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Autore: Lizhp    02/12/2015    4 recensioni
SEQUEL DI YOU MADE ME.
-Perché ridi?- gli chiese il riccio, sorridendo leggermente.
-Perché tu sei completamente pazzo!- e così dicendo il biondo si alzò dalla sedia per controllare il cibo sui fornelli.
Mika osservò ancora per un attimo quella lettera, riflettendo di nuovo sulla proposta; Andy però, inconsapevolmente, gli aveva appena dato un ottimo motivo per accettare.
-Dici che è una cosa pazza, eh?- chiese quindi al biondo.
-Assolutamente sì- confermò il ragazzo, tornando a sedersi accanto a lui.
Mika alzò gli occhi alla ricerca delle iridi color del cielo del compagno e quando le incontrò sorrise.
-Allora se è una cosa pazza, la faccio!- dichiarò, prendendo infine la sua decisione con un’alzata di spalle.
Andy lo guardò, sbarrando gli occhi.
-Mika, ma davvero lo farai?-
-Sì!- confermò convinto il cantante, annuendo freneticamente con la testa –Perché non dovrei? Ho detto no a troppe cose in quest’ultimo periodo-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Per la Grecia altro che braccioli di Snoopy, ti procuro un salvagente enorme- sussurrò poi il greco al suo orecchio, soffiando quelle parole sulla pelle del compagno, che rabbrividì visibilmente.
-Procuraci una nave enorme tutta per noi, piuttosto che un salvagente- ribatté Mika, osservandolo dritto negli occhi azzurri.
-Ah beh, come al solito ti accontenti di poco- commentò il biondo, aggiungendo poi la sua risata a quella del compagno.




Fu una giornata piacevole: Mika fu contento di aver deciso di invitare tutta la sua famiglia in Italia per il giorno del suo compleanno, ma al termine di quelle giornate la sua testa stava decisamente esplodendo. Troppo caos gli aveva fatto un po’ rimpiangere la tranquillità della piccola famiglia che lui aveva deciso di costruire con Andy, così fu ben felice il giorno in cui si imbarcò sulla nave che li avrebbe portati in Grecia, solo lui e Andy. Melachi aveva già affrontato fin troppi viaggi per quel periodo, così Joanie si offrì di occuparsi di lei fino al ritorno a Londra dei due ragazzi.
Anche Andy sembrava felice di aver ritrovato finalmente il loro piccolo mondo tranquillo, fatto di cose semplici e, in confronto al marasma dei giorni precedenti, tutto sommato silenzioso, interrotto solamente dalla sua voce o da quella della sua metà; un piccolo mondo ancora migliore quando il silenzio veniva interrotto dalle loro risate psicotiche.
Una settimana fatta solo di spiaggia e mare era esattamente quello che ci voleva per entrambi, prima di tornare alle loro vite e ai loro rispettivi lavori.
Tuttavia avventure e imprevisti non mancarono nemmeno in quel frangente: la nave che li avrebbe portati in Grecia, infatti, aveva subito un piccolo incidente di percorso, ed erano stati costretti a raggiungere Atene in traghetto, per poi tornare a Londra.
-Mi sento di nuovo come un adolescente- dichiarò Mika, lasciando cadere la valigia sul pavimento dell’ingresso della loro casa di Londra, scordandosi completamente cosa significasse la delicatezza -Queste vacanze sono state l’anno sabbatico che non ho mai fatto- e con un sorrisetto soddisfatto, fece atterrare il suo zaino sul divano verde con un lancio precisissimo.
-Siamo stati via solo un mese però- constatò Andy, accendendo le luci e storcendo il naso di fronte all’odore di chiuso che si era creato all’interno della casa.
-Mese sabbatico- si corresse così Mika, togliendosi le scarpe e appoggiandole accanto all’ingresso.
-Beh, quando vorrai fare effettivamente un anno sabbatico fammelo sapere, io sono disponibile- esclamò il biondo, buttando lo zaino del compagno a terra e sdraiandosi sul divano nella posizione più stravaccata che gli fosse possibile.
-Quando andremo in pensione lo faremo- dichiarò il ricciolo, alzando la testa di Andy e sedendosi sul divano, per poi riappoggiarla sulle sue gambe e iniziare a far scorrere una mano tra i capelli corti e biondi della sua metà.
-Me lo segno- dichiarò il greco, sorridendo soddisfatto.
 
Nei giorni seguenti Andy riprese il suo lavoro, questa volta con un video che non gli avrebbe richiesto di allontanarsi da Londra.
L’agenda di Mika invece non era così libera da viaggi: l’inizio di X Factor richiedeva che trascorresse gran parte della settimana a Milano, un impegno che il giovane cantante aveva dovuto incastrare con  un viaggio a Los Angeles, un ritorno a Londra per poter passare qualche giorno con Andy e il lancio dei suoi orologi, nati dalla sua collaborazione con Swatch.
A metà novembre si rese conto di aver bisogno di una pausa quando si ritrovò a tentare di mettersi le scarpe prima dei pantaloni nel suo appartamento a Parigi, in cui aveva avuto un primo incontro con i giudici di The Voice Francia, programma a cui, visto il buon esito di X Factor, aveva deciso di prendere parte.
Fu solo verso la fine del penultimo mese dell’anno che riuscì a trascorrere qualche giorno nella sua casa di Londra.
Andy aveva deciso di lasciare a lui l’onere di preparare qualcosa da mangiare per entrambi. Quando la sua proposta si era scontrata con la faccia storta e decisamente contrariata del libanese, il biondo aveva spiegato in modo fin troppo convincente quanto la sua cucina gli fosse mancata in quei mesi in cui X Factor e The Voice li avevano tenuti un po’ più distanti del solito. Un bacio veloce sulle labbra per convincerlo ancora di più e poi il greco gli aveva voltato le spalle, destinazione divano, sul quale atterrò con la grazia di un elefante, facendo scappare Melachi che vi si era sdraiata poco prima.
La golden, notando che il più giovane dei suoi padroni aveva già chiuso gli occhi e non sembrava intenzionato a volerli riaprire tanto presto, raggiunse zampettando la cucina, dove Mika fissava con sguardo perplesso il contenuto delle mensole, alla ricerca di qualcosa da preparare per merenda.
-Ha rilegato anche te in cucina?- chiese il ricciolo, accarezzando la testa della cagnolina e indicando con un cenno del capo il ragazzo al di là della porta bianca aperta.
-Beh, pancake- decise poi il cantante, desiderando solo di raggiungere il prima possibile il suo ragazzo sul divano.
Preparò l’impasto e lo mise sul fuoco, per poi prendere tra le sue mani l’osso di plastica che Mel gli aveva appena portato, desiderosa di poter giocare un po’ con lui, dato che non godeva della sua compagnia da tempo. Mika stava per rilanciarglielo quando notò che Andy, sul divano, aveva chiuso gli occhi e sembrava essersi appisolato. Controllò i pancake sul fuoco e poi si avviò verso la sala, assumendo quel suo sguardo fin troppo furbo che, se fosse stato notato dal biondo, sicuramente sarebbe stato un ottimo segnale che lo avrebbe fatto fuggire a gambe levate.
Mika fece l’occhiolino a Melachi e poi lanciò l’osso sul divano, iniziando però anche lui a correre, per poi gettarsi addosso alla figura assopita del compagno insieme alla cagnolina.  Il greco venne cosi svegliato di soprassalto dal dolce peso di Mel sulle gambe e da quello di Mika su tutto il resto del corpo.
-Ahi!- accusò il colpo, incredibilmente senza dar voce alla lunga lista di insulti che invece Mika si sarebbe aspettato.
-Mel deve pur giocare- si giustificò allora il ricciolo, con un sorriso fanciullesco e pieno di innocenza, che imbambolò Andy per un paio di secondi.
-Sì, e tu sei sempre il solito bambino!- ribatté Andy, tutto sommato felice che l’imprevedibilità fosse tornata per qualche giorno tra le mura di quella casa, ad interrompere il pesante silenzio che soffocava il greco in assenza della sua metà.
-Sai che è una delle prime cose che mi hai detto quando ci siamo conosciuti?- rifletté il ricciolo, posizionandosi per bene sopra di lui e fissandolo negli occhi azzurro chiaro, un po’ l’opposto delle sue iridi castane.
-Certo, ci ho sempre visto giusto su di te- replicò il biondo, sfiorando il suo volto con le dita in un tocco leggero.
-Mika- lo chiamò qualche secondo dopo il ragazzo, interrompendo quel gioco di sguardi silenziosi che avevano appena iniziato, osservando il compagno con sguardo perplesso.
-Cosa?-
-Credo che qualcosa stia andando a fuoco- fece notare il greco, portando l’attenzione del libanese sul fastidioso odore di bruciato che gli stava invadendo le narici.
-Cazzo!- esclamò il ricciolo, alzandosi immediatamente dal divano e spiccando una buffa corsa che fece ridere Andy di gusto.
Quando Mika spense il fornello, notò che ormai il danno era irrimediabile. Buttò immediatamente i suoi defunti pancake nel cestino e tornò ad aprire ogni mensola della cucina. L’unica cosa che vi trovò fu un sacchetto di patatine.
Lo prese e lo lanciò sul divano, facendolo atterrare direttamente sulla pancia di Andy che se lo rigirò tra le mani con un sopracciglio alzato e lo sguardo deluso.
-Patatine?- chiese, con un tono di voce abbastanza schifato.
-Ehi, se vuoi ci sono i pancake, devi solo recuperarli dal cestino- rispose Mika, indicando la porta della cucina con un mezzo sorriso.
-Patatine andranno benissimo- decretò velocemente Andy, mettendosi seduto e aprendo il sacchetto, per poi scuotere la testa.
-Non ci si può mai fidare di te-  borbottò sottovoce in tono sarcastico e, prima che Mika potesse colpirlo con un pugno sulla spalla, frappose tra sé e il ragazzo una patatina, come segno di pace, offrendogliela con lo sguardo più supplichevole di cui fosse capace.
Funzionò: Mika scoppiò a ridere, prese la patatina e scosse la testa, per poi appoggiarla sulla spalla del biondo.
 
I primi giorni di dicembre portarono con sé l’attesa del Natale, almeno per Mika. Ancora qualche giorno di lavoro ma poi, finalmente, sarebbe tornato a casa e non solo per pochi giorni.
La sua casa di Milano non avrebbe potuto essere più vuota e silenziosa; aveva appena finito di cenare in compagnia della televisione, che però non aveva nemmeno tentato di comprendere. Il susseguirsi di parole italiane quella sera gli risultava troppo difficile.
La giornata, in realtà, non era stata più pesante delle altre: era appena tornato dal loft di X Factor, in cui aveva assistito alle prove delle sue ragazze. Come al solito avvertiva una leggera ansia, che sicuramente sarebbe aumentata il giorno seguente, per il live e per il pericolo di poter perdere un membro della sua squadra. Tutto nella norma, insomma.
Eppure si sentiva più stanco di altre serate e terribilmente solo. Mel era rimasta a casa con Andy, che ormai per quel mese non avrebbe più dovuto spostarsi dalla capitale inglese, se non dopo le vacanze di Natale.
Natale.
Mika si rese conto che fosse tutto ciò che stava aspettando in quel momento, eppure guardandosi intorno non c’era nemmeno un minimo segnale dell’imminente festività.
Spense la televisione e accese un po’ di musica, beandosi del suono degli strumenti che avevano sostituito con dolcezza il parlare incessante della televisione, per poi fissare con sguardo perplesso il grande abete che aveva fatto recapitare al suo indirizzo qualche giorno prima. Era definitivamente giunto il momento di dargli un po’ di colore e vivacità.
Si precipitò nella sua stanza e recuperò la piccola scala dietro la porta, per riuscire a prendere lo scatolone che aveva posizionato sopra l’armadio. Tornò poi in sala, davanti all’abete, e aprì la scatola, ravanando tra i vari addobbi che conteneva
Quando le sue mani si soffermarono su qualcosa di ruvido, le sue labbra si curvarono in un lieve sorriso. Estrasse dalla scatola una decorazione a forma di stella cometa. La scritta “Merry Christmas” spiccava al centro della coda della stella, in una scrittura fin troppo semplice, di colore rosso scuro. La stella era colorata interamente di oro, stranamente opaco, scolpita da lievi decorazioni dello stesso colore che le conferivano quel ruvido che Mika aveva avvertito prendendola in mano.
Era la stella cometa più brutta che il ragazzo avesse mai visto in vita sua, ma quel semplice oggetto, che portava i segni tangibili dei denti di Melachi, riportò alla sua mente la vigilia di Natale di un anno prima, trasportando i suoi pensieri nella fredda Londra, ormai alle porte del 2013.
 
Il fuoco scoppiettava ardentemente nel camino che, per quella sera, avevano deciso di accendere al posto dei termosifoni. Il cielo di Londra sembrava fregarsene del fatto che fosse la vigilia di Natale, infatti stava offrendo agli abitanti della capitale inglese una fitta pioggia che batteva rumorosamente sui tetti, invece dei più poetici fiocchi di neve. Tuttavia, all’interno dell’abitazione, l’atmosfera natalizia era ben percepibile. Andy osservava con un guizzo divertito negli occhi il massiccio maglione che il compagno aveva scelto di indossare dopo la doccia: rosso e oro, con un fiocco di neve di proporzioni enormi appuntato al centro.
-Molto sexy- commentò solamente, alzando le sopracciglia in direzione del petto del compagno.
-Non ridere, è il maglione di nonna, non oso immaginare quanto potrebbe prendersela se non lo indossassi- si difese il libanese, lanciando il sacchetto di plastica, che aveva contenuto fino a poco prima un paio di decorazioni per l’albero, dritto in faccia a Andy.
-Non cercare scuse, tua nonna non può sapere se lo indossi o meno!- ribatté il biondo, con il chiaro intento di far ammettere all’altro che, in realtà, quel maglione natalizio a lui piaceva.
Mika non rispose, ma estrasse l’Iphone dalla tasca dei jeans scuri che indossava e si avvicinò alla sua metà, che come spesso accadeva quando stavano insieme sembrava molto propenso allo scherzo. Mise il braccio sinistro attorno alle sue spalle e con il destro allontanò leggermente il telefono, di modo che il loro abbigliamento rientrasse nella foto. Esibì un sorriso a trentadue denti e catturò l’immagine.
-Ora lo saprà- esclamò poi, soddisfatto, per poi iniziare a ridere di fronte all’espressione perplessa e rassegnata che il compagno mostrava nella foto.
Anche Andy osservò lo schermo del telefono, rubandolo poi dalle mani di Mika.
-Tua nonna non vedrà mai questa foto!- decise, non appena notò quanto il suo non essere affatto fotogenico fosse fin troppo evidente in quello scatto. Il suo pollice corse velocemente verso il tasto “elimina” prima che il cantante potesse anche solo rendersi conto di quello che stava facendo.
-Dai, Andy! Sei veramente noioso…- asserì Mika, tentando di riprendersi il telefono.
-Non sono noioso, sei tu che proprio con le foto non ci sai fare- si difese il greco, tentando di dare la colpa a Mika per la faccia storta con cui era stato immortalato.
Questa volta fu Andy a prendere in mano il telefono e ad avvicinarsi al suo ragazzo, aprendosi in un sorriso da posa perfetta. Quando sentì il braccio di Mika avvolgerlo all’altezza della vita, avvicinò il pollice al tasto dello scatto, ma poco prima che potesse schiacciarlo la mano del libanese, appoggiata al suo fianco, si strinse attorno ad un lembo di pelle, lasciandogli un pizzicotto che lo fece sobbalzare.
Il risultato fu che nella foto che ne uscì, si poteva notare Mika con gli occhi fissi su Andy e un sorriso fin troppo furbo, e un’immagine molto sfocata del biondo, con la bocca aperta, che sobbalzava al tocco del compagno.
-Il solito bastardo- commentò sottovoce Andy, scuotendo la testa.
-Cancella questa foto e me la pagherai-
Un fischio sarcastico precedette la risposta del biondo: -Le terribili vendette di Michael Penniman- lo prese in giro, facendo riferimento al fatto che, di solito, quando il ragazzo aveva intenzione di fargliela pagare si avventava su di lui e quella che in teoria doveva essere una lotta si trasformava ben presto in una danza di baci e carezze. Tuttavia, decise di tenere quella foto, tentando però di farne un’altra, pregustando lui una piccola vendetta.
Si misero di nuovo in posa, esibendosi entrambi nel classico sorriso da foto, ma poco prima di schiacciare il tasto, Andy si avventò inaspettatamente sul collo di Mika, lasciandogli un morso ben assestato, facendo scattare il compagno, che si esibì in un urlo e in una fragorosa risata. Questa volta, nell’immagine immortalata, il volto di Andy si vedeva di profilo, immerso nel collo del libanese, mentre Mika mostrava un’espressione tutta striminzita, occhi chiusi e naso arricciato, volto immerso nelle spalle, nel tentativo di difendersi da quell’attacco inaspettato.
-La migliore foto di sempre- commentò soddisfatto di sé il greco, mentre un pugno colpiva il suo braccio. Se la inviò immediatamente, per evitare che Mika potesse farla sparire.
-Riusciamo a farci una foto normale?- commentò poi il libanese, riprendendo il telefono e obbligando Andy a mettersi di nuovo accanto a sé.
Il greco invece si spostò dietro di lui, mettendosi in ginocchio sul pavimento e avvolgendo le braccia all’altezza del collo di Mika, lasciandogli un bacio leggero sull’orecchio.
-Una foto per ricordarci che siamo gli unici esseri umani a fare l’albero la sera della viglia?- sussurrò piano, soffiando quelle parole sulla sua pelle.
-In effetti dovresti lavorare un po’ di meno- lo punzecchiò il libanese, voltando leggermente il viso per guardarlo negli occhi.
Andy rise sommessamente: -Sì, stavolta hai ragione-.
Per una volta, infatti, non era stata colpa di Mika se erano riusciti a rivedersi a Londra solo la sera prima; un documentario che aveva richiesto più lavoro del previsto aveva trattenuto Andy ad Atene qualche giorno in più e, la sera prima, quando il ragazzo era rientrato a casa e aveva trovato il compagno ad aspettarlo, era talmente stanco che l’unica cosa che aveva avuto il coraggio di fare era stata infilarsi il pigiama, per poi accoccolarsi sul petto di Mika e addormentarsi, avvolto dalle sue braccia e dal caldo accogliente del piumone.
-Allora, coraggio con questa foto!- disse poi il greco, appoggiando il volto alla spalla di Mika e preparandosi per quello che sarebbe stato lo scatto buono.
Ma fu proprio in quel momento che Melachi camminò davanti a loro contenta e scodinzolante, con qualcosa di indefinito tra i denti.
-Che cos…- iniziò a dire Andy, ma Mika lo interruppe immediatamente.
-Non muoverti!- lo ammonì, scattando finalmente una foto “normale”, poco prima che il biondo si alzasse e iniziasse a rincorrere la cagnolina.
-MIKA!- un urlo rimbombò pochi secondi dopo tra le mura della casa, facendo sbiancare il libanese.
-Sì?- domandò esitante, non sicuro di voler sapere cosa avesse combinato per far urlare il greco in quel modo.
-Hai lasciato la scatola delle decorazioni aperta e…- ma si bloccò, notando che in realtà lo scatolone era chiuso. Fece passare per qualche secondo gli occhi dalla scatola chiusa alla stella cometa da appendere fuori dalla porta che sua madre aveva regalato loro il Natale precedente, mentre la consapevolezza si faceva largo nella sua mente. Si rigirò tra le mani la decorazione, ormai tutta mordicchiata dalla golden.
-Ops- mormorò Mika, alzandosi da terra, pronto a fuggire, notando come il cervello del compagno stesse processando le informazioni. 
Gli occhi chiari e profondi del biondo si puntarono su di lui, cercando di rivolgergli uno sguardo minaccioso e trattenendo le risate. Sapeva che il regalo di sua madre non era stato apprezzato da Mika, che aveva detto chiaramente ad Andy che quella fosse la peggior stella cometa che avesse mai visto e che, per appenderla fuori dalla porta, avrebbe dovuto passare sul suo cadavere. Avevano così iniziato uno strano giochino, che prevedeva che ogni volta che passavano dalla porta il biondo appendeva la stella, mentre il ricciolo la toglieva e la gettava da qualche parte. Una volta l’aveva perfino nascosta e per ritrovarla Andy ci aveva messo due giorni, al termine dei quali l’aveva trovata in cima allo scaffale più alto che avevano nella sala, appoggiata all’estremità più lontana, contro il muro. Una cosa forse un po’ banale, che però li aveva divertiti proprio come due bambini.
Evidentemente, per quell’anno, Mika lo aveva battuto sul tempo.
-Hai lasciato la stella sullo scatolone per fare in modo che Mel la prendesse e la rompesse?- chiese, anche se la risposta sembrava abbastanza evidente.
-Noooooo- rispose Mika, alzando le mani come a testimoniare la sua innocenza.
Andy aveva abbandonato la stella sul divano e si era gettato alla rincorsa di Mika, gioco che si era presto concluso con loro due stesi sul tappeto davanti al camino, a ridere.
 
Era stato Andy, quell’anno, ad averlo anticipato, infilando di nascosto quella stella nello scatolone di addobbi natalizi che Mika aveva preparato l’ultima volta che era tornato a casa a Londra, prevedendo che, un giorno o l’altro, avrebbe avuto voglia di atmosfera natalizia anche nella casa di Milano.
Spensieratezza, ecco cosa gli ricordava quella stella che portava non solo il ricordo di Andy, ma anche i segni di Mel, entrambi lontani in quel momento.
Fece un lieve sorriso e si avviò verso la porta bianca del suo appartamento, aprendola.
Si abbassò a lasciare un paio di carezze ad uno dei gatti dei vicini, ormai abituato alla loro presenza costante così come alla perenne assenza dei loro padroni, per poi voltarsi e appendere la stella alla porta.
Estrasse il cellulare e fece una foto, per poi inviarla, senza una parola, al numero del suo ragazzo.
 
Milletrecento chilometri più a nord, Andy stava scostando delicatamente Melachi dalle sue gambe per potersi alzare dal divano. Prima di cena aveva montato l’albero di Natale, ora andava solo decorato.
Si sedette sul divano e regalò alla cagnolina qualche carezza, ricambiata immediatamente con una bella leccata alle dita. Poi si alzò e si diresse verso lo scatolone contenente gli addobbi che, di anno in anno, aumentavano sempre di più, complice la mania di Mika di acquistare sempre qualcosa di nuovo ogni anno.
Stava per aprire la scatola, quando il suono di un messaggio sul suo telefono attirò immediatamente la sua attenzione. Notando che Mika gli aveva inviato una foto, si affrettò ad aprirla, per poi iniziare a ridere.
La stella mordicchiata da Melachi svettava in bella vista al centro della porta della loro casa di Milano. Il fatto che il ragazzo si fosse accorto della stella significava che, probabilmente, anche lui stava addobbando l’albero. Andy premette la cornetta verde sul suo telefono e attese che il compagno, dall’altro capo del telefono, rispondesse.
-Buonasera- quando quella voce così familiare giunse alle sue orecchie, un sorriso si delineò spontaneamente sulle labbra del greco.
-Ciao, Mika- rispose, godendosi poi pochi secondi di silenzio.
-La porta così sta molto bene, sprigiona aria natalizia- lo prese poi in giro, avvicinandosi nuovamente all’albero mentre sentiva Mika ridere.
-Trovo anche io che stia molto bene-
A quella risposta il biondo strabuzzò gli occhi, chiedendosi il motivo per il quale il compagno gliela stava dando vinta così facilmente. Non era da lui.
-Va tutto bene, Mika?- chiese quindi, con l’intento di tastare un po’ il terreno.
-Sì, tutto bene- rispose il ragazzo.
-Ma…?- lo incitò a parlare Andy, sempre sospettoso.
-Nulla di che, la stella mi ha ricordato il Natale scorso. Stavo per fare l’albero e credo mi sia venuta un po’ di nostalgia-
Andy sospirò.
-Sai, stavo per fare anche io l’albero- gli disse quindi -Lo facciamo insieme?-
-Magari- commentò con tono sconsolato il libanese.
-Dai, lo so che non è la stessa cosa. Però così almeno non mi terrai fermo per mezzora per fare una semplice foto-
Funzionò, tanto è vero che Andy si ritrovò a ridere dopo il -Eeeeeehi- indignato che pervenne alle sue orecchie. L’aveva un po’ distratto ed era quasi sicuro di aver appena dato il via ad una delle loro solite conversazioni. Mise la chiamata in vivavoce e iniziò a tirare fuori le palline e i nastri colorati dalla scatola.
-Saranno stati due minuti, non di più- replicò Mika, avvicinandosi anche lui allo scatolone e iniziando ad estrarne tutto l’occorrente.
-Certo, come no. Rimane il fatto che sei un pessimo fotografo!- ribatté il biondo, aspettandosi una raffica di insulti come risposta.
Invece ci fu solo un breve silenzio, seguito da un semplice -Okay-.
Di nuovo Andy rimase perplesso.
-Okay?- chiese quindi, confuso.
-Sì, okay- confermò Mika, mentre finiva di avvolgere il primo nastro colorato attorno ad un ramo dell’albero -Niente più foto prima di X Factor, sono un pessimo fotografo-
-Sei uno stronzo!- replicò subito Andy, quando capì dove il ragazzo voleva arrivare.
Mika aveva infatti preso l’abitudine di farsi una foto nei camerini prima di iniziare la diretta dei live del talent italiano; foto che veniva pubblicata sui social ma che il libanese, quando aveva un po’ di tempo prima dell’inizio della trasmissione, inviava anche al ragazzo. Era un gesto semplice, ma che Andy aveva sempre apprezzato: non potendo più seguirlo in tutto quello che faceva, erano dei piccoli dettagli che lo aiutavano ad essergli un pochino più vicino, per quanto possibile. Avevano spesso questa abitudine di inviarsi foto, invece che lunghi messaggi, per spiegare quello che stavano facendo o cosa stavano vedendo.
-Ah! Io sono stronzo?- ribatté Mika, sempre in tono indignato.
Il greco non poté fare a meno di rispondere con una risata spensierata, godendosi a pieno quel piccolo momento che si stavano ritagliando per stare un po’ più vicini, nonostante la lontananza.




Buonasera fanfictionari!
Capitolo un po' così, molto di scenette "casalinghe", prese da un po' di tweet di Mika (la nave rotta e il "mese sabbatico", le scarpe prima dei pantaloni, i pancake bruciati e gli alberi di natale fatti nello stesso momento):
12 set 13: been on the craziest road trip for the past three and a half weeks. From london to greece. With friends fam and my dog. Our boat we were crushing around in broke down yesterday and am now heading back to athens on a ferry and then heading back home L i feel like a teenager again. It’s the gap year (month) i never had.

10 nov 13: so tired that imanaged to start putting shoes on before my trousers. Luckily i realised. Sunnyday off in paris

30 nov 13: home! London. Dog. Burnt pancakes

7 dic 13: set up my christmas tree in milan and london at the same time today, well, with a bit of help for the one in london

Insomma, diciamo che credo mi abbia ispirato un po' di fluff Mika in questo caso.
Niente, penso di avervi detto tutto ;) Ci si vede al prossimo capitolo, in cui riprenderò un argomento che ho introdotto in uno dei primi capitoli di questo seguito di You Made Me e che, da quello che mi avete detto, vi era piaciuto...
Basta chiacchiere, mi eclisso!
Buona serata ;)
 
   
 
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