Sono dipendente dalle persone. Creo dipendenza e di quella dipendenza m'infetto io stessa. Ad ogni respiro, quella loro dannazione entra in me e difficilmente ne esce.
Sono la prima ad infatuare la gente.
La conquisto con il mio modo di fare strano, con quell’aura di perenne incertezza che mi contorna.
La conquisto con la mia risata troppo coinvolgente, con i miei occhi troppo profondi, con la passione per i colori e l’amore per il buio.
La conquisto con quella sciarpa bianca e nera ormai fuori moda, con l’odore di primavera che mi lascio alle spalle, con i sorrisi che non ho.
La conquisto per i capelli troppo lunghi, il trucco troppo pesante degli occhi e la carnagione troppo pallida.
Io conquisto la gente, l’assuefaccio. Ma alla fine sono io la prima a non sapermi staccare da loro.
Mi fanno girare su me stessa, mi fanno illudere, mi fanno credere d’essere felice. Si passano di mano in mano il mio destino. Ed io lo seguo, incantandoli, ammaliandoli.
Quando loro si risvegliano dal torpore provocato dalla loro droga, per me è troppo tardi.
E quando mi gettano via come una siringa usata, io sento il bisogno di loro.
Ma loro non sono più dipendenti da me, hanno smesso di desiderarmi e di cercarmi.
Io non servo più.

Una volta chiesi che mi mostrassero una persona uguale a me.
Mi mostrarono uno specchio.
Dissero che era ciò che più s’avvicinava a me, quell’immagine riflessa.
Solo, lei era perfetta. Ed io non lo sarei mai stata.


Sì, anche questa per me un significato ce l'ha.
Scritta un paio di mesi fa.