Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: PeterPan_Sherlocked    01/12/2015    0 recensioni
Criminale, pedina, logica, fisica, Agente. Il corpo della Polizia Temporale non è come ci si immagina. Sono ragazzini quelli che ne fanno parte, automi o persone, uomini o dei?
I segreti sono le fondamenta, gli intrighi le mura, la logica ciò che fa funzionare la macchina perfetta dell'Agenzia.
L'allievo più promettente della Scuola conoscerà la leggenda.
Lei ha salvato il mondo, ma chi salverà lei?
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Call Trilogy'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Ciao Louis! Lui è Thomas, italiano" Lea presenta il biondo e fa accomodare il suo amico su un pouf rilassante proveniente dal 2120, ovviamente lui non lo sa. Non dovrebbe usare utensili di altre epoche su ragazzi del duemila ma Thomas a prima vista è un bel po' strano, ed è a casa sua, cosa ambigua, quindi non ci sarebbe stato nulla di male nel rilassarlo un po'. "Ciao! Pronto per andare al cinema?!" disse con sguardo vacuo Louis. "Si" sorrise il ragazzo. Entrarono nella Punto e Tom fu presentato a Martha, la terza ragazza della compagnia, una diciassettenne un po' nerd, e anche un po' strana; una delle persone più simpatiche al mondo, probabilmente. L'auto era oggettivamente un caos. I sedili ricolorati con varie fantasie erano coperti da lattine, pacchetti di sigarette e carte dai fast food, in più c'era una coloratissima coperta di pail per le evenienze. "Woah andiamo a vedere The Maze Runner. E sia chiaro, Newt è mio." rise forte la ragazza. "No Martha" la contradisse Lea "Newt è mio." "Mai Lea.. lui... lui avrebbe dovuto sposare me, me!" si agitò sul sedile la mora, rischiando di travolgere Tom. "No spoiler" li avvisò Louis, e continuando a chiaccherare arrivarono al cinema. "Cerca di sembrare poco sopreso" ricordò l'agente a Thomas mentre si avviavano all'interno della sala. Il ragazzo rimase stupito in un primo momento dal fatto che le figure non erano ologrammi, ma alla fine il film gli piacque da morire anche perché il protagonista si chiamava come lui. Entrarono in gelateria. "Per il mio amico, fragola e cioccolato" disse Lea per poi sussurrare a Thomas "è buono fidati." Il ragazzo prese in mano un cilindro sormontato da una specie di crema fredda e colorata, lo assaggiò diffidente. Aveva ragione Lea. Era buono. Parlarono della scuola, un tipo di scuola che Thomas non conosceva e che lo incuriosiva, quindi rimase ad ascoltare, rimanendo sempre più sorpreso dalla capacità di Lea di trovarsi a suo agio in quell'epoca: parlava con la loro cadenza, faceva gli stessi gesti, rideva al momento giusto e sembrava conoscere quel mondo come l'Agenzia. Era bellissima e perfetta. Voleva diventare come lei, era stato scelto perché era il bravo, e sarebbe diventato il migliore. "Il tuo amico non parla?" chiese la ragazza di nome Martha. "Timido" sorrise lei. "Si, sono nuovo, vengo dall'Italia" "Oh! Ho sentito parlare così tanto dell'Italia! Com'è?" Come uno Stato sopravvissuto a due bombe nucleari, che sta ricostruendo piano la sua identità persa nel tempo - pensò Thomas. "Soleggiata" rispose solo. A Martha sembrò bastare. Arrivò il momento dei saluti, e il ragazzo tirò un sospiro di sollievo solo quando rientrò nell'appartamento di Lea. "Tom! Eri un pezzo di legno! Rilassati, a Martha piaci" "Martha?" chiese, poi si ricordò della ragazza con i capelli castani che gli aveva chiesto dell'Italia "Ahh... senti Lea mi devi dire com'è l'Italia ora." "Soleggiata va bene. E' sempre uguale l'Italia, solo che in questa epoca gli italiani si salutano sempre, sono gioviali e ridono spesso. E non hanno nessuna fissa malata per la simmetria. Domani andremo a scuola. Non dire per nessun motivo che abitiamo nello stesso palazzo, ci scambierebbero per fidanzati e io non voglio." Il ragazzo arrossì. "Comunque non abbiamo nessuna fissa malata per la simmetria." "Ma ti sei visto? E tu sei stato prelevato a quattro anni! Pensa chi continua a vivere lì come diventa!" sbuffò Lea scompigliando i capelli biondi del ragazzo, mentre lui si fiondava davanti allo specchio per rimetterli in ordine. La ragazza ridacchiò. "Beh, cosa devo fare?" "Ora ti darò un po' di informazioni, poi la mattina a scuola per imparare a interagire e il pomeriggio studio con me. La sera si esce." "Ma tu vai a scuola qui?" "Si, e studio mille anni di storia in meno, sono nata nel Tremila io, in compenso conosco cose che sui libri non ci sono" disse, e lo fece sedere su una sedia, dove iniziò a parlare. Lea gli insegnò tutto sul XXI secolo. Il ragazzo assorbiva informazioni come una spugna. Imparò a riconoscere i telefonini, i libri e le auto, scoprì parole come bulo e figo, capì che in quel tempo era considerato una bellezza. "Puoi sfruttarlo con le ragazze questo! Capelli slavati, occhi neri, anche se un po' inquietanti, sorriso bianchissimo e fisico da allenamento dell'Agenzia - il migliore in tutte le epoche." ammiccò lei. "Io non voglio... siamo qui per lavorare!" protestò lui. "E per divertirci. Cerca di sembrare meno simmetrico possibile e vediamo di farti un piercing o un tatuaggio." "No" "Non era una domanda. Qua i ragazzi si riconoscono per gruppi, e nel nostro gruppo hanno tutti almeno un tatuaggio. Di quelli dell'Agenzia lavabili, okay? Mica devi andare in giro come me!" Gli applicò un paio di ali d'angelo sulla schiena. Appena si tolse la maglietta Lea si fermò a guardare il fisico perfettamente scolpito del ragazzo, e sorrise facendo arrossire lui. "Io non voglio piacere." disse il biondo. "Ti dovrai divertire!" "Ma voglio trovare l'amore!" "Non c'è amore per gli Agenti. Ci muoviamo di epoca in epoca, non siamo stabili." "Ma un altro Agente?" "Una coppia di Agenti? Impossibile. Sarebbero troppo uguali." "Io e te ti sembriamo uguali?" chiese lui. "Intendi me?" ridacchiò Lea. "No Neuma, era un esempio." "E' vero, siamo diversi. Due Agenti... un sogno irrealizzabile Thomas, toglitelo dalla testa e lavora." rispose lei pensando a Alexander. Poi iniziò la lezione seria. "I Crirali, o Criminali Temporali, come sai già, si trovano particolarmente in difficoltà in questo tempo perché è un momento della Storia in cui tutti tendono a riconoscersi tra di loro. Hanno bisogno di avere qualcosa che li accomuna e che è un modo di fare praticamente impossibile da imitare." "Tu ce la fai" "Io sono la migliore. E poi io non lo imito, io sono. L'ho imparato dopo tanto tempo passato a vivere la vita di tutti i giorni in questo posto, a scoprire cosa amano e cosa odiano. Li riconosci i Crminali perché si guardano attorno con circospezione, usato termini sbagliati, camminano in modo impettito. E' inutile imitare qualcuno, bisogna essere qualcuno. Sii te stesso e poi tutto verrà da se, una delle più grandi caratteristiche umane è l'adattamento." "La fai facile tu, ma tu sei Neumalea!" "Ragazzino" avevano la stessa età, ma Lea serviva all'Agenzia da quando aveva dieci anni "io non sono una leggenda. Tu sei dotato, hai il carattere, hai il fisico. Oggi eri in imbarazzo, ma l'ultimo che mi hanno mandato ha bruciato la casa dopo mezz'ora. Ci sai fare, basta un po' di addestramento, non voglio sentirti piangere addosso. E non ti spaventare, la bastarda la faccio per spronarti, sono normalissima" "Insomma" sfuggì a lui in un soffio ma Lea, inaspettatamente, si mise a ridere. "Bravo Tom, non avere paura. Per oggi basta, domani tutti a scuola!" "A che grado appartieni Neuma?" chiese lui alzando la manica della camicia per far vedere il suo AA+ nero, il simbolo degli Agenti appena usciti dalla Scuola, che sarebbe scomparso quando sarebbe aumentato di grado. Lea scoprì il suo avambraccio dove spiccavano bianchissime le sue AA+. Primo comando. Lo Stemma Bianco era l'unico non rimuovibile, una volta che sei Primo Comando, sei per sempre Primo Comando. "Sei una Geniet." Thomas era visibilmente impressionato. "A letto ora, Tom." Lea odiava quando le ricordavano che era Geniet. Thomas non riusciva a dormire. Si stava addestrando con l'Agente migliore di tutta l'Agenzia, e lei era bellissima. A Scuola, il posto dove i migliori venivano preparati per entrare a far parte dell'istituzione più famosa dell'Universo, tutti, almeno una volta, avevano fatto un disegno di Neumalea. Nessuno le assomigliava. La rappresentavano alta almeno un metro e novanta, i capelli lisci e tagliati a saetta mentre i suoi erano morbidi e mossi, gli occhi di un'arancione crudele, mentre il suo colore assomigliava a un tramonto estivo, muscolosa in modo assurdo, e lei era mingherlina, sempre con qualche arma in mano, e quel giorno si era portata dietro solo il coltello. Nessuno poi aveva mai parlato del tatuaggio, così assurdamente perfetto, o del fatto che era acida. La preferiva dal vivo che dai disegni, nonostante il suo viso fosse asimmetrico, ed era molto più umana e meno eroe. Le inviò un messaggio. Ti dipingono come un'eroina tutta muscoli, io ti prefersco così. Arrossì un po' a quello che aveva scritto, ma non se ne preoccupò. La risposta arrivò subito. Sfortunato quel popolo che ha bisogno di eroi. Bertol Brecht. Thomas lo conosceva, era uno scrittore del Novecento. Non le rispose, ma rimase quasi tutta a notte a pensare. Ogni popolo, in ogni era, ha sempre avuto bisogno di eroi, per sentirsi sicuro, per sentirsi protetto. Voleva diventare come lei, e voleva risolvere missioni insieme a lei, come una squadra. Si sarebbe impegnato, e ce l'avrebbe fatta. Cullandosi in questo pensiero cadde lentamente tra le braccia di Morfeo. Sognò il suo primo giorno alla Scuola, e a come si era sentito piccolo in confronto a tutti quegli Agenti, e anche in confronto agli altri ragazzi del corso, aveva quattro anni ed era mingherlino. Gli insenganti lo avevano subito guardato male, chiedendosi per quale motivo era stato scelto. Glielo aveva fatto capire, il perché, alla fine era diventato il migliore, paragonato alla leggenda. La stessa leggenda che aveva conosciuto e che gli rispondeva per citazioni. Freddo. Tanto freddo. Thomas aprì gli occhi bagnato fradicio. "Neuma!" urlò lui aprendo gli occhi e ritrovandosela davanti, in camera sua. Dormiva solo in pantaloncini, aveva bisogno di privacy! Si tirò su il lenzuolo. "Che c'è?" bofonchiò lei masticando un biscotto. "C'era bisogno di bagnarmi?!" "Non ti svegliavi" sorrise divertita lei. "Se mi mandi un suono sull'auricolare lo sento." "Lo so, ma qui ancora non usano gli auricolari, non quelli che intendiamo noi. Benvenuto nel ventunesimo secolo Tom, sei più carino quando sei spettinato." "Un pettine... e il bagno... e qualunque cosa abbia un minimo di simmetria!" "Ehi stamattina t-shirt va bene?" "No". Lui odiava le t-shirt. "Camicia, è il massimo che posso fare, vieni a mangiare due biscotti." "Non faccio mai colazione, come ci arriviamo a scuola?" "In auto ovviamente" ridacchiò lei alla faccia sonfortata di lui. Thomas odiava le automobili dal giorno prima. Aveva pensato a lui tutta la notte, era il ragazzo più dotato che le avessero mai mandato, faceva domande intelligenti, apprendeva come una spugna e si impegnava per farcela. Certo, aveva ancora sogni sull'amore, non aveva mai fatto una missione e doveva togliergli quella sua fissa per la simmetria, poi sarebbe andato bene. Era anche simpatico nonostante fosse un ragazzino. "Mi stai simpatico ragazzino" gli disse infatti, lui arrossì. Ovviamente era in soggezione, Neuma lo sapeva, la guardava sempre, quasi per assicurarsi che fosse vera e beh... lo era. Sapeva a grandi linee che la nominavano a scuola, e aveva intuito che la rappresentazione che fornivano gli insegnanti non era veritiera. Già si immaginava descritta come una donna gigante con il cipiglio severo, mentre era solo una ragazza. Ma era la migliore.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: PeterPan_Sherlocked