Cap.11 Nello spazio siderale
Vegeta
guardava oltre l’oblò della navicella nello
spazio aperto. Muoveva il volante, stringendolo tra le dita coperte dai
guanti.
Intravide in lontananza una cometa e volò sotto un pianeta
dalla superficie blu
notte. Virò evitando un gruppo di asteroidi e si deterse le
labbra con la
lingua.
“Non
offendere il mio papà. Lui è forte” si
lamentò Goten. Chiuse gli occhi, gonfiò
le guance e mostrò la lingua. Vegeta piegò le
ginocchia e si piegò in avanti,
guardando in viso il bambino.
“Pensi
che io offendi tuo padre, moccioso?” domandò.
Goten spalancò gli occhi, le sue
iridi nere erano liquide.
“Sì,
lui è un dio. E non perde” brontolò.
Vegeta incrociò le braccia al petto e
ghignò.
-
E’ vissuto nel mito di quell’eroe di suo padre,
spero che capisca che tipo è
Kakaroth il più tardi possibile –
rifletté.
“Io
so che tuo padre è il migliore, ed è per questo
che voglio superarlo” spiegò.
Goten sbatté un paio di volte le palpebre e sporse il labbro
inferiore. Strinse
i pugni e saltellò sul posto.
“Però
lo offendi” brontolò. Vegeta sciolse le braccia,
prese il bambino in braccio e
Goten si divincolò.
“Attento
a non cadere, scimmietta” disse il principe dei saiyan. Goten
dimenò i piedi.
“Tu
e Trunks ogni tanto litigate? Vi offendete?” chiese Vegeta.
Goten smise di
scalciare e si strinse a una delle mani di Vegeta che lo sostenevano.
“Trunks
non pensa davvero quelle cose” ribatté Goten.
Vegeta si mise il ragazzino in
spalla.
“Lo
stesso io e tuo padre. Litighiamo perché siamo …
amici”. La voce del principe
tremò all’ultima parola. Goten gli
appoggiò il mento sul capo e gli strinse il
collo muscoloso.
“Allora
lo devi dire a papà” si lamentò. Vegeta
socchiuse gli occhi.
-
Non ho potuto crescere Kakaroth quando eravamo bambini, è un
po’ come se
rimediassi con questo frugoletto. E’ identico a suo padre
– rifletté.
Vegeta
sentì la voce di Junior ed ascoltò le sue
parole.
“Il
pianeta in cui stiamo andando ha un periodo di
rotazione doppio rispetto alla Terra” spiegò il
namecciano. Crilin sbadigliò
rumorosamente.
“Non
ho capito. Rotazione di che?” chiese. Vegeta udì
Junior sospirare.
“Il
giorno dura il doppio” spiegò il namecciano.
Crilin sbadigliò nuovamente.
“Come
Nameck?” domandò. Vegeta roteò gli
occhi.
-
Non capisco perché il muso verde non si arrenda
all’evidenza,
il pelato gli sta solo facendo perdere tempo –
pensò. Fece virare la navicella,
evitando il campo gravitazionale di un sole.
“Qualcuno
ha idea che fine hanno fatto C17 e Mary Jane?”
domandò Crilin.
“Si
saranno appartati” ribatté secco il principe dei
saiyan. Junior digrignò i denti.
“Avrei
fatto meglio a rimanere sulla Terra” ringhiò.
***************
C17
chiuse il frigorifero e si voltò, tenendo la
lattina gelida in mano. Vide Mary Jane avanzare verso di lui, dimenando
le
anche.
“E’
da un po’ che la navicella non balla più. Non
credevo che viaggiare nello spazio potesse risultare noioso”
si lamentò la
giovane. C17 si portò l’indice e il medio alla
tempia, facendole un saluto
militare.
“Sai,
pensavo di chiederti di uscire, ma temo di
aver esagerato” le disse seducente. Mary lo vide piegarsi
verso di lei e inarcò
un sopracciglio.
“Esagerato?”
domandò. C17 le offrì la lattina di
birra.
“Sì,
siamo usciti direttamente dalla stratosfera”
mormorò. La giovane gli prese la lattina dalle mani.
“Avere
un senso dell’umorismo pessimo fa parte
dell’essere cyborg?” chiese. Si portò la
lattina alla bocca, appoggiò le labbra
sulla superficie metallica sentendo gelida e sorseggiò un
po’ di birra,
sporcandosi le labbra di schiuma.
C17
ridacchiò, allargò le braccia ed
indietreggiò.
“Sicuramente”
rispose. La guardò negli occhi e vedendo
l’azzurro delle iridi di lei il suo battito cardiaco
accelerò.
-
Mi sto lasciando fregare da questa ragazza. Non ho
mai provato niente di simile – rifletté.