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Autore: Asgard458    04/12/2015    0 recensioni
Dopo una brutta serata, una sigaretta è sempre l'ideale, magari anche sotto un cielo stellato, in una via silenziosa e deserta. Si sente solo il rumore del tabacco che brucia. Ma anche con qualcuno vicino non è male... vero?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E beviti quella birra, santo Dio”. Mi disse che la stavo guardando da fin troppo tempo, perso nei miei pensieri.
“Cosa c’è, tu e la tua ragazza non scopate più?”. Risata generale. Non capisco perché prendevano sempre di mira me. E perché continuavano a invitarmi. Ogni volta era la stessa storia: mi tiravano fuori di casa a forza, mi portavano nell’unico locale del paese che non mi piaceva e mi ordinavano la stessa insulsa e squallida birra. Io, poi, sono anche astemio. “Devi vivere anche tu! Forza, fatti una vita!”. La mia vita ce l’avevo, e non rispecchiava la vostra; quindi dovrei cambiare me stesso perché voi non riuscite ad accettarmi? Sai che c’è?:
“Andate tutti affanculo”. Spostai la sedia e me ne uscii fuori. Gli schiamazzi del locale affollatissimo mi accompagnarono per la lunga strada di sanpietrini. È in salita, e farla ogni volta con gente ubriaca non è mai il massimo. Gente ubriaca e che non ti vuole minimamente. Faceva freddo; mi rinchiusi nel mio giacchetto e mi appoggiai ad un muretto. Ero titubante, ma dovetti tirare fuori le mani: una sigaretta e l’accendino. L’unica cosa che si sentiva nella via ora era il suono del metallo che strusciava sulla pietra focaia. Una scintilla. Una fiammella. Inspira. Espira. Il fumo esce. Si mischia con l’aria. E sparisce. “Un po’ come la vita..”. Il cielo era pieno di stelle, e la poca illuminazione stradale lo rendeva ancora più splendido. La salita mi rendeva difficile lo stare in piedi, allora mi sedetti. Diedi un’altra boccata alla Winston, e continuai a guardare in alto. Quanti mondi, quante stelle. “Quanto è bello..”
“Lo è proprio”. Dalla mia destra, una voce femminile.
“Il cielo è la cosa che preferisco, mi fa stare meglio. Soprattutto quello notturno, è come se sognasse con me”. La ascoltavo parlare, ma mi venne in mente una, e una sola domanda. Con piccola voce:
“Da quant’è che stai-“. La mia timidezza non mi fece finire, ma lei intuì:
“Circa dieci minuti; passavo di qui e ti ho visto seduto con la sigaretta in mano. Pensavo di chiedertene una, ma ti ho visto guardare il cielo così spensieratamente, e allora ho deciso di farti compagnia!”. Un sorriso si vide nell’oscurità della via, ed una risata lo accompagnò.
“Dieci minuti?!”
“Sì, eri così spensierato! C’è qualcosa che ti turba?”. La mia timidezza mi fece stare in silenzio. Presi un’altra sigaretta dal pacchetto, per dargliela.
“Per me?” mi chiese. Annuii.
“Grazie, ma non fumo! Volevo solo vederla in mano mia. Non so neanche come si fuma”. Un altro momento di silenzio, ma stavolta riuscii a parlare:
“Vuoi che ti insegni..? Non è difficile”. La ragazza sorrise di nuovo, e si avvicinò a me con un balzetto. Avvicinò la bocca al mio orecchio e mi sussurrò, con voce molto sensuale:
“Sei davvero carino…”. Si fece un po’ indietro e riprese con la sua voce allegra:
“Come mai sei qui?”. Titubante.
“I miei amici.. mi avevano invitato a bere, ma io sono astemio”
“Puoi sempre prendere qualcosa di analcolico, no?”
“Sono loro che ordinano per me, sempre birra”
“Perché non ti ascoltano?”. Di nuovo silenzio. Non per timidezza, non sapevo la risposta. O meglio, probabilmente la sapevo, ma faceva troppo male. Così tornai al cielo. E lei fece lo stesso. Con voce più calma e tranquilla, disse:
“Quante costellazione conosci..?”. Le indicai le tre stelle che preferivo:
“Solo la cintura di Orione”. Lei mi diede una pacca sulla spalla:
“Ma come? Guarda quei due gruppi di stelle: quello è il Grande Carro, e quell’altro è il Piccolo Carro!”. La guardai, e l’espressione sembrava dirle: “Le conoscono tutti, anche i gatti”. Bastò per farci ridere. Nonostante l’oscurità, lei riusciva a vedere il mio volto, ma io non avevo ancora visto bene il suo. Iniziava a piacermi però.
“Sai – disse – un po’ di tempo fa ho conosciuto un ragazzo. È sempre stato timido, un po’ come te.. no, forse di più: più che a parole, andava di gesti. Mi offriva spesso il caffè, mi faceva trovare la colazione al letto, ogni volta che mi veniva a prendere mi regalava una rosa! Era davvero dolcissimo.. Peccato..”. Abbassò lo sguardo e si chiuse in se stessa. La presi per la mano, e la sentii fredda. Il vento le stava tagliando le mani.
“Mi dispiace.. non ho guanti con me..”. Rise, e mise l’altra mano sulla mia.
“Posso chiederti cos’è successo tra di voi?”. La ragazza tornò a guardare in alto, e parlò, tranquillamente:
“Lentamente.. io e lui ci separammo. Non c’è un perché, è solo andata così..”. Si sentiva che era una ferita ancora aperta, e che lei stava soffrendo.
“Sono io che mi sono allontanata.. ed ora mi chiedo sempre come stia, e a cosa pensi”. Mi sentii chiamato in causa:
“Sono sicuro che lui pensa ancora a te, e si chiede anche lui come tu stia.. non è sempre facile, ma tutto-“
“Tutto si risolve.. già, sono le parole che mi ripeteva sempre quando c’era qualcosa che non andava..”. Non sapevo più cosa dire. Mi strinse la mano, ed io ricambiai. Silenzio. Vento. Lucciole che volano.
“Tu ce l’hai una ragazza?” mi chiese. Era sempre difficile rispondere a quella domanda, ma mi feci forza per l’ennesima volta:
“Sì”. Si girò verso di me, e, avvicinandosi piano piano, mi sussurrò:
“Sappiamo entrambi che non è più così...”. Le nostre labbra si toccarono, ed una pazza nostalgia mi colpì il petto. Rimbalzò per tutto il corpo, rimanendo fissa in testa, facendomi un male cane. Le punte delle nostre lingue si sfiorarono. Era una sensazione bellissima, ma il dolore al petto me la rendeva dolorosissima. Sentivo solo freddo ora.
“Non sei cambiato di una virgola…”



“Neanche quando me ne sono andata”.
Aprii gli occhi di botto. Non poteva essere. Non c’era più nessuno. Vuoto. Silenzio. Lucciole. Mi alzai ed iniziare a girarmi intorno. Prima calmo, poi sempre più agitato. La nostalgia dentro agonizzava. Mi fece cadere a terra. Era lei. Non ci sono dubbi. La porto sempre con me, nel mio cuore, nei miei pensieri. Era lei, l’ho baciata di nuovo. Ma non era possibile. Lei c’è sempre stata. Ma ora non c’era più. La faccia mi cadde al suolo. Piansi. Fortissimo. Il mio cuore sobbalzò tutta la notte. Quello di lei non batteva più… da molto, molto tempo.
   
 
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