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Autore: Altair13Sirio    01/12/2015    3 recensioni
Kate è una tredicenne ribelle e solitaria. Ha pochi amici e non va d'accordo con i suoi genitori. Una notte torna a casa dopo una festa, e durante il suo ritorno a casa succedono cose strane... E' una ragazzina coraggiosa, affronta il pericolo a testa alta, ma ha paura... Una grande paura che la opprime nei momenti peggiori.
Kate è seguita da qualcuno, o qualcosa, e sente la sua presenza e la sua influenza farsi sempre più insistenti, e non ha nessuno con cui confidarsi, nessuno a cui appoggiarsi...
Lei è piccola. E' solo una piccola ragazzina che vorrebbe essere grande, e non può nulla contro i pericoli del mondo, ma ci sarà qualcuno, o qualcosa, a proteggerla, alla quale si affezionerà particolarmente, amandolo e desiderandolo, confidandosi con egli, diventando "sua"... Il suo angelo custode.
Genere: Fluff, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Monster'
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La madre di Kate aveva già intuito cosa sarebbe successo; suo marito non voleva arrendersi di fronte a sua figlia, e la ragazzina sembrava decisa ad andare fino in fondo; quell’essere che aveva portato in casa loro si faceva sempre più minaccioso e inquietante, e non appena mosse il braccio per colpire l’uomo, lei non esitò neanche un secondo a lanciarsi in mezzo.
<< NO!!! >> La madre di Kate lanciò un urlo sovrumano quando saltò per parare il colpo di Slender Man. In quel modo lei avrebbe subito l’attacco, nella speranza di fermarlo ed evitare così che colpisse suo marito.
Pensava di poterlo salvare, nonostante avesse appena constatato che sarebbe morto con quel colpo. Ma non aveva pensato alla fragilità del suo corpo, alla forza dello Slender Man, alla differenza che c’era tra la muscolatura dell’uomo e la sua, alle intenzioni della figlia… In quel momento aveva agito solo per salvare suo marito, come se avesse avuto qualcosa da farsi perdonare, ma forse c’era qualcosa di più sotto il suo gesto estremo…
Il corpo della donna si frappose tra Slender Man e il padre di Kate proprio al momento giusto, quando il braccio dell’essere stava per raggiungere lo stomaco dell’uomo; essendosi lanciata con una forza insufficiente a raggiungere l’altezza del marito, la donna era posizionata più in basso di lui, il suo petto era all’altezza della mano di Slender Man, e fu lì che questa si scontrò con estrema violenza.
L’impatto produsse un forte schiocco inquietante, capace di far venire i brividi a Kate, che cambiò espressione non appena lo udì; istantaneamente cercò di avvicinarsi, evitando la mole di Slender Man, per vedere cosa fosse successo, ma prima che potesse anche solo muoversi, il corpo di sua madre veniva scaraventato contro un angolo alto della stanza, si schiantava contro le pareti e ricadeva a terra inerte, incapace di muoversi. Ci volle un secondo per capire cosa fosse successo, sia il padre di Kate che lei furono sorpresi, e anche Slender Man si chiese perché avesse colpito la donna… Poi l’uomo scattò verso la moglie urlando il suo nome, mentre Kate rimaneva a contemplare la scena a bocca aperta, sconcertata.
<< RESISTI! >> Urlava lui mentre cercava di sollevarla, di avvicinarla a sé. La donna però provava solo altro dolore quando lui tentava di fare qualcosa; glielo fece intendere emettendo dei gemiti impercettibili non appena la mosse.
Aveva le costole fratturate, proprio sopra al cuore, e dal punto dove il suo petto aveva incontrato la mano di Slender Man colava lentamente del sangue. Kate fu scossa da brividi di terrore quando si rese conto di cosa stava osservando: suo padre che cingeva il corpo di sua madre in fin di vita, in quello stato per colpa sua. Era orribile. Aveva ucciso lei sua madre?
Fece un passo indietro scuotendo la testa, sul punto di avere una crisi. Cosa era successo? << Kate… >> La voce flebile della madre raggiunse le sue orecchie e Kate bloccò le lacrime che stavano per uscire.
<< Mamma! >> Esclamò la ragazzina facendo mezzo passo verso di lei, fermandosi, immaginando che il padre non volesse che si avvicinasse; come poteva lasciarglielo fare, dopo quello che aveva causato… << Scusa… >>
La voce di Kate, spezzata dal pianto, fu interrotta dalle parole confuse e deboli della madre, che sembrò ignorare le sue scuse. << Mi dispiace… Mi dispiace di averti ignorata… >> Ed ecco ancora una volta, una persona che perdeva la vita per colpa sua che le chiedeva scusa; come era possibile tutto questo? << Se ti avessi dedicato più tempo… Se avessi provato a parlare con te, almeno una volta… E chiederti cosa… Cosa stessi provando… >> I suoi occhi erano già rossi da prima di cadere a terra; adesso il suo viso era rigato dalle lacrime, che le erano colate da una guancia all’altra fino al pavimento. Era il dolore che la faceva piangere; Kate avrebbe pensato questo, se non avesse sentito quelle parole rivolte a lei. << Forse… Forse non sarebbe andata così… Se ti avessi trattata meglio… Invece di lasciarti da sola… Se… >> A quel punto si interruppe: la donna non ce la faceva più, piangeva senza nemmeno provare a trattenersi, il dolore che provava al petto doveva essere insopportabile, perché cercava di muoversi il meno possibile, ma ogni spasmo rendeva vana la sua lotta, e ogni secondo la si vedeva stringere i denti e contrarre i muscoli; la voce le si strozzava in gola, e la donna doveva fare uno sforzo immane per tirarla fuori. Kate la vide deglutire più volte prima che potesse ritrovare il controllo sulla propria voce. << Se fossi stata… Una madre… >>
Il padre di Kate stava lì, confuso e spaventato, senza la minima idea di cosa fare per salvare la moglie. Non si poteva fare niente, ma solo lui era quello che non voleva arrendersi. Pensava si potesse ancora fermare la tragedia; forse la fine si poteva tardare, ma a quale scopo? << Non… Non dire cose così. >> Le intimò con voce debole; anche lui stava piangendo. << Vedrai che andrà tutto bene. >> Era bravo a mantenere una voce rassicurante in un momento del genere, ma non era capace di mentire, sfortunatamente. E in ogni caso, nessuno gli avrebbe creduto, a quel punto.
<< Mamma… >> Mormorò Kate ricominciando a piangere. Il sorriso sereno di sua madre le fece ancora più male, perché significava che la donna aveva già capito il suo destino e lo aveva accettato. Kate non voleva che finisse così: non voleva che sua madre morisse odiandola. Ma chi le diceva che la odiasse? Lo sapeva e basta! Era stata lei a ucciderla, e se non fosse successo a lei, la morte sarebbe stata del padre, e non sarebbe cambiato niente! Kate era un’assassina, non poteva tornare indietro, non sarebbe mai stata perdonata. L’unica cosa che poteva fare era andare avanti.
Cominciò a piangere e si coprì il viso con le mani, incapace di sostenere lo sguardo dei presenti. << SCUSAMI!!! >> Urlò uscendo dalla stanza, seguita subito dopo da Slend, con suo padre che le urlava disperato dietro.
Kate sbatté la porta dietro di sé e ci si appoggiò addosso, come per bloccarla; Slender Man comparve davanti a lei, subito dopo che fu fuori di casa. << Perché lo hai fatto? >> Chiese Kate ansimando. Il viso solcato dalle lacrime era contratto in un’espressione di terrore e stava cercando di dare un senso a quello che era appena successo. L’aria fredda della sera la aveva investita non appena era uscita fuori.
Slender Man ruotò il busto per riuscire a vederla. Sembrò contrariato dalla domanda della ragazza. Tu volevi che io lo facessi. Rispose con un leggero astio nella voce.
Kate non era arrabbiata con lui, ma voleva capire perché avesse ucciso sua madre. << Io non volevo che tu uccidessi qualcuno… Non volevo che colpissi mia madre…! >> Per un attimo rischiò di rimettersi a piangere, ripensando alla madre appena morta, ma riuscì a trattenersi e ad alzare lo sguardo. << Avevo minacciato mio padre… >>
Lui ti stava per afferrare. Rispose prontamente Slender Man. E’ stata tua madre a mettersi in mezzo. Aggiunse impassibile, come per tirarsi indietro riguardo a quello che era appena successo nella casa.
<< Lo so… >> Mormorò Kate sentendo l’aria venirle meno. Si piegò in avanti, sperando di riuscire a respirare meglio. << Ma non capisco perché lo abbia fatto… Cosa l’ha spinta a un gesto tanto pericoloso? >> Kate non riconosceva sua madre in quel gesto: la donna non era mai stata coraggiosa, non aveva mai mostrato di tenere tanto a lei, e questo glielo aveva confessato prima di morire, ma perché le era nato quel sentimento proprio ora? Non aveva senso! A Kate non sembrava normale rischiare la vita per un’altra persona; a meno che quella persona non fosse molto importante. E lei era importante per sua madre? La donna avrebbe rischiato la vita per la figlia? Normalmente, una madre avrebbe fatto questo e altro per la figlia, ma quella non era la normalità

Kate rimase immobile per un minuto, a fissare l’orizzonte buio senza realmente vedere nulla. Sua madre aveva appena mostrato di poter fare un gesto estremo come quello, e lei? Lei lo avrebbe fatto per sua madre?
Kate…? Slender Man sembrò notare l’inquietudine di Kate, i dubbi che attraversavano la sua mente alla velocità della luce, lasciandola confusa e incapace di pensare. Aveva paura di scoprire la risposta a quella domanda, e decise di ignorarla, per il momento, rimandando la resa dei conti a un’altra volta. Kate?!
Al secondo richiamo di Slender Man, la ragazza girò lo sguardo verso di lui, sbattendo le palpebre più volte, come per riconoscere la realtà dal sogno e aprì la bocca imbambolata. << Andiamo. >> Disse ancora confusa, cominciando a scendere gli scalini del portico. Slend la seguì tristemente con lo sguardo finché non ebbe poggiato piede sul giardino, per poi raggiungerla. Intuiva che la ragazza era distrutta, ma non voleva darlo a vedere; forse non avrebbe dovuto farlo, per la sua sanità mentale…
Kate, mi dispiace per quello che è successo… Cercò di scusarsi Slender Man, con l’intento di far capire a Kate che non fosse colpa sua quello che era successo. Prima che quello potesse spiegare qualcosa, però, Kate lo interruppe alzando un braccio.
<< Non fa niente, Slend. >> Disse con voce meccanica, impassibile. << E’ successo. Non possiamo fare niente per ignorarlo. Andiamo avanti e basta. >> Parlava a scatti, come se stesse ripetendo all’infinito quelle frasi per autoconvincersi di qualcosa. << Sono stati loro a volerlo. >> Disse a un certo punto, sorprendendo Slend per il suo cinismo: il modo in cui disse quelle parole e la rapidità con cui cambiò pensiero era inquietante; Kate era davvero cambiata dalla prima volta che si erano incontrati.
Arrivati sul marciapiede, Kate si mise le mani ai fianchi e fece ruotare il busto, guardando a destra e a sinistra lungo la strada: stranamente, le luci dei lampioni erano tutte spente, come se ci fosse stato un cortocircuito, e l’unica fonte di luce che poteva illuminare la zona era coperta da un denso strato di nubi, che minacciava di liberarsi sulla città. Da quella mattina, il cielo era decisamente cambiato: quando Kate si era svegliata aveva trovato il sole, ma dopo poche ore si era alzato il vento, e le nuvole avevano coperto la luce; era sceso un freddo innaturale sulla città, che era decisamente aumentato nella sera, e Kate si ritrovò a tremare improvvisamente, forse anche a causa del vestito che indossava. Era troppo leggero per l’esterno, in quelle condizioni. Cercò di non far notare i propri brividi e disse ad alta voce:<< Dove andiamo… >> Non era diretta a nessuno in particolare, voleva soltanto distrarre Slend dal freddo che stava provando per non far credere che fosse debole. E perché adesso si preoccupava tanto di non mostrarsi debole? Non era mai stata debole di fronte a Slender Man, quindi aveva paura di quello che avrebbe pensato lui vedendola in quello stato? Forse avrebbe potuto pensare che non fosse diversa dagli altri, avrebbe potuto cambiare opinione su di lei e abbandonarla, o ucciderla per divertimento, per togliersi una soddisfazione, per prendersi una rivincita su quella ragazzina che lo aveva trattenuto così a lungo dall’uccidere, che gli aveva tolto del tempo prezioso fino a quel momento…
Ma che diavolo sto pensando? Si disse la ragazza, incredula dei propri pensieri. Come poteva pensare che Slender Man l’avrebbe abbandonata così, dopo tutto quello che avevano passato insieme, e tutto quello che lui aveva fatto per lei. Ma in fondo, lui aveva ucciso tante persone vicine a lei, tante persone importanti alla ragazzina, e chi le poteva assicurare che lei non fosse solo un passatempo del mostro senza volto, che una volta finito il divertimento lui l’avrebbe buttata via come un giocattolo vecchio? Adesso cominciava ad avere di nuovo paura di Slender Man, e si chiedeva perché si fosse fidata di lui fino a quel momento. Era un mostro assassino, non uno spirito buono. Perché era con lui? Si voltò a guardarlo per un istante, spaventata. Slender Man ricambiò fissandola intensamente, e fu allora che le sue parole agirono come una medicina per la psiche della povera Kate, distrutta nella mente e nel corpo.
Non devi temere, Kate. Io rimarrò con te fino alla fine! Quelle parole non le aveva mai sentite da Slender Man, e forse da nessun altro prima. In un attimo si ricordò perché si era fidata di Slender Man fino a quel momento, perché nessuno dei due potesse stare senza l’altro, e perché lei si sentisse bene quando stava con lui. Lui la faceva stare bene, era l’unico che la comprendeva davvero, e non lo avrebbe voluto perdere così. Lo amava ed era sicura che fosse lo stesso dall’altra parte; forse aveva letto nella sua mente per poterle dire quelle cose, ma non le importava; non le importava più niente: voleva stare con lui, lasciare che la sua mente fosse invasa dalla sua influenza e sentire quel piacere che le provocava tutto quello. Voleva essere un tutt’uno con lui.
Kate sorrise dolcemente, lasciando intendere di aver apprezzato quelle parole e tornò a guardare la strada. Prima che potesse decidere qualcosa, una voce attirò la sua attenzione.
Ci fu un colpo e poi dei passi veloci e pesanti; dalla casa del suo vicino uscì Shaun Tucker con un fucile tra le mani e lo sguardo infuocato. << Allontanati da lei, mostro! >> Esclamò fermandosi dietro la staccionata e puntando il fucile contro Slender Man. L’essere si frappose tra Kate e Tucker ed emise di nuovo quel sibilo minaccioso. Tucker non si fece intimidire e mantenne il fucile fisso su di lui. Sembrava non aver dormito per niente, aveva occhiaie profonde, i capelli spettinati si muovevano col vento, la barba era in disordine, e non aveva gli occhiali; nonostante Kate lo avesse visto quella mattina, Tucker non sembrava più sé stesso.
Kate non voleva che Tucker sparasse a Slender Man, ma non voleva nemmeno che morisse, quindi cercò di intervenire per calmarlo:<< Signor Tucker, no! >> Urlò alzando un braccio verso di lui; Slender Man cercò di nasconderla dietro di sé dopo quel suo gesto. Non si fidava di Tucker.
<< Kate! >> Esclamò l’uomo non appena la vide sparire dietro la schiena di Slender Man. Tornò a rivolgersi all’essere, senza mai spostare la mira. << Ho detto di allontanarti! >> Gridò con più forza, cercando di intimidire l’uomo senza volto. Non poteva spaventare Slender Man con un fucile; non poteva spaventarlo con niente.
<< Signor Tucker, la prego…! >> Cercò di farlo ragionare Kate. Lei non voleva tutto quello, se avesse dovuto perdere anche Tucker non avrebbe potuto sopportarlo! Era vero che si era sentita tradita dopo aver scoperto la verità, ma non voleva che tutto finisse così. << Non faccia nulla di insensato! >>
Tucker non accennava a indietreggiare; attraversò il cancello del proprio giardino e si posizionò davanti a Slender Man, sul marciapiede. << Sapevo che eri in casa sua, bastardo! >> Sussurrò minaccioso, mostrando i denti come un animale selvaggio. << Sei sempre stato lì, pronto a mettere le mani nelle nostre vite… >>
<< Di cosa sta parlando, signor Tucker? >> Chiese Kate con voce triste; non voleva che accadesse qualcosa di brutto, proprio ora…
Tucker sembrò attirato dalla voce di Kate per un secondo. << E’ stato lui, Kate. >> Disse con convinzione. Continuava a puntare il fucile contro Slender Man, e nonostante tremasse leggermente sembrava sicuro di quello che faceva. Nonostante il suo corpo sembrasse fragile, la sua postura era storta e le gambe sottili non sembravano in grado di sorreggere il corpo, Tucker aveva negli occhi un ardore che Kate non aveva mai visto prima. << Lui ha ucciso il tuo professore! Lo ha ucciso perché ti aveva sgridata. >>
Kate lo guardò confusa. Cosa significava quello, adesso?
<< Ha anche ucciso quella ragazza nei bagni della scuola… >> Sussurrò pensieroso. << L’ha massacrata, quel mostro! E tutto perché lei ti era antipatica. Come fai a stare assieme a un abominio come lui?! >> Urlò facendo tornare in Kate i sensi di colpa con cui aveva lottato già tempo addietro. Ma non si sarebbe fatta cogliere impreparata di nuovo. << E quell’altra ragazza che si è quasi uccisa? E’ stata sempre per colpa sua! >>
Non era stata lei a ordinare a Slender Man di uccidere il signor Anderson; in quel periodo lei lo odiava, l’uomo senza volto, non poteva controllare le sue azioni! Il suo professore era stato imprudente quando aveva deciso di fare quella nota a Kate, avrebbe dovuto pensare bene a quello che faceva, invece di mettersi contro di lei! E riguardo a Becky Johnson, quella troietta si era meritata tutto quello che le era successo! Era sempre stata cattiva con tutti a scuola, l’unico rimpianto che aveva Kate era che non avesse potuto assistere alla sua morte… Le dispiaceva molto per Karen Smith, anche perché la ragazza l’aveva considerata sua amica dopo averla difesa da Becky, ma era stata sfortunata a trovarsi nei bagni, alla morte di Becky. E in ogni caso, se fosse stata un po’ più forte non sarebbe impazzita, finendo per stringere una corda attorno alla propria gola. Era debole, come molti altri in quella città, e Kate non poteva fare niente per persone inferiori come lei.
Tucker respirava profondamente, come se stesse richiamando a sé tutte le sue forze per poter rimanere lì senza impazzire, o scappare via terrorizzato; stava davvero dando il massimo, e quello sorprese molto Kate, specialmente per il fatto che lo stesse facendo per lei. << So che è stato lui a ferire Jamie! Non negarlo, Kate! Sai benissimo anche che il bambino non si riprenderà mai, perché è stato Slender Man a rovinarlo! >> Alzò la voce gradualmente, finendo per urlare contro lo stesso Slender Man, pieno di rabbia. << E con la sua ha rovinato anche le vite di altre due persone molto importanti, Kate! Lo sai! >>
Kate non voleva sentire le sue motivazioni: tecnicamente, il bambino di cui parlava non lo avrebbe mai potuto conoscere, ma non era colpa sua se quello era entrato nella stanza proprio mentre Slender Man era lì! Era stato troppo debole per lui, ed aveva pagato la sua inferiorità a quel modo! Kate non si sentiva colpevole per quello!
<< Ha rovinato la vita di Jane… >> Disse ansimando, ripensando alla donna che aveva dimenticato il suo nome. Sembrò esitare un momento, dopo averla nominata. << Si è distrutta da sola, lei… >> Abbassò lo sguardo sconfortato, per un secondo.
Era proprio come diceva lui: Jane Kutner si era distrutta da sola, dopo la malattia del figlio; Kate non aveva niente a che fare con tutto quello.
Tucker tornò a guardare con odio lo Slender Man, che rimaneva davanti a Kate, con la schiena inarcata verso l’uomo, pronto a reagire al minimo cenno di sfida. << E Jennifer…  Jennifer era la tua migliore amica! >>
Kate si sentì un grande vuoto nel petto non appena udì quel nome. Spalancò gli occhi e cercò di respirare più a fondo possibile. Non sapeva di chi stesse parlando, non voleva saperlo, non voleva ricordarlo e non voleva sentire altro da Tucker. Avrebbe cercato di ribattere, ma l’uomo era troppo forte con le parole, Kate si sentì ancora più oppressa un attimo dopo.
<< Come hai potuto dimenticarla, Kate? Come diavolo hai fatto a dimenticarla?! >> Urlò puntandole un dito contro, non riuscendo a vederla realmente. Sapeva che era dietro a Slender Man, e sapeva che il suo cuore stava soffrendo, ma finché sarebbe rimasta nascosta, lui non avrebbe mai potuto provarlo. << Lei era tutto per te! L’unica che ti avrebbe sostenuta anche adesso! E tu l’hai abbandonata! >> Tucker era furioso. << Ma è stato lui! >> Tornò a guardare Slender Man, innescando un altro sibilo da parte dell’essere. << Lui l’ha cancellata dal mondo! Io lo so! Ricordo tutto! Non puoi raggirarmi così! >> Si toccò un paio di volte una tempia con un dito, prima di tornare a puntare il suo fucile contro Slender Man, che rimaneva sul posto, teso come un cane da guardia.
Kate si tappò le orecchie per non ascoltare più quelle bruttissime accuse di Tucker; che cosa voleva da lei, poi?
<< E cancellando il suo ricordo negli altri, ha cancellato anche il mio nelle menti dei suoi familiari, facendomi sembrare un folle… >> Disse stringendo i denti. << Ma io non sono pazzo! So quello che ricordo! Non puoi ingannarmi! >> Mentre diceva quelle cose però, tremava dal freddo, o dalla paura… Esitò guardandosi intorno. Diede uno strattone con la testa e gridò:<< Non è giusto! >> Kate non riusciva a vedere da dietro la schiena di Slender Man, ma dalla sua voce sembrava che l’uomo stesse piangendo; ed era patetico. << Per me loro erano già una famiglia! Me li ha portati via! >> Gridò sbattendo un piede per terra. << Mi dici a che cosa è servito tutto questo, Kate? Che cosa hai guadagnato, voltando le spalle a tutte le persone che credevano in te? Ti ha promesso qualcosa di più grande lui? >> E indicò lo Slender Man con una mano rabbiosa. << La vita eterna? O il piacere assoluto? Niente di tutto questo si avvererà mai, Kate! Ti sta usando! Lui vuole solo il tuo corpo… E la tua anima, ovviamente! Ti farà a pezzi, proprio come quella ragazzina! >>
Kate non voleva ascoltare le parole di Shaun Tucker. Non era vero quello che diceva; Kate sapeva cosa fosse vero e cosa no, sapeva bene come scegliere la strada da seguire, sapeva cosa aveva fatto, a cosa aveva dovuto rinunciare per un bene superiore, sapeva cosa amava e sapeva che Tucker non sapeva niente! Lui stava solo lanciando accuse a caso, perché era disperato! Non usava più la testa. Se lo avesse fatto, forse avrebbe capito anche lui. Ma era impazzito, ormai…
Tucker ringhiò di nuovo vedendo che Kate non lo ascoltava. << Come ha fatto anche con Jennifer, probabilmente… >> Disse indietreggiando un poco per poi riposizionare la mira del fucile sulla testa di Slender Man. Quella frase non l’avrebbe dovuta dire, probabilmente. << Come ha fatto con tua madre, poco fa, non è vero? >> E neanche quella. Tucker era impazzito, ma il male celato nelle sue parole era vero, era forte, e Kate non lo avrebbe accettato.
<< Ora basta! Non può insinuare che tutto quello che è successo sia stato intenzionale! >> Protestò Kate rimanendo dietro Slender Man, sempre più teso per la situazione.
Tucker non si mosse. << Di sicuro non lo avresti voluto tu, ma lui sì! >> Dopo aver detto quello, Slender Man attese un attimo prima di avventarsi sull’uomo, sollevandolo con una mano e stringendogli la gola. Non appena Kate lo vide muoversi così velocemente verso di lui, urlò terrorizzata:<< NO, SLEND! >> Sperando che quello la ascoltasse.
Slender Man girò lentamente la testa verso Kate, guardandola con la coda dell’occhio. Quest’uomo è pericoloso. Hai sentito quello che ha detto! Le disse senza smuovere le fredde dita strette attorno alla gola dell’uomo.
<< Lo so! >> Esclamò Kate sudando dalla tensione. << Lo so, ma tu non devi dargli ragione comportandoti come un mostro! >> Lo supplicò avvicinandosi. Kate non voleva che Slender Man uccidesse Tucker, ma non voleva nemmeno che il suo vicino le parlasse a quel modo; non sapeva la verità, lui.
Slender Man sembrò valutare attentamente le parole di Kate; nonostante non avesse un’espressione, si poté intuire che stesse lottando per ascoltare la ragazzina; lui voleva bene a Kate, non voleva causarle altro dolore. Tucker, invece, sembrava soffrire molto a causa della stretta dell’uomo alto, ma non si sarebbe mostrato debole proprio in quel momento; digrignava i denti e ringhiava, tenendo ancora il fucile stretto in una mano, puntato però verso terra, e guardava Slender Man con occhi furiosi. << Ah! >> Disse con voce roca. << Finalmente si sta mostrando per ciò che è realmente! >> Stramazzò sbavando, senza poter ingoiare a causa della stretta dell’essere. << Vedrai quello che ti farà, se resterai con lui…! >>
No. La voce di Slender Man colpì con forza le menti di Kate e Tucker, risuonò come il tintinnio di un bicchiere di cristallo in una stanza vuota. Entrambi gli umani furono sorpresi da quella improvvisa parola. Poco dopo Tucker sentì la stretta sulla gola diminuire, e un attimo dopo si ritrovò a terra, incredulo.
Io non sarò un mostro. Disse con fermezza, ma con astio nella voce, mentre guardava intensamente il viso sconvolto di Tucker, che non si sarebbe mai aspettato quella reazione. Il viso di Kate si illuminò, al contrario, felice del fatto che Slend l’avesse ascoltata.
Quello si voltò e raggiunse la ragazzina. Andiamo via. Disse con calma, prendendo Kate per una mano. Lei accolse volentieri la mano dell’amico e gli sorrise mentre quello continuava a guardare in avanti. Non l’avrebbe più delusa, quello era il messaggio che voleva trasmetterle.
Purtroppo, qualcun altro voleva deludere Kate, quella sera. << SLENDER MAN! >> Gridò Tucker alle loro spalle rialzandosi da terra e imbracciando il fucile, pronto a sparare. << NON PENSARE DI PRENDERMI PER IL CULO! >>
Slend e Kate si girarono insieme; la ragazza si sentì tradita un’altra volta dal vicino, che non aveva voluto lasciarli andare, mentre il bisogno che sentì Slender Man fu quello di proteggere la ragazzina. Proprio mentre Tucker puntava la canna dell’arma contro la testa dell’essere, quello afferrava Kate da un braccio e la tirava dietro di sé, per farle da scudo.
Il fucile esplose un colpo che colpì in pieno la testa bianca di Slender Man. Ci fu un forte rumore che spaventò molto Kate, e la ragazzina si tappò le orecchie e chiuse gli occhi, per non vedere né sentire quello che stava accadendo. Si alzò un polverone quando il proiettile colpì la testa dello Slender Man, che ricevette una spinta indietro dalla forza del colpo, e Tucker sorrise soddisfatto vedendo di averlo centrato in pieno. Però il corpo non cadde, né si mosse significativamente. La schiena di Slender Man, piegata indietro, rimase in quella posizione per alcuni istanti, le sue braccia lunghe caddero inerti lungo i fianchi squadrati, dondolando qualche secondo avanti e indietro, e le gambe assunsero una posizione inusuale per l’essere, abituato a tenerle quasi immobili e compatte: una avanti e una dietro, con le ginocchia leggermente piegate. Il fatto che Slender Man non fosse ancora caduto a terra, morto, sorprese poco Tucker, che però assunse un’espressione di terrore non appena la polvere che aveva coperto la testa di Slender Man si fu diradata, e poté vedere il suo viso.
Il viso di Slender Man era completamente liscio, non vi era nessun segno del colpo subito, e lo fissava con odio. Nonostante fosse stato appena colpito in fronte, Slender Man era in piedi di fronte a uno Shaun Tucker paralizzato dalla paura. Fece un passo lungo e deciso verso di lui, stringendo i pugni con forza. Tucker sembrò in difficoltà e sparò di nuovo a Slender Man indietreggiando, colpendolo a una spalla e causando solo uno scatto di questa verso dietro; sparò di nuovo, colpendo il petto dell’essere, senza nemmeno sgualcire il suo completo nero; sparò un’altra volta diretto al petto dell’uomo senza volto, mancandolo di molto però, a causa di una caduta causatagli dal gradino del marciapiede.
Shaun Tucker era a terra; puntava il fucile contro Slender Man, che lo aveva raggiunto e si era messo di fronte ad esso; immobile, i pugni stretti con forza e le gambe parallele, il collo piegato in basso più del normale per guardare in faccia Tucker, che per la prima volta appariva spaventato agli occhi di Kate. La ragazzina lo vide spalancare la bocca con orrore quando cercò di fare fuoco una quinta volta, scoprendo di aver finito i proiettili, e allargare le palpebre fino al limite non appena vide le grandi mani di Slender Man avvicinarsi a lui e afferrarlo dal colletto. Si sentì sollevare con estrema facilità, e mentre il suo corpo si allontanava dal terreno, cercò con lo sguardo quello di Kate, verso la quale allungò un braccio per chiederle aiuto. << Kate…! >> Cercò di supplicarla, ma lo sguardo intristito della ragazzina trasmetteva delusione. Non lo avrebbe aiutato, perché l’aveva tradita ancora una volta; aveva voluto sparare, rischiando di fare del male a lei, pur di provare la natura sanguinaria di Slender Man.
E sì, Slender Man era un assassino, aveva istinti che non sapeva controllare, aveva ucciso tanta gente, ma non significava che non avesse un cuore, che non le volesse bene… Tucker non aveva ancora capito cos’era il legame che si era instaurato tra loro, e Kate dubitava che lo avrebbe mai compreso.
Tu non la guardi! Sibilò Slender Man tirando a sé il corpo di Tucker, avvicinando il viso al suo fino a quasi toccarlo, fissandolo dritto negli occhi con odio. Tu non le parli! Continuò muovendo lentamente la testa a destra e a sinistra. Tu non la tocchi!
Tucker cercò di liberarsi tirando una manica del completo nero, ma non riuscì a smuovere minimamente la presa dello Slender Man. Lui era più forte, più intelligente, e più cattivo.
Kate abbassò lo sguardo con desolazione e chiuse gli occhi, sapendo di non poter fare più nulla per salvare il suo vicino di casa, poiché si era spinto troppo oltre, stringendosi il nodo con le sue stesse mani. Rimase lì, a tre o quattro metri di distanza dai due litiganti, la schiena eretta e la testa reclinata verso il basso, le braccia inerti che scendevano lungo i fianchi, finendo per unirsi in una stretta nervosa in mezzo alle gambe, strette anch’esse; dentro di lei, il suo cuore batteva come non mai, aveva bisogno di aria che in quel momento non riusciva ad ottenere, e ogni parte del suo corpo tremava in modo scomposto, sul punto di perdere il controllo. Non poteva vedere, ma le sue orecchie erano ben aperte: sentì le ultime inutili suppliche di Tucker, prima che Slender Man ponesse fine alla sua vita; sentì le sue urla quando fu colpito da Slender Man, e sentì il sangue schizzare fuori dalle ferite e le gocce rosse ticchettare una a una sull’asfalto; sentì un forte strappo e un gorgoglio mentre Slender Man si sfogava con il corpo ormai privo di vita di Shaun Tucker; sentì un tonfo fiacco prima di un interminabile silenzio. A Kate non piacque neanche un po', quello che sentì

Durante l’esecuzione, Kate aveva cercato di non mostrarsi inorridita o dispiaciuta per quello che stava accadendo, così da sembrare forte, ma non era riuscita a trattenere le smorfie di disgusto e dolore che affioravano sul suo viso mentre sentiva quegli orribili suoni. Il suo corpo era scosso da convulsioni così violente da farla apparire patetica, e sentì che avrebbe potuto vomitare, ma non appena sentì quei passi senza suono di Slender Man andare verso di lei, la ragazzina non riuscì a concentrarsi più su niente, se non sull’immagine di Slender Man imbrattato di sangue con alle spalle i resti disgustosi del povero Tucker. Quando percepì che si fosse fermato proprio davanti a lei, non riuscì più a trattenersi, e Kate cominciò a piangere come una bambina; nello stesso momento cominciò a piovere, con tuoni e lampi a fare da sottofondo a quella scena.
Piangeva, e il suo corpo era scosso da convulsioni violente ogni volta che provava a respirare, cercando quell’aria che le era mancata per tutto quel tempo; ma non riusciva a risolvere niente, i suoi polmoni sussultavano assieme alle sue spalle, e dai suoi occhi scendevano copiose le lacrime amare del dolore per aver perso qualcuno di importante, un’altra volta. Non aveva ancora aperto gli occhi; non osava farlo, per non assistere a una orribile scena che avrebbe potuto segnarla per la vita.
Kate… Mormorò Slender Man dall’alto. Perché piangi? Fu la sua domanda.
Kate cercò di ritrovare un po’ di quella compostezza che aveva avuto durante il massacro del suo vicino, ma non ci riuscì e i suoi tentativi di mantenere il controllo su di sé la resero ancora più patetica. << Io… Io… >> Singhiozzò un paio di volte senza sapere cosa dire. Come faceva a non sapere cosa dire, il suo vicino era stato appena brutalmente macellato in sua presenza! Come poteva non trovare le parole per dire: “ho paura”?
<< E’ che… >> Cercò di inspirare con il naso tappato. << Mi avevano mentito… Tutti quanti… Mi avevano mentito, e ora mi hanno abbandonata… E io… Io non voglio rimanere da sola… Perché è dovuto succedere…? >>
Mi dispiace tanto, Kate. Fu la risposta immediata di Slender Man. Ma Kate alzò la voce.
<< No. >> Disse cercando di risultare credibile. << Dispiace a me… Perché mi fidavo… Mi fidavo di tutti loro… >> Alzò le mani davanti al viso e se le schiacciò contro gli occhi, come per nascondersi dalla vista di Slender Man; non voleva farsi vedere in quello stato, ma era anche un modo per sfogarsi; non riusciva più a stare ferma.
Kate… Slender Man si abbassò alla sua altezza e le accarezzò una guancia con la mano fredda; il tocco della sua pelle fece sussultare Kate, che sentì una strana eccitazione dovuta a quel gesto. Non c’è niente di cui avere paura. Disse con tono dolce.
Kate non capì come, ma aveva capito che la ragazzina aveva paura. E come poteva dirle quella cosa, dopo aver appena ucciso un uomo?!
Andrà tutto bene, finché restiamo insieme non accadrà nulla di brutto a te. La rassicurò Slend, mantenendo la mano sulla guancia sinistra della ragazzina. Se tu lo volessi, potrei rendere tutto questo diverso ai tuoi occhi. Potrei fare in modo che tu non debba vedere tutte queste cose, così da non avere più paura di esse… E potresti riaprire gli occhi.
L’offerta di Slender Man era una cosa seria; non stava scherzando, sarebbe stato capace di alterare la realtà per lei, ma a cosa sarebbe servito? Kate avrebbe vissuto in un sogno per sempre, da quel momento…
<< No. >> Rispose lei allontanando la mano di Slend con la sua, rimpiangendo subito dopo di averlo fatto. << Non potrei mai. Voglio vivere nel presente! Affronterò la paura… >> Dal suo tono sembrò essersi decisa, ma si bloccò subito dopo, stringendo i pugni e deglutendo con fatica. Sembrò come se volesse dire qualcosa di più, ma le mancasse il coraggio. Voleva dirlo chiaramente: “ho paura”. Ma temeva la reazione di Slender Man a quella sua dichiarazione.
Vedendola esitare e farsi del male nel tentare di spiegare le sue emozioni, Slender Man decise di lasciar perdere. Non importa. Disse rialzandosi. Vieni via. Non devi assistere a questo. E detto questo la prese per una mano e la condusse via dalla strada. Quando furono abbastanza lontani da essere sicuri che Kate non avrebbe visto niente di quello che era appena successo, Slend si fermò e si abbassò di nuovo all’altezza di Kate.
Ora puoi aprire gli occhi, Kate. Le sussurrò dolcemente, rimanendo accovacciato di fronte a lei.
L’acqua le colpiva la testa con violenza, e i tuoni le riverberavano nelle orecchie a lungo, mentre l’unica cosa che riusciva a passare attraverso le sue palpebre serrate era la luce abbagliante dei fulmini. I grandi occhi della piccola Kate si aprirono lentamente, timorosi di avere ancora qualche brutta sorpresa, dando un aspetto a tutte quelle cose che aveva solo sentito fino a quel momento; e così la pioggia che le bagnava i capelli assumeva l’aspetto di tante piccole gocce che si scontravano violentemente con il terreno, mentre quei tuoni così fragorosi diventavano il suono degli stessi lampi, che assumevano forme spettrali nel cielo scuro. Quando Kate ebbe sbattuto le palpebre un paio di volte ed ebbe riconosciuto la figura di Slender Man di fronte a sé, non riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime. Per nascondere il suo nuovo pianto, la ragazzina si buttò al collo di Slend, che la accolse con un po’ di sorpresa tra le sue braccia.
In quel momento Kate avrebbe proprio voluto rilassare i nervi, scaricare tutte le lacrime che aveva accumulato fino a quel momento e urlare più che potesse, ma non ne ebbe il tempo; a un certo punto sia lei che Slend percepirono delle sirene in lontananza. Che cos’era? La polizia? O forse un’ambulanza? E chi li aveva chiamati? Non era ancora finita la loro fuga, dovevano scappare ancora, raggiungere un posto che sarebbe stato sicuro, e forse neanche allora si sarebbero potuti fermare, perché avevano scelto una strada difficile, e non si vedevano soste all’orizzonte.
Dobbiamo andare. Disse Slender Man alzandosi rapidamente.
<< No… >> Piagnucolò Kate stringendosi a lui, ma dovendo mollare la presa dopo poco. << Non ce la faccio più… >> Si lamentò buttandosi a terra.
Ma non possiamo neanche arrenderci ora! Kate sapeva che Slend aveva ragione: se fossero stati trovati lì, chissà quante domande gli sarebbero state rivolte, le avrebbero vietato di vedere Slender Man, reputandolo pericoloso e “innaturale”, l’avrebbero chiusa in manicomio o in un carcere minorile… Tuttavia si sentiva costretta a farlo, e non le piaceva quella sensazione.
<< Lo so… >> Mormorò la ragazzina alzandosi e mettendosi al fianco di Slender Man. Il suo sguardo deciso si rivolse all’orizzonte oscuro, e la sua piccola mano cercò quella di Slender Man. Quando lui sentì la stretta impaurita della ragazzina, cercò di scusarsi per tutto quello che aveva fatto.
Kate, io…
<< Non importa, Slend. >> Rispose secca Kate, quasi come se tutto quello a cui aveva assistito non fosse mai successo. Tutto il dolore che le aveva provocato quello strano essere soprannaturale era sparito, e ormai c’era solo la determinazione di andare via e restare insieme, qualunque cosa accadesse.
Slender Man rimase a fissare la faccia determinata di Kate, prima di rivolgere lo sguardo nella stessa direzione della ragazzina e cominciare a camminare assieme a lei, sotto la pioggia.
 
*
 
Kate e Slend erano nel bosco. Camminando nel tentativo di scappare dalla gente erano finiti lì, dove nessuno li avrebbe disturbati; ma sentivano urla in lontananza, tra un tuono e l’altro; li stavano seguendo ancora. Si sentivano latrati possenti, il ché lasciava intendere che stessero usando dei cani per seguire le loro tracce. A volte Kate udiva il proprio nome, e si sentiva ancora peggio per aver lasciato la città. Non voleva causare altro dolore alla sua famiglia, ai suoi amici… Doveva andare via.
Forza. Fece Slend tirandola dal braccio per farla andare più veloce, ma lei inciampò con una roccia e cadde a terra lamentandosi. Kate! Esclamò preoccupato lui quando la sentì cadere alle sue spalle. Si inginocchiò accanto a lei e la aiutò a mettersi a sedere. Il terreno era pieno di pozzanghere e il terriccio franava sotto i piedi della ragazza.
Kate si guardò le gambe scoperte: aveva le ginocchia graffiate e le scarpe basse che aveva messo quella sera si stavano rompendo; non sarebbe riuscita a correre con quelle cose ai piedi, con tutta quell’acqua. Se le cacciò rapidamente e disse a Slender Man di aiutarla ad alzarsi.
Sei sicura di poter continuare? Chiese lui raddrizzando la schiena mentre la ragazzina usava il suo braccio dritto per rialzarsi.
<< Tranquillo… >> Disse lei ansimando. << Non sono come gli altri. >> Concluse una volta in piedi. Il suo sguardo era deciso, fisso nell’oscurità del bosco, ma il suo viso era stanco; non voleva continuare a scappare, nonostante dicesse diversamente. Le sue gambe tremavano, la terra sotto i suoi piedi era sconnessa e piena di ciottoli e spine da farle male, aveva freddo… Nonostante ciò, voleva continuare ad andare. Perché era così ostinata?
Slender Man annuì e le prese di nuovo la mano, cominciando a camminare rapidamente, seguendo il corso di un ruscello lì vicino, il cui letto si era allargato a causa della pioggia. Non era sicuro dove volessero andare, perché ovunque si voltassero avrebbero trovato qualcuno alla loro ricerca. Era la prima volta che Slender Man non sapeva cosa fare, dove andare… Era confuso. Kate lo seguiva, ma aveva paura. Cosa gli sarebbe successo? Come avrebbero potuto riprendere una vita normale, dopo quello che era successo? Avrebbero dovuto vivere per sempre lontano da tutti, e Kate sarebbe diventata solo un’altra di quelle vittime dello Slender Man, rapite e mai più viste. O forse ci sarebbe stato un modo per tornare a vivere con altra gente – non subito, ma in un futuro non troppo lontano, possibilmente…
Slender Man girò a destra, saltando il ruscello senza fatica, ma Kate non era alta come lui, e le sue gambe erano molto più corte: finì per inciampare di nuovo, nonostante Slend la stesse tirando in alto per farle saltare il corso d’acqua, e la ragazzina si infradiciò tutta. Cominciò a piangere, mettendosi in ginocchio in mezzo al piccolo fiume.
<< Non ce la faccio, Slend! >> Piagnucolò con la testa rivolta verso l’alto e le lacrime che le rigavano i lati del viso. << Non posso più andare avanti… >>
Che succede Kate? Le chiese Slend abbassandosi di nuovo vicino a lei.
La ragazzina singhiozzò alcuni istanti prima di spiegare quello che stava accadendo nella sua testa. << Ho paura. Cosa faremo una volta scappati? Dove andremo? Ormai nessuno riuscirà più a vedere del bene in te, e io… >> Abbassò lo sguardo, cercando di nascondere il proprio viso. << Io non voglio rimanere da sola… >>
Slender Man capì che la ragazzina non sarebbe riuscita a sopportare tutto quello che le stava accadendo e ad andare avanti in quel modo. Ma non voleva rinunciare a lei, quindi si offrì di portarla in braccio, lasciando intendere che l’avrebbe sostenuta in qualsiasi occasione. Ti porto io! Disse mettendole una mano dietro la schiena. Forza. Andiamo! Continuò mentre la sollevava rapidamente da terra.
<< A che serve scappare? >> Chiese Kate scuotendo la testa mentre Slender Man si metteva a correre per il bosco. << Se non ci troveranno ora, ci troveranno un’altra volta… E se non lo faranno, allora rimarremo soli per sempre… >>
Io non ti lascerò sola! Esclamò Slender Man senza rallentare. Kate lo sapeva già, ma non era quello che la spaventava; la solitudine di cui parlava era quella che le avrebbe portato l’isolamento. Non pensava di poter vivere continuando a fuggire.
Era bastato così poco per tramutare i dubbi di Kate e farli uscire allo scoperto, facendole abbandonare l’idea di fuggire assieme a Slender Man. Ma perché non voleva più scappare? In realtà voleva continuare a correre, ma non voleva continuare a vivere nella paura, nel rimorso… Lei voleva una vita normale, come qualsiasi altra ragazzina della sua età. E Slender Man lo aveva capito, ormai… Non poteva far finta di niente.
Si fermarono. Attorno a loro si sentivano latrati sguaiati e urla abbattute. Se avessero continuato a scappare ancora un po’, forse si sarebbero arresi nel cercarli, e sarebbero stati liberi, ma non era quello che voleva Kate.
Non possiamo continuare. Disse Slender Man cominciando ad allentare la presa sul corpo della ragazzina, che ora si stringeva al suo collo.
<< Cosa? Perché? >> Chiese contrariata lei, che voleva continuare a mostrarsi forte, nonostante la scenata di poco prima.
Ci troveranno. Se scopriranno la storia saremo entrambi nei guai: tu verrai messa in un manicomio e io sarò cacciato come un animale pericoloso. Slender Man aveva ragione, e anche Kate lo aveva immaginato, ma quello era solo un altro motivo per continuare a scappare.
<< Non lasciamoci prendere, allora…! >> Cercò di dargli una spinta lei. << Io voglio stare con te…! >> Prima che potesse suonare convincente, Slender Man la mise a terra.
Non possiamo rischiare, Kate. Disse lasciando che la ragazzina si adagiasse piano sul terreno pieno di sterpaglie.
<< Che… >> Kate era incredula. << Che vuol dire “non possiamo rischiare”?! >> Protestò lei guardandolo con occhi spalancati.
Slender Man sembrò in difficoltà quando spiegò la situazione alla ragazzina: Ascolta Kate… Cominciò muovendo una mano su e giù. Non posso costringerti a una vita così, sempre in fuga, isolata dal mondo… Kate lo guardava incredula muovendo piano la testa da destra a sinistra. Non posso nemmeno fermarmi, perché significherebbe rovinare le esistenze di entrambi.
<< E allora non fermarti! Andiamo…! >> Kate fu interrotta dalla mano di Slend, che le coprì interamente la bocca.
Mi dispiace, Kate, ma l’unico modo per far sì che tu viva una vita normale, è quello di dividerci. Disse senza spostare lo sguardo, fisso sugli occhi increduli di Kate.
Non appena poté parlare, la ragazzina non seppe cosa dire. << Ma… Ma… >> Slender Man invece sapeva esattamente cosa dire, e si era ormai deciso.
Mi dispiace molto, Kate. Fece senza rialzarsi da terra, dove stava inginocchiata anche Kate. Devi lasciarmi andare; ti troveranno e potrai dire a tutti che eri sotto il mio controllo, così non ci sarà nessuna punizione per te e io potrò andare via senza dover temere per la tua salute. Kate non riusciva a credere che le stesse dicendo quello; non voleva lasciare Slender Man, e voleva anche restare con la gente, ma non c’era altra soluzione fattibile, se non quella di rinunciare a lui.
<< No… Io voglio stare con te! >> Esclamò tentando di aggrapparsi a lui un’altra volta, ma Slend la respinse.
Non possiamo restare insieme! Esclamò con impeto spingendo Kate dalle spalle. Da qualunque punto la vedi, la nostra relazione non è naturale! Non può essere accettata in nessun caso!
Kate stava per mettersi a piangere di nuovo. << Ma… >> Singhiozzò senza più voce. << Io voglio stare con te… Slend… Io… Io ti amo… >> Piagnucolò attaccandosi al suo petto per cercare consolazione. L’uomo senza volto, però, non si mosse quando la ragazzina cercò il suo abbraccio. Quella passività la turbò, e Kate cercò di capire cosa potesse averla causata.
A un tratto la voce di Slender Man la fece sussultare e come uno spillo le diede un dolore profondo e pungente, che si trasmise a tutto il corpo, dandole violente convulsioni e, stranamente, piacere. Ti amo anche io, Kate. Ma non possiamo stare insieme.
Dopo quell’intenso e brevissimo piacere, la mente di Kate si riempì di pensieri negativi, e cominciò a pensare al futuro, a come sarebbe stato buio e triste senza il suo Slend. Tornò a piangere, e Slender Man questa volta la strinse al suo petto per calmarla. Quell’abbraccio durò più di quanto avrebbe dovuto, ma Kate non avrebbe mai voluto finirlo.
Dopo essersi divisi, Slend la guardò dritta negli occhi dicendole chiaramente cosa avrebbe dovuto fare. Io ti lascerò qui. Arriveranno degli uomini per portarti a casa; una volta qui, tu gli racconterai cosa è successo: gli dirai che sei stata soggiogata da un mostro spietato, che ti ha costretta a dire e fare cose che non volevi, che non sei stata in grado di controllare il tuo corpo in questi ultimi giorni, e che sei felice che se ne sia andato, liberandoti. Dirai che non vuoi più vedere quel mostro e chiederai di essere riportata a casa. Vivi con tuo padre, stai con i tuoi amici, non parlare più di me se non con terrore negli occhi; fingi di essere stata traumatizzata, e tutto quanto andrà bene. Kate non voleva ascoltare quelle parole. Non le sembrava giusto dover lasciare che Slender Man si prendesse tutta la colpa in quel modo, nonostante fosse innocente. La colpa ricadrà tutta su di me, ma non potranno farmi niente! Nessuno sentirà più parlare di me in questo posto, andrò dove non potrò più causarti problemi.
<< Ti prego… >> Mormorava lei, sperando che le sue richieste gli facessero cambiare idea. Ma era tardi per i ripensamenti. Slender Man si alzò in piedi guardandosi intorno.
Devi essere forte. Addio, Kate. Disse rivolgendole lo sguardo un’ultima volta. Grazie per tutto.
Kate rivolse il suo sguardo stremato verso la sagoma nera di Slender Man; la pioggia le rendeva quasi impossibile mantenere lo sguardo puntato verso l’alto, ma non se ne curò. Un attimo dopo chiuse gli occhi abbassando la testa come segno di resa, continuando a piangere. << Addio, Slend. >> Disse con voce debole, sapendo di essere già da sola. << Sarò sempre tua… >> Mormorò mentre un tuono scuoteva la terra.
 
*
 
<< Kate! >> Le urla dei poliziotti nel bosco spaventavano gli animali e si confondevano tra i tuoni e i rumori della natura intorno a loro.
Un cane poliziotto intercettò una traccia e scattò alla ricerca della sua fonte; abbaiando con forza, il pastore tedesco si fece strada tra gli alberi e le rocce nel bosco, scendendo in un fossato, in fondo al quale se ne stava rannicchiata una ragazzina dai lunghissimi capelli neri, con addosso un abito nero con una gonna corta; era bagnata fradicia e piangeva a testa bassa, in silenzio.
Il cane si avvicinò piano a lei, guaendo debolmente, controllando le sue condizioni; poi si voltò e cominciò ad abbaiare ai suoi padroni, ancora lontani, per segnalare la sua posizione. In pochi secondi arrivò un uomo sulla trentina che a grandi passi raggiunse il bordo del fossato, e poi ci si buttò dentro scivolando con agilità. << Sei tu Kate? >> Chiese quando fu a metà strada. Le puntò contro la luce di una torcia elettrica e tirò un sospiro di sollievo quando la vide in faccia. << L’HO TROVATA! >> Cominciò a urlare ai colleghi sparsi per il bosco; poi mandò il proprio cane a radunare gli altri poliziotti e a portarli lì. Dopo che il cane fu partito, si rivolse alla ragazzina, che non si era mossa dalla sua posizione.
<< Povera ragazza. Starai gelando… >> Disse togliendosi la giacca per coprire meglio la ragazzina, esposta alle intemperie. Si abbassò alla sua altezza dopo averle coperto le spalle con la propria giacca e la scosse piano, cercando di attirare la sua attenzione. << Stai bene, Kate? Ehi! Mi senti? >>
L’unica risposta della ragazzina, dopo che ebbe alzato lentamente la testa, fu un leggero cenno, forse causato dalle spinte del poliziotto. In ogni caso, fu sufficiente quello per rassicurare l’uomo, che tirò un altro sospiro di sollievo e girò lo sguardo attorno a sé per controllare che non ci fosse qualcos’altro.
A quel punto sopraggiunsero altri due poliziotti, scortati dal cane del primo uomo, che scese nel fosso, girò attorno alle due figure e poi tornò indietro alla ricerca di altri poliziotti. << Harry! >> Chiamò uno dei due fermandosi sulla soglia del fossato.
Il poliziotto che era con la ragazzina si voltò un attimo. << Ronald! Danny…! L’ho trovata! >> A quell’esclamazione i due scesero subito e quello si fece da parte per fargli vedere il corpo indifeso della ragazzina.
Adesso si stava stringendo la giacca attorno alle spalle, per coprirsi un po’ di più dal freddo, e il suo sguardo era fisso di fronte a sé, rivolto un po’ più in basso dell’orizzonte. Il più anziano dei due appena arrivati cercò di comunicare con lei, ma la ragazzina non diede segni di vita. Continuava a fissare il vuoto di fronte a sé, tremando impercettibilmente per il freddo.
In breve arrivarono molti poliziotti, diverse persone che rivolsero tante diverse domande alla ragazzina; lei non rispose neanche a una di quelle. Sembrava sconvolta, i suoi occhi non si spostavano minimamente, non batteva le palpebre e sembrava non respirare nemmeno. Vedendo che la ragazzina non dava risposte, i poliziotti decisero di rimandare a un altro momento le domande, e cominciarono a dirle di stare calma, rassicurarla, prometterle che sarebbero tornati a casa presto, mentre altri intanto prendevano le loro ricetrasmittenti e dicevano alcune cose incomprensibili a qualcuno, forse chiamando dei dottori o dei veicoli. Continuavano a dire cose senza senso, prive di significato, non essendoci nessun pericolo; e lei non gli prestava attenzione, d’altronde, ma non perché non volesse, ma perché non fosse in grado di pensare ad altro.
Il suo corpo era esposto al freddo pungente di quella notte, aveva i capelli e i vestiti fradici, l’acqua le sferzava il viso ed era inginocchiata a terra, piena di graffi e stanca. Eppure non le importava. Non le importava di niente.
I suoi occhi erano vuoti e tristi. Non vi era neanche dolore, ormai…
   
 
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