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Autore: Manny_chan    03/03/2009    1 recensioni
...quello che luccica. Lo sa bene sopattutto chi vive nel mondo magico, meglio diffidare di chi cerca di rifilarvi dei galeoni falsi.
E lo sa bene Hermione, impiegata del Ministero della Magia nella sezione "piccoli crimini magici".
Durante una burrascosa serata di pioggia è proprio di un caso simile che deve occuparsi e a sorpresa una vecchia conoscenza piomberà nella sua vita, stravolgendola.
Se in bene o in male è ancora da scoprire...
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1-
Hermione si alzò dalla sua scrivania avvicinandosi alla finestra, per un attimo gioì, convinta che avesse finalmente smesso di piovere, poi si ricordò che lì, al Ministero della magia, le finestre non erano affidabili.
Tornò a sedersi alla scrivania, finendo di firmare alcuni documenti, non era un lavoro molto movimentato il suo.
Era da poco stata promossa a capo della Divisione “Piccoli crimini magici”, piccole truffe, piccoli furti e così via…
Roba noiosa, come l’aveva definita Harry.
Tuttavia a lei non dispiaceva quella tranquillità, essere negli Auror veri e propri l’avrebbe costretta a mantenere un ritmo troppo frenetico.
Diede un’occhiata alla vecchia pendola che ticchettava ritmicamente in un angolo, le sei erano passate da un pezzo, era ormai ora di tornare a casa.
Si alzò dalla sedia, prese il soprabito scuro che stava appoggiato allo schienale e l’ombrello rosso e giallo, regalo di Ron e Harry, che spiccava come un pugno in un occhio.
Stava per uscire dall’ufficio, mentre si pregustava un tranquillo fine settimana,  quando sentì bussare alla porta.
La aprì trovandosi di fronte Jason.
Jason era il più giovane tra gli Auror di quella divisione, non era una cima nelle questioni magiche, era un nato babbano ed era stato promosso ai M.a.g.o. per pura fortuna, ma sapeva fare il suo lavoro.
Hermione sospirò “che succede Jason?” chiese.
Il ragazzo si guardò nervosamente intorno “ecco… ho appena portato qui un truffatore, ha cercato di pagare un negoziante con dell’oro finto”.
La ragazza sollevò un sopracciglio “finto?” chiese “intendi l’oro dei Lepricani? Quello che svanisce?” disse andandogli incontro.
Lo osservò annuire, “bene” continuò lei “la pena per certe cose va dai tre ai sei mesi ad Azkaban” disse “per quale motivo sei venuto da me?”
Jason sospirò “è che… fa una gran pena, non ha nulla, nemmeno una bacchetta” disse “il negoziante ha detto che se l’allarme automatico non fosse scattato avrebbe lasciato volentieri andare quel poveraccio” mormorò.
Scosse la testa “cercava solo qualcosa da mangiare e se lo vedessi ne capiresti il motivo” aggiunse “non potremmo…”.
Hermione sorrise, era davvero un bravo ragazzo “ma certo” disse “se l’uomo non intende sporgere denuncia allora non c’è motivo di procedere, va pure, ci penso io”.
Jason fece un gran sorriso “d’accordo” disse, “ci vediamo lunedì allora” aggiunse sparendo lungo i corridoi, Hermione lo osservò, poi sospirò chiudendosi la porta dell’ufficio alle spalle.
Aprì poi la porta della stanzetta attigua, quella dove portavano i sospettati, osservando il ragazzo seduto su una sedia.
Teneva le braccia, i cui polsi erano legati da catene, incrociate sul tavolo e la testa appoggiata sopra.
Portava dei logori jeans strappati in più punti, ed una camicia bianca, nelle stesse condizioni, era spaventosamente magro, ora capiva che cosa intendesse dire Jason.
I fini capelli biondi erano lunghi fino alle spalle, sporchi ed arruffati, oltre tutto era completamente fradicio, come se non avesse avuto un posto dove ripararsi dalla pioggia.
La strana sensazione di familiarità che l’aveva assalita trovò spiegazione quando l’altro sollevò la testa e lei si trovò ad osservare il viso scavato e gli occhi grigio-azzurri di Draco Malfoy.
Rimase impietrita e sconvolta, non riusciva a capire perché proprio lui, che non faceva altro che vantarsi della sua ricchissima famiglia purosangue, si fosse ficcato in una situazione del genere.
Il ragazzo sgranò gli occhi, altrettanto sconvolto,“ma tu guarda” disse con la famigliare pronuncia strascicata “la mezzo-sangue zannuta a capo degli Auror? Ora le ho viste proprio tutte…”.
Si appoggiò allo schienale della sedia ritrovando il suo autocontrollo, “allora, mi spedite ad Azkaban?” chiese in tono strafottente.
Hermione però vide benissimo l’ombra di paura che gli attraversò lo sguardo, fece un respiro profondo cercando di ricomporsi, poi prese la bacchetta.
“No” rispose agitandola e facendo scomparire le catene “il negoziante non ha sporto denuncia, puoi andare” aggiunse facendo un cenno verso la porta “però…”.
Non riuscì a concludere la frase, Draco si era alzato ed era uscito dalla stanza ad una velocità incredibile.
La ragazza lo seguì fin fuori il Ministero, si fermò un attimo per aprire l’ombrello, visto che pioveva ancora, poi lo rincorse “aspetta” gridò.
Draco continuò a camminare “lasciami in pace” borbottò “e se ti aspetti che ti ringrazi… allora aspetta e spera” aggiunse.
Hermione non demorse “mi vuoi dire che cosa ti è successo?” chiese, aveva deciso di punto in bianco che doveva aiutarlo, era evidente che fosse in difficoltà.
Il ragazzo sospirò esasperato “fatti gli affari tuoi” ringhiò “e poi non parlo con i mezzo-sangue come te” aggiunse con cattiveria.
La ragazza corrugò la fronte, offesa, “sei fin troppo arrogante per essere uno che va in giro vestito come un accattone e che si riduce a truffare come il peggiore dei  mendicanti Malfoy” disse acida “più in basso di così non potresti finire”.
Draco si fermò all’improvviso, poi si voltò e con un gesto talmente veloce che Hermione a malapena se ne accorse la spinse contro al muro di un palazzo.
“Attenta a come parli Granger” le sibilò all’orecchio “sappi che sono disarmato, ma non hai idea di cosa posso farti, ancora prima che tu possa solo pensare di sfoderare la bacchetta”.
La ragazza si divincolò cercando di spingerlo via ma lui non si mosse, le afferrò i polsi bloccandoglieli sopra la testa “non fai più la coraggiosa vero?” disse scoppiando a riderle in faccia.
“ricorda, Granger” disse lasciandola e riprendendo a camminare, “forse è vero che sono caduto in basso, ma il mio orgoglio l’ho ancora”.
Hermione strinse le braccia al petto tremando di rabbia.
Oh, gli avrebbe volentieri spaccato il muso a quel buffone arrogante!
Se non lo aveva fatto era solo perché aveva avuto paura di sbatterlo là come un ramoscello, visto quanto era deperito.
Lo guardò allontanarsi, poi sospirò, chissà a che cosa stava pensando quando aveva deciso di aiutare Malfoy…
Quando fu sparito raccolse da terra l’ombrello che aveva lasciato cadere, poi si incamminò di nuovo verso casa sua.
Ci mise quasi mezz’ora ad arrivare, si era fermata lungo la strada a fare un paio di commissioni.
Appena svoltato l’angolo della graziosa vietta dove abitava si fermò di colpo, seduto su una panchina, incurante della pioggia, stava Draco Malfoy.
Gli si avvicinò con cautela “che ci fai qui?” lo apostrofò poi, il ragazzo sollevò la testa di scatto “che cosa ci fai tu qui?” ringhiò in risposta, “mi stai seguendo forse? Ti ho detto che…”.
“Oh, falla finita” lo interruppe Hermione, “vedo che sai rimasto paranoico come sempre, io abito qui” disse indicando la fila di villette.
Draco sembrò sgonfiarsi come un palloncino “oh…” mormorò “d’accordo, ora vattene” aggiunse ritrovando la sua sicurezza e facendo un gesto come a voler scacciare un cane.
La ragazza fece per proseguire per la sua strada, oltrepassandolo, poi si voltò tornando sui suoi passi “toglimi una curiosità” disse acida “com’è successo che Draco Malfoy, il principino di Hogwarts, si sia ridotto a truffare un negoziante per mangiare?”.
Il ragazzo la osservò in silenzio per quasi un minuto, come per cercare di scoraggiarla ed indurla ad andarsene, poi vedendo che non funzionava sospirò “pure testarda oltre che zannuta” borbottò.
Distolse lo sguardo fissando la strada davanti a sé “è semplice” disse infine “dopo la fine della guerra tutte le proprietà appartenenti ai mangiamorte rinchiusi ad Azkaban sono state confiscate dal Ministero” sibilò irritato.
“Non ho più uno zellino” sospirò “e come se non bastasse, nessuno dà lavoro a qualcuno che è stato marchiato come Mangiamorte” aggiunse abbassando lo sguardo sul suo braccio sinistro, dove la camicia, tanto fradicia da essere diventata quasi trasparente, lasciava intravedere il marchio nero.
La ragazza sospirò avvicinandosi e allungando l’ombrello in modo da coprirlo dalla pioggia “la mia offerta è sempre valida” disse “ti aiuterò io, se me ne darai l’opportunità ovviamente”.
Draco sollevò lo sguardo “e per quale motivo?” chiese scettico “perché dovresti?”, la ragazza si strinse nelle spalle “credo sia a causa della famosa stupidità dei Grifondoro” borbottò.
Ed in quel momento l’Hermione razionale nella sua testolina le stava davvero urlando quanto fosse stupida!
Il ragazzo si alzò dalla panchina “sbagliavi quando dicevi che più in basso di così non potevo finire” borbottò incamminandosi mentre l’altra gli si affiancava “accettare il tuo aiuto mi colloca molto più in basso di come ero prima”.
Hermione non rispose, si limitò a scuotere la testa e a pensare che doveva essere proprio disperato per accettare il suo aiuto.
Si incamminarono assieme, sotto il vistoso ombrello rosso e giallo…
   
 
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