Videogiochi > Mass Effect
Segui la storia  |       
Autore: En Sev En    01/12/2015    1 recensioni
Tutto è compiuto. Il comandante Viola Shepard giace ai piedi delle rovine della Cittadella mentre il male che opprimeva la galassia sembra essere stato sconfitto. Ma l'oscurità la avvolge fin da Mindoir, passando per Akuze o con i razziatori e non sarà facile per lei rompere definitivamente questa minaccia. Eppure potrebbe bastare una piccola cosa di cui lei è ancora all'oscuro... presto Liara, il comandante è ancora in pericolo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non era più così convinta Viola che fosse una buona idea incontrare tutti. Nei giorni successivi alle prime visite l'intero equipaggio della Normandy aveva fatto richiesta di incontrarla. Ma la voce che fosse viva ed in buona salute si era sparsa per tutta l'Alleanza e le “sospette” richieste di licenza che il comando dell'Alleanza aveva all'improvviso dovuto esaminare erano segno di quanto veramente tutti avessero voluto in qualche modo farle sentire il proprio calore. Ma lei avrebbe avuto bisogno di altri due anni per salutare tutti in quel caso. In più pensò che forse il motivo della segretezza con cui era stata nascosta la struttura avesse anche a che vedere con questo e sperò seriamente che Kasumi non si fosse impicciata in tale questione.
Le persone che voleva veramente incontrare non erano molte in fondo.

E poi nella sua mente c'era un campanello d'allarme. Era un qualcosa di indefinito, che non riusciva a mettere a fuoco ma sentiva che tutti le stavano nascondendo perlomeno qualcosa. Il suo istinto l'aveva tenuta in vita fino ad adesso e le stava urlando di prestare attenzione, ma per quanto si sforzasse non riusciva a capire a cosa dovesse prestare attenzione.
“Paranoie di un soldato” così liquidò quella sensazione.

Quella mattina ebbe l'impressione di un terremoto in arrivo. E le balenò in mente un solo nome
“Grunt!”.
Come se la parola avesse avuto il dono di materializzare un corpo, il Krogan apparve istantaneamente dietro l'uscio della porta. Ed un secondo dopo non esisteva più alcun uscio della porta ma solo un enorme buco nel muro. Troppo piccola quell'apertura per permettere ad un carrarmato di più di due quintali di peso e due metri di altezza di passare agevolmente. E troppo forte la voglia del Krogan di incontrarla nuovamente.
“AH ecco il mio kraant di nuovo in piedi e pronta ad uccidere“ tuonò il colosso mentre raggiungeva velocemente Shepard.
“NO GRUNT NON FARLO...” troppo tardi. Lo aveva seguito perchè sapeva cosa sarebbe potuto succedere ma l'avvertimento della Chakwas fu troppo tardivo ed in ogni caso avrebbe dovuto portare con sè almeno un Blackmore per evitare l'inevitabile.
Il Krogan si avventò su Shepard cingendo violentemente con le sue enormi mani le spalle della sventurata comandante a mo' di abbraccio. Viola ebbe solo il tempo di sentire l'articolazione della sua spalla uscire dalla sua sede naturale ed un intenso dolore farla cadere sul suo letto.
“Ah ah! L'emozione ti impedisce di salutarmi come merito? Forse dovremmo andare a caccia di rachni per risollevarti il morale” non capiva bene perchè tacesse ferma sul letto e rossa in viso. Ma poi si accorse della posizione innaturale del braccio di lei e forse capì. Forse.
“L'ho sempre detto che voi umani siete troppo fragili e mollicci”. Per fortuna non vi erano fratture e bastò un'altra vigorosa spinta e molto medi-gel per rimettere le cose a posto.
“Sono dolorosamente colpita dal tuo affetto Grunt, ma mi sembri un po' rammollito. Hai riposato troppo" riuscì infine a dirgli Shepard con un'ironia che non sarebbe mai stata compresa. Contrariamente a quanto le aveva detto Kasumi a fin di bene, Grunt non aveva causato alcun danno fin dal suo arrivo alla struttura. La Chakwas lo aveva intercettato all'esterno mettendo le cose in chiaro ed in maniera comprensibile anche per lui ed in più aveva ricevuto istruzioni rigide dal capo di Tuchanka in persona Urdnot Wrex. Da quel momento e per tutti gli undici mesi a seguire era rimasto fermo e fisso all'ingresso della struttura, in maniera molto simile a quella di un cane che aspetta il padrone sulla propria porta di casa e mai nella sua cuccia. Chiunque avesse voluto entrare nella struttura avrebbe dovuto sempre incrociare lo sguardo minaccioso del Krogan ed ottenere il suo consenso. Ogni giorno, ogni persona anche se ormai accadeva da tempo. Uno stile simile a quello del party presso l'appartamento sulla Sunstrip di Shepard.

Ma le scosse di terremoto si susseguirono senza interruzione. E si presentò anche lo stesso Urdnot Wrex, il cui ingresso fu molto più facilitato dalle dimensioni attuali della “porta”.
“Ci vuole ben altro che qualche bavoso rachni per risollevare il morale della mia guerriera. Shepard, amica mia, ho atteso come non mai questo giorno.”
Wrex non era il classico Krogan senza cervello e solo votato alla guerra, se non fosse stato strano dirlo per uno della sua razza lo si sarebbe potuto definire un illuminato. Ed aveva mostrato una certa non estraneità ai sentimenti umani. Quell' - amica mia - uscito dalla sua bocca aveva un valore notevole.
“Wrex, oggi è davvero una bella giornata” gli rispose in segno di rispetto ed affetto. All'ingresso di Wrex, Grunt si era fatto da parte quasi come se l'istinto gli avesse suggerito di lasciare spazio al suo signore. Ma anche un animale come lui poteva percepire il feeling tra il suo kraant ed il suo re.
“le belle giornate sono iniziate da quando abbiamo ucciso insieme Fist, Shepard. Da quel momento il sole è tornato a splendere su Tuchanka e sul destino dei Krogan. Guarda Shepard, guarda cosa la tua amicizia è riuscita a fare per il popolo Krogan!” non aveva finito il suo discorso Wrex quando all'ingresso della stanza si presento Bakara e con passo di una leggerezza ben diversa da quello dei due maschi benché insospettabile. Ma non era sola. In fasce tra le braccia cingeva un piccolo cucciolo di Krogan.
“Wrex, ma lui è?”
“SI Shepard, lui è mio figlio! Ed in molti sono nati in questi ultimi mesi. Ed è solo grazie a te, l'unica vera amica di Tuchanka. Tu hai fatto rinascere Tuchanka ed il popolo Krogan, tu sei la vera madre di Tuchanka!”
Ed era proprio così. Viola era stata molto dubbiosa su quale risposta dare al velato ricatto del consigliere salarian Valern. Aveva bisogno di ogni esercito possibile anche di quello salarian ma come poteva tradire i krogan sacrificando il loro futuro e condannarli alla genofagia? E nonostante il dubbio morale si sarebbe probabilmente resa complice del sabotaggio, la sua parte oscura era ancora in grado di farsi sentire in quei frangenti per lo più sostenuta da evidenti opportunità strategiche e logiche giustificazioni. Quelle stesse logiche giustificazioni che avevano tanto turbato i suoi pensieri fino a farla quasi impazzire qualche mese addietro. Wrex avrebbe certamente tenuto fede alla sua parola di cambiamento della politica Krogan ma gli altri clan non erano affidabili. E su Tuchanka la vita di un solo individuo è cosa facile da terminare se si è molti a volerlo. E molti Krogan avrebbero voluto vendetta. Curare la genofagia avrebbe solo significato aumentare il numero di morti nel futuro ed un inevitabile conflitto dei Krogan contro la galassia.

Il consigliere Valern aveva espresso nient'altro che un valido punto di vista, peraltro da lei segretamente condiviso. Ed era pronta a sparare a Mordin lì sul velo.
Mordin, il salarian che aveva creato la genofagia e che adesso era pronto a dare tutto per curarla. Le parole del dottore le stavano trapanando la mente di continuo, erano come un coltello che scavava profondamente in una ferita. Era lì davanti girato di spalle ed intento a salire con l'ascensore su per il velo , mentre lei lo osservava dal mirino della sua pistola con il dito pronto sul grilletto.
“Fermami se devi" le aveva detto. Il tempo si era congelato in quell'istante: se avesse premuto il grilletto sarebbero continuati a morire a milioni insieme a Mordin, se non l'avesse fatto sarebbero morti a miliardi con Mordin. E Mordin aveva ragione su tutto: solo sua la responsabilità, qualcun altro avrebbe potuto sbagliare. Ed è vero che aveva considerato solo il quadro generale, ma il quadro generale trascura gli eventi più piccoli. E gli eventi più piccoli spesso sono le storie delle persone e della loro sofferenza. Mindoir era un evento più piccolo.

No quelle ultime parole non erano un ricordo di Mordin, erano di Shepard. Solo sua la responsabilità della salvezza di tutti, Krogan compresi. Solo lei poteva, qualcun altro al suo posto avrebbe potuto sbagliare e premere il grilletto. Il quadro generale più grande non esiste, esistono solo i puntini che formano il disegno finale ed eliminando i puntini si ottengono solo dei vuoti.
“Anche a quel tempo era sempre come con i mattoncini del domino, senza i mattoncini non ci sarebbe stato alcun disegno generale da vedere” pensò mentre guardava quel piccolo puntino nelle braccia di Bakara. E nello stesso modo pensò ancora di come la scelta sbagliata avesse prodotto l'effetto migliore ed insperato. Le IA veramente non avrebbero potuto comprendere gli organici infine.
Shepard su Tuchanka abbassò la pistola contro ogni logica, ma fu la scelta corretta. Mordin sacrificò la sua vita nel tentativo di curare la genofagia ma vi riuscì.

La sua vita per le loro vite, sembrò un risarcimento equo al salarian. E la vita nascente su Tuchanka ebbe un effetto inaspettato. Finita la minaccia dei razziatori Wrex dovette combattere molto per tenere a bada gli altri clan, tutti vedevano quanto si fossero indebolite le altre razze ed era un buon momento per la vendetta. Non era più sicuro di poter mantenere la pace e la parola data ma in ogni caso era pronto a lottare fino alla fine. Ma la nascita di nuovi Krogan cambiò tutto: non erano abituati a quell'evento e furono tutti colti di sorpresa. Come fili d'erba verde che nascono in un campo brullo e che da tempo non vedeva vita. Come verde è la speranza. I desideri di vendetta e di violenza sparirono come la notte al vigore dei raggi del sole, nessun Krogan aveva più altro interesse se non quello di ripopolare il pianeta e procreare un successore. Forse anche lì era stata fortunata Shepard, la scelta giusta nel momento giusto, ma se adesso poteva vedere quel bambino come tanti altri su Tuchanka era solo merito suo. E del sacrifico di Mordin.
Era rimasta come ipnotizzata alla vista del bimbo: di certo non poteva essere definito piccolino e neanche carino secondo gli standard umani e almeno di mezza galassia. Ma era una vita nuova, un evento a cui di fatto non aveva mai assistito. E per la prima volta le venne in mente che se anche avesse avuto un rapporto stabile con Liara, lei non avrebbe mai generato una vita. Era la migliore nella galassia a donare la morte ma non avrebbe mai potuto far nascere qualcuno. Ed era una donna, con un istinto che prima o poi le avrebbe ricordato la sua natura nonostante il ritardo dell'evento.
Cedette all'impulso di prenderlo in braccio. Da quando era lì dentro non era più riuscita a dire una parola. Ma infine sentendo il suo calore cominciò a realizzare di quanto avesse costruito senza rendersene conto.
“Guarda Mordin, qualcun altro avrebbe potuto sbagliare. Felice che ci fossi tu.”

Wrex era entusiasta e non riusciva invece a smettere di parlare.
“tutti ti adorano Shepard, i canti delle tue imprese dureranno finché avrà vita Tuchanka. Ho dato anche ordine affinché venga eretta una statua per celebrare le tue imprese presso le rovine degli antichi insieme al monumento a Kalros...”

“NO, non osare!" Un'impetuosa aura blu avvolse in un istante il comandante, mentre il viso ed i suoi occhi mostravano una ferocia inaudita. Quelle parole sembravano giunte da chissà quale posto distante nella galassia.
Wrex colse in pieno la chiara promessa di morte di quelle parole. Aveva già visto in passato quello sguardo che decretava la sua possibile fine a breve.
Su Virmire la decisione di distruggere la cura della genofagia di Saren avevano messo Wrex e Shepard uno di fronte all'altro. Wrex aveva puntato il suo fucile, propenso a sparare anche se indeciso. Ma aveva letto negli occhi di Shepard, che le era di fronte, la brevità del suo futuro. Se non avesse accettato l'ordine del comandante in quel frangente Shepard non avrebbe esitato ad ucciderlo e ci sarebbe riuscita.
Ma il suo sguardo oggi era ancora più terrificante se possibile. Per la prima volta Wrex ebbe paura in vita sua.
Accostare la sua immagine vicino a quella di un divoratore, anzi alla Madre di tutti i divoratori, era un insulto alla memoria di tutti i suoi compagni caduti su Akuze. Non era riuscita a salvarli e non poteva accettare che qualcuno accostasse il suo nome da eroe accanto a quello di un divoratore in segno di vittoria. Era come sparare ventuno colpi in testa a ciascuno dei suoi compagni , come accadeva continuamente nei suoi incubi. Era come torturarli nuovamente. E si rese conto che il mostro nascosto in profondità, era sempre lì solo un po' più nascosto. Aveva imparato ormai come scacciarlo ma ancora non vi era riuscita.

Nella stanza regnava adesso un gelido silenzio rotto solo dalle urla disperate del piccolo Krogan, la ventata di odio generato dal comandante era stata potente.
Riuscì a controllarsi nuovamente, mentre l'adrenalina iniziava a defluire e ritirarsi e comprese che forse era più prudente riconsegnare il bambino nelle mani amorevoli di Bakara. La Chakwas in fondo li aveva avvertiti che non era ancora pienamente ristabilita, quello scatto di furore accecante confermò ancora quanto brava e sensibile fosse quella dottoressa.
Ma non vi furono altri incidenti. L'atmosfera tornò ad essere più tranquilla anche per merito del Rincol che qualcuno aveva portato seppur modificato per non uccidere alieni diversi dai Krogan.
“Shepard , quando potrai vieni a trovarci su Tuchanka insieme a Liara. Forse i piccoli potranno già giocare per quel periodo."
“Evidentemente Wrex si è dato da fare parecchio” pensò Viola ricordando le allusioni di Karin di undici mesi prima. Ma si sentì in dovere anche di rivelare al suo vecchio amico cosa fosse successo realmente in quei giorni drammatici sul suo pianeta, del sabotaggio dei salarian, della sua esitazione, del coraggio di Mordin Solus.
“Ecco, se vuoi fare un monumento, fallo per lui. Se lo merita."
“Lo farei volentieri per quel pyjack ingegnoso, ma non è ancora il momento. La mia gente non è pronta ad onorare un salarian come salvatore. Ma farò in modo che non venga dimenticato, credimi”.
“Ti credo Wrex, l'ho sempre fatto.”
La rumorosa delegazione aveva ormai abbandonato il pianeta ma la dottoressa Chakwas si sentì in dovere di comunicare a Shepard che la cura non aveva funzionato completamente. Tuttavia ogni donna Krogan aveva la concreta possibilità di generare almeno due o tre figli in vita.
Non importa, andava bene anche così.

Le giornate successive furono decisamente più serene così come le visitatrici. In particolare aveva gradito la visita di Samara. Lei non era sempre stata lì in attesa di poter entrare ma una asari di quasi 1000 anni e con una vita votata al rispetto sistematico del codice delle Justicar aveva senza dubbio la pazienza come una delle sue virtù. Sapeva bene che Shepard si sarebbe ripresa e lei ci sarebbe stata al momento opportuno. Seppur in modo diverso anche lei si stava prendendo cura del comandante, forse in maniera più importante di tutti gli altri.
Entrò nella stanza sempre con quella sua leggerezza incorporea nonostante il suo aspetto generoso:
“Ti trovo riposata comandante e con un rinnovato vigore vedo. Spero che questa pausa ti possa aver giovato e portato un po' di serenità” con quel suo tono sempre calmo e posato ma sensuale allo stesso tempo.
“Ti porto un dono da parte di Falere comandante, lei non ti ha mai dimenticata e mi ha pregato di consegnarti questo ciondolo.”
Avrebbe giurato di averlo visto al collo di Rila, la sfortunata e coraggiosa figlia di Samara.
“E' un dono bellissimo Samara ma forse non dovrei averlo io.”
“No Shepard, io e Falere siamo da tempo in pace con le nostre azioni e vorremmo che questo ti fosse d'aiuto nei momenti bui. La tua vita non è improntata al rispetto del codice e ti occorre trovare ispirazione e conforto in altri simboli. Io non posso mostrarti la via ma sarei onorata se mia figlia potesse essere una luce nel buio della corruzione del tuo animo” Samara era sempre attenta alle parole da utilizzare e si limitava a scegliere quelle essenziali e richieste da ogni situazione. E non dimenticava che solo per Shepard aveva rischiato di non seguire integralmente il codice, anche se non aveva mai dovuto compiere azioni immorali per questo.

Ma ai suoi occhi il comandante aveva bisogno di aiuto e lei non poteva far altro che ricordarle quanto difficile fosse la strada della purezza e della rettitudine.
D'altro canto Shepard la conosceva bene e sapeva che tentare di intavolare un discorso con lei sarebbe stato del tutto inutile e pertanto la invitò a fare l'unica cosa che, oltre ad uccidere, avevano sempre fatto insieme:
“Vieni qui accanto a me Samara, godiamoci questo piccolo panorama in silenzio, come ai bei vecchi tempi.”
“Non sono mai stati belli Shepard, ma accetto volentieri.”
E per molto tempo rimasero sedute a contemplare quel piccolo spicchio di universo da quella stanzetta. Era giunto il momento di ripartire per Samara:
“Ho dimenticato di dirti una cosa Shepard: in questi ultimi tempi ho aiutato Liara in tua assenza, presto sarà lei a mostrarti il mio dono. Spero ti sarà gradito.”
“Non ho alcun dubbio che sarà così, arrivederci Samara e di a Falere che passerò a vederla e salutarla quando potrò lasciare questo posto” mentre non poteva non pensare che a quanto pare Liara fosse al centro dei pensieri di tutti.
“Ne sono certa” e spari dietro la porta, eterea come era arrivata.

Ed anche la visita della specialista Samantha Traynor fu molto gradita. Con lei non c'era bisogno di chissà quali riflessioni morali e spirituali, era lì fresca e vivace, pronta a riempire di energia positiva la stanza. A parte quelle sue paturnie ipocondriache. Tuttavia per estrema sicurezza la Chakwas fece in modo di analizzarla segretamente, giusto per scongiurare il pericolo che tra tutte quelle malattie finte ve ne fossa una reale e letale.
“Comandante che bello rivederti, ci sei mancata moltissimo. Possiamo fare a meno della Normandy ma senza di te è tutto così... brutto!”
“Mi fa piacere Samantha, spero che tu non stia troppo male adesso” la stuzzicò Viola.
“Male? Io? Guarda che sei tu quella malata. Io sto benissimo… a parte la pompa protonica. E l'asma. E deficit da alfa 1-antitripsina ma sto migliorando. E per gli antistaminici, mica ci sono gatti qui? Sennò devo correre a prendere le pillole dalla Michel."
“No tranne qualche varren non ho visto animali”. Aveva dimenticato il criceto, ma se avesse dovuto scegliere se mantenere in stanza lui o Samantha, non avrebbe avuto alcuna esitazione a scegliere.
“Ma lascia che ti mostri il regalo che ti ho portato...Ta Da'! Un Cision pro mark...5! E' la nuova versione. Con campi di forza potenziati. Potresti sollevarci la Normandy con questa mentre ti pulisci i denti...” con evidente eccitazione aveva tirato fuori il non plus ultra degli spazzolini da denti. Nuova versione.
“Ti sarà costato un occhio della testa Samantha , sei sicura che puoi permettertelo? Non vorrei essere causa della tua rovina” rispose Viola tra il divertito ed il preoccupato. La versione 4 costava ben 6000 crediti e tutto sommato furono ben spesi visto che quello spazzolino aveva salvato la Normandy consentendo all'equipaggio di non dover affrontare a piedi i razziatori.
“Ed è qui il bello capitano! Ne stavo parlando con Kasumi di quanto mi sarebbe piaciuto regalarti questo spazzolino anche se non potevo permettermelo ed indovina un po'? Ha detto che se ne sarebbe occupata lei visto il suo debito con te. Quella ragazza deve essere davvero ricca, pensa me ne ha portati ben due! Anche uno per me” saltellava eccitata mentre raccontava la storia “ecco sai se sia impegnata con qualcuno? Ha una voce così...così seducente ed è anche ricca!”
“Oh no, ma perchè devo finire in galera un'altra volta” aveva pensato Viola ben sapendo come Kasumi avesse acquistato quelle cose.
“I guai fanno a gara per trovarmi.”

“Davvero uno splendido regalo Samantha, grazie” La cortesia formale era sempre d'obbligo seppur quel regalo sarebbe stato una fonte di problemi futuri.
“E non è finita guarda qui, la mia scacchiera! Partita?"
“Perché no?”
Se si fosse giocato a Kepesh-Yakshi il comandante sarebbe stata spacciata ma dopo le sconfitte subite a scacchi in cabina si era allenata di nascosto con Ida in maniera ossessiva. Se i razziatori avessero potuto aiutarla in questo, avrebbe giocato anche con loro. - Shepard vs Sovereign – ogni tanto ci aveva segretamente pensato, avrebbe funzionato la mossa d'apertura T'pol con un razziatore? O l'avrebbe sterminata per la rabbia della sconfitta?
“mi spiace bello, scacco matto!"
Era tremendamente competitiva e quel pomeriggio la specialista dovette incassare una serie di sconfitte brutali.
“Samantha forse dovrei sostituirti come specialista sulla nave, non sei in grado di battere neanche una moribonda” con tono sarcastico e compiaciuto.
“Comandante lei mi ha imbrogliata. Dannazione. Uffa!”
Aveva un espressione di puro compiacimento Shepard nell'osservare la delusione per la cocente sconfitta nel viso della giovane avversaria.
“Niente da fare lei è la numero 1 anche qui adesso”.

La Traynor era un'anima semplice e Shepard era convinta che la specialista fosse stata in passato sicuramente innamorata di lei; lo aveva capito da certi sguardi rubati e da come insistentemente la cercava anche fuori dalla plancia. Aveva persino provato a fare la doccia nel suo alloggio ed era entrata nella vasca del suo appartamento! Ma questo le dava potere su di lei, le bastava chiedere per ottenere come sempre tutto ciò che voleva sapere. Ed era curiosa finalmente di sentire cosa fosse accaduto sulla nave dopo l'esplosione del crucibolo. Lei non sarebbe riuscita a mentirle.
Ma ottenne lacrime ed un viso triste:
“Comandante sono stati momenti terribili, non voglio neanche ripensarci. Tu eri morta, eri morta per tutti, come credi che potessimo sentirci dopo tutto quello che avevi fatto per noi? Dopo tutto il tempo passato insieme, le avventure vissute. Di te non ci era rimasto niente. Neanche un corpo da onorare o una tomba su cui mettere fiori. Avevamo potuto solo tentare una commemorazione in tuo onore e in onore dell'ammiraglio David Anderson. Eravamo tutti lì davanti. La sua targa era già messa sul memoriale, ma quando ho visto Liara con in mano la targa con il tuo nome e che stava per affiggerla sopra a quella di Anderson...” si interruppe, non riusciva più a parlare.
“Su coraggio...” con tono dolce ed un mano sopra la spalla.
“Vedere quella targa con il tuo nome significava che tu...che tu eri morta. DAVVERO. Non ti avremmo vista più, non ci saremmo parlati più, non sarebbe rimasto più niente che il ricordo. Fino a quando il memoriale era vuoto non sembrava reale ma così, o mio Dio, sarei voluta morire anche io...”
Povera Samantha, dovevano essere stati momenti davvero terribili. Adesso provava vergogna per l'atteggiamento mostrato prima durante il gioco. E provò ad asciugarle gli occhi.
“Come vedi sono qui e sono viva. Su avanti afferra la mia mano, tocca la mia spalla. Sono io in carne ed ossa” ma non aveva finito la frase che Samantha riprese coraggio e tornò a parlare.
“Ma sai una cosa? Liara non ha attaccato la targa al momento di farlo. Ha guardato la targa, se l'è portata al petto e non l'ha attaccata. E se n'è andata sorridendo serena perchè sapeva...lo sapeva capisci?” un sorriso tornò sul viso arrossato della giovane.
Un groppo in gola si presentò violento e furioso. I suoi occhi erano pronti a scoppiare e solo l'accentuato orgoglio e la sua eccezionale forza di volontà le permisero di non scoppiare in lacrime davanti alla Traynor in maniera così sguaiata. Cosa aveva mai di fatto di così speciale per meritare un dono come quella splendida asari? Cosa poteva riservarle di meglio il paradiso se mai fosse esistito?
Il momento di commozione passò, seppur non senza sforzo, ed il tono gioioso della ragazza riusci infine a sciogliere la gola di Shepard per poterla salutare.
“Una cosa comandante, non è che mentre sei ancora qui...ecco...ti potrebbe servire qualcuno che tenga in ordine la tua vasca da bagno...”
“Sono nel cassetto, Samantha. Per favore non rompere nulla."
“Yuppie! Sei la numero 1 Shepard!"

Non sarebbe riuscita a mentirle:
“Samantha, dov'è Ida?"
La giovane frugò con calma nel cassetto e prese le chiavi dell'appartamento di Shepard. Uscendo si girò per risponderle.
“Dovrai chiederlo al tenente Moreau. Te lo dirà lui quando verrà”
Non sarebbe riuscita a mentirle, non con quegli occhi rossi.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: En Sev En