborare. In particolare Shepard, che tra un ago ed una fasciatura, rimuginava ancora su ciò che le aveva detto la Chakwas
“...funziona tutto regolarmente...” c'è qualcosa che non va.
Ma la stanchezza dovuta alle sue condizioni ben presto prese il sopravvento e per quanto in un ambiente sereno, le emozioni della giornata erano state parecchio intense e giunse il momento di lasciarsi abbandonare alle sapienti mani delle sue curatrici.
“Viola adesso ti gireremo su un fianco per cambiare la fasciatura e fare qualche analisi” concluse la Chakwas prima che lei ricadesse in un sonno profondo.
Viola...è proprio vero che c'è qualcosa che non va adesso” fu l'ultimo pensiero di giornata.

 
   
 
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