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Autore: Alternis    05/12/2015    0 recensioni
Era un semplice ragazzo, un soldato, per la precisione un addetto all' esecuzione dei condannati.
Quel giorno, come tutti gli altri si era preparato a dover portare a compimento il suo lavoro, ma mai si sarebbe aspettato che in quel giorno sarebbero successe cose che avrebbero cambiato per sempre la sua vita.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« A quanto pare ragazzo oggi è il tuo turno. Divertiti .»
« Per non parlare di quanta gente è venuta ad assistere alla sua morte. Ce ne vuole per essere odiati così tanto . »
«»
«Suvvia, mica avrai perso la voce? Ti va bene che per il nostro lavoro non vi è alcun bisogno di parlare»
«Offrici un bello spettacolo, noi osserveremo tutto da qua»

 
- E voi vi considerate dei soldati? Mi chiedo come sia possibile che facciate parte del corpo di esecuzione. Almeno abbiate la decenza di non gioire della morte altrui. - Questo era ciò che pensai tra me e me mentre mi incamminavo in quel lungo corridoio che mi avrebbe portato al centro della piazza, dove avrei visto la persona  a  cui  avrei  dovuto togliere la vita.
Arrivato alla piazza, notai una ragazza che si ergeva in piedi con le braccia distese alla loro massima lunghezza grazie a delle corde ben legate da un lato ai suoi polsi, mentre l’ altro lato a dei pali in legno conficcati nel suolo.
Mi sistemai a qualche metro dalla ragazza e li attesi il segnale dal generale.
Probabilmente vi chiederete il perché di tutto questo. No, molto probabilmente non vi interessa, ma mi sembra giusto potervi darvi un piccolo accenno su ciò che sta accadendo, non che ci sia molto da dover spiegare.
Come potreste ben capire io sono un soldato addetto alla fucilazione, per precisione all’ esecuzione da arma da fuoco singola. La ragazza che invece potete notare in piede d’ avanti a me a quanto pare è la persona condannata, non so del perché o come sia potuta trovarsi in questa situazione, a dirla tutta non so nemmeno come si possa chiamare, non ho nessuna informazione su di lei. Il mio dovere è di uccidere i condannati,o forse è meglio dire che questo è il mio lavoro, e come ho già fatto con altre persone oggi sparerò il mio proiettile nella sua testa e priverò ad una persona del dono della vita.
Ora torniamo alla nostra storia. Dove eravamo arrivati?  Ah, giusto, ci stavamo preparando all’ esecuzione.
 
« Uccidila. »
« Merita solo una morte lenta e dolorosa. »
« Strega. »
« Assasina. »
« Ladra. »
« Le persone come te meritano solamente la morte. »


Mi girai verso la folla riunitasi per assistere alla morte della ragazza. Non era la prima volta che vedevo così tante persone riunite per questi eventi, ma la cosa che mi stupii risedeva nel fatto che tutti, dal primo all’ ultimo, erano arrabbiati nei confronti del condannato, nessuno sembrava mostrare un minimo di affetto o dispiacere per quella ragazza.
Improvvisamente qualcosa attiro la mia attenzione.
Vidi passarmi a tutta velocità vicino alla faccia un oggetto, ciò mi prese alla sprovvista.
Seguii con lo sguardo quell’ oggetto simile ad un sasso finchè non notai la ragazza col viso chinato a terra e delle gocce rosse cadere a terra. Non ci volle molto prima che feci due più due e finalmente capire che quelle gocce erano il suo sangue. Quel sasso la aveva colpita in pieno volto.
 
- Mostrate almeno un minimo di rispetto per questa persona. Non capite che sta per morire? Lasciatela in pace finchè non è il suo momento. -
Questi comportamenti mi infastidivano come non mai, così decisi di sollevare la mia pistola in aria e sparare un colpo.

BUM.

Ci fù un forte rombo, e all’ improvviso tutte le persone lì presenti sembrarono immobilizzarsi e qualsiasi grido proveniente dalla folla svanì , sembrava come se il tempo avesse cessato di scorrere.
- Finalmente un po’ di calma. -
Mi avvicinai alla ragazza, estrassi un fazzoletto dalla tasca e cercai di fermarle il sangue che scendeva dalla ferita.
 
« Smettila. Non c’è bisogno che ti comporti in questo modo con me, dopotutto mi devi uccidere. O forse mi sbaglio? »
« Tranquilla, se pensi che mi sto comportando in questo modo solo perché provo pena per te o perché sei una ragazza allora ti stai sbagliando. Sia se fossi stata un maschio o una femmina mi sarei comportato allo stesso modo. Stai per morire, non devi essere trattata come spazzatura, ma con rispetto. Almeno in questi ultimi attimi che ti sono rimasti. »

 
La guardai in volto.
Ora che ci penso era la prima volta che la osservai per bene.
 
« Cosa? R – Rin? »
Mi strusciai le mani ai occhi. Sapevo che non poteva essere vero. Non poteva essere lei, era impossibile. Era stata un allucinazione, non poteva essere altrimenti, ma più la guardavo più erano identiche.
 
« Come fai a conoscere il mio nome? Non ti ho mai visto prima di questo momento. »
« E’ impossibile. Scusami ho commesso un errore, mi sono confuso con una persona che conosco.»

Tutte queste coincidenze erano strane ma decisi di non farci caso, in fin dei conti per la Rin che io conosco non vi erano possibilità che potesse essere qui.
Mi portai alle spalle della ragazza, giusto di qualche centimetro, presi la pistola e gliela puntai alla nuca  aspettando il segnale del generale.

«Caricare»

Come ordinato caricai il colpo da sparare.

« 3 »
« 2 »
« 1 »


Il pubblico preso dalla foga tornò a gridare per la morte della ragazza. Mancava solo una parola prima che potessi far fuoco.
« Fuoco »
 
Sparai due colpi dalla mia pistola.
   
 
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