Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    04/12/2015    2 recensioni
Prosecuzione della fanfiction "Perdonami, Momochi", ma può essere letta anche singolarmente. Fujiko e Goemon sono a casa di quest'ultimo e, dopo aver trascorso dei momenti di intimità, ricevono la visita di due goffi allievi di Goemon e anche dal vecchio Momochi, Maestro di Goemon, che sa che la via della spada deve essere il primo pensiero della sua vita. Ma la via della spada deve essere solo rigore, forza e concentrazione? Brano da ascoltare durante la lettura:"Wouldn't it be nice" dei Beach Boys
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dopo...e prima!'
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Shirakawa, 1970

Si era assopita, girata su un fianco, e avvertiva su di sé lo strano contrasto tra la durezza del futon, spalmato sul tatami, e la morbidezza della coperta, che sembrava coccolarla. Il sole di metà mattinata filtrava nella stanza, nella casa dal sapore tradizionale giapponese nella quale si trovava. Fujiko Mine aveva appena aggiunto un capitolo nuovo alla sua avventurosa vita e si trovava in uno stato di relax, anche se, su di sé, sentiva ancora i guizzi di ciò che aveva appena vissuto. Accanto a lei c'era Goemon Ishikawa, che dormiva prono. Avevano appena fatto l'amore e quella mattina era accaduto per ben due volte. Si girò su un fianco, verso di lui, si mosse piano, per non svegliarlo, e lo baciò su una spalla.

A lei prese un colpo, nel vederlo improvvisamente con gli occhi aperti.

-Ehi, fidanzata- le disse, sorridendole.

-Buongiorno, fidanzato- gli rispose.

Si chiamavano così, "fidanzato" e "fidanzata", fin da quando si erano conosciuti, un po' per scherzo e, allo stesso tempo, con un fondo di verità. Si erano piaciuti da subito, Goemon aveva perso la testa e si era dichiarato a lei, che, tempo dopo, lo aveva cercato e poi finalmente ritrovato.

-Certo che riaddormentarsi come un ghiro in tarda mattinata...non dovevamo fare colazione, Goemon?-

-Si,si, tra poco andiamo...è che mi è venuto mal di testa...ma ora ci alziamo per fare colazione, promesso- 

Goemon non sembrava convinto delle sue parole e Fujiko se ne era accorta.

-Ti senti male, Goemon?-

Lui non rispose, ma le sorrise, mettendosi su un fianco, rivolto verso di lei.

-Mi sento come se fossi ubriaco...- le disse poi, accarezzandole un fianco -mi hai reso ebbro e ancora non riesco a tornare sobrio- 

La tirò verso di sé e la baciò con veemenza, senza darle possibilità di scegliere se voler di nuovo concedersi a lui o meno. Non aveva scelta, infatti, Fujiko, ritrovandosi sotto un Goemon che sapeva benissimo che cosa volere in quel momento. E non era fare colazione. Sembrava avere più energie di quante non ne avesse la prima volta che avevano fatto l'amore insieme, quella mattina. 





-Maestro Ishikawa... Maestro Ishikawa!- 
Un giovane, alto e magro, cercava Goemon, bussando a casa sua, ma non lo trovò. Con lui c'era un altro ragazzo, corpulento e basso, che gli disse di averlo sentito parlare, ma in corrispondenza di un'altra parte della casa(quella in cui era ospitata Fujiko). Si recarono lì ed erano pronti a bussare, ma si trattennero, rendendosi conto che il loro maestro non era da solo, bensì in ottima compagnia. 

-Shinji, che facciamo?- domandò il ragazzo corpulento.

-Beh, direi di andarcene- rispose l’altro.

-Ma non avevamo una certa urgenza? La situazione è grave- 

-Credi che disturbarlo in un momento come questo sia la soluzione migliore, Ryu? Non ci tengo a farmi fare a fette-

-Allora lo aspettiamo qui fuori, tanto prima o poi finirà-

-Ma sei idiota? Non sta mica bevendo il the: sta…insomma, è con una donna e ne avrebbe tutto il diritto e per tutto il tempo che vuole. Quelli sono momenti magici e la fretta potrebbe rovinarli, Ryu-

-Chissà se è bella, questa donna… dai gemiti sembra di sì-

-Ah, non credevo ti bastasse questo per capire se una donna sia bella o meno. Comunque, il maestro non vorrebbe mai una racchia, ne sono certo. Che invidia, accidenti! Se la sta proprio spassando… ora ci si mette anche lui, prima si sentiva solo lei-

-Te lo avevo detto che l’avevo sentito parlare, Shinji, tu non mi credi mai, mi prendi sempre per stupido.

-E sei uno stupido: ti sembra parlare, quello?-

-No…Però noi dobbiamo stare qui ad aspettare, uff...Comunque potremmo avvicinarci, così capiremo quando avranno finito-

-E va beh… -

I due furono costretti a sentire la coppia nel momento della loro massima intimità, altrimenti non avrebbero saputo quando avvisare Goemon del problema che li affliggeva.



Goemon si mise supino, si sentiva stremato, ma con una strana energia che ancora avvertiva dentro di sé. Era la sua anima, a sentirsi bene, con una forza che non aveva mai provato in vita sua.  Fujiko, supina anche lei, si girò verso di lui e lo abbracciò.

-Fujiko…vuoi diventare la mia ragazza?-

-Ma quante volte me lo chiedi? Da quando ti conosco non fai altro che dichiararti…La mia risposta la sai già, altrimenti non sarei mai venuta a cercarti. Non vorrei che pensassi che voglia solo giocare, con te. Non sono quel tipo di donna, anche se nella vita sono abituata prendermi quello che voglio con facilità. Purtroppo questa volta ho fallito: sei stato tu a prendermi e non è perché mi muoia dietro dal primo momento che mi hai vista. Sappi che io non sono una che cede né alle lusinghe né al romanticismo facile da operetta, cose che tu non hai comunque manifestato-

-Sarà perché sono timido-

-Timido tu? E allora io sono africana-

Si abbracciarono e baciarono, sembravano pronti ad amarsi ancora una volta, non erano sazi, ma Goemon si sentì chiamare in modo concitato. 

-Maestro Ishikawa! Siamo Shinji e Ryu…è urgente!-

Goemon si rivestì in tutta fretta e uscì fuori per parlare coi due giovani.

-Ditemi- fu la prima parola che pronunciò e quei due, appena lo videro, arrossirono –Allora? Se c’è un motivo valido per aver disturbato la mia meditazione, parlatemene-

-La meditazione?- intervenne Ryu.

-Ma certo, Ryu, il Maestro stava sicuramente meditando, a quest’ora della mattina- disse Shinji, che guardò malissimo il suo poco furbo amico. 

Goemon li fissava in maniera curiosa.

-Allora?- domandò poi.

-Siamo stati sfidati da Ken Tomomoro-

-Chi?-

-Ken Tomomoro, il capo della scuola del clan Kyushuo. L’incontro è dopodomani, dovremmo trovarci nel loro dojo. Perciò domani dovremmo allenarci e quindi, Maestro, vorremmo farlo con voi appena possibile-

Shinji aveva la voce che gli tremava, ma in lui si avvertiva la voglia di prendere parte alla sfida.

-Va bene, ragazzi, domattina alle otto vi voglio qui. Però prima dovrete fare un riscaldamento correndo per il bosco, specialmente tu, Ryu, che sei sempre fuori forma: la via della spada non prevede chili in eccesso-

Ryu annuì e si inchinò.

-E comunque, la prossima volta, se vi sarà piaciuto quello che facevo mentre origliavate, battetemi le mani- disse Goemon sorridendo sornione –Se prima avevo vaghi sospetti, ora ho la conferma che avete aspettato che finissi di stare con la mia donna, per poi potermi chiamare. Leggo l’imbarazzo sui vostri volti-
-Ma noi…-

-Ai vostri occhi sembro fuori tempo, ma ho un telefono e voi il mio numero. Cercatemi lì, la prossima volta-concluse Goemon, sorridendo.


Appena rientrò in casa, il giovane sospirò e si sedette accanto a Fujiko, che era ancora sdraiata, nel futon. La donna domandò se fosse tutto a posto e lui scoppiò a ridere. Poi la tranquillizzò, senza parlare dei due indiscreti allievi.

-Direi che potremmo andare a mangiare, che ne dici?-

-Sarebbe ora, mio caro…sono affamata-

-Mi fa piacere che tu sia affamata…ahahahahh- 

-Eh, no, eh, io lo sono di cibo, non metterti in testa strane idee-

Si guardarono, risero, poi si baciarono, prima piano, poi intensamente, come se cibarsi delle loro labbra fosse il miglior antipasto per un pranzo che erano pronti a gustare in quella speciale mattina assolata.

-Dopo, Goemon, dopo…non possiamo trascorrere tutta la giornata in questo modo-

-Hai ragione, avremo tutta la vita per farlo-

Fujiko avvertì un brivido scorrerle lungo la schiena: ancora una volta Goemon le aveva fatto una dichiarazione d’amore;  originale, come tutte le altre.


Pranzarono, dopo aver dedicato tempo e cura a preparare tutte le pietanze. Erano entusiasti di ciò che avevano cucinato, si erano messi d’impegno, spontaneamente, tra una parola, una risata, persino qualche sfottò, perso in schermaglie amorose.  Mangiarono tanto, con calma, dedicandosi all’ascolto reciproco delle proprie parole, come se, ognuno di loro, dovesse rivelare un interessante segreto, probabilmente quello del destino che li aveva fatti incontrare -diverso tempo prima- e poi dividere, fino a farli ritrovare. Goemon compiva giri di parole per far capire a Fujiko di sentirsi in torto, dato che non l’aveva cercata, nonostante il suo continuo desiderio di averla, lo stesso che si era prepotentemente intromesso sul suo cammino verso la via assoluta della spada. La donna sembrava già sapere ciò che lui voleva comunicarle, come se fosse in grado di leggere tutti i suoi pensieri, forse fin troppo trasparenti. Ma quando una donna entra nel cuore di un uomo innamorato, è capace di entrare anche nella sua mente. O, meglio, Fujiko Mine sapeva farlo bene.

-Fujiko, vorrei proporti di rimanere qui con me- disse Goemon, mentre iniziava a sparecchiare il tavolo basso su cui i due avevano pranzato.  

-Sono qui, non vado mica via- gli rispose facendogli l’occhiolino.

-Intendevo di venire a vivere qui… se per te non è un problema. Potresti rimanere nella stanza dove ora sei ospite, è grande, con il suo ingresso indipendente. Non sei obbligata a stare per forza con me. Però almeno io…-

Fujiko lo azzittì baciandolo. Faticava a non commuoversi. Nessuno, dopo essere stata a letto con lei, le aveva mai chiesto di vivere insieme. Lei era abituata a fare degli uomini ciò che voleva, ma, quando qualcuno toccava davvero il suo cuore, erano tutti subito pronti a mollarla, anche chi le giurava amore eterno, come un certo Poon, un delinquente, come altri che lei conosceva, uno che l’amava, ma che andava sempre via, fino a quando non aveva fatto perdere le sue tracce. Non era ingenuo, Goemon, nella sua sincerità: sapeva che quella donna poteva sfuggirgli e voleva lasciarle tutta la libertà possibile, pur desiderando legarla a sé.

-D’accordo- gli disse Fujiko- domani andrò a prendere tutta la mia roba. Non si trovano più uomini come te, a prescindere dalla passione che tu mi trasmetti-

Poi si recò in bagno e lui, guardandola, le mormorò un “ti amo”. Non voleva farsi sentire, ma non poteva non dirglielo.  

-Fujiko, ti va un caffè?- le chiese, non appena la vide tornare. Lei annuì.

-Stavo guardando la tua libreria…posso dare un’occhiata a qualche volume?-

-Fai pure-

Il tavolo era stato completamente sparecchiato e Goemon, mentre lo puliva, acconsentì alla richiesta di Fujiko, che si mise a scrutare i titoli dei volumi della libreria che si trovava all’inizio della camera da letto.

-Sei uno che legge molto, Goemon?- 

Fujiko prese in mano due libri, uno dei quali era “Genji Monogatari”, uno dei capolavori della letteratura classica giapponese, che lei non aveva mai letto. L’altro non lo conosceva. Si intitolava “ L’eroe del XX secolo”. 

-Come dici?- 

-Leggi molto? –

-Sì, mi piace. Se vuoi prendere qualche libro non farti problemi-

Fujiko decise, quindi, di sfogliare “L’eroe del XX secolo” e si accorse che la copertina non era la stessa del contenuto, in quanto il libro aveva un altro titolo e, soprattutto, immagini che non parlavano di eroi: era pieno di ragazze delicate, raffinate e senza vestiti. Alcune erano in pose artistiche, che ricordavano celebri dipinti ukiyo-e, altre, invece, erano in atteggiamenti ammiccanti ed altre ancora erano con uomini intenti a possederle.

-Il caffè è pronto, Fujiko-

-Arrivo! Scusa, volevo leggere questo libro: “L’eroe del XX secolo”, però…-

-No, ti prego, mettilo via! Tra tutti i libri che ho proprio quello hai tirato fuori?-

Goemon era imbarazzato e il caffè rischiava di cadergli sul tatami, mentre lo portava a tavola.

-Tranquillo, non mi scandalizzo…e non ho cambiato la mia opinione su di te. Anzi, diciamo che mi fa piacere che tu sia un tipo che si tiene in costante allenamento: c’è del bel materiale, in questo libro. Fai solo attenzione che non ti venga una tendinite al polso-

-Che sciocca...ma piantala!-

-Perché? Il tuo allenamento ti ha dato ottimi frutti, con la sottoscritta, mi pare-

-Tu dici?-

Fujiko si inginocchiò e appoggiò al tavolo, per bere il suo caffè, Goemon si sedette dietro alla donna, che si mise a sfogliare il libro “incriminato”. Era curiosa. Lui sorseggiò il caffè, mettendosi poi abbracciato a lei a guardare quelle immagini di giovani lascive. Le diceva che nessuna era bella come lei e le baciava una tempia e il collo. Così affiatati, loro due, pronti a far battute, a ridere, a scherzare e ad accarezzarsi. Si desideravano, ne erano sicuri, qualcosa stava per accadere, ma si sentì bussare alla porta. 

-Goemon! Sono Momochi-

Momochi, il suo anziano maestro, killer spietato che cercava il suo degno erede, uno a cui tramandare tutti i segreti riguardanti la via della spada, che anche lui perseguiva, sebbene soltanto per fini offensivi. Il vecchio era sempre vigile, riguardo la vita di Goemon, non ammetteva errori né debolezze e costantemente lo andava a trovare, verificando che la sua condotta fosse impeccabile.
Fujiko corse a rimettere a posto il libro e poi si accomodò al tavolo, finendo il suo caffè. 

-Buonasera, maestro Momochi-

-Salve e buonasera anche a lei, signorina Fujiko Mine-

Entrambi si inchinarono al maestro, che fece il baciamano a Fujiko, e lo invitarono a bere qualcosa, ma lui declinò l’invito, ringraziandoli. 

-Goemon, andiamo fuori, devo parlarti-

I due uomini uscirono fuori, Momochi si accese una sigaretta e guardò Goemon, inizialmente senza proferir parola. Nonostante gli occhiali fumé, si notava il suo sguardo severo.

-Ditemi, Maestro-

-La situazione non è delle migliori: sono minacciato. Anzi, siamo minacciati, perché, indirettamente, c’entri tu, che sei mio allievo. Qualcuno vuole rubarci la scena. Non siamo tanti, a seguire ancora questo modo di vivere il crimine, ma non siamo gli unici. Mi sto informando e credo di aver capito anche chi siano coloro che vogliono farci la pelle-

-Capisco…qualche nome?-

-Uhm, non so. Non faccio nomi se non ho fonti certe-

-Perdonatemi, Maestro, ma siete venuto qui a parlarmi di qualcosa di cui non siete assolutamente sicuro?-

-Sono qui per metterti in allerta, ragazzo: vuoi che qualcuno possa ucciderti?-

-So difendermi-

-Ma la prudenza non è mai troppa…ti stai allenando?-

-Sì…e domattina allenerò anche due ragazzi che sto aiutando. Sono ancora goffi e forse credo abbiano preso il loro impegno più come un passatempo e un’attività fisica che una vera preparazione alla via della spada. Sarà perché siamo nel 1970 e ai giovani interessano altre cose, ormai, e mi pare anche giusto-

-Lo so benissimo. Ma tu non sei come tutti gli altri: hai sangue blu, sei un purosangue destinato alla via della spada e ritengo che debba distinguerti nettamente dai giovinastri che credono di avere il mondo in mano scimmiottando le peggiori abitudini degli occidentali-

Goemon abbassò lo sguardo, temendo che Momochi potesse notare un suo leggero disappunto. Sapeva che il suo rigore non poteva essere totale, perché era pure sempre un ragazzo degli anni ’70, che non poteva isolarsi al 100% dal resto del mondo. 

-Avete ragione- fu l’unica cosa che riuscì a dire il giovane.

-Non sono sicuro che tu sia dalla mia parte, riguardo questo ragionamento: Fujiko Mine è ancora con te…vedo che te la stai spassando-

-Le sto dando ospitalità da ieri, è venuta a trovarmi e non vedo nulla di male ad aver pranzato con lei-

-Caro Goemon, non credo che il modo migliore per seguire la via della spada sia perdere tempo ad  accoppiarti con le donne-

-Accoppiarmi? Cosa sono, una bestia? -  

Goemon aveva assunto un tono ironico, ma, allo stesso tempo, meravigliato: Momochi sembrava umiliarlo con la sua estrema severità.

-Puoi cercare di ingannarmi con le tue belle parole ossequiose, ragazzo, ma non ti sarà facile. Se tu credi di poter fare di testa tua, sappi che la mia stima si allontanerà da te-

Si salutarono, promettendo di rivedersi al più presto. Momochi non sembrava adirato, ma evidentemente aveva notato che quello di Goemon, senza dubbi, era il volto di un uomo innamorato. Non avrebbe smesso di essere severo con il suo allievo né di ammonirlo sull’importanza di seguire la retta via e di vivere secondo la legge della spada, ma non poteva impedirgli di amare quella donna. Sapeva benissimo chi fosse Fujiko Mine, bellissima, unica e persino pericolosa, per via della sua forza seduttrice, capace di intrappolare e ridurre ai minimi termini qualsiasi uomo. E aveva ragione: nel giro di un giorno Goemon non era più lo stesso e non riusciva a separarsi facilmente dalla creatura meravigliosa che aveva deciso di ospitare a casa sua. Dal giorno successivo, inoltre, sarebbe diventata la sua convivente e già si sentiva elettrizzato all’idea. Pensava tutto questo, Goemon, mentre rientrava in casa. Fujiko era di nuovo al tavolo, aveva rimosso le tazze del caffè, le aveva lavate e ora era lì solo per aspettare il ragazzo.  Si guardarono, come se si fossero visti la prima volta, con la curiosità emotiva di un colpo di fulmine. Goemon si sedette accanto a lei e sospirò, manifestando la sua insofferenza per Momochi.

-Oh, ma il vecchiaccio non ti dà pace, a quanto pare!- esclamò ridendo la donna, che poi baciò il ragazzo su una guancia, notandolo incupirsi.

-Tesoro, che cosa hai? Tutto a posto?- gli domandò poi, abbracciandolo.

Goemon si sentiva nervoso, gli veniva quasi da piangere.

-Non lo sopporto più, quel vecchio balordo…mi ha seccato con questa faccenda della via della spada! L’ho capito e ha ragione: devo distinguermi da certi giovani e dai loro atteggiamenti,  allenarmi costantemente, vivere in maniera retta, ma… che diamine di vita è, questa? Sono il primo ad essere deciso a seguire una percorso di vita, la mia spada è tutto, per me, però non posso…non riesco a pensare solo questo!-

-Stai tranquillo, dai…Se pensassi solo a questo credo che impazziresti: devi anche poterti distrarre e godere di ciò che di più bello possa darti la vita. Non può esistere solo una spada! Esistono anche il buon cibo, il bere, il parlare con il prossimo, l’uscire in compagnia, guardare un film, ascoltare musica e poi c’è l’amore…credo che Momochi non potrà mai impedirti di amare e soprattutto non deve provare a impedire a me di amare te-

Goemon sembrò essersi tranquillizzato. Tuttavia non riusciva ad allontanare da sé la tristezza che era sopraggiunta dopo l’incontro con Momochi. Ma era il rimorso a infierire su di lui. Doveva pentirsi di quello che stava vivendo con Fujiko? Una parte di sé gli diceva questo, l’altra parte, invece, sentiva di gioire per la vicinanza di quella donna. Teneva lo sguardo abbassato, non parlava, sembrava tornato il tipo austero che tutti avevano imparato a conoscere. Fujiko si alzò, andò a prendere la sua borsetta e, appena tornata, tirò fuori il suo accendino e qualcosa che a Goemon pareva una sigaretta. 

-Ne ho una anche per te, se vuoi- affermò la donna, con aria ammiccante.

-No, grazie, lo sai che le sigarette non mi interessano-

-Non è una sigaretta, amore mio, ma molto di più: è uno spinello. Mi capita raramente di fumarne uno, sia chiaro. Già fumo poche sigarette…-

-Accidenti, ma tu…-

-Ecco il tuo, ora io te l’accendo e te lo fumi tutto-

-Ma che diavolo…?-

-Hashish…è hashish, non l’hai mai provata?-

-No-

La parte di Goemon austera non voleva accettare di fumare, ma l’altra, invece, riuscì a prevalere e il suo spinello lo fumò, eccome, mentre Fujiko, tra un tiro e l’altro, gli massaggiava le spalle, dicendogli di rilassarsi.  Si sentiva bene, il samurai del 1970, sia per le mani della donna su di sé sia per l’effetto immediato dell’hashish, che gli faceva avvertire un’ebbrezza diversa da quella dell’alcool, provata varie volte nella vita. Si sdraiò improvvisamente per terra, Fujiko si chinò per baciarlo, lui le afferrò il viso e spinse le labbra tra le sue. Poi con uno scatto si mise su di lei, che aveva capito le sue intenzioni e non si oppose. Anzi, rideva. Nel giro di pochissimo si ritrovò a possederla, con un impeto tanto forte quanto veloce, perché venne subito, poco dopo che lei si era messa su di lui, a condurre il “gioco”. Poi sembrò non sentirsi bene, standosene prono e immobile sul tatami. Fujiko, invece, era in forma, nonostante il breve e concitato amplesso che l’aveva quasi del tutto dominata. Ma era anche preoccupata, vedendo che Goemon non si muoveva. Gli diede un bacio e lo accarezzò, poi lui si mise supino e disse che era il momento di uscire fuori per allenarsi. Così fece, ma Fujiko voleva assistere al suo allenamento e osservarlo mentre maneggiava alla perfezione la sua spada.  Goemon aveva, infatti, tagliato contemporaneamente dei tronchi d’albero che aveva posizionato intorno a sé.Era un allenamento perfetto, che gli consentiva di misurare le giuste distanze per le sue azioni, immaginando di essere circondato da ipotetici nemici. Quando svolgeva questo tipo di esercizio usava scoprirsi la spalla destra, ma questa volta era rimasto solo in pantaloni e Fujiko, nel notare il suo fisico perfetto, non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, standosene in un angolo con le braccia conserte ad osservare la bellezza raffinata di Goemon. Sentiva di desiderarlo, mentre lo guardava nella fierezza dei suoi movimenti. Era determinato a dar il meglio di sé, davanti allo sguardo della sua ragazza, ma ad un tratto gli sfuggì la spada, che si conficcò in un albero.  Fujikò rimase scossa e lui scoppiò a ridere.

-Ehi, Fujiko Mine! Non farmi fumare più cose strane la prossima volta- urlò Goemon, continuando a ridere.

L’allenamento non continuò, ci voleva lucidità per andare avanti, ma l’hashish aveva rovinato tutto e Fujiko si sentì un po’ in colpa. Rientrati in casa, fecero il bagno in una parte di casa che sembrava una piccola onsen, ma non lo era, sebbene avesse tutti gli elementi per sembrarlo, a partire dall’acqua un po’ in movimento e da piante e sassi intorno alla vasca.

-Beh? Sei sorpresa? Questa è la parte di casa che amo di più…qui posso davvero star bene e rilassarmi. Mi fa uno strano effetto portarci una donna: questo è l’unico posto in cui sto rigorosamente da solo, soprattutto perché mi aiuta a pensare e a farmi trovare la mia giusta dimensione nel mondo-
-Magari dopo aver “letto”  “L’Eroe del XX secolo”, giusto?-

-Accidenti, quanto sei maliziosa!-

Risero, poi parlarono, fecero ancora una volta l’amore e poi, mentre si asciugavano, a Goemon venne un’idea:

-Stasera ti porto a cena fuori-


© 2015 by Fujkofran




 photo image_3.jpeg Picture: credits to owner

http://youtu.be/nZBKFoeDKJo  
   
 
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