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Autore: Son Manu    03/12/2015    3 recensioni
"Ma lui è mio amico."
"Lo ero anche io."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E lo guardavo allontanarsi al fianco dell'uomo che me lo aveva portato via, per sempre.
Guardavo allontanarsi colui che un tempo era mio amico, o almeno così volevo credere che fosse.
Ero stremato, privo di forze, quasi in fin di vita. Mi trovavo steso a terra, prossimo a perdere i sensi, stordito dai colpi ricevuti fino ad un attimo prima. Sarei sicuramente morto, ma lui aveva impedito che l’altro mi infliggesse il colpo decisivo, bloccandolo per un braccio. Già, nonostante tutto non saresti stato capace di uccidermi, Capitano.
L’armatura aveva subito dei grossi danni, ma avevo ancora una misera ed insignificante forza che mi spingeva ad alzare appena il capo nella loro direzione.
La mia mano meccanica, seppur tremolante, si era protesa verso Steve, ormai sempre più lontano dalla mia visuale, nel vano tentativo di fermarlo.

- “…Rogers…”

Avevo provato a chiamarlo con voce flebile, ma quello non sembrava volerne sapere di voltarsi.
Inevitabilmente, come se fosse uno scherzo del destino, dovuto probabilmente alla circostanza dell’episodio, la  mia mente era bombardata da una serie di ricordi legati a tutto quello che c’era stato tra noi, ricordi che solo in quel momento mi ero reso conto quanto fossero importanti e li avrei persi per sempre. Lentamente riaffiorava ogni singolo dettaglio di quell’inspiegabile doloroso legame, dal quale non sarei riuscito a separarmene: il nostro primo incontro, le battaglie affrontate come una squadra, uno la spalla dell’altro seppur con molti battibecchi dovuti spesso e volentieri a causa dei miei modi saccenti di fare.

“Mi dispiace Tony. Sai che non lo farei mai, ma non ho scelta. Lui è mio amico.”
“Lo ero anche io.”

 
Così, con quelle ultime parole, quando avevo espresso a malincuore la mia ultima sentenza prima dell’inevitabile combattimento, una parte di me sapeva, anzi sperava che entrambi non avremmo mai potuto definirci tali e mai lo saremmo stati. Per due come noi, usare il termine “amicizia” avrebbe significato mentire a noi stessi e lo dimostrava il fatto di non riuscire a spiegarmi quella strana sensazione di malessere interiore che avvertivo. Eppure, nonostante sapessimo cosa ci stava accadendo, nonostante fossimo tacitamente a conoscenza del nostro incomprensibile legame, aveva fatto la sua scelta e non ero io. Evidentemente non sono mai stato niente di più.


- “Steve…”.
La mia voce era sempre più debole, i miei occhi lottavano per restare aperti e avrebbero ceduto da un momento all’altro.  Lo odiavo per aver preferito un altro e odiavo me stesso per quello che stavo provando.
Ma questa volta si era fermato: per qualche secondo era rimasto immobile, continuando a darmi le spalle, poi, titubante, aveva rivolto la sua attenzione verso di me, osservandomi con un cenno di evidente dispiacere impresso sul suo volto; ormai lo conoscevo quel che bastava da distinguere molto bene quello sguardo.

- “Io avrei scelto te.

Non aveva risposto. Dopo un lungo ed interminabile minuto si era voltato nuovamente verso il compagno che nel frattempo lo stava guardando perplesso e avevano ripreso a camminare, sparendo dal mio campo visivo. Una lacrima rigava il mio viso. E’ stata l’ultima cosa che ho visto, poi tutto si era oscurato.
   
 
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