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Autore: violaserena    03/12/2015    2 recensioni
Seguito de “La Rivincita dei Lupi”.
Dopo due anni di pace e prosperità, dal Continente Orientale arriva una nuova minaccia.
Un uomo ha riunito un imponente esercito e intende marciare a occidente per vendicare la sua regina e conquistare i Sette Regni.
Una nuova guerra si profila all’orizzonte.
Riusciranno gli Stark e le altre famiglie a vincere e a ristabilire l’armonia? O soccomberanno di fronte a questo nuovo nemico?
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Bran Stark, Jon Snow, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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TYRION

 

Leggeri fiocchi di neve cadevano nel territorio dei Manderly e dei Flint.
Un carro trainato da un nero cavallo percorreva a tutta velocità una piccola strada.
«Più in fretta! Più in fretta!» urlò con tono disperato Jon Snow.
Tyrion guardò il paesaggio circostante passargli celermente davanti agli occhi.
Ripensò alla cella buia in cui si erano trovati fino a poco tempo prima. Erano riusciti a scappare solo grazie ad Areo Hotah. Lui conosceva bene quel posto in quanto, quando era giovane, era stato un membro dell’Ordine dei Preti Barbuti. L’ascia tatuata sul suo petto lo dimostrava. Era quell’ordine il responsabile di tutto ciò che era successo, era a quell’ordine che rispondevano i mercenari, non a Jorah Mormont. Era quell’ordine che voleva la guerra solo per il gusto di uccidere e che voleva creare un regno dove i mercenari avessero il potere e potessero fare tutto ciò che volevano. Era questo ciò che auspicavano da quando Barba Insanguinata era diventato il loro capo: nient’altro che massacri e dolore.
Il Folletto sospirò. Erano fuggiti dalla loro prigione, ma erano arrivati tardi. La guerra era già cominciata. E loro si stavano dirigendo proprio verso di essa.
Nelle condizioni in cui erano non avrebbero potuto fare molto, ma questo non significava che avrebbero dovuto tirarsi indietro.
A un certo punto, Areo tirò bruscamente le redini del cavallo rischiando di far cadere Tyrion e Jon.
«Perché ti sei fermato?» domandò quest’ultimo.
L’uomo indicò qualcosa davanti a loro.
Si irrigidirono all’istante. Il nano si voltò per non vomitare.
Cadaveri di contadini sventrati e col cranio fracassato erano disseminati un po’ dappertutto. I corvi svolazzavano da un corpo all’altro e per ogni corvo c’erano cento mosche ronzanti. Ma a banchettare era passato anche qualche altro animale, qualcosa di più grosso: la gola e il torace erano squarciati, grovigli di intestini verdastri e filamenti di muscoli lacerati fuoriuscivano dalla voragine scavata nel ventre. In molti casi un intero braccio era stato sradicato dalla spalla. Almeno Tyrion sperava che fossero stati gli animali a fare una cosa simile.
«Vermi! Sono dei vermi!» esclamò adirato il giovane figlio di Ned Stark.
Erano morti, tutti morti.
Deglutì. Cosa diceva sempre Arya? “La paura uccide più della spada”.
Era vero. I morti non potevano fargli del male, ma chi li aveva uccisi sì e loro si stavano dirigendo proprio… Scosse la testa. Gli Stark lo avevano aiutato in passato, lo avevano fatto sentire normale. Non poteva abbandonarli ora. Non poteva abbandonare Jaime. No. Doveva andare ad aiutarli, in fondo era il lord di Castel Granito. Per quanto potesse servire l’aiuto di un nano deforme, doveva e voleva esserci.
«Sapevo sarebbe finita così» affermò Areo scuotendo la testa e indicando un uomo.
Era Jorah Mormont. Il suo cadavere, rispetto a quello degli altri, era abbastanza riconoscibile.
I tre uomini gli si avvicinarono.
«Sciocco! Credevi davvero che i mercenari avrebbero seguito i tuoi ordini?» bisbigliò il Folletto chiudendogli gli occhi. «Potevi vivere in pace gli ultimi anni della tua vita e invece per uno stupido sogno, anzi per una donna morta sei andato incontro alla rovina e forse alla nostra».
«La persona che non è in pace con se stessa sarà in guerra con il mondo intero» continuò Hotah mesto.
Jon tastò il corpo del defunto e con l’aiuto di Spettro riuscì a trovare ciò che cercava: Lungo Artiglio. «Non sei degno di portare questa spada» disse. «Spero che tu possa capire ciò che hai fatto, ma spero anche che tu… Che tu possa trovare la pace. Lord Mormont l’avrebbe voluto».
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi risalirono sul carro e partirono alla volta del luogo in cui si stava svolgendo la battaglia.
 

*
 

Quando giunsero vicino al campo di battaglia, lo scontro era ancora in corso. La neve cadeva più fitta e ricopriva i corpi esanimi dei numerosi caduti. Non sembrava affatto il genere di neve che scende sussurrando lentamente nell’oscura notte e che, il mattino seguente, trasforma il paesaggio in un magnifico luogo incantato luccicante di insolita ed eterea bellezza. Sembrava il tipo di neve che intende rendere il mondo il più maledettamente freddo possibile.
Spettro annusò il terreno e incominciò a correre ululando.
Altri ululati gli risposero in lontananza.
Jon sospirò sollevato. Tyrion fece lo stesso. Se i meta-lupi erano vivi, questo significava che lo erano anche i loro padroni.
«Siete pronti?» domandò serio Areo.
«Non sono mai stato più pronto di così» deglutì il Folletto stringendo forte un’ascia.
Hotah annuì e poi guardò il giovane Snow. Era messo male, molto male. Molto peggio di loro due. Le torture che aveva subito non erano state leggere.
«So cosa pensi, ma non starò a guardare. Questa è la mia terra. Ogni persona a cui tengo si trova qui. Combatterò, fosse l’ultima cosa che faccio» disse battendo i pugni il figlio di Ned Stark.
«Lo sarà» sussurrò pianissimo il capitano delle guardie di Doran Martell, ma Tyrion riuscì a sentirlo. Automaticamente pensò ad Arya e al resto della sua famiglia. Se Jon fosse morto loro… Arya… No, non doveva pensarci. Non sarebbe accaduto. Non lo avrebbe permesso. Lo giurò sul suo onore.
Pensandoci bene l’onore non andava bene: era pur sempre un Lannister. Giurò allora sul denaro, ma in quel momento le finanze della sua casa avevano qualche problemino.
Mentre rifletteva su che cosa potesse giurare, dei mercenari li attaccarono.
Una volta tanto la sua bassa statura gli tornò utile. Riuscì infatti a passare sotto le gambe del suo nemico per poi colpirlo con un unico secco fendente alla schiena. Il mercenario imprecò e poi cadde esanime ricoprendo il terreno di sangue.
Tyrion ansimò e poi si toccò il petto. Il suo cuore batteva all’impazzata. Sembrava quasi che stesse per uscirgli dal petto.
“Non sono tagliato per queste cose” pensò.
Una cupa risata attirò la sua attenzione. Ramsay Snow stava crudelmente ghignando mentre faceva letteralmente a pezzi i suoi avversari. Quel ragazzo era veramente inquietante e senza pietà.
Brandelli di carne si trovavano tutto intorno alla sua figura e di tanto in tanto il giovane se ne portava qualche pezzo alla bocca sorridendo malevolmente.
Il Folletto fu quasi rincuorato nel venire attaccato da un altro mercenario pur di non vedere quell’orrore.
Il suo nemico, però, era molto forte. Con un poderoso calcio lo fece cadere per terra e poi gli piantò la spada nella scapola sinistra.
Tyrion lasciò andare l’ascia e urlò per il dolore.
Il sangue cominciò a fuoriuscire copioso dalla sua ferita annebbiandogli la vista.
L’uomo spinse ancora più in profondità la sua arma, quasi provando piacere nel sentire le sue grida di sofferenza.
Fortunatamente la sua agonia fu interrotta dall’arrivo di un meta-lupo nero e dagli occhi verdi. Esso si avventò come una furia sul mercenario squarciandogli la gola. Non contento, gli aprì anche il ventre e gli divorò le budella. La sua attenzione poi si spostò su Tyrion che nel frattempo, con molta fatica, era riuscito ad alzarsi.
«Cagnaccio, grazie. Il tuo intervento mi ha salvato la vita!» disse facendo poi un passo indietro. «Ehm… Mi riconosci, non è vero? Non vorrai forse…».
Il meta-lupo digrignò i denti e fece un passo avanti.
«Da bravo…».
Cagnaccio lo guardò ancora per qualche istante e poi corse ad aiutare Rickon che stava combattendo con un omone dai capelli ramati.
Tyrion si rese conto che stava trattenendo il fiato. Si rilassò leggermente. Sentì qualcosa di bagnato e guardò in basso.
“Oh fantastico” alzò gli occhi al cielo imbarazzato e arrabbiato allo stesso tempo.
«Fai finta che sia stata la neve» gli disse Jon arrivando zoppicando dietro di lui e con Lungo Artiglio e i vestiti tinti di rosso.
Areo Hotah – che aveva appena messo al tappeto un nemico – sorrise divertito.
«Non è divertente!» strillò il Folletto.
«No, certo che no».
«Credi che…» si interruppe notando ciò che stava accadendo poco più in là.
Areo e Jon guardarono nella sua stessa direzione e si irrigidirono all’istante.
Barba Insanguinata aveva appena atterrato Arya facendole perdere Inverno e Ago, e ora le stava puntando la spada alla gola pronto a squarciargliela.
«Arya!!» si udirono le voci preoccupate di Bran, Rickon e Gendry.
Era la fine. Non potevano aiutarla. Tutti erano impegnati a combattere contro qualcuno.
Persino Nymeria non poteva accorrere in suo aiuto.
Tyrion strinse forte i pugni. “No, non può morire. Non lei”.
«Fermati!» sentì dire ad Hotah.
Alzò la testa e vide Jon correre in direzione di Arya. Nonostante le sue ferite, nonostante la sua gamba scuoiata, lui stava correndo.
Iniziò a muoversi velocemente anche lui. Ignorò le dolorose fitte alla scapola sinistra, ignorò i mercenari che gli si paravano di fronte. L’unica cosa che doveva fare era correre, correre e correre. E poi… Poi si fermò paralizzato.
«Snow, snow» gracchiò un corvo dall’alto di un albero. Era il corvo del vecchio Mormont.
“Snow…”.
La neve cadeva sempre più fitta quasi a voler mostrare la sua rabbia per tutto il rosso che aveva tinto e impregnato la terra. Il bianco era il colore del Nord. Il bianco e nessun altro.
«Grano, grano».
La spada di Barba Insanguinata spuntava dal ventre di Jon. Questi, all’ultimo momento, si era gettato in avanti per proteggere sua sorella e l’uomo l’aveva trafitto. Cadde in ginocchio. Arya lo sorresse per non farlo cadere. Il mercenario rise.
«Jon, Jon! Perché… Tu non…» disse tra le lacrime e i singhiozzi la giovane Stark.
Il ragazzo le sorrise. «Sei la mia sorellina, nessuno può farti del male davanti ai miei occhi» tossì sputando sangue.
Nymeria e Spettro piombarono all’improvviso su Barba Insanguinata ferendolo al collo e alle spalle.
Ben Plumm arrivò in suo soccorso e cercò di colpire i due meta-lupi infuriati. Accorsero però anche Bran e Rickon con Estate e Cagnaccio per fermarlo.
«Un maestro! Un maestro!» urlò disperata Arya.
«È troppo tardi…» bisbigliò Jon.
«No, non lo è. Non lo è, non…».
Lui le accarezzò il viso e con le ultime forze rimaste affermò: «Colpisci con la parte appuntita».
«Jon… Jon!!» lo scosse Arya, ma lui non si mosse più.
La sua vita si era spenta nelle braccia della sua adorata sorellina.
«Snow, snow» gracchiò il corvo.
I meta-lupi ulularono. Gli Stark gridarono.
Tyrion cadde a terra. Guardò prima Arya e poi il corpo esanime di Jon. Sentì tutto il dolore e la sofferenza impossessarsi di lui. Copiose lacrime rigarono il suo viso.
Vide senza guardare e capì su che cosa avrebbe dovuto giurare.

 

 



Angolo Autrice.
Ciao a tutti! :)
La guerra è iniziata: si scopre che il responsabile di tutto è Barba Insanguinata, capo dell’Ordine dei Preti Barbuti (ora capite perché precedentemente alcuni personaggi hanno fatto riferimento a un Ordine)! Tutte le atrocità della guerra sembrano ripetersi.
Infine, Jon muore per salvare Arya. Ci ho pensato bene prima di farlo morire, ma alla fine sono giunta alla conclusione che  le cose dovessero andare in questo modo: cadere sul campo di battaglia difendendo la propria famiglia.
La guerra è causa di dolore e sofferenza e le persone amate possono non essere più fisicamente con noi da un giorno all’altro e questo gli Stark lo sanno bene.
Penso che abbiate intuito su che cosa avrebbe dovuto giurare Tyrion.
Detto questo vi saluto.
Al prossimo capitolo! :)
Violaserena.

  
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