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Autore: LonelyWolf88    03/12/2015    1 recensioni
''Si allungò, stiracchiando i suoi muscoli e inarcandosi nel letto sullo sfondo di quella che sembrava una di quelle colazioni da sit-com in corso al piano di sotto. Oltre al mormorio della voce di Carol e quella che sospettava che fosse la voce di Sam, la casa era tranquilla. A lui sembrava deserta, e Daryl scoprì che quel senso di solitudine gli piaceva, che quella casa appartenesse solo a lui e a Carol e nessun altro. Che quello che succedeva tra le mura di quella casa apparteneva solo a loro. La loro famiglia, i loro ricordi.''
Questa è la traduzione di una piccola ma emozionante storia ambientata tra le mura di Alexandria, con protagonisti Carol, Daryl, Sam e .. tanti biscotti!
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: Lime, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  1. Capitolo 2


Era già sera inoltrata quando riuscirono finalmente a tornare a casa, luridi ed esausti. Sasha si trascinò fuori dalla sua torre per aprire loro il cancello incrociando a malapena il loro sguardo, sbatté con forza il cancello dietro di loro, poi controllò che fosse chiuso per bene prima di riposizionare il fucile attorno alla sua spalla e riprendere la sua precedente occupazione nella suddetta torre. La sua freddezza preoccupò Daryl, così come quel gesto meccanico e quasi risentito di lasciarli rientrare dietro la protezione di quelle mura. Daryl sollevò lo sguardo verso una luna completamente piena, strizzò gli occhi  a quella luce quasi fosse accecante quanto quella del sole, mentre si mordicchiava il labbro inferiore, pensieroso. Qualcuno doveva fare qualcosa per quella ragazza prima che perdesse totalmente il controllo.

Era talmente stanco da trascinare i piedi lungo la strada. La balestra pesava come un dannato fardello contro la sua schiena, aveva perso da tempo la sua classica figura di amica quando si erano ritrovati a percorrere un terreno sconnesso e ricoperto dalla vegetazione per sfuggire a un gruppo di persone poco amichevoli contro il quale si erano accidentalmente imbattuti. Aveva perso la moto, ma almeno erano ancora vivi. Ormai ci aveva fatto l'abitudine al perdere le moto e se non altro quest'ultima non aveva alcun attaccamento emotivo. Non erano altro che un paio di ruote e se erano riusciti a trovare quella, probabilmente avrebbero potuto rimpiazzarla facilmente.

''Hai intenzione di dirlo a Deanna?''. Erano le prime parole che uscivano dalla sua bocca dopo ore e ore di silenzio e Daryl sentì la secchezza graffiare la sua gola come carta vetrata, il bisogno di bere era sempre più urgente. Aaron guardava davanti a lui, probabilmente l'unica pensiero nella sua mente era quello di poter riabbracciare Eric, ma il dovere veniva sempre per primo e non avvisare il loro capo delle potenziali minacce presenti là fuori avrebbe potuto finire con il rivelarsi mortale.

''Si, andrò prima a parlare con lei. Sembra che siano tutti già andati a letto'', osservò preoccupato all'improvviso, lasciando a Daryl il compito di occuparsene.

Daryl si voltò nuovamente per controllare Sasha, il suo sguardo fisso era rivolto oltre il muro fino a quando non utilizzò il mirino del suo fucile per riuscire a vedere ancora più lontano, si era già dimenticata di loro due.

''Già, fin troppo strano se è questo che mi stai chiedendo'', sbuffò Daryl, poi senza nemmeno un ultimo cenno della sua mano stanca, se ne andò iniziando a dirigersi verso il posto dove sapeva che Carl stava senz'altro riposando dopo essersi levato il cappello, quel posto che chiamava casa.

Più si avvicinava alla casa che condivideva con il suo gruppo, e vedeva le luci brillare attraverso le finestre sul portico, più iniziava a sentirsi preoccupato. Il resto della strada era buio, e dava a quella città un'aura così raccapricciante che gli fece rizzare i peli sulla nuca. Daryl continuò ad avanzare, fermandosi di fronte alla prima casa per ascoltare. Non sentì nessun rumore provenire da là dentro, fu rassicurato dall'oscurità che ci regnava, ma alle sue spalle, nel punto dove pensava che si trovasse la casa del dottore, poté sentire un tonfo sordo e il mormorio sommesso di alcune voci, scandite a intervalli da quelli che sembravano singhiozzi ovattati. L'intero posto iniziava a dargli i brividi e a Daryl bastò un attimo per domandarsi se stava veramente bene là dentro, o se avrebbe fatto meglio a tentare a fortuna oltre quelle mura. Se solo non avesse avuto la certezza di quello che c'era là fuori, di quello che non aspettava altro che il momento giusto per poter causare del dolore, probabilmente si sarebbe voltato e avrebbe fatto marcia indietro. O se non altro, avrebbe potuto farlo, se non fosse per il fatto che Carol gli mancava così tanto da far male.

La sua mano si strinse sulla maniglia della porta prima ancora che si rendesse conto che in qualche modo era riuscito a trascinarsi su per i gradini del portico. C'era una bagliore tenue che fuoriusciva attraverso la fessura lasciata dalla porta parzialmente chiusa della cucina, quella porta socchiusa tratteneva il grosso della luce a bada mentre Carol sedeva nel soggiorno, con un'aria distrutta, fissava qualcosa che si trovava al di là di quello che Daryl riusciva a vedere. Non si era nemmeno mossa e se non l'avesse conosciuta così bene avrebbe potuto pensare che fosse rimasta congelata in uno stato di shock. Tuttavia, l'attesa silenziosa di Daryl non sembrò innescare i suoi sensi solitamente molto acuti che l'avrebbero avvertita della sua presenza, così lui si schiarì la gola trasalendo a quanto arido suonò . Sentiva il bisogno di bere un oceano di acqua ma quando Carol si voltò lentamente verso di lui con i lineamenti del suo volto intrisi di paura, le sue spalle crollarono e indietreggiò andando a sbattere contro la porta d'ingresso, preparandosi mentalmente per il peggio. Gli occhi di Carol, così pieni di desiderio l'ultima volta che li aveva incrociati, ora sembravano solo l'ombra di un ricordo circondato da altre ombre ed erano come perseguitati da dei fantasmi che ricordavano dei poveri bambini abbandonati dai capelli biondi. A Daryl fece male il cuore a vederla in quello stato, essere testimone di quel dolore così crudo che sentiva penetrare dentro di sé. Chi avevano perso stavolta? Avrebbe voluto chiederglielo, ma le parole non riuscivano ad uscire dalle sue labbra. I volti dei suoi amici attraversarono la sua mente uno dopo l'altro, bloccandosi quando arrivò a chiedere a se stesso se avrebbe potuto sopportare la perdita di uno o dell'altro - Maggie, Abraham, Rosita... Sapeva che non si trattava di Sasha. Lei sembrava comportarsi come se fosse già morta, i suoi occhi specialmente, ma non il suo corpo, quello viveva ancora nell'unico modo che ora contava in questa vita. Tara, Michonne, Carl? Daryl si fece coraggio, sapendo che se lei stava provando ad accettarlo allora lui avrebbe potuto fare lo stesso. Che altra scelta avevano se non quella di continuare a vivere, accettando la morte quando questa si faceva largo tra di loro? Prese un profondo, doloroso respiro, Daryl si costrinse a sentirsi forte e si diresse verso di lei, preparandosi a scoprire da quale verità lo stesse proteggendo quel muro di silenzio.

Era Sam, era semplicemente addormentato sul loro divano e il sollievo di Daryl fu così rapido che cadde sulle ginocchia ai suoi piedi e seppellì il viso nel suo grembo, le sue spalle tremavano dalla stanchezza sia fisica che mentale. Lei insinuò le dita tra i suoi capelli scompigliati e lui non si sentì minimamente in colpa, nemmeno quando un singhiozzo sfuggì dalla sua gola e si ritrovò a circondarle i fianchi con le sue braccia, stringendola forte contro di lui.

''Mi dispiace'', disse lei, in tono avvilito. ''Sembravi così sconvolto''.

''Ho pensato che uno di noi fosse morto''. Non riusciva a ricordare di aver mai pianto prima d'ora dal sollievo di sapere che i suoi amici erano ancora vivi, ma sembrava che riprendersi stesse diventando sempre più difficile e la stanchezza aveva completamente annullato la sua consueta capacità di rimanere composto di fronte a una crisi. Sarebbe riuscito a trovare la forza per andare avanti, di chiunque si fosse trattato, solo per aiutarla a fare lo stesso, ma non era mai stato così felice prima d'ora che si trattasse soltanto di uno strano bambino che dormiva dove non avrebbe dovuto.

''Oh Daryl, mi dispiace tanto.. E' solo che.. ''. Le sue dita continuarono dolcemente il loro percorso tra i suoi capelli e lui sollevò lo sguardo per vederla fissare quel bambino, una lacrima solitaria cadde dai suoi occhi lucidi e scivolò giù lungo il suo viso. ''E' arrivato qui quando era già buio. Ho mandato Rick a casa sua ma.. non è ancora tornato''.

La verità che si nascondeva dietro quelle parole che lei non gli stava dicendo cadde con il peso di un macigno nelle sue viscere. Il bambino era raggomitolato sotto alcune coperte che Carol doveva aver levato proprio dal suo stesso letto, perché anche se Daryl non aveva passato proprio tanto tempo tra quelle mura, il colore e la fantasia sembravano familiari. Sam rabbrividì, gemette un po nel sonno e si raggomitolò ancora più stretto, le sue dita afferrarono le coperte tirandole su fino a quando non ricoprirono completamente la sua testa.

''Da quanto tempo?''

''Un'ora, più o meno''. Carol stava sussurrando e Daryl non era mai stato così grato del fatto che lei riuscisse a capirlo subito. Un sospiro tremante le sfuggì e si asciugò quella lacrima solitaria, ignorando il fatto che subito dopo ne seguì un altra, più grande, più veloce, più audace. Mosse leggermente le gambe e lui si rese conto di aver poggiato su di lei con tutto il suo peso per tutto quel tempo e rimettersi in piedi fu un vero e proprio sforzo. Lottò per rialzarsi ma ormai non aveva motivo di preoccuparsi del fatto che il dolore e la stanchezza stessero rallentando i suoi movimenti. Anche lei si era alzata e lo aveva preso per mano, il suo amore e il suo tocco gentile filtrarono attraverso di lui quel tanto che bastò a fargli capire che ormai era completamente andato, era il suo prigioniero. Rimasero a fissarsi a vicenda per un lungo momento, persi in quanto sembrasse profondo il mondo negli occhi l'uno dell'altro, di quanto fossero incommensurabili i segreti ai quali entrambi si aggrappavano, anche se vi erano delle esperienze con le quali avrebbero potuto rapportarsi.

''Ho sentito la tua mancanza''.

Per un minuto non fu sicuro di chi avesse parlato per primo, perché lui ne aveva sentito la mancanza con ogni parte della sua anima malconcia. Dopo la prigione, perderla era stato un dolore così profondo che non avrebbe voluto provare mai più e l'euforia di scoprire che, non solo era viva, ma era il motivo per il quale lui era scampato dal ritrovarsi appeso a un gancio da macellaio era stata l'esperienza più incredibile e travolgente di tutta la sua vita. Non sapeva perché continuava ad andare là fuori, lasciandola indietro dove non poteva vederla, perché ogni volta arrivava sempre più vicino al punto di rimanerne paralizzato. Tutto quello che sapeva era che doveva farlo, doveva cacciare, doveva reclutare, doveva stanare i pericoli prima che quei pericoli potessero trovarli. Lei riusciva a capirlo e non l'aveva mai trattenuto,  anche se a volte pensava che era quello che stavano facendo ora le sue mani  l'unica cosa che desiderava ardentemente da una vita intera.

Carol gli prese le mani, le voltò e premette dolcemente le sue labbra in entrambi i palmi, poi le sue lacrime scivolarono libere sul suo sorriso. ''Mi sei mancato anche tu. Così tanto..''

Lo aveva detto per primo, allora, scoprì Daryl con stupore, ma al posto di quel brivido che si aspettava di provare alla scoperta di aver rivelato i suoi sentimenti in maniera così completa, il suo sangue iniziò invece a scaldarsi sempre di più. ''Forse...''. Non sapeva se avesse o meno il coraggio, ma forse questa era l'occasione migliore, e con quel tipo di pensiero a invadere completamente il suo cervello, Daryl prese un respiro profondo e decise di fidarsi del fatto che Carol non lo avrebbe mai fatto pentire. ''Forse potresti farmi vedere quanto..''

Non si aspettava molto di più di uno dei suoi sorrisi maliziosi mentre lei lo guardava attraverso le sue folte ciglia, i suoi occhi erano come un caldo, fuoco blu. Quello che ottenne fu lei nella sua completa interezza, quella di un abbraccio. Daryl strinse a sua volta le sue braccia attorno a lei, forse più per mantenere entrambi in piedi, poi quando lei soffocò dei tiepidi singhiozzi contro il suo collo,  la rinnovata irrequietezza del ragazzo sul divano lo fece allarmare e lentamente e in silenzio guidò se stesso e Carol su per le scale verso la sua stanza.

Carol sembrò perdere il controllo una volta che la porta fu chiusa, le sue mani calde si insinuarono sotto la maglietta di Daryl in modo che le sue dita potessero riposare contro la pelle del suo ventre. Daryl gelò, sentì le sue labbra sul collo nel mentre che quelle dita avventurose continuavano a svolazzare leggere così vicine alla sua cintura da riempirlo di brividi. Le emozioni e i pensieri iniziarono a turbinare vorticosamente nella sua testa, così veloci che non sapeva come fare per fermarli, ma, come sempre Carol era lì, a intuire il problema ancora prima che questo sorgesse. Fece un passo indietro e trattenne un gemito quando il suo tocco morbido abbandonò il suo corpo. Il vortice nella sua testa invertì direzione e adesso si sentiva completamente fuori da quella profondità, aveva bisogno che lei riprendesse a fare quello che stava facendo quasi quanto aveva bisogno che smettesse di farlo.

Il naso di Carol era arrossato e le sue guance ancora rigate di lacrime quando guardò verso di lui, con un'espressione incerta. Il suo sorriso era delicato, forse era più per lui che per se stessa e, anche se Daryl apprezzava il suo sforzo, rabbrividì al pensiero che lei si sentisse in dovere di farlo.

''Hai fame?''

La mente di Daryl si svuotò. Scosse la testa, sapendo che il suo stomaco era in subbuglio ma non per la fame. Tirò su con il naso pateticamente e il suo cuore non voleva fare altro che toccarla. Immaginò che in qualche modo lei lo avesse percepito perché allungò il braccio e catturò la sua mano che fu lenta a reagire ma che si strinse attorno alle sue dita una volta che riuscì a capire quello che stava succedendo.

''Sto morendo di sete''

Lei annuì, prese una brocca e un bicchiere, lo riempì da accanto al suo letto prima di offrirgliela, guardandolo intensamente mentre lui mandava giù fino all'ultima goccia.

''Non puoi metterti a letto se prima non ti fai una doccia. Lascierai sporcizia su tutti i miei cuscini''.

Fu stordito da questa inaspettata sorpresa e sentì le sue ginocchia sussultare, quasi stesse per svenire. Non si erano mai spinti così lontano prima che lui partisse, non avevano mai diviso un letto. Non che lui non lo desiderasse ma pensava che Carol non fosse pronta. Diavolo, non era nemmeno certo del fatto che lo fosse lui. Si sedette sul bordo del suo letto, la stanchezza che lo inondava completamente dopo quella settimana passata nella spedizione all'esterno.

''Mi stai dicendo che sono sporco?''. Infilò il dito in uno dei passanti della cintura di Carol e la tirò gentilmente più vicina a lui, senza davvero più sapere nemmeno quello che stava facendo ma dandosi un'immaginaria pacca sulla spalla quando lei reagì stringendosi attorno a lui, premendogli la testa contro il suo seno mentre con le mani cercava di sistemargli i capelli meglio che poteva.

''Daryl, sei ricoperto di polvere e riesco a sentire del terriccio persino nei tuoi capelli. Mi permetterai di lavarli per te?''

Ci fu una pausa in cui pensò che il mondo intero si fosse fermato, solo lui poteva sentire il cuore di Carol battere forte contro la sua fronte e si domandò se fosse per via della paura della richiesta che gli aveva appena fatto oppure se fosse dovuto all'eccitazione per il fatto che lui avrebbe anche potuto accettare.

''Abbiamo anche le bollicine'', disse cercando di allettarlo e lui rise, stringendola con forza mentre sentiva il suo sangue rimescolarsi, caldo e bisognoso.

''Sono un uomo adulto ormai. Non ho bisogno delle bollicine''

Lei lo prese in giro. ''Sei un uomo adulto che sta per crollare a terra addormentato. Lascia che prepari l'acqua. Prometto che ci saranno un sacco di bollicine dove potrai nascondere la tua pudica innocenza e dopo mi occuperò dei tuoi capelli. Prometto che non ti renderai nemmeno conto della mia presenza''.

Questo era alquanto improbabile, solo il pensiero di poterla avere così vicina al suo corpo completamente nudo, nascosto solo dalla buona volontà di quelle bollicine, bastò a far correre il suo cuore al doppio della velocità di quella a cui batteva il suo.  Il punto era che lui si fidava di lei e lei aveva ragione. Era sporco. Non era nemmeno degno di dormire fuori sul portico in quelle condizioni e sentiva che lei ne aveva bisogno, aveva bisogno di stargli vicina. Non era un idiota, aveva notato il modo in cui cercava di mantenere le distanze da quel bambino e il modo in cui lui continuava a correrle dietro come un gatto randagio che sapeva di avere l'opportunità di essere nutrito. Loro due avevano come un radar per gli abusi e senza aver bisogno di dire una parola, Daryl si era creato un quadro preciso in mente con l'aggiunta di quel bambino che dormiva al piano di sotto.

''Okay''

Carol rabbrividì per il sollievo che andò ad aggiungersi alle preoccupazioni di Daryl. Lo lasciò lì, seduto sul bordo del letto mentre andava a preparare la vasca da bagno e lui cercava di  non assopirsi. Avrebbero dovuto aspettare Rick, avrebbero dovuto controllare Sam, ma Daryl sapeva che se quella notte doveva accadere qualcosa, sarebbe accaduto comunque, che lui fosse stato sporco o pulito, che fosse rimasto sveglio o che si fosse addormentato, e la decisione di Carol era abbastanza forte da motivare entrambi.

Carol ritornò con un sorrisetto malizioso sulle labbra e Daryl non riuscì a levarle gli occhi di dosso. Non l'aveva nemmeno baciata e ciò nonostante, il ricordo dei baci che si erano scambiati era stato il motivo principale grazie al quale era riuscito a sfuggire dai loro inseguitori e ritornare a casa tra le sue braccia tutto d'un pezzo.

''Le bollicine sono pronte''. Quel suo sguardo intenso lo travolse completamente, poi lei gli fece l'occhiolino prima di incamminarsi verso la porta. ''Inizia pure ad andare mentre io vado un attimo a controllare Sam. Magari Rick è tornato''. La vivacità del suo sorriso barcollò per un momento, ma poi si riprese subito e posando il suo sguardo dapprima su di lui  per poi dirigerlo verso la porta del bagno, gli suggerì di darsi una mossa. Aveva un tempo limitato per potersi spogliare senza nessun pubblico, quindi non appena lei lasciò la stanza lui si fiondò all'interno, si sfilò la maglia da sopra la testa dopo aver gettato il gilet sul coperchio del water. Non era il caso di indossare quei pantaloni nemmeno per un altro giorno ancora, così se li sfilò via e li lasciò cadere sul pavimento, poi saltò dentro la vasca senza nessuna cautela, l'ammasso di bollicine iniziò a volteggiare tutto attorno e servì a distrarlo dal lamentarsi per il calore pungente dell'acqua. Quest'ultima non aveva nemmeno iniziato a raffreddarsi quando lui iniziò a sentirsi impaziente del ritorno di Carol. Cercando di essere premuroso decise di inzupparsi almeno la testa e contare fino a tre, per essere certo che ogni ciocca fosse ben zuppa. Quando ruppe di nuovo sopra la superficie dell'acqua si sentiva quasi ringiovanito. Ma non abbastanza da tenere gli occhi aperti mentre si poggiava contro il bordo della vasca in attesa.

Circondato dal vapore e con il calore che cullava e rilassava i suoi muscoli, Daryl cedette alla seduzione del sollievo di potersi finalmente riposare. C'era come un rumore bianco intorno a lui che lo fece andare alla deriva dentro la sua testa e cementava quella sua percezione di sicurezza. Ad ogni minima contrazione di un muscolo poteva sentire l'acqua circondarlo dolcemente e quelle bollicine erano così alte che arrivavano quasi a sfiorargli il mento. Era così ipnotizzato da quella sensazione di benessere che quando sentì la leggera pressione sulla testa, quei lenti e allettanti movimenti circolari sulle sue tempie che piano piano si allargavano fino ad espandersi su tutto il cuoio capelluto, sprofondò ulteriormente nella letargia che questi incoraggiavano piuttosto che cercare di combattere per una via d'uscita fuori da quella nebbia sonnolenta.

''Carol?'' Il suo nome suonò quasi come una preghiera, era certo della sua presenza così profondamente quanto conosceva la sua stessa anima, tutto dentro di lui era proteso verso lei. Era una nuova esperienza, una che non sarebbe nemmeno mai stato certo di poter descrivere se lei glielo avesse chiesto, ma il suo tocco sulla sua testa, le sue labbra fresche a contrasto con il calore della sua pelle, furono la miglior ricompensa che la vita gli avesse mai dato.

''Va tutto bene''. La sua voce lo riportò brevemente indietro da quella trance ipnotica, accogliendolo nuovamente in quel mondo dove le sue dita si trovavano tra i suoi capelli e massaggiavano delicatamente lo shampoo con cura ammirevole lungo ogni singola ciocca. Non sembrava un semplice lavaggio di capelli, era fin troppo intimo quello che lei gli stava facendo. Il modo in cui il suo corpo stava rispondendo.

''Mi piace quando fai così..''. Il tono roco delle sue parole lo mise in allarme, rendendolo desideroso di notare se le sue azioni registravano un qualsiasi tipo di cambiamento, se avrebbe smesso di sfregare le dita contro la sua testa, se avrebbe smesso di aumentare la pressione delle sue unghie mentre faceva in modo che il sapone lavasse via ogni singolo granello di sporco e di polvere ancora esistente sulla sua testa, lasciando i suoi riccioli immacolati.

Poté sentire il suo respiro contro l'orecchio ancora prima che lei iniziasse a parlare, e l'esplosione di pelle d'oca che si diffuse lungo il suo collo lo fece rabbrividire.

''Mi piace quando me lo lasci fare''.

Il piacere iniziò a fluire dentro di lui e fu fantastico, abbastanza profondo da costringerlo a stringere gli occhi per riuscire a tenere stretta quell'emozione che gli bruciava in gola. Delle persone che aveva amato nessuna aveva mai avuto l'opportunità di toccarlo e basta. Nessuno aveva mai desiderato di sentire la sua pelle sotto il tocco delle proprie mani. Lei invece  continuava a sorprenderlo da quando tutto aveva avuto inizio in questa nuova vita, da quando il mondo era andato al Diavolo e Daryl adesso era ancora più sorpreso dal fatto che la sua dolcezza e il suo amore lo avessero portato alle lacrime.

Carol batté sopra la sua spalla, e con un tono di voce un po più neutrale, come se pensasse che l'impatto di quello scambio così piccolo fosse già abbastanza per lui gli disse : ''Immergiti''

Daryl non se ne rese conto fino a quando non si ritrovò nuovamente sotto la superficie dell'acqua per ripulire i capelli dal sapone, solo allora realizzò che probabilmente aveva appena perso la protezione di quella sua coperta di bolle. Il suo viso andò in fiamme per l'imbarazzo, quando emerse fu veramente grato del fatto che Carol non si trovasse di fronte a lui. Le sue mani tornarono subito sui suoi capelli, solo che questa volta stavano cercando di strizzare via l'acqua in eccesso prima di iniziare ad accarezzare delicatamente il suo collo e fare pressione con i pollici alla base, proprio tra le scapole.

Il gemito che scappò dal profondo della sua gola sfiorava l'indecenza e Daryl arrossì nuovamente, sapendo che lei ne aveva avuto la conferma osservando la punta delle sue orecchie, quando rapidamente passò un dito attorno al profilo di una di esse e si chinò per baciarla delicatamente.

''Rick è tornato''

Daryl si irrigidì sotto la pressione delle sue dita. Non era sicuro di essersi abituato o meno a ricevere brutte notizie, ma il ragazzino che stava addormentato sul loro divano al piano di sotto, gli disse che sicuramente non c'era tanto di buono.

''Jessie..sta bene. Starà bene''. Le parole le si bloccarono in gola e il sospiro pesante che tirò rivelò una cicatrice che non era ancora completamente guarita. Daryl allungò un braccio dietro la sua testa per afferrarle la mano, e dopo aver intrecciato le dita con le sue la tirò un po più in avanti. Lei si strinse a lui, le sue braccia lo circondarono e si aggrapparono al suo petto mentre lei seppelliva il viso nell'incavo della sua spalla.

''E Pete?''

Sentì i suoi denti graffiare contro la sua pelle, un piccolo morso d'amore che fu subito placato dal tocco della sua lingua e da un successivo bacio.

''Non le farà più del male. Nemmeno a Sam''.

E qui veniva la parte che già conosceva. Quel coglione era stato proprio fortunato che lui non fosse in casa quando Sam era venuto a chiedere il loro aiuto perché non ne sarebbe mai più uscito . Strisciando, forse, ma solo se fosse stato in grado di sopravvivere a un proiettile nel cervello. Non era mai stato in grado di liberarsi del suo stesso padre ma cazzo se sarebbe rimasto a guardare un altro bambino passare attraverso quello che aveva passato lui. Non in questo mondo, un mondo in cui sopravvivere era già abbastanza duro senza dover anche lottare dentro le mura come eri costretto a fare quando ne stavi fuori.

''E' morto?''

''No. Deanna l'ha scoperto in qualche modo e l'ha fermato''.

Sembrava un po delusa e forse anche se pure lui avrebbe dovuto sentirsi nello stesso identico modo, non poteva di certo biasimarla.

''Gli ha preso la pistola''.

Daryl si irrigidì, sapendo quanto era stato importante per Carol il fatto che loro fossero nuovamente riusciti a recuperare le loro armi. Lei aveva paura di fidarsi di questo posto, aveva paura che tutti loro lo facessero, e la perdita della pistola era stata senz'altro un duro colpo sia per lei che per Rick.

''Le ha detto dove l'ha presa?''

Carol si tirò via e affondò nuovamente le dita nei suoi muscoli doloranti, massaggiando con una forza e con un'abilità a cui avrebbe pagato per sempre omaggio ora che ne era a conoscenza. Si rilassò contro di lei, sapendo che a questo ritmo, la sua precedente rivelazione non avrebbe fatto la differenza quando anche quelle bollicine stavano state spazzate via da un qualcosa di completamente diverso. Era completamente teso dal ventre in giù, in contrasto con la letargia che si diffondeva attraverso la metà superiore del suo corpo e, sopratutto, della sua mente.

''No, ha detto di averla rubata. Ha messo Michonne di pattuglia per adesso''.

Daryl annuì, chiedendosi se non fosse stata comunque la scelta più saggia. Aveva visto il modo in cui il suo amico guardava la madre di quel ragazzino e la cosa l' aveva innervosito, ancora prima che venisse a sapere che razza di spreco di aria fosse Pete.

Rimasero in silenzio per un po, Carol che cercava di rilassare i suoi muscoli contratti che si calmavano come per magia sotto il suo tocco. Daryl era assopito e felice quando lei terminò, una totale poltiglia di essere umano che avrebbe potuto manipolare in qualsiasi modo avesse voluto.

''Sei pronto per uscire ora, bello addormentato?''

Fu difficile forzare i suoi occhi ad aprirsi ma la ricompensa del suo sorriso e della sua risatina ne valsero la pena. Stava tenendo in mano il più grande e morbido asciugamano che avesse mai visto, lo teneva completamente spalancato tra le sue braccia e come sotto l'effetto di un ipnosi, Daryl si mise in piedi, uscì dalla vasca e le andò incontro. Lei si prese del tempo per avvolgere l'asciugamano attorno alla sua vita, per poi lasciare scintille infuocate con le dita contro il suo addome, instillando in Daryl il desiderio di avere di più. Si sentiva quasi così coraggioso da chiederglielo.

''Sei stanco'', disse lei e lo lasciò inquieto e dolente. Lo sguardo di Carol si spostò leggermente verso il basso, notò il modo in cui l'asciugamano cadeva sopra le sue forme e le sue labbra si inarcarono in un sorriso malizioso. Si fece più vicina, le sue mani ormai bruciavano contro il suo petto e poi finalmente gli diede quel bacio di benvenuto per cui lui stava fremendo, con l'aggiunta del bonus del suo corpo premuto con forza contro la sua erezione protetta da quell'asciugamano. Era la promessa di una dolce tortura che ancora doveva venire e così Daryl si tuffò in quel bacio con una disperazione che lei non sembrava avere intenzione di soddisfare. Si tirò indietro leggermente, le sue stesse palpebre erano pesanti, ma il sorriso era ancora saldo sulle sue labbra. ''Siamo entrambi stanchi. Vestiti e vieni a letto con me''.

Non aveva bisogno di farselo ripetere due volte. Anche se stavano entrambi per crollare dalla stanchezza e gli fu ordinato di mettersi addosso dei vestiti, Daryl non era uno stupido. La promessa di poter dormire accanto a lei nel suo letto non era una proposta che Daryl aveva intenzione di rifiutare. Non più.

Lei si era già addormentata quando lui la raggiunse, ma non aveva importanza. Non appena si mise sotto le coperte tirò il suo corpo contro di lui e la sua figura delicata si rannicchiò immediatamente contro la sua, le dita di Carol incontrarono la pelle nuda dei suoi fianchi dove i pantaloni della tuta che lei aveva lasciato per lui stavano bassi. Ci stavano per arrivare, e a lui andava bene fare le cose con calma. Era stata una notte piena di fantasmi, domani era un nuovo giorno.





   
 
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