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Autore: Sanae77    03/12/2015    9 recensioni
Sinapsi
si•nà•psi
1. In neurofisiologia, la connessione funzionale tra due cellule nervose o fra una cellula nervosa e l'organo periferico di reazione.

E se questa connessione avvenisse anche tra due persone?
Svegliarsi e non sapere dove si è collocati.
Non ricordare come ci si è arrivati.
Essere da soli, ma essere coscienti che di solito accanto a noi c’è un'altra persona, che però non c’è.
Un percorso particolare per scoprire la vita della coppia più famosa di CT.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sanae
Il nostro primo bacio.
Resto ancora imbambolata a vedere la scena che si compie di fronte ai miei occhi e le emozioni provate in quell’istante mi travolgono come l’acqua di una diga che si frantuma, è un argine che si spezza, mentre sento un'onda di imbarazzo, eccitazione e stupore travolgermi durante la sua corsa; ancora adesso.
Imbarazzo totale per lui che mezzo nudo compare così ai miei occhi all’improvviso, all’inizio sono talmente incredula che ho fatto addirittura fatica a voltarmi. Il suo torace, la sua pelle imperlata di minuscole goccioline, non mi ha ancora visto perché l’asciugamano utilizzato per tamponare i capelli dall’acqua è calato sui suoi occhi. Avvampo all’istante nel vedere le sue gambe così sode e il petto così ben delineato, ma quando solleva il telo, e i nostri sguardi s’incontrano, all’istante avverto una lucidità improvvisa e mormorando delle scuse mi volto. Certo, non è la prima volta che lo vedo a torso nudo, ma essere soli negli spogliatoi maschili, m’imbarazza dalla punta dei piedi a quella dei capelli.
Faccio fatica a riprendere fiato, mentre sento che lui si sta avvicinando per raccogliere i suoi indumenti. Torna sui suoi passi e dopo pochi istanti avverto nuovamente la sua presenza alla mie spalle. Deglutisco a vuoto perché credo che la saliva sia tutta finita. Poi la sua mano sulla mia spalla che m’invita a voltarmi.
Quando mi giro però non riesco a sostenere il suo sguardo, e dopo aver intrecciato una mano con la mia, con l’altra mi fa sollevare il volto.
Gli occhi, non li avevo mai visti così da vicino, quel nero così intenso…
E la bocca?! Vogliamo parlare della sua bocca… non riesco a pensare ad altro che a quelle labbra. Sorride… vogliamo parlare anche di questo?
Il suo sorriso: magnifico!
E quando capisco e quando comprendo che sto per baciare Tsubasa, il mio Capitano, chiudo gli occhi per assaporare ogni istante di questo primo bacio. Leggero, incandescente, timido, riservato, casto.
Questo penso del nostro sfiorarsi.
Sorridiamo entrambi, poi qualcosa cambia, sento la stretta sulla nuca farsi più decisa, un brivido mi attraversa, mentre le sue labbra cercano e trovano nuovamente le mie. Questo bacio non è come il primo, questo è il BACIO. Quello che raccontano le mie amiche che hanno già provato, quello con cui condividi qualcosa con l’altra persona, una parte del tuo corpo.
Quando parlavano di farfalle nello stomaco adesso ne comprendo a pieno il significato, perché ne ho milioni che danzano libere in questo momento.
Quando sento cambiare la pressione, quando vengo investita dal suo odore, dal suo sapore, so perfettamente che adesso anch’io ho avuto il mio primo bacio e l’ho fatto con la persona che amo.
Il tempo passa, il bacio non cessa, le mie mani sui suoi pettorali, altre volte l’ho sfiorato, toccato, medicato, ma mai, mai così. Il suo cuore, lo sento forte e potente sotto le mie dita.
I nostri tocchi sono intimi adesso, la nostra pelle si cerca, noi ci cerchiamo.
Un rumore, l’incanto si spezza, mi volto di scatto, credo che il colore rosso di un tramonto di fuoco sia meno incandescente del mio volto. Afferro la cesta, qualche completo, inciampo pure nella panca, impreco mentalmente qualcosa mentre schizzo verso la porta; se ci sorprendono così, ci canzoneranno a vita. Poco prima di chiudermi la porta alle spalle, mi chiede se può accompagnarmi a casa, e io come al solito acconsento.
 
“Il nostro primo bacio Tsubasa” mormoro al mio uomo qua al mio fianco.
“Sai che sento ancora rimbombare il cuore nelle orecchie” dichiara candido.
“Buon segno allora” rispondo sorridendo.
“Buonissimo” dichiara soddisfatto.
“Ricordi anche la volta della stanza dei cancellini a scuola?” chiedo tutto in un fiato, perché credo sia il momento in cui avrei voluto una grossa pala per poter scavare una fossa istantanea e calarmi dentro a vita.
Si passa una mano a palmo aperto direttamente sul volto, per poi esclamare: “Se quel cretino di Ryo invece di starnazzare come un'oca sgozzata, fosse stato zitto, non avremmo avuto mezza scuola che ci vedeva uscire dalla stanza” dichiara arrossendo ancora.
 
Sanae
Il professore in aula invita il Capitano ad andare nella stanza dove sono raccolti i gessi, perché sono finiti. Pochi istanti dopo, mi chiama: “Nakazawa, ho scordato la cimosa, vada a prenderla per favore!”
Quindi esco dall’aula e arrivo alla stanza, Tsubasa sta prendendo i gessi dalla scatola, mi avvicino. “Prendi anche la cimosa, il professore ha scordato di dirtelo” la porta si chiude alle nostre spalle. Mi volto e provo ad aprire, la serratura è bloccata.
“Cavolo” esclamo.
“Che succede?” Domanda Tsubasa raggiungendomi da dietro. Strattono la maniglia, ma niente, affranta dico: “Si è incastrata”
“Fa provare me” esordisce spostandomi delicatamente di lato. Strattona la porta in più modi, ma proprio non riesce.
“Questa non ci voleva” aggiunge poi.
Ci guardiamo un attimo smarriti, prima di realizzare che: siamo soli!
Sono appoggiata alla porta adesso, mentre lo vedo andare avanti e indietro nell’angusto spazio. Sembra un leone in gabbia.
“Dai prima o poi verrà qualcuno a prendere un gesso, un panno, una cimosa, una scopa, qualcosa insomma!” chiarisco agitando le mani.
“Certo qualcuno verrà e quando apriranno la porta saremo sulla bocca di tutti Sanae, sai che non amo mettere in mostra la nostra vita privata.”
“Lo sanno tutti che stiamo insieme da due mesi oramai.”
“Appunto, pensa cosa potrebbero inventarsi” dichiara rassegnato.
“Allora diamogli motivo di parlare” non mi capacito di come posso aver detto queste parole, mentre vedo lui voltarsi prima con lo stupore sul volto, che ben presto si tramuta in un'espressione maliziosa.
Si avvicina sensuale, posa entrambe le mani alla porta imprigionandomi a questa. “Non la facevo così audace Manager” sorrido birichina mentre adagio le mie mani al suo collo e lo attiro a me. Dopo gli spogliatoi, ci sono stati molti altri baci, dopotutto, perché non approfittarne?
Mi bacia, chiedendo subito l’accesso alla mia bocca, la nostra passione per ora sfocia soltanto in questo, mentre i nostri corpi si sfiorano sempre più insistentemente, ma siamo talmente impacciati e timidi che per il grande passo temo ci vorrà ancora tanto tempo. Anche se, ogni volta che ci baciamo, si aggiunge una nuova esperienza, per esempio adesso avverto una mano che più audace dell’altra, sta cingendo la vita. Adoro questo progredire di tocchi, di nuove sensazioni inesplorate da scoprire insieme. Amo quando mi stringe, quando i nostri corpi si sfiorano cercandosi sempre più.
Qualcosa non torna, mentre improvvisamente sento come mancare la porta dietro le mie spalle e malamente cado all’indietro; con Tsubasa che fa di tutto per non schiacciarmi inesorabilmente sotto di lui.
Sono a terra, sotto il Capitano per l’esattezza. Dopo pochi attimi sento prima la voce di Kumiko che esclama: “Non posso crederci.” Seguito a ruota da Ryo che letteralmente inizia a urlare: “Ragazzi, ho trovato il Capitano… e anche Anego sono nella stanza dei cancelliniii…” la voce è stridula e canzonatoria, so già cosa ci aspetterà per i molti giorni avvenire.
Tsubasa si affretta ad alzarsi, mi porge una mano l’afferro, quindi, mi solleva con urgenza, mi lascia immediatamente e si para di fronte a Ryo. “Ishizaki piantala di gridare, non è necessario che lo sappia anche il caldaista!”
“Capitano, cosa ci facevi con la Manager nella stanza dei ‘baci’ eh?” continua imperterrito canzonandoci. Già, la stanza dei baci, soprannominata così perché le coppiette si rifugiano tutte lì, beh non è il nostro caso, anche se ne abbiamo decisamente approfittato.
“Siamo rimasti chiusi dentro, non riuscivamo più ad aprire” tenta di spiegare Tsubasa.
Ma Ryo non cede, con un gomito picchietta il fianco di Tsubasa e avvicinandosi lo sento mormorare: “Allora, come bacia quel maschiaccio lì?”
Non resisto oltre, afferro la scopa che era caduta con noi e gli mollo il manico in testa.
“Ahia, ma sei scema?” mugugna massaggiandosi la testa.
“Così impari a prendermi in giro” ammetto imbronciata, anche se in realtà mi scappa da ridere. Tsubasa mi sta guardando, i suoi occhi traboccano riconoscenza, non ama solo Sanae, ma anche Anego.
Veniamo interrotti dal professore che è accorso per vedere che fine avevamo fatto. Per giorni siamo stati additati come gli ultimi ‘beccati’ nella stanza dei baci.
 
Rido ricordando ancora i giorni seguenti, dove ogni persona che ci vedeva, ci indicava come gli ultimi usciti dal luogo di ‘perdizione’. Tsubasa, per un periodo aveva anche smesso di tenermi la mano, giusto il tempo di ventiquattro ore, poi mentre camminavamo fianco a fianco gli ho sentito sussurrare: ‘Ma che parlino’ e le nostre mani si sono unite nuovamente.
 
Non so dove andremo, quali porte della nostra vita apriremo, ma tre anni sono lunghi e ne sono accadute di cose e lui non sa proprio tutto… tutto. I dubbi iniziano ad assalirmi mentre adesso è lui che mi trascina verso una nuova porta, forse dovevo dirgli che Kanda quando lui è andato via ha insistito molte volte perché uscissi con lui.
 
 
Tsubasa
Corro verso la porta successiva, ho come urgenza di finire, perché ho come l’impressione che arrivando a termine succederà qualcosa. Se quello era il primo bacio, la stanza dei famosi cancellini, dopo circa tre mesi sono partito… di eclatante non mi pare sia accaduto nient’altro, quindi se non erro dovrebbe esserci la mia partenza.
Ho le mani intrecciate a quelle di lei, mentre mi rendo conto che questa porta è differente dalle altre, il colore non è più di un metallo grigio, ma molto più scuro, mi soffermo un attimo prima di afferrare la maniglia, alle mie spalle Sanae parla: “Perché ti sei fermato?”
“Questa porta è diversa dalle altre, non capisco perché… è più scura.”
Lei si avvicina, la tocca e prova a guardare dalla piccola finestrella posta all’altezza degli occhi, è in vetro.
“Peccato non si vede niente di quello che si trova dall’altro lato” afferma con tono affranto.
“Credo di sapere che cosa ci sia” dichiaro stancamente.
“Anch’io Tsubasa, la tua partenza per il Brasile.”
“Già, da quel giorno le nostre vite si sono separate e anche se abbiamo continuato a essere una coppia, abbiamo vissuto per molto tempo distanti.”
Sospira.
Afferriamo insieme la maniglia e i ricordi ci assalgono… adesso conosceremo l’uno la vita dell’altro, durante tutta la nostra separazione, durante tutto il tempo trascorso distanti.
   
 
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