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Autore: manueos85    03/12/2015    0 recensioni
Hiroki e Nowaki sono alle prese con il loro nuovo ruolo di genitori, con tutta la dolcezza (ma anche i piccoli problemi...!) che questo comporta! Come se la caveranno? Scopriamolo in questa raccolta di one-shot!
Attenzione! Questo è un seguito della long "junjou in Trouble"! Se ne consiglia la lettura per capire come hanno fatto i nostri due eroi a diventare papà e conoscere alcuni nuovi personaggi che sono stati introdotti!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hiroki Kamijō, Nowaki Kusama, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 03: Visite inaspettate...

 

Hiroki aveva affrontato i giorni precedenti il tanto temuto trasloco come un condannato a morte che cammina verso il patibolo, sapendo di non sbagliarsi nel ricordare il precedente come un'impresa titanica, ma quello stava superando di gran lunga ogni sua peggiore aspettativa.

Il fatto di esserne in gran parte responsabile non aveva minimamente contribuito a farglielo affrontare con animo più lieto e il suo umore era stato particolarmente intrattabile, al punto che anche una persona buona come il suo Nowaki aveva fatto molta fatica a mantenere il sorriso.

Due settimane prima, ad appena un mese e mezzo dal burrascoso arrivo dei gemelli nella loro vita, Nowaki era tornato a casa dal lavoro eccitato come un bambino a Natale, annunciandogli che per un colpo di fortuna aveva trovato l'appartamento ideale per la loro cresciuta famiglia. Un suo collega che abitava nel loro stesso quartiere aveva ricevuto una vantaggiosa offerta di lavoro in un altro ospedale e quindi stava per trasferirsi definitivamente in un'altra prefettura, lasciando libera la sua casa. Avendo anche lui tre figli, un maschio e due femmine, l'appartamento sarebbe stato grande abbastanza per loro quattro e per la sterminata biblioteca di Hiro-san. Dopo avergli dato quella eccezionale notizia, Nowaki non gli aveva lasciato il tempo di dire niente e lo aveva trascinato immediatamente a visitarlo. Il risultato era ovvio. Quasi prima di essersene reso conto, l'accordo era stato concluso e l'atto d'acquisto firmato.

Dopodiché erano iniziati i preparativi in ogni ritaglio di tempo che riuscivano a trovare tra i turni di Nowaki all'ospedale e le sue lezioni all'università.

Ora, mentre impacchettava l'ultimo di una infinita serie di scatoloni di libri, Hiroki si trovava ad arrabbiarsi con l'universo intero e in primis contro se stesso. Quando si erano trasferiti insieme in quella casa, dopo il ritorno di Nowaki dagli Stati Uniti, si era rilassato, convinto che non si sarebbero mai più spostati da lì, e quindi non si era più limitato come in precedenza nell'acquistare i suoi amatissimi libri.

Nowaki, molto saggiamente, in quei giorni aveva evitato qualsiasi accenno al trasloco quando parlava con lui e lo aveva trattato con le pinze per tutta la settimana, impacchettando da solo ogni altra suppellettile della casa, i loro vestiti e le cose dei bambini mentre lui si occupava esclusivamente della sua smisurata biblioteca.

Ma come accidenti aveva fatto ad accumularne così tanti? Eppure, non poteva pensare di poter fare a meno di ogni singolo volume che gli passava sotto mano. Aveva tenuto perfino quelli di Akihiko, e non soltanto i romanzi seri con cui aveva vinto prestigiosi premi, ma anche i volumetti BL da quattro soldi che quello si ostinava a mandargli incurante delle sue proteste.

Stava contemplando quella catasta di scatoloni apparentemente senza fine, tutti ordinatamente impilati ed etichettati, quando il campanello di casa suonò.

“Hiro-san” lo chiamò Nowaki dall'altra stanza. “Devono essere gli operai. Sei pronto?”

No. Non lo era. Per niente. Ma non c'era altro da fare. E poi, prima iniziavano e prima quel supplizio avrebbe avuto termine.

Mentre si faceva coraggio, sentì Nowaki parlare nell'ingresso, ma registrò che c'era qualcosa di strano quando distinse anche delle voci femminili. La sua sorpresa decuplicò quando scorse il gruppetto di persone che si era raccolto nel genkan. Un istante più tardi, Kusama-sama lo aveva raggiunto e stretto in un abbraccio uguale a quello che riservava ai figli.

Imbarazzato e non ancora abituato a quelle manifestazioni d'affetto, lanciò un'occhiata a Nowaki da sopra la testa dell'anziana signora.

“Scusate l'intrusione” gli disse poi lei mentre Ayako e Kaoru gli rivolgevano un cenno di saluto. “Ma Wacchan ci ha detto del trasloco e abbiamo pensato che poteva farvi comodo qualche mano in più.”

A quelle parole, Nowaki smise di prestare attenzione a ciò che Tadashi gli stava dicendo per voltarsi verso la madre. “Oka-san” intervenne, il tono dolce ma deciso, “non credo...”

“Oh, smettila di agitarti, Wacchan” lo rimproverò lei, interrompendo sul nascere la sua protesta. “Non ho alcuna intenzione di affaticare le mie vecchie ossa più del necessario. Infatti intendo lasciare a voi giovani questi lavori pesanti mentre io ne approfitterò per passare un po' di tempo con i miei adorabili nipotini. O vi eravate già organizzati diversamente per badare a loro?”

“No, ma...”

“Allora è deciso.” L'anziana signora liquidò ogni ulteriore obiezione con un elegante cenno della mano. Un momento dopo aveva già varcato la soglia del soggiorno.

Kaoru sospirò. “Scusa, fratellone, ma lo sai anche tu com'è la mamma. Non ha voluto sentire ragioni.”

“Lo so.”

“Quindi, a quanto ho capito, il nuovo appartamento non è molto lontano da qui” intervenne Tadashi, evidentemente riprendendo il discorso interrotto.

“È così infatti” confermò Nowaki. “Basta arrivare in fondo alla strada e girare a destra. Gli operai dell'impresa di traslochi non useranno nemmeno il furgone. Hanno detto che basterà caricare gli scatoloni sui carrelli e fare avanti e indietro a piedi.”

“Capisco. Be', in effetti così è più semplice.”

“Se siete d'accordo” si intromise Ayako, “io e Kaoru possiamo aspettare là gli operai. Possiamo dare una bella pulita e poi inizieremo a sistemare gli scatoloni non appena arriveranno.”

“Non vogliamo darvi troppo disturbo” disse Hiroki, passandosi una mano nei capelli nel suo solito gesto che Nowaki non aveva alcuna difficoltà ad interpretare.

Il suo Hiro-san stava combattendo contro il suo orgoglio. Poteva quasi vedere la battaglia in corso nel suo cervello. Da un lato il suo carattere che gli gridava di rifiutare testardamente quell'offerta, contando solo sulle loro forze, e dall'altro il desiderio di terminare quel trasloco il più in fretta possibile. Nowaki sapeva che Hiro-san avrebbe preferito aspettare un altro po' a cambiare casa, ma un'occasione come quella non sarebbe mai più capitata. Aveva sentito di doverla cogliere al volo, per questo aveva forzato un po' la mano il giorno in cui erano andati a visitare l'appartamento.

“Se fate in modo di mandare per primi gli scatoloni con gli utensili della cucina, entro sera avrete già almeno quel locale sistemato e la possibilità di prepararvi da mangiare” aggiunse Ayako, distogliendolo da quei pensieri.

Sua sorella non aveva idea del conflitto interiore di Hiroki, ma probabilmente disse le uniche parole in grado di fargli accettare il loro aiuto.

Nowaki non si era reso conto di aver trattenuto il fiato fino a quando non lo lasciò andare in un sospiro di sollievo vedendo Hiro-san che, dopo avergli lanciato un'altra occhiata, si infilava la mano in tasca e ne estraeva la sua copia della chiave della nuova casa, porgendola poi ad Ayako.

“Grazie” borbottò.

“Nessun problema! Dopotutto, siamo una famiglia!” esclamò Kaoru.

La ragazza prese la chiave dalle mani di Hiroki e, con un allegro cenno di saluto, uscì insieme alla sorella maggiore.

Hiroki rimase a fissare per qualche secondo la porta chiusa, completamente stranito, fino a che non venne riscosso dalla voce di Tadashi che chiedeva a Nowaki dove avevano messo gli scatoloni con le stoviglie. L'uomo si stava già rimboccando le maniche e pareva del tutto a suo agio, come se frequentasse la loro casa da una vita intera. Anche le sorelle di Nowaki lo avevano trattato con il disinvolto affetto che riservavano al fratello e Hiroki sentì che, dopo giorni di umor nero, lo stress che aveva accumulato iniziava a diminuire.

Sentì su di sé lo sguardo contento del compagno, ma fece finta di non accorgersene. Non era ancora pronto ad ammettere che quel trasloco, forse, non sarebbe stato la gran tragedia che si era aspettato.




Angolino dell'autrice:
Ciao a tutti i miei cari cuoricini romantici! Sono tornata a tormentarvi con un nuovo capitolino!
Quello di oggi è cortino, ma spero vi piaccia lo stesso!
Come sempre, grazie a tutti per aver seguito i precedenti e aver recensito!
Ciao alla prossima! Un super abbraccio
manueos85

  
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