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Autore: Andrws    05/12/2015    1 recensioni
Ai tempi dell'antica Grecia, era di grandi eroi e di epiche battaglie, l'equilibrio tra le divinità iniziò ad incrinarsi quando la custodia della Terra venne affidata ad Athena.
Da sempre quel dominio allettava molti tra gli Dei Olimpici, che quindi approfittarono del "passaggio di potere" per tentare la loro Sorte. Il primo come racconta l'Ipermito fu Poseidone, con inondazioni e assedi da parte dei suoi dei suoi seguaci, i Marine. L'assedio dei Marine arrivò ben presto al Tempio di Athena, che nonostante le numerose perdite, reagì prontamente. Creò quindi le Armature, affidandole ai suoi fedeli guerrieri, da allora in poi chiamati Cavalieri. Così ebbe inizio la "prima" Guerra Sacra, che terminò con la disfatta del Dio dei Mari, grazie alle gesta dei Dorati Cavalieri che raggiunta Atlantide, sconfissero i generali Marine e Poseidon in persona.
Non passò molto tempo perché la situazione si facesse propizia per altri contendenti. Alcuni anni dopo, difatti, il "Ratto di Elena", sconvolse l'intero mondo, tanto da influenzare persino gli schieramenti Divini. La Guerra di Troia esplose e con essa nacquero leggende, alcune narrate da Omero ancora oggi ampiamente note, altre invece solamente sussurrate, riservate alla conoscenza di pochi.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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XXI – La Daga Deicida

La notizia di un’arma capace di uccidere un’immortale era decisamente sconvolgente, tanto che il silenzio regnò gli attimi seguenti alla rivelazione. Gli interrogativi che ciò sollevava erano molteplici e tutti alquanto pericolosi.
«Uccidere un Dio?» – Polluce, come anche gli altri Cavalieri, era più che stupefatto
«Perché mio padre avrebbe fatto una richiesta del genere?» – chiese ad alta voce il Dioscuro
«Non saprei, ma è chiaro che nei secoli è cresciuta molta diffidenza nell’Olimpo ed evidentemente Zeus ha voluto prendere precauzioni»
«Perché allora quell’arma è rimasta a Mu? Non è stata consegnata a Zeus?»
«Si, ma il padre degli Dei ha affidato al mio maestro il compito di custodirla»
«Di che tipo di arma stiamo parlando?» – chiese Giasone
«Una daga! Non c’è bisogno che vi dica che se dovesse finire nelle mani di Ares, ci troveremmo in serie difficoltà. Immaginate solo il potere di tale arma e le immense abilità di Aphrodite. Potrebbe benissimo manipolare un Cavaliere e affidargli la daga affinché uccida Athena quando ne ha l’occasione»
Questa evenienza non era poi così lontana dalla realtà, considerato ciò che sappiamo avvenire in futuro, ovvero quando il lato oscuro di Saga prenderà il sopravvento, tentando di uccidere Saori ancora in fasce.
«Che precauzioni possiamo prendere?» – si domandò Giasone
«Ho già qualche idea a riguardo, non preoccuparti di ciò. Ridurremo al minimo tale evenienza. Tuttavia ci sono altre cose di cui preoccuparsi»
«Altre?»
«Beh sì! Tra le armate di Ares, militano diverse divinità, a parte i suoi figli. Kratos e Bia, da quel che ho sentito li avete già incontrati, ma ve ne sono altri due: Ker e Kyodamos. Cosa che ci ha incuriosito molto è che i Berserkers possedevano delle armi forgiate dall’alchimia già quando hanno attaccato Mu. Si tratta di un diverso tipo di alchimia, non certo la nostra e non avendo potuto consultare Efesto in proposito, non ho molte informazioni, ma posso dire con certezza che si tratta di un’alchimia simile a quella variante dell’alchimia simbolica che Efesto stava sviluppando proprio negli ultimi tempi insieme a mio figlio Odin!» – spiegò Bor
«Che tipo di variante stavano sviluppando?» – Keren da alchimista, come suo padre, era molto incuriosito.
«L’alchimia runica, basata sul potere di simboli, chiamati rune, in cui viene fatta confluire l’energia derivata dal Cosmo. Tuttavia anche rispetto a questa, quella dei Berserker è differente, a partire dall’energia imbrigliata nelle armi, senza contare che i materiali utilizzati siano privi, sia di Oricalco, che di polvere di stelle.»
«E come si mantengono integri? Di cosa sono fatti?» – non riusciva a spiegarsi Keren
«In che senso?» – chiesero Polluce e Giasone
«Beh vi spiego, per costruire oggetti in cui si vuole imbrigliare energia derivata dal Cosmo, sono necessari materiali specifici e tecniche particolari, altrimenti si degrada fino a rompersi e a risultare inutilizzabile. Il segreto è costituito da minerali quali l’Oricalco, il Gammanion e la sabbia di polvere di stelle e molti altri, ma leghe migliori sono tra questi tre, che raggiungono una stabilità superiore a quelle costituite usando gli altri minerali» – spiegò Keren
«Keren ha ragione, ed infatti non mi è ancora del tutto chiaro come le armi dei Berserkers mantengano l’energia imbrigliata in essi, pur rimando intatti, ma penso che il Divino Efesto ne sappia di più in proposito, soprattutto considerato che è stato costretto a ricoprirle di uno strato di lega di Oricalco, per legarle alle Hauberks e quindi le ha potute esaminare»
In quel momento poco lontano dall’accampamento costruito dai Cavalieri, erano appena arrivati nei pressi del Tempio, i tre Aesir e i Cavalieri rimasti sull’isola, insieme naturalmente ad Athena ed Efesto.
La loro presenza fu subito rilevata…
«Eccoli, sono tornati» – esclamò Bor
«Keren, valli a prendere» – gli ordinò Giasone e subito il Cavaliere del Cancro si teletrasportò nel luogo dove erano comparsi.
«Oh Keren, figlio mio!» – fece Neven appena il Dorato li raggiunse
«Padre, che è successo? Il tuo Cosmo è così… debole…» – commentò il Dorato
«Tante cose, ragazzo mio!» – rispose Odin, anch’egli piuttosto provato dallo scontro
«Nobile Odin… Thor… Baldur, mi fa piacere rivedervi!»
«Keren avrei bisogno di una mano!» – s’intromise Ippolito tenendo in braccio Athena semicosciente
«Accompagna la Divina Athena, Equos, Chirone, Ippolito e Gyon da Asclepio. Hanno bisogno di cure!» – gli ordinò infine Neven
«Si subito, però padre vieni anche tu!»
«No, ho molte cose da fare prima di concedermi un po’ di riposo»
«No Neven, vieni con noi, prima devi riposare» – disse Athena
«Come desidera, mia Dea!»
Così Keren teletrasportò tutti alle tende di Asclepio, dove il Dorato aiutato da Kitalpha stava curando molti dei profughi di Mu. Erano apparsi in una tenda enorme piena di gente in attesa delle cure dell’Ofiuco, che nella stanza accanto curava le persone di turno. Tra la gente c’era Kitalpha che si prendeva cura estemporaneamente delle persone in attesa.
«Divina Athena!» – esclamò il Cavaliere vedendo apparire Keren e gli altri
 
«Athena?»
«La divina Athena?»
«La divina Athena è ferita?» – Mormorava la gente in attesa dopo aver sentito l’esclamazione del Cavaliere
 
«Anche voi nobile Neven! E Tu?» – fece poi vedendo Ippolito – «Come osi farti vedere qui?»
«Tranquillo Kitalpha» – lo fermò Neven – «Lui è sempre stato dalla nostra parte!»
«Non capisco!»
«Non è tra i tuoi doveri capire!» – tagliò corto l’Ofiuco, uscito dalla stanza insieme ad una ragazza rinvigorita come se non fosse mai stata ferita.
«Piuttosto, Keren portali tutti nell’altra stanza»
Si rivolse quindi alle persone in attesa delle sue cure…
«Capisco i vostri disagi ma vi chiedo un po’ di pazienza, abbiamo delle urgenze di cui occuparci, per cui vi chiedo di aspettare un po’ finché non avremo risolto la situazione!»
«Per la divina Athena questo ed altro!» – fece un ragazzino che poteva avere al massimo sette/otto anni pieno di contusioni, anche in viso, e con un braccio legato ad una stecca di legno e tenuto al collo con una corda.
La gente e i Cavalieri sorrisero all’esclamazione e alla dimostrazione di forza del giovane.
«Che ragazzino giudizioso!» – commentò Asclepio
«Certamente, nobile Asclepio. Avete già fatto tanto per noi, e la Divina Athena ha la precedenza su tutti. E poi quei poveri Cavalieri stanno molto peggio di noi» – intervenne una vecchia signora, anch’ella piuttosto malridotta.
 
Nel frattempo nelle tende di Giasone arrivarono i tre della famiglia Aesir che erano intervenuti in soccorso di Athena, seguiti dal Dio del Fuoco.
«Odin… per fortuna ce l’avete fatta»
«Sì, la missione è andata come previsto»
Subito dopo entrarono Thor e Baldur che aiutavano Efesto piuttosto stanco.
«Maestro, sono felice di vedervi sano e salvo!»
«Divino Efesto, siamo lieti di avervi qui!» – fecero i due Cavalieri dorati
«Vorrei potermi inginocchiare, come il mio compagno, ma purtroppo ho perso temporaneamente l’uso delle gambe» – spiegò Giasone quando Polluce si inginocchiò
«Non fa niente, e tu alzati, Cavaliere. È merito vostro se sono riuscito fuggire. I vostri sforzi e i compagni caduti non saranno dimenticati. Vi ringrazio inoltre per l’ospitalità che avete dato alla gente che mi è tanto cara e che numerose sofferenze ha subito»
«Venga, si sieda!» – fece Polluce porgendogli una sedia
«Polluce vai ad allestire una tenda, dove il Divino Efesto possa riposare» – gli ordinò Giasone
«Già è stato fatto, Giasone! È proprio accanto alle tende allestite per la Divina Athena. Se desidera la conduco immediatamente lì»
«Si sarebbe davvero rigenerante, però prima vorrei darvi tutte le informazioni che ho raccolto in questo periodo di prigionia» – rispose il Dio – «Nel frattempo a loro un po’ di riposo non guasterebbe!» – disse infine indicando Thor, Odin e Baldur.
«No, maestro, non ce n’è bisogno» – rispose Thor
«Su ragazzi andate!» – insistette Bor
 
Così i tre Aesir accompagnati da Polluce, uscirono dalla tenda diretti a quella preparata per Efesto, ma poco prima di raggiungere la destinazione, i quattro fecero un incontro inatteso.
«Nobile Polluce, dove state andando?» – chiese l’argenteo Cavaliere che aveva sostituito Neven fin quando Giasone non si riprese.
«Sto conducendo questi valorosi guerrieri alle tende che abbiamo allestito per il Divino Efesto. Hanno aiutato a riportare la Divina Athena e il Dio del Fuoco dall’isola di Ares. Sono Odin, Thor e Baldur di Mu»
«Kleiros di Altar al vostro servizio!» – esclamò il Cavaliere inginocchiandosi «Grazie a voi la divina Athena è tornata! Non so come…»
«Si Kleiros, ma mantieni l’entusiasmo, ancora non si deve sapere!» – lo interruppe Polluce
«Perché?» – chiese l’argenteo
«Non fare domande, a dopo le spiegazioni. Invece perché non conduci tu questi tre ospiti alle tende di Efesto?»
«Certamente» – rispose Kleiros
«Perfetto allora io vado, che ho delle cose da controllare» – fece il Dioscuro allontanandosi
«Bene, se volete seguirmi» – fece Kleiros
Così i tre Aesir seguirono il Cavaliere d’Argento per il resto della strada che rimaneva.
«Va bene» – fece Baldur – «Ho davvero bisogno di una bella dormita!»
«Il solito ragazzino» – commentò Thor
«Vorrei vedere te in quelle condizioni a contenere quell’esplosione! In più se non fosse stato per il mio muro di cristallo saresti stato fatto a fettine dal fendente di Ares a battaglia appena iniziata»
«Si certo! E se non fosse stato per me la tua gola sarebbe stata aperta come …»
I due fratelli si stavano accapigliando, suscitando il sorriso di Kleiros e un po’ la rabbia di Odin che pensava di avere ormai due figli cresciuti.
«Smettetela voi due, vi comportate come dei bambini!» – intervenne colpendo in testa entrambi i figli.
«Piuttosto Kleiros, dove pensi sia andato Polluce?» – chiese poi l’Aesir
«In questo momento ci sono molte cose da fare, perciò non saprei! Invece avrei una domanda da…»
«Sta bene» – lo interruppe Odin – «È fisicamente provata, ma sta bene, non preoccuparti»
«E invece i miei compagni? Quanti di loro siete riusciti a riportare?»
«Beh tutti quelli che erano sull’isola. Non credo che qualcuno sia rimasto lì»
«Il nobile Neven e Chirone pure? Ho saputo che ha affrontato Bia e…»
«Beh da quel che ho visto era molto malconcio, però se Asclepio è bravo quanto dicono le voci su di lui non dovrebbero esserci problemi!»
«Grazie ci avete veramente dato un aiuto inestimabile!»
«Anche voi accogliendoci qui…»
«Beh sì… comunque siamo arrivati. Queste sono le vostre tende» – disse il Cavaliere indicando l’enrome complesso di tende preparato per Efesto
Baldur e Thor subito entrarono senza neanche salutare il Cavaliere, provati dallo scontro avevano bisogno di riposo.
«Grazie ancora Kleiros» – concluse Odin entrando nella tenda
 
Efesto nelle tende di Giasone rispondeva ai diversi interrogativi che Bor e il Sagittario avevano sulla battaglia appena combattuta.
«Maestro, mi chiedevo se quello che ho percepito era corretto»
«Cioè Bor?»
«Ares ha indossato la Rosso Sangue
«Si, ma ho provveduto temporaneamente!»
«Rosso sangue?» – chiese incuriosito Giasone
«È la sua Kamui, una delle Armature che forgiai anni or sono, durante la Titanomachia, per gli Dei! Da allora non erano mai state indossate. Oltre ad essere praticamente invulnerabile la Kamui di Ares, possiede cinque armi. Due lance e due spade e uno scudo. Ognuna di queste armi possiede inoltre un potere particolare, per esempio una delle due spade è in grado di mandare direttamente l’anima, di chi viene colpito, negli inferi, senza passare dallo Yomotsu Hirasaka. Per questa abilità venne chiamata Mietitrice di Anime. L’altra spada è chiamata Flagello Divino, poiché la lama può cambiare forma oltre che diventare flessibile similmente ad un flagello. I suoi fendenti sono ad ampio raggio e possono distruggere tranquillamente qualunque cosa. Una delle lance è Pioggia di Fuoco, una lancia a lunga gittata che nella fase di caduta della traiettoria si moltiplica ed ognuno dei cloni si infiamma; è utile per colpire più nemici e non appena raggiunti i bersagli i cloni si dissolvono. L’altra lancia è Energia trivellante: è in grado di perforare ogni cosa e una volta colpito il bersaglio, dalla sua lama si dipartono tantissimi spuntoni di energia che trapassano il nemico dall’interno, in tutte le direzioni. Infine lo scudo è chiamato Contraccolpo: è praticamente indistruttibile e respinge ogni attacco con una potenza dieci volte superiore. Inoltre un colpo con questo scudo a media potenza può scaraventarti a diversi stadi di distanza (1 stadio = 185 metri) e nelle mani di Ares anche di più. Tutte le armi sono legati alla Kamui così una volta colpiti i bersagli si teletrasportano nelle mani di Ares»
«Che intendeva dire dicendo che provveduto temporaneamente?» – chiese Bor
«Intendevo che siamo riusciti ad infliggergli una bella rogna! Ovvero per usare la sua Kamui dovrà esaurire l’ultima Folgore in suo possesso. Il che ci dà un vantaggio»
«Quindi ancora la guerra contro Ares non è finita?» – domandò, quasi retoricamente, il Sagittario
«No, anzi oserei dire che è appena iniziata» – rispose il Dio – «Inoltre ora sappiamo che ha rubato lui l’anello di Lios dall’Olimpo e non Hestia, ciò potrebbe fare luce sulle sue intenzioni. Ora l’abbiamo noi, o meglio quel ragazzo, il nipote di Poseidon»
«Cosa comporta avere l’anello? Mi sembrava di aver capito che nessuno può od osa rischiare di utilizzare il suo potere» – chiese confuso il Sagittario
«Può voler dire tantissimo oppure nulla! Il ragazzo ha piena consapevolezza di non poter usare l’enorme energia contenuta nel gioiello, tuttavia la reliquia si è adattata a lui e ciò è un fatto non solo molto insolito, ma direi unico. Nessuno da migliaia di anni ha mai tentato di indossare l’anello della distruzione. Tutte le storie che lo riguardano, non finiscono bene per chi indossa l’anello, ovvero nessuno è riuscito ad indossarlo e restare indenne, per qualche motivo lui si. Il fatto che Ares avesse tentato di reclutarlo non mi fa stare molto tranquillo. Non sto mettendo in discussione la lealtà del giovane, ma ho il presentimento che mio fratello avesse previsto che sarebbe sopravvissuto. Non ho prove di ciò, è solo un presentimento che potrebbe benissimo rivelarsi errato» – spiegò Efesto
«Se non è stato Ares sicuramente c’è lo zampino del Fato» – affermò Giasone
«Comunque sia, credo che per adesso sia meglio lasciarlo al ragazzo, tenendolo d’occhio»
«Sta forse suggerendo di usarlo come esca, nell’evenienza che si tratti di un piano di Ares?»
«Non lo sto suggerendo, è proprio quello che faremo!» – affermò il Dio
«Perdonatemi, divino Efesto, ma non farò nulla del genere se non è la Divina Athena ad ordinarmelo!»
«Giasone non credo che tu abbia questa possibilità!» – intervenne Bor
«Io sono Giasone del Sagittario, di Athena Cavaliere, non di Efesto, né tantomeno di Bor!»
«Mi piace questo ragazzo!» – rispose Efesto sorridendo, smorzando così il tono del Cavaliere
«Ora se non ti dispiace, andrei a riposarmi» – disse infine il Dio congedandosi, senza dare troppa importanza al comportamento di Giasone
«Se aspettate Polluce, vi accompagnerà lui alle vostre tende»
«Non sarà necessario! Bor, andiamo»
I due uscirono dalla tenda del Sagittario e si diressero verso dove percepivano la presenza di Thor, Odin e Baldur.
«Non capisco perché non hai punito quel Cavaliere per essere stato irrispettoso» – disse Bor – «Ci sforziamo tanto per mostrar i modi che gli uomini debbano avere nei confronti di un Dio, e poi transigi su tali atteggiamenti?»
«Amico mio, quel Cavaliere è stato solo fedele alla sua Dea, punirlo perché poco rispettoso sarebbe stato inutile. Sai bene, inoltre, che non è per la forma, o per il rispetto che un uomo deve ad un Dio, che davanti agli altri abbiamo rapporti più formali. Non possiamo rischiare che si venga a sapere e sai perché. È pur vero che se anche Athena lo venisse a sapere, non costituirebbe un problema, perché sarebbe dalla nostra parte, ma l’Olimpo ha molti occhi e orecchie e non possiamo rischiare che neanche un uomo lo sappia. Come se non bastasse le regole che hanno regnato il mondo per secoli stanno cambiando adesso, perciò dobbiamo agire con molta cautela»
 
Nelle tende di Asclepio, l’Ofiuco aveva appena finito di esaminare le condizioni di Athena, distesa sul letto, mentre Equos, Gyon e Chirone, completamente privi di sensi erano stati distesi sul tavolo, mentre Ippolito era andato a riposare in un’altra tenda.
«Mi sembra che la ferita della spada di Phobos sia completamente guarita, non ci sono segni di ferite interne, né di superficiali. Serve soltanto un po’ di riposo!» – concluse accarezzandole la fronte.
«Grazie Asclepio!» – gli sorrise Eiren
«Dovere, Divina Athena!»
«Andiamo a questi tre, baldi, incoscienti!» – disse poi dirigendosi al tavolo.
«Per la miseria!» – esclamò stupefatto guardando le condizioni di Gyon
«Cosa ha colpito questo r…»
«Aspetta Asclepio se la Divina Athena non ha solo bisogno di riposo non è consigliabile trasferirla nelle sue tende?» – lo interruppe Neven
«Si certamente!» – rispose il Dorato
«Keren vai!»
Così Keren prese in braccio la giovane Dea e si teletrasportò alle sue tende.
«Sei preoccupato per come la Divina Athena possa reagire ad eventuali brutte notizie riguardanti il ragazzo?»
«Più che altro per il momento!» – rispose Neven – «È molto provata dal combattimento, vorrei che eventuali brutte notizie le siano riferite quando sarà più in forze!»
«Capisco, ma il problema non è di quel genere!»
«Che vuoi dire?»
«Gyon ha riportato ferite di vario genere, tra cui ustioni gravi, diverse fratture, tagli profondi ma ce ne sono alcune in particolare che mi preoccupano. Sono le più recenti e a volte si sovrappongono a quelle subite in precedenza, ma la cosa che mi turba è che ci sono segni di Folgori Olimpiche!»
«Folgori Olimpiche? Capisco e che mi dici delle altre?»
«Le altre ferite sono per lo più tagli ed ustioni anche se molto brutte posso guarirle in tempi rapidi, ma quelle da Folgori no!»
«Puoi guarirle?»
«In teoria per gli uomini le ferite da Folgori sono permanenti, tuttavia ho sviluppato qualche rimedio, ma è piuttosto doloroso e i tempi di recupero sono lunghi!»
«Capisco, fai tutto ciò che in tuo potere!» – disse il Generale diventando sempre più pallido.
«Neven ti senti bene?» – gli chiese l’Ofiuco
«Tutto ben…» – rispose Neven interrompendosi perdendo i sensi
Asclepio grazie alla sua prontezza di riflessi riuscì ad evitare che cadesse.
«Generale, cosa ti ha ridotto così?» – disse distendendolo sul letto
«Vediamo un po’!»
Lo esaminò a fondo fin quando non scoprì l’origine del malessere di Neven.
«Per gli Dei! Che cosa ha un potere tale da abbassare l’attività del suo organismo così?»
“Poco importa, devo trovare una soluzione! Di questo passo in poche ore sarà morto! Chissà se…”
Si girò guardando Chirone per qualche istante, si avvicinò quindi al Cavaliere del Centauro privo di sensi.
“Come sospettavo! Anche lui è stato colpito dalla stessa cosa ed è anche in condizioni peggiori!”
“Intanto è meglio guarirgli le ferite e ricostruirgli il braccio!”
Si tagliò il fianco affinché il suo sangue dai poteri curativi sgorgasse e bagnasse il moncone del Cavaliere.
Poi con il suo leggendario bastone emise una luce che colpì il compagno rimarginando tutte le ferite e pian piano anche il suo braccio andava guarendo.
Mentre la luce della ricostruzione corporea illuminava tutta la stanza, Keren ritornò con il teletrasporto.
«La divina Athena sta riposando!» – esclamò appena ricomparso
«Ma che?» – disse stupefatto dai poteri dell’Ofiuco
Poi si girò in cerca del padre e percependo un Cosmo debolissimo si preoccupò al vederlo completamente privo di sensi.
«Padre!» – esclamò – «Non sta dormendo, Asclepio che è successo?»
«È svenuto! Qualcosa non solo gli ha prosciugato e gli sta ancora prosciugando le forze. Tutte le attività del suo corpo, battito cardiaco, reazione agli stimoli esterni, attività mentale ecc. è tutto rallentato e continua preoccupantemente a rallentare!»
«E perché non fai qualcosa?» – urlò il Dorato   
«Beh perché la stessa cosa ha colpito anche Chirone e lui è ridotto anche peggio e ho bisogno di raccogliere informazioni per capire come agire!»
«E devo inoltre assicurarmi che Equos non sia stato colpito dalla stessa cosa, quindi perché non ti calmi e vai a raccogliere informazioni da chi era lì e non è svenuto?» – rispose Asclepio insolitamente poco calmo
«Gyon invece… ?» – chiese dopo la sfuriata dell’Ofiuco
«No Gyon non è stato colpito, da qualsiasi cosa si tratti! Forse Equos potrà far luce su questo… l’unica cosa che puoi fare adesso è portarmi qualcuno dei presenti, possibilmente anche Efesto perché conosce molti dei nemici e le loro tecniche»
L’Ofiuco esaminò allora il Cavaliere della bilancia che non mostrava i segni preoccupanti di Chirone e Neven.
“Per fortuna!”
 
In tutt’altra zona del mondo, allora ritenuta selvaggia e barbara, il palazzo secondario del Dio della guerra sorgeva quasi nel nulla assoluto di una landa desolata, circondata da elevate vette in ogni direzione. Ares era appena apparso poco distante dall’entrata dell’enorme edificio, facendo sussultare i dieci Berserkers di guardia.
«Sommo Ares!» – dissero sorpresi, non solo di vedere il Dio, ma anche delle sue condizioni.
Spoglio di una qualunque armatura, con le vesti logore e strappate, con il viso sporco come se fosse scampato ad un immane battaglia. Effettivamente era così, anche se era stato in vantaggio per la maggior parte del tempo, Ares aveva subito un’imperdonabile smacco dal fratello. Il Dio aprì le gigantesche porte e proseguì per le scale fino alla stanza dove era solito riposare insieme all’amata, soprattutto nei mesi estivi quando si recavano in quel palazzo. Entrando nella stanza la vide nuda, come era solita aspettarlo dopo le numerose battaglie.
«Ho una sorpresa!» – disse non appena l’amante entrò nella stanza – «Kyodamos l’ha trovata ben nascosta nelle fucine di Efesto. Appena l’ha vista ha notato qualcosa di strano e me l’ha consegnata. È proprio quello che mancava, la daga di cui si è solo vociferato della sua esistenza, divenendo in questi secoli poco più che un mero mito» – continuò mostrando la daga dorata, appesa al collo da una collana, tra i due tanto ammalianti quanto perfetti seni
«È tutto pronto adesso! Possiamo cominciare» – disse avvicinandosi alla giovane e sollevando la punta della lama letale anche per un Dio.
«Come è finita? Il piano è andato a buon fine?» – chiese poi Aphrodite
«Direi di sì!» – rispose, un attimo distratto da quelle splendide linee
«Bene!» – esclamò stringendolo e baciandolo sulle labbra
«Anche se, in effetti, ho avuto un imprevisto!» – continuò dopo Ares
«Che imprevisto?» – chiese la Dea allontanandosi di qualche centimetro, improvvisamente preoccupata.
«Efesto ha lanciato un sigillo che mi ha reso impossibile usare la Kamui per un istante che ha sfruttato per teletrasportarla sull’Olimpo, probabilmente nel suo Tempio»
«Accedere all’Olimpo non è un problema, lo sai!» – rispose dando poco conto alla cosa, si avvicinò nuovamente al Brutale baciandolo sul collo più volte
«Si è vero ma credo che Efesto ha preparato una trappola per farci utilizzare l’altra Folgore che ci è rimasta»
«Davvero lo pensi?»
«Credo proprio di sì»
«Allora lo faremo, ce la riprenderemo» – fece la Dea che non ricevendo neanche una risposta dall’amato distratto, gli diede uno schiaffo.
«Mi hai sentito!? Ce la riprenderemo a qualunque costo e a quel punto non dovremo far altro che aspettare che l’energia dell’anello faccia il resto»
«Si mia amata» – rispose il Dio che preso dallo splendido corpo dell’amante, la baciò, focoso, tentando di spingerla sul letto. Tuttavia la Dea lo fermò, ma continuarono a parlare e a baciarsi.
«Il piano di far uccidere il ragazzo dal padre ha funzionato mi pare, no?»
«Si Asclepio l’ha resuscitato… l’ho percepito chiaramente quando l’ho affrontato!»
«Perfetto, allora questo è solo un piccolo imprevisto che non ci rallenterà neanche» – concluse Dea eccitata
A quel punto il Dio non resistendo più al fascino della amante la spinse brutalmente sul letto per giacere finalmente con lei. Avevano già parlato troppo per i suoi gusti.
   
 
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