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Autore: Lady Warrior    01/12/2015    2 recensioni
Questa storia narra le vicende di Jill Shepard, dalla sua prima missione sulla Normandy alla sconfitta di Saren Arterius e la Sovereign mediante una narrazione introspettiva. Mi sono soffermata sui sentimenti e le emozioni della nostra Shepard in modo particolare. Il tutto è accompagnato, ad ogni inizio di capitolo, dalla canzone "Starlight" dei Muse.
Dal prologo:
"Shepard osservò le stelle brillare. Le sembravano così piccole ai suoi occhi da bambina, ma adesso era adulta e aveva scoperto che quel cielo stellato non era così bello, affascinante e liberatorio come aveva sempre pensato. Aveva promesso una volta al suo migliore amico che sarebbe diventata una marine e gli avrebbe portato della luce stellare, e se non la avesse trovata la avrebbe cercata per tutta la vita."
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Eden Prime parte 2
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il caporale Jenkins e Kaidan Alenko erano già pronti. Ben presto arrivò anche Anderson, seguito da Nihlus.
- La tua squadra sarà il cardine dell’operazione, comandante. Dovrete avanzare di prepotenza e raggiungere il sito archeologico.
- E i sopravvissuti, Capitano?
- Aiutare i sopravvissuti è un obiettivo secondario. La sonda ha la massima priorità.
Shepard annuì, pur sapendo che Anderson già intuiva che lei avrebbe fatto di tutto per aiutare i sopravvissuti. Non avrebbe permesso che la gente morisse. Una sonda, seppur di rilevante importanza, non le pareva un buon motivo per lasciare che un’intera colonia venga trucidata.
- Nihlus, vieni con noi?- chiese Jenkins.
- Lavoro meglio da solo- rispose il Turian, prima di andarsene.
- Nihlus andrà in avanscoperta. Rimarrà in contatto con voi per tutta la durata della missione, ma per il resto voglio il silenzio radio.
- Agli ordini, Capitano. 


La superficie di Eden Prime pareva veramente quella di un Paradiso Terrestre. C’era il verde ovunque, e la zona era ricoperta di alberi e arbusti. Chiunque l’avrebbe veramente scambiato per il Paradiso Terrestre, se non fosse stato per i cadaveri a terra.
- Che diavolo è successo qui?- si chiese Shepard.Avanzarono con circospezione: non c’era traccia del nemico, ma questo non significava che non dovessero stare sull’attenti. Si avviarono in una zona che pareva più colpita. Shepard si fermò. Vi erano diversi cadaveri sdraiati a terra. Davanti a loro c’era una grande roccia che li copriva. Rimase ferma un attimo. Doveva inviare qualcuno a controllare la zona. Con un gesto della mano, fece cenno a Jenkins di procedere. Egli eseguì prontamente l’ordine, puntando il fucile d’assalto dinnanzi a sé. Non fece che pochi passi accanto alla roccia, che udirono un suono metallico, poi Jenkins venne investito da proiettili e cadde a terra. Shepard trattenne il fiato e mantenne il sangue freddo: non c’era tempo per piangere Jenkins. Kaidan si accucciò dietro a un’altra piccola roccia e iniziò a sparare.
Erano droni geth quelli che avevano ucciso Jenkins.
La battaglia fu semplice, i droni non erano muniti di scudi, e caddero quasi subito ai colpi dei loro proiettili.
Kaidan e Shepard corsero vicino al cadavere. L’uomo si accucciò ed esaminò il corpo.
- Non c’è nulla da fare- sentenziò, cupo.
- Dobbiamo seppellirlo al termine della missione- rispose Shepard, laconica.
- Qui vedo degli edifici dati alle fiamme, Shepard. Ci sono molti cadaveri. Vado a controllare, ci vediamo al sito archeologico.- comunicò Nihlus via radio.Shepard tacque. La missione si stava rivelando peggiore di quel che sembrava.
Proseguirono.  Il paesaggio verde e alberato del pianeta continuava, tentando di illudere i nuovi arrivati che esso fosse un luogo di pace e tranquillità, ma loro sapevano che non era così. Shepard tentò di non pensare a Jenkins e di concentrarsi sulla missione. Le risultò difficile. Stava appunto ritornando a quei pensieri quando li sorpresero alcuni spari. Davanti a loro un soldato dalla tuta bianca e rosa stava correndo, anzi, fuggendo, mentre un altro veniva catturato da alcuni geth e impilato a uno spuntone. Chissà a cosa serviva loro: non potevano freddarlo? Perché impilare la salma? I geth non perdevano certo tempo a incutere terrore a chissà chi in quel modo, visto anche che in genere ai loro attacchi quasi nessuno sopravviveva a lungo. Nessun civile, almeno. La sonda ha la priorità su tutto. Possibile che Anderson, uomo saggio e fermo, ritenesse una sonda, seppur preziosa, più importante di vite umane? Avrebbero dovuto salvare i coloni, non la sonda. Cosa avrebbe mai potuto contenere? Ma soprattutto, cosa ci facevano lì i geth? Per la sonda? Allora doveva essere veramente di vitale importanza.
Il soldato con la tuta bianca e rosa trovò un riparo e Shepard e Kaidan lo aiutarono. La ragazza trovò copertura dietro una sorta di rovina di un muretto. Impugnò il suo fedele fucile d’assalto, la sua arma preferita, mirò ai geth e iniziò a sparare la raffica letale, mentre Kaidan lanciava i suoi attacchi biotici. I geth erano pochi e caddero facilmente sotto i loro colpi. Sebbene il fucile d’assalto non vantasse molta precisione, anzi, il contrario, e avesse un rinculo davvero molto forte, aveva il pregio di espellere a velocità elevata proiettili con un forte impatto. Inoltre, grazie a questa arma, Shepard poteva colpire più nemici alla volta, anche mortalmente.
Il soldato sconosciuto uscì dal riparo, e video che era una femmina.
- Come ti chiami, soldato?
- Artigliere capo Ashley Williams, comandante!- disse il soldato accingendosi al saluto militare.
- Dove è la tua squadra?
- Sono tutti morti. Abbiamo resistito più che potevamo, ma sono l’unica sopravvissuta.
- Non devi sentirti in colpa
- Infatti. Ho fatto tutto il possibile. Purtroppo, non è bastato. Spero che gli altri se la cavino meglio.
- Sai dirmi qualcosa sulla sonda?
- Era al sito archeologico, a quanto ne so. Poi sono arrivati quei geth e hanno creato scompiglio. Posso guidarvi fin là.
- Ci farebbe comodo un nuovo membro. Quella sonda apparteneva ai Prothean. Cosa sai dirmi su di loro?
- Nulla che già non sai. So solo quello che mi hanno insegnato a scuola, che i Prothean sono una razza estintasi tempo fa per cause sconosciute. Solo questo.
 Bene. Portaci alla sonda .

 
Nihlus giunse allo spazioporto. Qualcosa non tornava. Qualcosa non quadrava: quella missione era più pericolosa di ciò che pensava. Cosa stava accadendo? Aveva preso in considerazione il fatto che alcuni Batarian potessero tentare di trafugare la sonda, ma mai avrebbe immaginato la presenza geth. Quella razza non aveva mai attraversato il Velo di Perseo dopo la sconfitta dei Quarian. Quella sonda li affascinava così tanto? O c’era qualcuno che li guidava? E quella nave, quella che pareva una mano, l’aveva già vista, ma non ricordava dove. Era immerso in questi pensieri quando qualcuno, un altro Turian, dal volto affilato e gli occhi troppo piccoli persino per un membro del loro popolo, comparve quasi dal nulla davanti a lui.
- Saren – lo salutò Nihlus, - Cosa ci fai qui? Questa non è la tua missione.
- Il consiglio ha pensato che un aiuto ti avrebbe fatto comodo- disse l’altro, dando a Nihlus una pacca sulla spalla.
- Non mi aspettavo di trovare dei geth da queste parti. La situazione è critica.
Nihlus sistemò le armi. Saren era uno Spettro del consiglio come lui, un qualcuno di cui fidarsi. Certo, non era mai stato particolarmente loquace o simpatico, anzi, si comportava spesso in modo strano, ma era sempre stato fedele al Consiglio.
Saren gli passò accanto con noncuranza, mentre Nihlus rinfoderava le armi, e una volta dietro di lui gli disse di stare tranquillo perché aveva tutto sotto controllo e gli puntò la pistola alla testa. Nihlus non si accorse nemmeno di morire.
 
Shepard avanzò insieme ai due compagni. Dovevano arrivare allo spazioporto al più presto. Qualcosa le suggeriva che la missione non procedeva secondo i piani, forse a farle venire tale sospetto era stato quello sparo solitario. Doveva trattarsi per forza di un assassinio, non certo di una battaglia improvvisata. Subito pensò alla morte di Nihlus, ma scacciò tale pensiero: il Turian era uno Spettro, non si sarebbe lasciato uccidere da un geth qualunque. Shepard proseguì col fucile d’assalto stretto in mano, le sue nocche erano quasi bianche dalla pressione. Non doveva cedere ai pensieri, in battaglia bisogna pensare solo alla guerra, glielo avevano insegnato sin da quanto l’avevano prelevata da Mindoir, o meglio, la avevano salvata.
- Quello è il sito archeologico!- gridò Ashley Williams, indicando un’area rotondeggiante completamente invasa da geth.
- Questa cosa non va bene. Trovate un riparo!
Kaidan e Williams ubbidirono, mentre Shepard si posizionò nel mezzo e iniziò a sparare con fredda calma, spargendo confusione tra i nemici. Poi si nascose dietro un albero. I geth erano abbastanza lontani, e gli attacchi biotici di Kaidan li avevano dimezzati. Williams corse ad un riparo più vicino, sparando colpi con la pistola a più non posso. In men che non si dica, i nemici rimasero in meno di cinque. Shepard estrasse il suo fucile di precisione, altra arma che prediligeva, e lo caricò con cura. Guardò dal mirino e sparò solo quando vide centrata la testa nera di un geth. Il sintetico cadde a terra senza emettere quasi alcun suono. Poi fu il turno dei suoi compagni rimasti. L’ultimo geth venne ucciso da Ashley.
- Complimenti, artigliere capo Williams.
Entrarono nel sito archeologico e si guardarono intorno.
- Alenko, cerca nella parte sinistra, Ashley, tu guarda dietro di me, io perlustrerò quest’area.
Shepard si avvicinò ad alcune rovine crollate a terra. Si sistemò i capelli neri come la notte lunghi fino alle spalle e si accucciò. Guardò tra le macerie, ma non vide nulla. Provò a spostare quelle meno pesanti, e notò che non c’era traccia di una sonda o di parte di essa.
- Qua niente, comandante- disse Alenko.
Jill Shepard tacque. Si sedette sulle rovine e attese che anche Williams terminasse di perlustrare la zona a lei assegnata. La missione era un fallimento, lo sentiva, e questo perché lei non era stata capace di guidarla con successo. Jenkins non sarebbe dovuto morire. Lei non avrebbe dovuto ordinargli di uscire allo scoperto, doveva essere più prudente, meno avventata! Si posò una mano sulla fronte: poteva vedere ancora il volto sorridente e speranzoso di Jenkins. Quel ragazzo voleva far vedere alla galassia intera di cosa era capace, ed era davvero bravo, ma era stato ucciso a causa di un ordine sbagliato. Non sarebbe dovuto morire. Come poteva divenire lei uno Spettro? Come poteva lei avere una tale responsabilità, la sicurezza di, se non era capace di salvare la vita di uno? Se non era stata capace di dare un ordine? Certo, aveva comandato varie spedizioni, ma eccezion fatta per Elysium, nessuna di esse era mai stata troppo perigliosa, e aveva sempre avuto qualcuno ad affrancarla.
- So a cosa stai pensando- disse Kaidan, sedendosi vicino a lei, - che Jenkins non doveva morire.
Shepard annuì.
- E che è stato il tuo ordine a porre fine alla sua vita.Il comandante sospirò.
- Sai che non è così. Mi dispiace per Jenkins, ma è stato avventato. Doveva trovare un riparo, come ho fatto io, invece è uscito allo scoperto pensando di poter uccidere da solo chissà quale nemico, e la sua avventatezza gli è stata fatale, non il tuo ordine.
- Avrei dovuto sapere che si sarebbe comportato così.
- Era compito lui atteggiarsi da vero soldato. Ci hanno insegnato come affrontare varie situazioni.
- Secondo te, dopo questo, mi nomineranno spettro?
- Sei molto brava. Hai resistito da sola a Elysium.
- Niente da fare. Evidentemente la sonda è stata spostata. Sopra risiedono dei civili, magari ne sanno qualcosa- li interruppe Ashley.
- D’accordo, andiamo- ordinò Shepard.I tre percorsero la salita che li portava alla zona abitata. Shepard era in testa al gruppo e si guardava intorno, sapeva che ben presto avrebbero dovuto affrontare altri nemici. Infatti fu così. Una volta giunti a destinazione, video che davanti alle abitazioni erano stati collocati alcuni spuntoni alti come quello già visto sui quali erano impilati alcuni corpi. Nulla di strano, se uno di questi corpi avesse preso vita. Non pareva più umano: della pelle non c’era più traccia, quell’essere era formato solo da tendini e organi interni, tenuti insieme da tubi blu che emettevano una pallida luce. Le creature corsero a braccia aperte verso Shepard, e lei comprese che pur non essendo armate potevano essere letali a corto raggio, quindi ordinò agli altri a non esitare a sparare e di non lasciarle avvicinare. Anche stavolta, il fucile d’assalto fu d’aiuto: gli esseri erano molto veloci, ma avevano una salute molto debole, e bastavano pochi colpi per farli cadere a terra. Uno, tuttavia, riuscì a penetrare attraverso i proiettili e raggiunse Williams. La afferrò per il collo e tentò di affogarla premendogli le mani sulla gola, ma l’artigliere capo riuscì a divincolarsi e a ucciderlo grazie al factotum.
- Che diavoleria è mai questa?- chiese, spossata.
- Non ne ho idea. Non ho mai visto creature simili, prima. Ora forza, andiamo dai sopravvissuti. Magari loro possono riferirci qualcosa- disse Shepard.
L’abitazione bianca, simile a una roulotte, pareva abbandonata. Solo un attento esame della serratura appurò che non era così, e che qualcuno si era chiuso dentro per paura di essere ucciso. Shepard impiegò poco tempo per aprire la porta.
All’interno trovarono quelli che dovevano essere stati due dottori. Uno era a sedere, palesemente sconvolto, e stava profetizzando qualcosa riguardo alla fine della galassia e alla sua distrazione, l’altra, invece, stava tentando di calmarlo.
- Cosa è successo qui?- chiese Shepard.
- Quei geth ci hanno attaccati- spiegò la dottoressa – penso siano qui per la sonda.
- Dove si trova?
- È stata spostata stamattina vicino allo spazioporto, dovete prendere il treno e ci sarete.
- È la fine! Araldi della distruzione, seminatori di morte e caos, razziatori dell’umanità!- gridò l’uomo, disperato.
- Calmati, hai già preso troppe delle tue medicine, oggi- gli disse la dottoressa.
Shepard fece segno agli altri di avanzare.
La via che portava al treno era abbastanza semplice e lineare, non faticarono a trovarla, e nemmeno la presenza geth fu rilevante. Finalmente arrivarono davanti ad un’area piena di sacchi da imballaggio e merci. Fu lì che trovarono Nihlus, o meglio, il suo cadavere.
- È morto- sentenziò cupa Shepard –Ma chi o cosa può averlo ucciso?
Non ebbero il tempo di fare considerazioni: da dietro un sacco di merci spuntò un uomo con le mani alzate.
- Sono innocente! Sono un umano!| abbassate le armi!
- Cosa ci fai lì?- chiese Shepard.
- Mi ero nascosto qui quando quegli esseri di metallo hanno attaccato. Sono innocente! Quello era un vostro amico? Ho visto chi lo ha ucciso. Ero proprio qui dietro. Era un Turian come lui. Il vostro amico lo ha chiamato Saren. Sembrava cattivo. Sul serio. Gli ha sparato alle spalle, il vostro amico si fidava di lui!
- Lo conosceva…- sussurrò Shepard –Questo Saren lo ha ucciso a tradimento. Andiamo! Tu, trovati un nascondiglio più degno, presto non ce ne sarà più bisogno.
Notarono solo in quel momento la nave del video, quella a forma di mano. Era immensa. Stava prendendo il volo.
- Dove è andato Saren dopo aver ucciso Nihlus?- chiese Shepard al testimone.
- È salito sul treno, penso volesse andare a prelevare la sonda.  Sapevo che quella sonda avrebbe fatto un bel casino, dopo la sua scoperta è andato tutto a puttane.
Si avviarono verso il treno. Li attendeva una seria battaglia: il corridoio che portava al vagone era invaso da geth, in particolar modo la squadriglia contava un distruttore, letale col suo lanciamissili. Il gruppo riuscì a trovare riparo con molta facilità. Ashley cercò di eliminare i bersagli più deboli, mentre Alenko e Shepard si dedicavano al distruttore geth. Gli attacchi biotici del tenente non parevano funzionare molto, anche se erano utili per rallentare la creatura, che non tardò a lanciare il primo missile che ebbe un impatto così forte sul loro riparo che Kaidan e Shepard stavano per perdere l’equilibrio. Non dovevano lasciare che si avvicinasse, o sarebbe stato letale. Il comandante cercò di pensare a qualcosa. Il fucile di precisione era l’arma più potente che aveva, e non avrebbe dovuto impiegare molto tempo per sparare un colpo, visto che l’avversario era lento a causa del peso della sua arma. Tuttavia, era anche vero che non avrebbe ben visto quando avrebbe sparato il missile, e c’era una probabilità che questo l’avrebbe presa in pieno. Usare il fucile d’assalto significava scoprirsi più del dovuto e per molto tempo. Un fucile a pompa sarebbe però riuscito a sintetizzare le qualità di entrambe le armi: non necessitava di un lungo tempo di puntamento e di un mirino come il fucile di precisione, ma aveva una potenza di fuoco molto elevata. Così lo estrasse e uscì un poco allo scoperto. Mirò velocemente e sparò, riparandosi dal missile appena in tempo. Il geth barcollò e il comandante ne approfittò per sparare un altro colpo, che centrò la testa in pieno. Il geth cadde a terra, sconfitto. Ashley, intanto, si dava da fare con gli altri nemici, che erano ormai decimati. Fu kaidan a finirli.
Corsero verso il vagone e azionarono i comandi del treno. Velocemente arrivarono a destinazione, sfrecciando sui binari. Appena arrivati, video un geth sistemare una carica esplosiva. Shepard lo uccise col fucile, e si apprestò a disinnescare la bomba, mentre gli altri la coprivano.
- Altro distruttore!- annunciò Williams, appena in tempo.
Shepard si riparò dietro un muretto e il missile le volò accanto, andandosi a schiantare poco più in là. Riprese il fucile a pompa e iniziò la battaglia contro il distruttore. Dovevano fare in fretta o le bombe sarebbero esplose. Stavolta, la battaglia contro il geth si risolvette più velocemente. Trovarono l’altra carica lì vicino. Quella volta fu Kaidan a disinnescarla, mentre Ashley e Shepard si difendevano da geth e abomini, le strane creature dello spuntone. Le altre due bombe si trovavano dalla parte opposta. Non fu un problema disinnescarle. Ora dovevano solo recuperare la sonda.
Si trovava in un’ampia area ovviamente piena di geth, fra cui un paio di distruttori. La battaglia non fu facile, ma venne vinta grazie all’astuzia di Shepard.
La sonda emanava una sonda verde che si innalzava al cielo. Erano arrivati, finalmente. Kaidan si avvicinò, curioso, ma venne fatto sollevare in aria mentre iniziava a muoversi spasmodicamente. Shepard corse verso di lui, lo afferrò e lo spinse via, ma fu a sua volta vittima dell’effetto della sonda. Vide delle immagini confuse, suoni mai uditi, e le parve anche di intravedere un prothean, poi, mentre la sonda si rompeva, perse conoscenza.


- Abbiamo identificato la nave atterrata su eden Prime. È la Normandy, una nave umana dell’Alleanza.- disse la Matriarca Benezia, indossando il suo solito copricapo nero.
Saren era seduto sulla poltrona, con la testa appoggiata alla mano. Aveva attinto informazioni dalla sonda, ma temeva che gli umani fossero sopravvissuti e avessero fatto la medesima esperienza. Forse non si sarebbe dovuto limitare ad assassinare Nihlus, avrebbe dovuto uccider lui stesso anche gli altri.
- La comandava il Capitano Anderson.  Sono riusciti a salvare la colonia e a disinnescare le bombe.
- E la sonda?- chiese Saren, con un filo di paura nella voce.
- Uno degli umani potrebbe averla utilizzata.
Saren si voltò di scatto e si alzò dalla poltrona. Sentì un moto di rabbia mai visto impossessarsi di lui. La sonda non doveva essere utilizzata! D’istinto dette un pugno alla parete e poi strinse il volto della matriarca con le mani, poi si riprese e si voltò di spalle.
- L’umano deve essere eliminato- disse.
   
 
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