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Autore: ArtemisiaSando    01/12/2015    2 recensioni
[Arkhamverse]
April, giovane medico di Boston, a soli ventinove anni capisce di aver messo in pausa la propria vita per perseguire una carriera che l'ha condotta ormai alla solitudine di un appartamento vuoto fra i mattoni cotti dal sole della capitale del Massachusetts.
Quel bisogno di amore e famiglia che per anni, dopo la morte di suo padre, ha allontanato come una malattia senza mai desiderarlo per se stessa, torna con insistenza alla porta del suo cuore imponendole un cambiamento di rotta.
Ingoiando la paura che per una vita intera ha guidato i suoi passi, decide di accettare un lavoro nella famigerata metropoli del crimine, lasciandosi alle spalle un passato logoro e le vecchie abitudini.
Si trasferisce così a Gotham City. Una città che, con le sue contraddizioni, i suoi miti e le sue tetre leggende, riuscirà a coinvolgerla in modi inaspettati cambiando il corso della sua esistenza per sempre.
[Questo racconto è ispirato all'opera videoludica Rocksteady "Batman: Arkham Knight" e fa riferimento agli avvenimenti accaduti nel gioco e nel relativo prequel comic.]
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman, Joker, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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~3~ Nice to meet you, Mr Wayne

L'atmosfera nell'immenso salone non era cambiata durante la sua fuga, gli stessi uomini e le stesse donne stavano ancora discorrendo, ridendo, bevendo costoso champagne al tepore dei preziosi caminetti blasonati, a spese di quel misterioso Bruce Wayne che aveva evitato di accoglierli per quasi una notte intera. April cominciò a sentirsi usata mentre uno dopo l'altro magnati dell'imprenditoria di Gotham le venivano garbatamente introdotti, tutti uomini, pochissimi con moglie al seguito.

C'era uno strano equilibrio di potere in quella sala, un equilibrio in cui la ragazza si sentiva più che mai fuori posto, quasi fosse nient'altro che un bel soprammobile, sorrideva e chiacchierava con loro, per loro, eppure la rabbia stava montando silenziosa oltre quel velo di scoperta ingenuità. Avrebbe più che mai preferito tornare a perdersi fra le sale curate della tenuta, al lungo corridoio degli arazzi, all'incontro con il suo nuovo, bizzarro amico piuttosto che sottostare a quella squallida esibizione di potere.

Non seppe quanto tempo fosse passato quando, all'improvviso, il più anziano dei suoi accompagnatori si fermò teatralmente a parlare con qualcuno che April dalla sua posizione non poteva vedere.

- Oh, signor Wayne. Non credo lei conosca ancora il nostro nuovo acquisto. Lasci che vi presenti. - esordì attirando la sua attenzione, allora il tanto azzimato signor Wayne esisteva davvero e davvero sia aggirava indisturbato fra i suoi ospiti portando, a quanto pareva, scompiglio e riverenza.

- April, il signor Bruce Wayne, il nostro ospite. Signor Wayne, la dottoressa April Holloway. - si rivolse questa volta a lei, invitandola gentilmente a voltarsi.

- E' un piacere, dottoressa. - che la voce dell'uomo non fosse affatto sconosciuta arrivò alla sua coscienza con qualche secondo di ritardo. Si accorse dello scherzo in cui era caduta inevitabilmente vittima solo nell'istante in cui gli occhi blu profondo del signor Wayne si posarono ancora una volta sui suoi, confusi e quasi stranamente amareggiati.

- Lei? - si accigliò, sorpresa dal sorriso sul volto bello e maturo dell'uomo che fino a poco prima, così vicino da poterne ascoltare il lieve respiro, aveva giurato di non conoscere il padrone di casa.

- Vi conoscete? - interruppe il loro scambio di sguardi l'anfitrione che per la seconda volta li aveva posti l'uno di fronte all'altra. April non se la sentì di guardarlo ancora, si sentiva tradita da quel suo comportamento infantile ed arrabbiata con se stessa per aver riposto la propria fiducia, anche se solo per un istante, in un affascinante quanto bugiardo sconosciuto.

- Temo di si. Il signor Wayne si è preso gioco di me poco fa. - sorrise appena per dissimulare la tensione, che il signor Wayne dovette comunque percepire dato che tornò a cercare i suoi occhi, sopra la mano tesa che le stava offrendo. Sembrò sincero mentre le dita di lei scivolavano diffidenti fra le sue, grandi e calde, in un'armonia che April aveva già conosciuto nel momento in cui si erano incontrati di fronte alla lunga finestra del corridoio.

- Non era mia intenzione, davvero. Mi è sembrato curioso che una ragazza come lei se ne stesse tutta sola in disparte e poi cercavo davvero un po' di pace. - ricambiò il sorriso con quella voce raspante e profonda che difficilmente qualcuno avrebbe potuto dimenticare.

Bruce avrebbe decisamente preferito non incontrarla una seconda volta, non per svelare quella sua infantile bugia, non per vedere quello sguardo nei chiari occhi d'oro. Non si fidava di lui, forse non l'avrebbe mai fatto ora che aveva capito. Eppure mentire sarebbe stato inutile. Per una volta, ed una soltanto, avrebbe voluto essere Bruce Wayne e nient'altro, avrebbe voluto che dell'uomo che c'era in lui fosse rimasto molto di più che un insano groviglio di rabbia e senso del dovere. Le avrebbe voluto mostrare la parte migliore di sé, se solo avesse saputo quale fosse.

- Ora capisco perché hanno mandato proprio lei a caccia di finanziatori. - sorrise invece lasciando andare la mano piccola e tiepida della ragazza, sicuro che non volesse prolungare quel contatto con lui. Era bella persino ora che le preziose iridi del delicato colore dell'oro si sottraevano insistentemente alle sue.

- Non credo di essere stata granché produttiva finora. - si schermì con un sorriso distratto che pure avrebbe fatto impallidire le stelle, le dita sottili che correvano a sistemare nervosamente una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio.

- Lei si sbaglia di grosso, dottoressa. Si da il caso che ne abbia appena trovato uno. - la contraddisse godendo per un istante dell'espressione più ammirata che stupita sulle labbra scure e piene.

- Ha intenzione di stanziare quella cifra da solo? -

- Certo. Mio padre ha lavorato in quell'ospedale prima di lei, è mio dovere. - continuò più dolcemente e questa volta la ragazza tornò a guardarlo, nei chiari occhi d'oro la diffidenza che prima gli avevano riservato sembrava essersi dissolta come neve al sole e Bruce non poté nascondere a se stesso quanto ancora di sé avrebbe voluto dirle. Quanto avrebbe voluto farle davvero cambiare opinione.

Non distolse lo sguardo da quello della ragazza per un lungo istante, in un leggero silenzio che venne rispettosamente interrotto dalla presenza di Alfred al suo fianco. Gli sussurrò all'orecchio parole che non avrebbe mai potuto ignorare, qualcosa si era mosso a Gotham, qualcosa che se trascurato avrebbe potuto colpire chiunque, persino la giovane dottoressa dai grandi occhi di lupo.

Di nuovo Bruce Wayne cedette senza remore il passo all'uomo dietro la maschera, augurandosi che almeno lui riuscisse a dimenticarla, a fare finta ancora una volta che quelle due vite fossero anche condotte da due uomini diversi, diametralmente opposti.

- Ora vogliate scusarmi, credo che un paio di faccende richiedano la mia presenza. - sorrise per togliersi d'imbarazzo, recitando una parte che aveva meticolosamente imparato nel corso degli anni, una parte che stranamente di fronte a lei non riusciva ad eseguire al meglio.

- Signori. Dottoressa, è stato di nuovo un vero piacere. Spero di rivederla presto. - di nuovo le dita della ragazza si strinsero gentilmente alle sue, l'avrebbe lasciata andare non appena varcata la soglia umida della caverna, l'avrebbe lasciata indietro con qualcuno che non era più Bruce Wayne. Un uomo codardo per una vita di mediocri apparenze, l'avrebbe disprezzato se solo avesse saputo. Questa era la sua unica certezza.

- Anche per me. Arrivederci, signor Wayne. -

April lo guardò sparire fra la folla, oltre il corridoio in cui poche ore prima si erano conosciuti. Guardò le spalle ampie nel vestito costoso e non poté che chiedersi che cosa ci fosse di sbagliato, di così dissonante in lui. Era forse l'uomo più bello che avesse mai conosciuto, eppure nei chiari occhi azzurri si nascondeva la sua stessa infelicità, lo stesso senso di profonda solitudine con cui la ragazza non aveva potuto che confrontarsi per tanto tempo. Forse aveva provato qualcosa per lui quella sera, qualcosa che l'aveva lasciata con uno spiacevole batticuore ed un vago senso di nostalgia.

- Sembra che tu abbia fatto colpo. - interruppe i suoi pensieri il dottor Heagen, sporgendosi verso di lei con un fare confidenziale che la fece rabbrividire. Eppure April non poteva che dirsi confusa, a patto che il signor Wayne avesse provato interesse per lei, perché mentirle? Uno scherzo innocente, forse, ma April non era una stupida. C'era qualcosa in lui, qualcosa che, di sicuro, se glielo avesse permesso, l'avrebbe ferita.

- Può darsi, comunque quell'uomo ha qualcosa di strano. Sembrava odiare sinceramente tutto questo. Quale sarebbe allora il senso di dare una festa come questa, odiando una festa come questa? -


   
 
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