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Autore: Alex995    03/12/2015    7 recensioni
-Scusate posso aiutarvi?-
I ragazzi non si voltano neanche ma uno di loro, un ragazzo con i capelli biondi e gli occhi azzurri, mi risponde con un semplice : "No grazie."
Uno dei tre sta scrivendo qualcosa su un minuscolo fogliettino di carta.
-Non lasciare il tuo numero, non lasciare il tuo numero..- dice il ragazzo biondo con la felpa dei Toronto Blue Jays che mi ha liquidato prima.
-Non sto lasciando il mio numero , ma il tuo!- dice un secondo ragazzo rispondendogli euforico.
-Quella è la mia camera.- dico attirando la loro attenzione. Si girano verso di me e mi squadrano da capo a piedi.
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Universo alternativo dove Felicity Smoak e Oliver Queen si incontreranno tra i corridoi di Yale. Spero di avervi incuriosito.
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Felicity Smoak, Oliver Queen, Sarah Lance, Tommy Merlyn
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oliver's POV

-Non ti amo più.- dice continuando a darmi le spalle.
Non ci credo. Non posso crederci.
Come può non amarmi più? Avrò sbagliato certo, mi sarò comportato da perfetto idiota, ma come può questo aver distrutto tutto? Stavamo costruendo qualcosa di importante. Stavo davvero pensando di trascorrere il resto della mia vita con lei.
E ora?
Felicity esce dal mio ufficio per andare a prendere l'ascensore che la porterà nel settore informatico della Queen Consolidated. Io resto li, fermo, immobile senza sapere cosa fare.
Nel momento in cui, sento il campanello dell'ascensore che mi avvisa dell'arrivo della cabina, le mie gambe si muovono da sole correndo all'ingresso per raggiungerla. Mi sembra di rivedere la scena a rallentatore: lei che con il capo abbassato aspetta che le porte si chiudano, io che non appena vedo che ciò sta accadendo, senza pensarci due volte mi fiondo nell'ascensore sperando che le porte non mi blocchino il passaggio.
-Oliver, che cavolo!- dice Felicity sussultando quando rischio di rimanere bloccato tra le porte.
Cerco di riprendere fiato, ma è impossibile visto che il cuore mi batte a mille visto lo spazio ristretto nel quale mi ritrovo a pochi metri dalla donna che amo. 
-Ma sei impazzito?- chiede perplessa.
-Non ti credo.- dico con il fiatone. Sono allenato, vado in palestra o faccio degli esercizi almeno tre volte alla settimana eppure non riesco a regolarizzare il respiro.
-Cosa?- chiede confusa.
-Non. Ti. Credo.- dico avvicinandomi a lei. -Non è vero che non mi ami più.-
Lei mi guarda come se avessi detto un'assurdità. Dentro di me, so bene cosa fare con lei. 
Ma sono ancora  cosi indeciso sul da farsi visto che non so quale reazione possa avere Felicity nei miei confronti.
In passato abbiamo risolto sempre tutto cosi. Ma non siamo mai arrivati a questo punto. 
-Si invece.- dice lei spezzando l'incantesimo tra di noi. Ritorna a fissare il pavimento e inizia a giocare con le mani. Cerca di creare dei nodi immaginari, come se stesse cercando di distrarsi. E' imbarazzata e nervosa.
-Allora guardami e dimmelo.- dico conoscendo i suoi punti deboli.
Tra di noi, è sempre stato cosi. Abbiamo un modo tutto nostro di comunicare, la maggior parte dei casi se non riusciamo a farlo fisicamente, lo facciamo guardandoci negli occhi.
Con il tempo, solo guardando i suoi occhi azzurri, sono riuscito a capire cosa pensasse o le passasse per la testa.
E' qualcosa di estremamente intimo, non ci sono mai riuscito con nessuno.
E' anche questo che mi ha convinto a ritornare sempre da lei. Non posso fare altrimenti, per me è come una calamita che attira un pezzettino di ferro.
Vedo Felicity prendere aria, per poi voltarsi verso di me e puntare i suoi occhi nei miei.
-Io....-
Balbetta qualcosa di incomprensibile, prima che inizi a scuotere la testa, cerchi di trattenere le lacrime per poi lanciarsi su di me per far congiungere le nostre labbra.
Non mi sorprendo totalmente di questa sua reazione, visto che anch'io avevo pensato di baciarla e prenderla in ascensore.  Ma la situazione tra di noi è cosi complicata, che per un momento scaccio dalla mente quest'idea per non spingermi oltre e rovinare tutto. 
Ma nel momento in cui, le mani di Felicity finiscono sulla mia cintura per slacciarla, tutti i buoni propositi vanno a farsi fottere. Cosi come tra un pò farò con la mia bellissima e focosa fidanzata.
Spingo il pulsante d'arresto dell'ascensore che nel frattempo stava continuando a scendere giù. Nel giro di pochi secondi, mi ritrovo con i pantaloni abbassati  e le mani di Felicity nei boxer che stringono la mia erezione. 
Le mie invece, le accarezzano le gambe per poi posarsi sulla gonna a tubino nera che indossa. Gliela alzo, cercando di liberarla da questi inutili strati di tessuto che ormai ci separano. 
-Dannazione, odio le calze.- dice facendomi sorridere. Non posso strappargliele, visto che, dobbiamo affrontare ancora una giornata di lavoro. E poi  fuori fa freddo non voglio che si prenda un raffreddore. 
Non ho mai fatto una cosa del genere, neanche con lei, ma a questo punto sono costretto con un pò troppa calma, ad abbassarle le calze in modo che non si strappino. Lei geme, quando il tessuto le scivola giù lentamente per le gambe, mentre le mie mani le accarezzano la pelle liscia e soda. Risalgo tutta la coscia, poi quando arrivo al sedere, la prendo in braccio in modo da  farle poggiare la schiena alla cabina dell'ascensore e farle intrecciare le gambe attorno alla mia vita.
Siamo ancora mezzi vestiti, mai e poi mai mi sarei aspettato di fare una cosa con lei qui nell'ascensore della mia azienda. Eppure sta per succedere, e la cosa mi eccita. Ancora di più di quanto non lo sia.
Ma nonostante tutto, non dimentico ciò che realmente voglio sapere. Felicity mi ha detto che non mi ama più.
So che non è vero, perchè se non mi amasse non sarebbe arrivata a questo punto con me.
-Felicity...-
Le sue mani, mi abbassano definitivamente i boxer, cosi da mostrare il mio membro eretto. La posizione che abbiamo assunto, non è delle più comode, ma non posso tornare indietro proprio ora. Un piccolo cambiamento potrebbe far saltare tutto.
Noto che indossa ancora le mutandine di pizzo, ma nel momento in cui le sposta, capisco che non le interessa. Quel gesto è il mio lasciapassare per prenderla e ritornare ad essere quelli che eravamo un tempo.
La penetro senza preavviso, facendola sussultare e gemere allo stesso tempo. 
Ricordo ancora la prima volta che abbiamo fatto l'amore: è stata la sensazione più bella della mia vita, entrare dentro di lei, muovermi per far raggiungere ad entrambi un ponderoso orgasmo.
Il bello di amare una persona, è che anche il sesso di trasforma in qualcosa di unico. Mai e poi mai, una donna quando veniva a letto con me riusciva a raggiungere l'orgasmo solo chiedendoglielo. A Felicity funziona cosi.
La sua intimità si adatta perfettamente al mio membro. I nostri corpi sembrano essere creati per muoversi insieme.
-Felicity, dimmi la verità.- dico continuando a penetrarla dolcemente. Lei mi lascia baci languidi sul collo, e poi inizia a mordermi il lobo dell'orecchio probabilmente per distrarmi.
-Dimmi la verità, ti prego.- dico quasi supplicandola.
Si separa dal mio collo, per guardarmi negli occhi e baciarmi dolcemente. 
Mi accarezza il viso, soffermandosi sulla barba per poi intrecciare le mani dietro il mio collo. 
-La sai la verità..- dice con la voce rauca. Scuote la testa come se volesse scacciare un cattivo pensiero, poi improvvisamente le sue guance si rigano di lacrime.
-Hey, no.- dico dolcemente asciugandole il viso bagnato. -Sono qui, non piangere.-
-Ho bisogno di te.- dice prima di baciarmi, e far incontrare le nostre lingue. Con lei ancora tra le braccia, mi muovo nell'ascensore e un pò goffamente mi siedo a terra con lei a cavalcioni su di me , per coccolarla mentre facciamo l'amore.
Ho bisogno di questo. Del contatto, dei baci che ci scambiamo, di sentirla gemere e piangere nel mio orecchio, di stringerla tra le braccia per farle sentire che ci sono, sono qui per lei. Perchè la amo.
Dio, se la amo. 
E' l'unica persona che abbia mai amato in tutta la mia vita. L'unica che mi abbia fatto sentire le farfalle nello stomaco, l'unica che mi abbia fatto sentire ancora un'adolescente.
E' proprio questo che mi fa convincere ancora di più, della scelta che ho preso. Proprio questo mi rende più convinto della scatolina di velluto che ho nella tasca della giacca che contiene l'anello di mia madre per chiedere alla donna che amo di sposarmi.
-Sono qui, ti amo. Non vado da nessuna parte.- dico riprendendo a spingere dentro di lei, per distrarla dai brutti pensieri. Felicity asseconda le mie spinte, baciandomi il collo con foga per poi aggrapparsi alle mie spalle. La stringo tra le mie braccia, spingendola leggermente all'indietro, per poterla penetrare meglio. Ormai sono quasi arrivato al culmine, e dai suoni sconnessi che escono dalla  bocca di Felicity capisco che anche per lei vale lo stesso.
Dopo un pò, le pareti interne dell'intimità di Felicity, si stringono intorno al mio membro bagnandomi completamente. Presa dalla foga degli spasmi Felicity si muove su di me facendomi raggiungere velocemente l'orgasmo, e con un gemito sonoro, mi appoggio alla sua spalla mentre il mio seme caldo si riversa dentro di lei.  

 
Felicity's POV

Ci rivestiamo in fretta e cerchiamo di renderci presentabili. Fortunatamente siamo ancora in pausa pranzo quindi quasi nessuno avrà notato che uno dei 3 ascensori nella hall  era fuori uso visto che c'eravamo noi dentro a darci da fare.
Mi sistemo i capelli, le calze e liscio con le mani la gonna a tubino nera che indosso. Guardo Oliver sottocchio, vedendolo sorridere come un cretino. Una volta che entrambi siamo pronti, Oliver spinge il pulsante per far ripartire l'ascensore per poi prendermi tra le braccia e baciarmi dolcemente.
-Non ripetere mai più una cosa del genere.- dice serio facendomi letteralmente sciogliere come un ghiacciolo. -Se questo era il tuo brillante piano per dare a William una famiglia, non hai fatto i conti con una cosa...forse la più importante.-
So bene a cosa si stia riferendo. Me l'ha detto anche mentre facevamo l'amore in ascensore. 
-Cioè?- chiedo fingendomi confusa come se non sapessi niente.
Oliver scuote la testa divertito, sorridendo leggermente.
-Amo te. Non lei. Non ho mai amato nessuna come amo te.-
-Nemmeno Isabel?- chiedo punzecchiandolo.
Lui sbuffa sonoramente come se fosse infastidito,  ma in realtà so che non è cosi. Ho bisogno di essere tranquillizata, di sapere che le altre non hanno alcuna speranza di portarmi via ciò che è mio. Anche se qualche anno fà, potevo avere dubbi su ciò che sto pensando ora non è più cosi. 
Oliver Queen è mio. 
-Non ho mai amato Isabel.-
Le porte dell'ascensore si aprono, rivelandoci proprio la vipera nella hall della Queen Consolidated vestita con un tubino verde smeraldo aderente e un paio di tacchi vertiginosi.
Mi divincolo dall'abbraccio di Oliver e cerco di trattenere una risata. Ma è davvero difficile visto che la mia peggior nemica è di fronte a me con una faccia da ebete.
-Oliver, tesoro.- dice avvicinandosi a lui per mettergli una mano sul braccio.
Non posso sopportare che lo tocchi, ma finalmente dopo anni ho capito il suo gioco. Pensa che questo silenzio da parte di Oliver possa farmi arrabbiare cosi da litigare con lui e lasciarlo.
-Stavo per chiamare i pompieri, l'ascensore non ripartiva più.- dice come se non avesse capito nulla.
-Ho del lavoro da sbrigare.- dico uscendo dalla cabina dell'ascensore.
-Si bisognerebbe chiamare la manutenzione.- dice Oliver sorridendomi maliziosamente. Isabel guarda prima lui poi me.
-Si, chiamami quando vengono... magari potremmo fare un giro di prova da soli. - dice facendogli l'occhiolino per poi andare nel settore informatico.


-Vorrei solo sapere perchè abbiamo creato un gruppo Whatsapp se poi alla fine parliamo sempre attraverso chiamate Skype.- dico guardando il laptop
sulla scrivania che mi rivela le immagini di Caitlin, Iris e Sara. Mi hanno scritto un messaggio 10 minuti fa per chiedermi se avevo da fare. Sono rare le occasioni che parliamo attraverso una webcam: con gli impegni di Caitlin e Iris, e il nuovo lavoro di Sara se riusciamo anche solo a scriverci tra di noi un saluto è anche troppo.
-La webcam rende di più l'idea.- dice Sara .
-Rende l'idea se non ci vedessimo da anni.- dice Iris ragionevole. -E' trascorsa solo una settimana dalla cena del  Ringraziamento.-
-Esatto.- dice Sara. -Un'intera settimana senza sapere novità su Lis e Oliver. Sto per andare al manicomio.- 
-Hai chiamato solo per sapere questo?- chiedo divertita. -Che amica!-
-Hey, parliamo del tuo futuro e della mia possibilità di essere zia visto che sono ancora giovane.- dice Sara scandalizzandomi completamente.
Fortunatamente ho un ufficio tutto mio, altrimenti inizierebbero già a circolare storie su una ipotetica gravidanza. 
-Sara....smettila.- dico imbarazzata.
-Oh dio.- dice la piccola Lance richiamando l'attenzione anche di Iris e Cailtin.
-Cosa c'è?- chiedono all'uniscono. 
-Hai fatto sesso con Oliver.- dice Sara spalancando gli occhi.
-Sara!- dico senza sapere cosa dirle di preciso. -Sono in ufficio e sto lavorando.-
-Quand'è successo? Ieri, stamattina? Oddio, nel tuo ufficio? Tipo  sulla scrivania? O nel suo? Lui a differenza tua ha una poltrona molto larga...-
-Perchè pensi che abbiano fatto sesso?- chiede Caitlin confusa.
La mia attenzione si posa sulla figura di un uomo che è sulla soglia del mio ufficio. Resto senza parole nel momento in cui, vedo Oliver sorridere come uno stupido con le braccia incrociate al petto ed è poggiato allo stipite della porta. Da quanto tempo è qui?
-E' ovvio che hanno fatto sesso. Ha la tipica faccia  di Mi sono ripassata Oliver Queen alla grande.- dice Sara facendo ridere Oliver.
-Io.... io devo andare.- dico abbassando lo schermo del laptop per chiudere le 3 chiamate contemporaneamente.
-Da quanto tempo sei li?- chiedo cercando di nascondere l'imbarazzo. 
-Non tanto...- dice entrando per poi chiudersi la porta alle spalle. Da due mandate alla serratura e poi si mette le mani in tasca.
-Oh no.- dico capendo il suo giochino. 
-Sara mi ha dato un'idea davvero grandiosa.- dice maliziosamente.
-Sto lavorando.- dico alzandomi dalla mia sedia per fronteggiarlo. -Siamo in ufficio, no.-
-Le  pareti non sono fatte di  vetro.....nessuno ci vedrà. Ma non posso prometterti la stessa cosa in quanto rumori.-
Mi eccito immediatamente al solo pensiero di noi due, mentre ci diamo da fare nel mio ufficio, sulla mia scrivania.
-Non credo che il mio capo sarebbe contento di tanta negligenza.- 
-Puoi sempre chiedere al tuo capo qualche ora di permesso.- dice accarezzandomi il corpo lentamente.
-Perchè parli di te in terza persona?- chiedo cercando di distrarlo.
-Io non sono il tuo capo.- dice prendendomi sotto le braccia per alzarmi e farmi mettere seduta sulla scrivania di legno. Oliver con un gesto rapido butta a terra tutti i fogli che c'erano sopra liberandola quasi per metà. -Sono il tuo fidanzato.-
-E questo dovrebbe convincermi a concedere me stessa....?- 
-Oh si. E' da una settimana che non ti sentivo gemere nel mio orecchio.-
Divento rossa per l'imbarazzo. Si abbassa leggermente per mordermi il lobo dell'orecchio e sussurrarmi altre cose sottovoce.
-Ora a te la scelta... posso prenderti qui sulla scrivania, o sul quel minuscolo divanetto.-
Le sue mani iniziano ad accarezzarmi le gambe per poi senza preavviso strapparmi le calze color carne.
-Non hai bisogno nè di queste..... nè di questa.- dice stracciandomi in due la mutandine di pizzo nera. Resto senza parole per questo suo comportamento , chiedendomi come dopo potrei continuare a lavorare senza intimo addosso.
-Non farti troppi problemi.... dopo di questo, torneremo a casa , mangeremo qualcosa al volo e poi affonderò dentro di te per tutta la notte. Quindi queste non ti  servono.- dice alzando il viso per potermi baciare sulle labbra. Nel momento che ciò accade, sono presa da una foga sessuale nei suoi confronti mai provata prima. Apro la bocca affinchè le nostre lingue possano incontrarsi mentre le mie mani passano sui suoi pantaloni e i suoi boxer.
Nel momento in cui, ancora da seduta, apro le gambe per poterlo ricevere dentro di me, Oliver senza problemi mi mette le mani sui glutei e mi alza. Si siede sul divanetto nell'angolo della stanza che contiene a mala pena lui, mentre io resto a cavalcioni su di lui.
Mi alzo quel pò, affinchè la mia intimità possa accoglierlo fino in fondo. Poi incominciano i giochi.


-Non so come ho fatto a resisterti in macchina. Dio eri praticamente nuda nella mia macchina.-
-Credo che abbiamo provato già abbastanza nuove superfici per oggi.... nonostante il sesso con te sia grandioso dovunque, niente supera il nostro letto.-
Siamo ritornati a casa da circa due ore. Oliver non mi ha dato il tempo neanche di chiudere la porta che si è fiondato su di me e mi ha presa in braccio per portarmi nella nostra camera da letto. 
-Sto morendo di fame..- dice piegando il gomito per poi poggiare la testa sulla mano. Faccio la stessa cosa, osservando come i suoi muscoli ben definiti si alzano e si abbassano ogni qual volta che Oliver respiri. Le mie mani finiscono involontariamente sul suo torace per fare dei disegni sconnessi.
-Il piano era cenare e poi darci da fare... non il contrario.- 
-Possiamo sempre seguire questo schema dopo...- dice maliziosamente abbassandomi il lenzuolo che avevo intorno al corpo scoprendomi  i seni.
-Non ne hai abbastanza?- chiedo divertita.
-Di te? Mai.-
Nonostante tutto si alza dal letto, indossa un paio di boxer puliti e il pantalone di una tuta e va in cucina a preparare la cena. Io lo seguo a ruota, indossando un completino intimo pulito e prendendo dall'armadio una t-shirt di Oliver. E' vero che siamo quasi a dicembre ma dentro casa, stiamo al caldo avendo acceso i riscaldamenti.
-Che ne dici di un pò di pasta?- chiede Oliver mentre mi sente scendere le scale. 
-Mi sembra perfetto.- dico prendendo posto su uno degli sgabelli dell'isola della cucina. Oliver prende dal frigo una bottiglia di vino e prende anche due bicchieri di cristallo.
-Vino?-
-Si grazie.- dico accennando un sorriso.
Vedendo Oliver versare il vino, mi ritorna alla mente la scorsa settimana quando, a causa di un imprevisto lavorativo, Tommy non è tornato a casa per cena e cosi Laurel ed io abbiamo cenato da sole.
Una chiacchiera tira l'altra, e a fine cena ci siamo ritrovate con due bottiglie di vino rosso finite fino all'ultima goccia. 
Quando poi la sveglia del mio cellulare ha iniziato a suonare avvisandomi di prendere la pillola anti concezionale, Laurel ha suggerito di non prenderla visto tutto l'alcool che avevo ingerito.
Mi sono detta: che cosa sarà mai? Ho bevuto solo una sera, non succederà più.
Ma quella che doveva essere un'unica sera si è trasformato poi in un vero e proprio rituale, lasciando le pillole nell'astuccio sempre allo stesso numero.
Oh merda.
Oggi Oliver ed io ci siamo dati da fare senza protezioni. E lui è arrivato al culmine dentro di me senza ritegno sapendo che ero sotto l'effetto delle pillole.
Oh merda. 
Potrei essere incinta. 
  
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