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Autore: MauraLCohen    04/12/2015    1 recensioni
Breve componimento per omaggiare la libertà della musica.
[Dal testo:
"Erano tutte uguali, pensava Giselle, come se fossero state fotocopiate...
Eppure, per la piccola, la danza era sempre stata libertà."]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era solo un passo...
Verso ciò che volevi essere

 

Giselle si osservava i piedi. Su e giù, su e giù. Lo facevano senza che lei dicesse niente: era una cosa automatica. Così come lo era per le sue compagne eseguire meglio che potevano le istruzioni dell'insegnante.
Erano tutte delle splendide bambine di all'incirca nove anni, fasciate dal loro Tutù rosa e dallo Chignon alto.
Erano tutte uguali, pensava Giselle, come se fossero state fotocopiate...
Eppure, per la piccola, la danza era sempre stata libertà. Per lei, la musica, doveva scorrere nelle vene per poi potersi muovere: nessuno poteva dirti che fare o come farlo. Erano le note a dover guidare i passi.
Ella, il ballo, lo aveva sempre concepito così.
E quella sala della palestra, a Giselle andava stretta: lì non era se stessa... O almeno, non così com'era in camera sua. Lei voleva ballare, voleva essere libera... Non poteva limitarsi ad essere una fra tante.
E fu lì, nel momento in cui le arrivò l'ennesima sgridata dell'insegnate (“ti ho detto che devi fare così”), che capì: non voleva stare in mezzo alle altre, lei doveva spiccare in qualche modo... Per sentirsi se stessa.
Così, mentre tutte le altre bambine, coordinate ed ordinate, andavano a destra, lei andò a sinistra; cominciò a ballare come meglio poteva, inventando anche qualche nuovo passo buffo e disordinato.
Non le importava degli sguardi curiosi e divertiti delle sue compagne, lei si stava divertendo... Di nuovo, finalmente.
Lo aveva sentito fin dentro le vene quel richiamo: la musica le stava dicendo cosa fare. E Giselle l'aveva ascoltata, l'aveva capita.
Così lei continuava a ballare come poteva, sentendosi libera e soddisfatta di se stessa... Era ciò che voleva fare e lo stava facendo; inutili sarebbero stati i rimproveri della sua insegnante.
Lei era una piccola ballerina che sapeva cosa voleva... E non si sarebbe di certo lasciata inglobare dal gruppo; pensava che fosse giusto ascoltare chi ne sapeva di più, certo, ma era anche giusto osare – sperimentare – e cambiare... Avere le proprie idee e saperle difendere.
Per questo lei ballava così, come se fosse in camera sua, da sola, senza nessuno che la guardasse.
Quella era danza per Giselle, il sentirsi un tutt'uno con la musica... Il resto non le interessava.
Non avrebbe mai brillato se si fosse limitata ad essere una tra le tante; lei doveva puntare alto, anche se sarebbe stato più difficile... Ma era consapevole che nessuno inventava cose nuove se faceva ciò che facevano gli altri.
Essere ciò che gli altri definivano “diverso” aiutava gli stessi a sentirsi “uguali”.
 


NOTE DELL'AUTRICE:

Esperimento simile ad Icaro, che mi è stata ispirata pochi minuti fa da our_ghiandaia_imitatrice,
alla quale, ovviamente, è dedicata la storia :3
E niente, viva le piccole Giselle che sanno essere innovative, che sanno cambiare e capire che se tutti noi facciamo una cosa è perché, prima, qualcun altro ha avuto il coraggio di variare le regole ed inventarla... tutto qui.
Finché si è uguali le cose non cambiano... Bisogna ricordarlo sempre.


 

 

 

   
 
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